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Autore: ImAFeather    21/02/2014    3 recensioni
[...]E gli occhi parlano più di mille parole dette, sussurrate o urlate; più di mille gesti fatti, gettati o pensati; perché sono occhi, fanno parte dell’uomo, ma non sono controllati da questo… sono come i diamanti scalfiti, solo, da loro simili.
E Beth sapeva che con gli occhi non si può mentire, non si può ferire; ma sapeva, anche, che con gli occhi si può amare, si può morie.
Eppure, doveva ammetterlo, sapeva che ciò che fa innamorare il mondo sono le parole, dolci suoni che compongono eterne melodie.
E sapeva anche che... quelle parole... pronunciate dalle sue labbra... erano state il colpo mortale.
E allora Beth disse addio a quell'ultima scheggia di cuore che le era rimasta; perchè adesso lo sapeva che era completamente, e irrimediabilmente, suo.
| Alec è un musicista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
| Beth è un'artista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
N.d.a. Non è la solita storia d'amore se d'amore vogliamo parlare!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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»Chapter 19

 

A song for two  As Ink On Paper

 


 

Quell’oggi sarebbe iniziato il corso di teatro per preparare lo spettacolo di fine anno, quello forse non tanto atteso. Beth avrebbe preparato la scenografia, e ne era entusiasta. Ma ben presto l’entusiasmo si sarebbe trasformato in gioia, Alec varcò la soglia dell’auditorium. Era la prima volta che lo vedeva a scuola – anche se la frequentavano entrambi - e il suo cuore sussultò.
Più volte aveva cercato i suoi occhi neri tra quelle mura, eppure sembrava che non ci fosse; sembrava che Alec fosse solo una sua invenzione, un illusione, un sogno.
E adesso era lì: jeans strappato, t-shirt verde, capelli lunghi e spettinati, e la sua Martin Black sulla spalla destra. Camminava in direzione di Mrs. Button.

 

Alec sbuffò, la preside, Mrs. Elliot, lo aveva punito costringendolo a partecipare allo spettacolo di fine anno, e adesso avrebbe dovuto passare molti pomeriggi in quello stupido auditorium. Quando entrò in quel luogo sorrise al vedere gli occhi di molte novelline non smettere di guardarlo.
Perché ad Alec piaceva. Gli piaceva essere guardato e desiderato. Voleva farsi desiderare. E tutte cadevano ai suoi piedi; fatta eccezione di qualcuno, ovviamente.
Mrs. Button, una donna di mezza età bella tonda e con l’odore dei biscotti appena sfornati, gli sorrise: adorava Alec.
Alec si diresse verso quest’ultima che gli disse - << ma quale onore signorino Cooper >> -  e con un - << colpa della Elliot >> - e un sorriso le rispose, la donna dai capelli grigi - << allora grazie per la vostra presenza signore ‘‘futuro grande musicista’’ >> - lo canzonò; Alec arrossì, lei era una delle poche persone ad averlo sentito suonare - << su forza, per il momento aiuta la signorina Smith >> - e gli indicò una ragazza dai capelli neri legati in modo disordinato.
Alec sorrise, non sarà affatto male stare qui, pensò.
Si diresse verso Beth, sarebbe stato impossibile non riconoscerla.
Indossava un jeans ad alta vita, largo e strappato sulle gambe, delle converse bianche e una t-shirt – di quelle corte – bianca. Stava dipingendo. Le si avvicinò e portò le labbra al suo orecchio e - << sei ancora più bella tutta sporca di pittura >> - disse con la sua voce bassa e roca; Beth sussultò ed emise un piccolo grido per lo spavento, si girò e vide Alec a pochi centimetri da lei. S’immobilizzò, cosa ci fa qui?, pensò.
<< Mrs. Button mi ha detto di darti una mano… >> - le disse guardandola intensamente; Beth annuì, gli diede un pennello e con il capo indicò la parte che doveva dipingere.
Era in estremo imbarazzo, e cercava – in tutti i modi – di non guardarlo, ma ogni tanto non resisteva e lo vedeva passarsi una mano tra i capelli.

Sospirò. Si sentiva osservata. Più volte aveva colto Alec mentre la guardava intensamente, e le sue guance – inevitabilmente - diventavano rosse.

Questo scambio di sguardi durò finché Mrs. Button non disse ai ragazzi di fare una pausa. Alec – finalmente a detta sua – posò il pennello e si diresse verso la porta, ma si accorse che Beth non c’era; era ancora lì intenta a dipingere. Le si avvicinò e a bassa voce le disse - << non fai una pausa? >> - la ragazza non rispose, e Alec si convinse che non avesse sentito, le si avvicinò – nuovamente – e all’orecchio le ridisse - << non fai una pausa? >> - Beth sussultò di nuovo, e quando si girò si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Alec, il quale voleva soddisfare la voglia matta che aveva di baciarla.
Beth annuì e si avviò verso la porta seguita da Alec.
Alec le prese il polso e la portò con se nel retro della scuola e con - << c’è meno folla >> - ed un alzata di spalle si scusò. Prese una sigaretta e l’accese, poi senti una voce bassa dirgli - << noi sai che il fumo uccide? >> - Alec sorrise e con - << già c’è scritto anche sui pacchetti >> - le rispose. Beth sbuffò, Alec guardando in alto le disse - << cosa c’è i ragazzi che fumano non ti piacciono? >> - Beth lo guardò in modo strano - << allora per questo ti piace mio fratello? >> - la ragazza strabuzzò gli occhi e divenne rossa dalla rabbia - << cosa?? Tu!! Ma come ti salta in mente… ma cosa stai dicendo? Ancora con questa storia?... sei matto? No, no e no… >> - << sta zitta! >> - << cosa? >> - se possibile divenne ancora più rossa - << ti prego sta zitta… >> - continuò - << altrimenti? >> - gli disse spavalda - << se continui a parlare… non fai altro che aumentare la voglia che ho di baciarti >> - le disse guardandola negli occhi e con la sua calda voce; Beth, questa volta, divenne rossa per l’imbarazzo ed abbassò il capo.
Alec gettò la sigaretta a terra e le si avvicinò, con due dita le alzò il mento, e – nuovamente – la guardò negli occhi, poi abbassò anche lui lo sguardo e se ne andò.

 

***

 

Alec era in camera sua intento a scrivere una canzone – o meglio ci tentava. Lo spettacolo sarebbe stato sull’amore, e Alec non sapeva cosa scrivere. Non sapeva cosa fosse l’amore, e né tantomeno voleva saperlo.
Era nervoso, lo era dannatamente. E si sentiva stupido per aver confidato a Beth di volerla baciare. Ma proprio non ci riusciva, aveva una voglia matta di farlo, e lei continuava a parlare, e a muovere quelle labbra; e Alec avrebbe solo voluto sbatterla al muro e baciarla, ancora e ancora.
Sospirò. E la mano a muovergli i capelli non bastò. Posò la sua chitarra sul letto e scese giù.
E neanche il bicchiere d’acqua fresca bastò ad alleviare quella strana sensazione.
Una mano gli si poggiò sulla spalle, James gli sorrise. E Alec avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Respirò a fondo e prima che il fratello uscisse dalla cucina gli chiese - << ti piace Beth? >> - James sorrise e con - << aspettavo che me lo chiedessi >> - gli rispose, e con il capo gli indicò il divano.
I fratelli Cooper erano seduti sul divano. Il grande salotto sembrò – per Alec – improvvisamente stretto. Gli mancava l’aria.
<< Alec >> - disse in tono fermo James.
Alec si girò e lo guardò, poi con il capo gli fece segno di continuare.
<< Si >> - Alec sbuffò e prima che potesse parlare James continuò - << Si, mi piace; è una bella ragazze, ed è anche simpatica, ma non è il mio tipo; siamo solo amici >> - Alec aggrottò le sopracciglia e - << perché volevi saperlo? >> - gli chiese il fratello maggiore, ma Alec si limitò ad alzare le spalle.
<< Piace a te? >> - gli chiese allora James, Alec cominciò a ridere e – finalmente – gli rispose con un - << no >> - secco.
James gli sorrise in un modo strano e andò via, lasciandolo solo e soddisfatto – anche se non voleva ammetterlo.
Ora aveva campo libero, forse?
Ma non ci avrebbe provato, Beth l’aveva rifiutato e non era mai successo che una ragazza lo facesse. Eppure ogni volta voleva riprovarci, ma un altro rifiuto non l’avrebbe accettato.
Poi un’idea lo colpì. Sorrise. Avrebbe fatto in modo che fosse stata Beth a provarci con lui. Sorrise, vincitore.

 

***

 

 

Erano le undici di sera quando squillò il telefono di Beth.
<< Pronto? >>
<< Beth? >>
<< Si… chi sei? >>
<< Non mi riconosci? >>
<< Alec… >>
<< Si! >>
<< Come fai ad avere il mio numero? >>
<< Ho i miei mezzi. >>
<< E scommetto che tu non abbia intenzione di dirmi quali siano. >>
<< Indovinato. >>
<< Cosa vuoi? >>
<< Parlare con te. >>
<< Lo stiamo già facendo. >>

Alec sbuffò, perché l’ho chiamata?, si chiese. Ma non lo sapeva. Ma aveva voglia di risentire la sua voce.

Beth sbuffò silenziosamente, cosa vuole?, si chiese, ma non sapeva la risposta. Eppure essere a conoscenza che adesso dall’altra parte del telefono ci fosse Alec le fece battere più forte il cuore.

<< stavo scrivendo una canzone… ma non riesco a continuarla… non trovo le parole adatte… >>
<< io me la cavo con le parole… >>
<< puoi aiutarmi? >>
<< perché dovrei? >>
<< per favore >> - sospirò - << è per lo spettacolo. >>
<< ok. >>
Alec sorrise.
<< possiamo vederci? >>
<< a quest’ora? >>
<< si! >>
<< dove? >>
<< al nostro posto? >>
Beth sorrise al ricordo del loro ultimo incontro lì.
<< arrivo >> disse e staccò il telefono.

Sorrise, ma un vuoto allo stomaco la riempiva. Avrebbe dovuto vedere Alec, e dopo ciò che era successo la mattina non ne aveva il coraggio.
Avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto che la baciasse. Avrebbe voluto tante cose, ed invece era rimasta lì, immobile, e rossa per l’imbarazzo.
Prese il suo parka e uscì di casa. I capelli legati ‘‘ alla bell e meglio’’, con due ciocche a coprirgli il viso. Il maglione verde – quello enorme – e il cielo stellato sulla testa.

 
Quando Beth mise piede nel Prior Park era passata da un po’ la mezza notte. L’aria era fredda, ma odorava di quel tipico aroma che c’era solo lì. Beth sorrise, le era mancato quel posto così tanto da non accorgersene.
Alec era appoggiato al ponte con lo sguardo rivolto verso il cielo. Quando sentì dei passi, abbassò il viso e vide Beth venirgli incontro.

<< ehi >> le disse con un sorriso stanco.
<< ciao >> gli rispose una volta che furono a qualche metro di distanza.
<< scusa ci ho messo un po’ di tempo, ma sono venuta a piedi…>> gli disse Beth per rompere il ghiaccio.
<< cosa?... ma sei pazza? A quest’ora… >> disse con fare preoccupato, ma fu interrotto da una risata di Beth - << da quando in qua ti interessa? >> - << non ce nulla da ridere >> - disse con tono duro, Beth annuì e sussurrò un flebile scusa.
<< grazie per essere venuta >> - allora le disse, e Beth gli sorrise.
<< su vieni con me >>

A pochi metri di distanza c’era una coperta sull’erba e la stessa chitarra che Beth aveva visto quella stessa mattina.

<< È davvero bella. >>
<< Ti piace? >> disse sorridendo Alec, Beth annuì.

Alec e Beth si sedettero, ma di cominciare a scrivere non ne avevano la minima intenzione. Alec guardava Beth e lei il cielo.

<< Parlami di te >> le disse.
Beth abbassò il viso e aggrottò le sopracciglia << cosa vuoi sapere? >> gli sussurò.
<< Qualcosa di te >> e lo disse con un sguardo così intenso che Beth non poté rifiutare.
<< mi piace guardare le stelle, l’odore del caffè e gli abbracci >> e i tuoi occhi avrebbe voluto aggiungere.
Alec sorrise, le si avvicinò e condivisero – nuovamente – gli stessi respiri. Alzò la mano e le sfiorò la guancia per arrivare ai capelli che sciolse.
<< mi piacciono i tuoi capelli, non portali sciolti >> le disse a pochi centimetri dalle sue labbra, Beth annuì impercettibilmente.

E stettero lì un bel po’; a guardarsi, scambiarsi qualche parole e a guardarsi.
Poi Alec si alzò, si sfilò la maglia e si avvicinò al fiume che scorreva sotto il ponte. Beth si alzò di scatto - << cosa hai intenzione di fare? >> - e Alec con un alzata di spalle - << un bagno >> - le rispose.
<< Tu sei pazzo, è gelida! Torna qui! >>
<< Ad una condizione >> sorrise divertito.
<< Quale? >> chiese Beth intimorita.
Alec la guardò intensamente, e a lungo, poi con voce bassa e decisa le disse - << baciami! >>
Beth sussultò.
<< perché dovrei farlo? >> disse con voce tremante.
<< perché ti piaccio. >>
<< cosa ti fa essere così sicuro? >>
<< vuoi questo bacio quanto me! >>
<< ti sbagli >> disse flebilmente.
Alec le si avvicinò lentamente ma troppo presto le fu vicina - << sul serio Beth? >> - le disse con le labbra tremendamente vicine al suo orecchio. Beth annuì.
<< sul serio? >> richiese con le labbra sul collo della ragazza.
Beth deglutì e annuì di nuovo.
<< ne sei convinta? >> chiese con le labbra a pochi millimetri da quelle di Beth.
Un flebile << si >> uscì dalle sue labbra.
<< puoi cercare di mentire a te stessa e convincerti di riuscirsi, ma il tuo corpo Beth… quello non mente >> le disse con gli occhi fissi nei suoi.

 

 

 

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Ink Droplets

 Care lettrici,
ho eliminato lo scorso capitolo perché non mi soddisfaceva, e non solo l’ho modificato, ma anche continuato. Spero che adesso vi piaccia.
Ringrazio tutte voi che mi sostenete sempre. Grazie mille!
P.s. scusate le brevi note, ma non voglio annoiarvi.

Nuova Flashfic: ‘‘Il tempo si è fermato… eppure tutto diventa polvere’’ ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2440964&i=1 )

‘‘La vita va avanti. Il mondo non ti aspetta, nessuno lo fa. Il tempo non si ferma, non abbiamo la magia. La felicità non esiste. I ricordi si dimenticano. 
Il sole non c’è più.E in quella foto… il tempo si è fermato… eppure tutto diventa polvere.’’

Se vi va date un’occhiata!!

Un bacio.

 

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