»Chapter 18
Dad John – As Ink On Paper
Beth
era sdraiata sul suo letto, le mani dietro la testa e lo sguardo fisso
sul
soffitto dove c’era l’enorme finestra. Pensava a
ciò che era accaduto la sera
prima – cosa che fece per tutta la note, visto che non chiuse
occhio – ad Alec
così vicino… Cazzo! Stava per baciarmi!
Ci stavamo per baciare!
<< Bethhhhhhhhhhhhh >> urlò una
voce e la ragazza presa alla
sprovvista saltò per lo spavento con il risultato di
sbattere contro il
soffitto.
Dalla porta vide Hannah con in capelli arruffati e le mai sulle
ginocchia per
riprendere il respiro.
<< Cosa c’è? >> disse
Beth in tono duro.
Hannah con nonchalance << volevo sapere se eri qui
>> disse alzando
le spalle. A Beth passò per la testa un piano per farla
fuori << ah!
Eccomi qui! >> le disse facendo la finta arrabbiata e
Hannah capendo il
suo gioco si buttò praticamente sul letto abbracciandola
<< mi sei
mancata >> disse a Beth.
Beth ed Hannah erano amiche dall’età di tre anni,
non ricordavano neanche loro
come fosse successo, eppure era così. Insomma si conobbero e
poi divennero
amiche, così: inaspettatamente, come la pioggia in una
giornata di sole.
Ed ora erano lì, sul letto di Beth, una accanto
all’altra con lo sguardo
rivolto verso il soffitto.
<< Ed? >> chiese Beth sovrappensiero,
Hannah sussultò leggermente e
con fare innocente le disse - << Ed? >> -
Beth si girò e la scrutò,
poi con un finto colpo di tosse catturò la sua attenzione e
le fece capire che
non poteva mentirle, Hannah sbuffò e disse -
<< nulla >> - Beth
rise, Hannah non ci trovava nulla di divertente.
<< Mia dolce e cara Hannah sputa il rospo
>> le disse puntandole il
dito contro – dopo essersi alzata di scatto – la
bionda con l’aria di chi ‘non
so di cosa tu stia parlando’ le disse - <<
quale rospo? >> - Beth
stizzita dal comportamento dell’amica decise di arrivare al
sodo e con un tono
troppo semplice per quella domanda le chiese - << ti
piace Ed? >> -
Hannah che, nel frattempo, stava bevendo un bicchiere
d’acqua, quasi si
strozzò, e balbettando le rispose - << c-cosa?
>> - Beth rise,
Hannah era rossa come un pomodoro.
La ragazza dagli occhi celo sbuffò, e perso coraggio disse -
<<
cisiamobaciatisoloduevolte >> - tutto d’un
fiato, Beth non capendo nulla
le chiese - << cosa? >> - Hannah
sospirò e le disse - << c-ci
siamo baciati s-solo due v-volte >> - Beth
strabuzzò gli occhi e quasi
urlando disse - << c-cosa? >> - la bionda
sbuffando - << ci
siamo… >> - ma l’amica la interruppe
- << quello l’ho capito, ma
cioè… oddio!.. tu e Ed… fantastico!
>> - le due amiche scoppiarono in una
rumorosa risata, Hannah abbracciò di scatto Beth ed entrambe
caddero sul letto
dietro di loro. E risero, risero e risero. Perché erano Beth
ed Hannah, da
sempre.
Hannah
era andata via
da poco, ed era domenica. Era il 26, ed era domenica.
Beth aprì l’armadio, e da lì estrasse
la scatola in cartone – quella rossa – e
la portò sul letto. Sospirò. Era ogni anno la
stessa storia, da ormai sei anni.
Beth un padre non l’aveva più, o meglio lui aveva
deciso di non avere più una
figlia. Eppure ogni anno, in quel fottuto giorno, si ostinava a
scrivere una
lettera che poi non gli avrebbe mai spedito. Una lettera che sarebbe
rimasta contenitore
di lacrime mai accettate. Una lettere per augurare un felice compleanno
ad un
padre che, ormai, gli auguri per il – suo – di
compleanno non glieli faceva
più.
Bath,
1 febbraio 2014
Caro
papà John,
sono io, o meglio sono tua figlia, quella che ti ostini – per
chissà quale
assurdo motivo – a non vedere più.
Come ogni anno, anche in questo, ti ho aspettato… ero alla
stazione, ma di te
neanche un sospiro, se non ricordi lontani. Ricordi che svaniscono man
mano,
che scappano dalle mie dita, e si dissolvono nell’aria.
Sai probabilmente non ti ricordi neanche più di me, in
fondo, sono sei anni che
non ci vediamo. Papà John sono
cresciuta, ormai non sono più una
bambina, o almeno credo, e sono sola, nonostante Hannah ed Ed
– li ricordi? –
nonostante la mamma, e Patrick che ogni tanto mi chiede di te, di come
tu sia…
gli manchi. Ma a te non importa, non ti è mai importato.
C’è una domanda che mi ronza sempre in testa: perché?
Sai… vorrei odiarti, sarebbe tutto più semplice,
ma non ci riesco, neanche un
po’. Perché?
Perché sei andato via? Perché non mi vuoi nella
tua vita? Perché, perché e
perché? Ma rimarranno solo perché, seppelliti nel
mio stomaco, perché non avrò
mai il coraggio di dirteli, e perché – so
– che non ti vedrò più.
John fermati un attimo, guardami… cosa pensi di
vedere?
Me distrutta!? No, ho imparato a non mostrare
più ciò che provo. Ho
imparato a fare a meno dell’amore – del tuo amore
– ora conto solo su di me.
Sai perché?
Perché mi hai fatto così tanto male che alla fine
– quel dolore – è divenuto
anestesia per la mia vita. Con quel dolore ho imparato a conviverci, a
respirarlo e a sentirlo, come lame sulla pelle.
Mi hai – sempre – fatto credere in un mondo
migliore, insieme, ed io – stupida
– sognavo. Ma i songi sono solo illusioni, e tu come tali sei
sparito, nel
nulla. Lasciandomi lasciandoci qui, soli.
Sai… ho sempre finto un sorriso perché gli altri
volevano così.
Ho sempre fatto finta di essere felice, perché nessuno
capiva la mia tristezza.
Ho sempre finto di essere qualcuno che non sono, qualcuno che possa
piacere
agli altri.
Ho sempre mentito perché così non avrei sofferto,
ma così non è stato.
Ho sempre finto di vivere la mia vita, quando in realtà non
facevo altro che
sopravvivere.
E alla fine… cosa ho ottenuto? Nulla.
Parlami, guardami, ascoltami, fa qualcosa… ma non far finta
che io non esista.
Sono qui, ci sono sempre stata, nonostante tutto. Nonostante te.
Perché?
E mi sento così stupida… non immagini quanto,
perché queste non sono altro che
gocce di inchiostro nero su un foglio bianco che, tu, non leggerai mai.
Ed io
mi sento esattamente al contrario: sono nera, come il buio, come il
vuoto. Sai
qual è l’unica differenza? manca il
bianco, la luce… manchi tu.
Tu che non sei qui a dirmi andrà tutto bene, ci
sono io. Tu che mi hai
dimenticata. Tu che chissà dove sei. Tu…
l’uomo che dovrebbe essere mio padre.
Buon compleanno John papà.
Quella
che un tempo era la tua piccina.
Beth
Ed
ora oltre che a
gocce di inchiostro su un foglio bianco, c’erano anche gocce
di lacrime che
furtivamente e impetuosamente sgorgavano dai suoi occhi, occhi blu
– come i suoi
– che in quel momento racchiudevano una tempesta.
Occhi che trattenevano e
nascondevano lacrime da ormai troppo tempo. Che cercavano di essere
forti, ma
con scarsi risultati. Occhi spenti, ma mai così
pieni… di dolore, delusione,
illusioni, sogni, speranze, tristezza, e illusioni…
Occhi che fissavano quelle parole, che le vedevano scomparire dentro
una busta,
nascosta, e conservata, nella scatola di cartone – quella
rossa – richiusa nell’armadio.
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Ink Droplets
Care
lettrici,
mi scuso per la lunga assenza, ma scrivere questo capitolo è
risultato
difficile e faticoso.
Non succede nulla di che in questo capitolo, ma mi sono resa conto di
aver
tralasciato alcuni dettagli come quelli dell’amicizia con
Hannah, del rapporto
tra Hannah e Ed, e quello di quel capitolo in cui Beth è
alla stazione e
aspetta una persona – che non si sa chi sia – e che
non arriverà mai.
Come avete ben capito, e credo anche intuito visto che non ne ho mai
parlato di
un padre, Beth non vede suo padre da 6 anni, e gli manca. Ogni anno, il
giorno
del compleanno di John, gli scrive una lettera per parlargli di lei, e
augurargli buon compleanno. Ma sono lettere che lui non
riceverà mai, perché
Beth non troverà mai il coraggio di spedirle, dove
poi?
Sono pagine di diario che scrive più per se stessa, per
liberarsi…
In questo capitolo scopriamo un po’ di più su Beth.
Scusate se è corto, ma ci tenevo a pubblicarlo oggi
perché è il mio
compleanno ( 4 febbraio ^^) e quindi spero che come regalo
possiate
lasciare un po’ di recensioni… mi farebbe davvero
felice XD
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ringrazio:
michiru93
Vanel
Miss
Recensisco
Myrtus
MRS
HORAN PAYNE
Vas
Happening_Mary
Lovehope_
_miky_
TinyDancer
0_0martolla0_0
elev
Evanne991
shadows_fantasy
DanceOfUnicorn
E
tutti coloro che
hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite, e chi ha recensito
le mie
OneShot.
Grazie mille.
Vi voglio bene.
Un abbraccio per tutti.
P.s.
ho scritto un’altra
One shot: Il tempo si è
fermato… eppure
tutto diventa polvere. ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2440195&i=1
)
La
vita va avanti. Il mondo non ti
aspetta, nessuno lo fa. Il tempo non si ferma, non abbiamo la magia. La
felicità non esiste.
I ricordi si dimenticano.
E in quella foto… il tempo si è
fermato… eppure tutto diventa polvere.
Datele
un’occhiata.
Grazie mille.
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