Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Stregatta    12/06/2008    5 recensioni
Bill richiuse la porta della camera con un calcio,innervosito. Quando non capiva qualcosa diventava furioso. E in quel momento non capiva nulla del comportamento del fratello,del mutamento avvenuto in lui da qualche giorno…
Eh, se solo sapessi a cosa stai per andare incontro, Bill Kaulitz... [ultimo capitolo + epilogo ]
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Placebo, Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XVI

XVI



I giorni passarono in fretta, più in fretta di quanto avessero previsto i componenti  delle due band all’inizio.
Proprio in virtù della loro celerità e del loro accordo, alla canzone mancava poco per venire finalmente alla luce, dopo quasi due settimane di lavoro che avevano lasciato anche spazio alla registrazione dell’album dei Placebo.
La musica era stata ultimata, mancava solo la parte relativa all’adattamento del testo.
La parte che Bill temeva di più, perché avrebbe coinvolto anche Brian.
Solo loro due, insieme, senza nessun altro attorno ad interferire fra loro…O a fargli da scudo.
Ok, poteva farcela. In fondo si trattava solo di lavoro, no?
Lavoro. Lavoro. Lavoro. Il mantra di quella mattinata, per Bill.
Brian non aveva ritenuto necessario invitare gli altri compagni allo studio per sistemare la questione testuale, possedendo già la base musicale incisa su CD, quindi la sala d’incisione era piuttosto vuota e silenziosa rispetto ai giorni precedenti, che l’avevano sentita risuonare di risate, battute e tanta, tantissima musica.
Bei giorni, quelli, si disse Bill, facendo ingresso nell’ambiente con aria circospetta, guardandosi attorno quasi furtivamente.
- Sembri un ladro, lo sai? – lo apostrofò ironicamente una voce.
Bill trasalì per la sorpresa, voltandosi verso la direzione dalla quale sembrava essere provenuta la frase, e notò la presenza di Brian, seduto come sempre in un angolo sulla solita poltroncina, della quale era gelosissimo.
Una delle piccole caratteristiche che rendeva Brian più umano ai suoi occhi, fra l’altro.
La sua fissa per i dettagli anche minimi, il suo essere un po’ egocentrico ed autoritario, la testardaggine con la quale difendeva le proprie convinzioni, salvo poi ammettere di aver sbagliato quando effettivamente l’evidenza dei fatti lo metteva con le spalle al muro… Tutte cose che Bill aveva avuto modo di notare in quei giorni di lavoro fianco a fianco, e che nonostante avessero mutato la percezione un po’ “mitizzata” che il tedesco aveva di lui non avevano diminuito nemmeno di un grammo il fascino che l’uomo esercitava sul suo animo.
Perciò la canzone che si accingevano a modificare in maniera più o meno importante ancora rispecchiava perfettamente ciò che si agitava nel suo intimo.
- Non ti avevo visto…- replicò Bill, a mo’ di giustificazione per il modo in cui si era “intrufolato” nello studio.
Brian sorrise, e si alzò dal suo posto per andare incontro al suo interlocutore.
Tentando di mantenere una parvenza di tranquillità, Bill cercò di concentrarsi solo su dettagli che potessero distogliere la propria attenzione da quella presenza inebriante che si avvicinava sempre più a lui.
Primo dettaglio : la stanza era molto più in ordine dei giorni scorsi, senza fogli di carta appallottolati e bicchieri di plastica lasciati ovunque… Non c’era traccia di polvere sui pochi mobili che riempivano l’ambiente, e il parquet del pavimento splendeva, tirato a lucido.
La ditta di pulizie che si occupava del palazzo doveva essere molto efficiente, sì sì… E a proposito di pulizia Bill notò un secondo dettaglio che lo colpì molto : quel giorno Brian era completamente struccato.
Struccato, e vestito di bianco, per giunta… Una specie di imitazione di angelo, insomma.
Un’incantevole imitazione.
Brian si passò una mano fra i capelli, sospirando : -Ok… Vogliamo cominciare? Così entro l’ora di pranzo dovremmo aver completato l’opera… Devo incontrarmi con Helena verso l’una e venti .-
Bill annuì con fermezza, ignorando di proposito il leggero brivido che lo aveva scosso nel sentire il nome della donna di Brian.
L’uomo si lasciò cadere a peso morto sulla poltroncina, invitandolo a sedersi accanto a lui e cominciando ad esporre le sue idee riguardo ai cambiamenti da apportare al testo per permettere che la metrica si adattasse alla melodia, senza che il concetto espresso perdesse in forza espressiva.
Lavorarono per un’oretta circa, senza incontrare particolari ostacoli sul loro percorso, e quando alzarono le teste dai versi modificati sospirarono entrambi con soddisfazione.
Tutto sommato era stato meno difficile del previsto, e il testo continuava ad esprimere una carica emotiva molto intensa, che ben si fondeva col crescendo della musica eseguita al pianoforte.
- Bene, allora non ci resta che incidere il cantato, visto che avanza del tempo…- mormorò Brian, gettando un’occhiata all’orologio.
- Come, scusa? – domandò Bill, confuso, e Brian rispose : - Bè, la base ce l’abbiamo, il tecnico c’è… Perché no? –
Bill provò ad opporsi, sentendosi un po’ preso alla sprovvista : - Ma non lo avevamo pianificato prima…- al che Brian rise, replicando : - Lo sai come la penso al riguardo, Bill… Pianificare è rilassante, ma non indispensabile… Gli imprevisti possono capitare, e possono essere proficui o persino divertenti, delle volte…-
L’uomo si chinò verso il tedesco, terminando con tono serio : -…e forse dovresti fartene una ragione.-

Così finirono per registrare il duetto, e fu un’esperienza che Bill non avrebbe scordato facilmente.

Un conto era trasformare in inchiostro i propri sentimenti, lasciando che un foglio di carta li accogliesse con il suo disponibile e silenzioso abbraccio… Ma urlare la frustrazione e la confusione che lo dominavano da molto tempo, ormai, contro un microfono che non faceva altro che amplificare e sbattere in faccia a tutti coloro che ascoltavano la verità su di sé non era cosa facile da sopportare.
E poi c’era lui, accanto.
C’era Brian che urlava e cantava con la sua stessa intensità di quell’attrazione che non aveva fatto in tempo a nascere che subito era stata condannata a morire soffocata nel suo petto, cantava, e sembrava impadronirsi di quel dolore, farlo suo, sentirlo su ogni singolo centimetro della sua pelle, e Bill aveva voglia di fermare la musica, strappargli via le cuffie dalle orecchie per potergli prendere il viso fra le mani e implorarlo di tacere… Doveva tacere. Perchè lui non sapeva cosa diceva, e anche se lo avesse saputo avrebbe preteso che smettesse di cantare comunque.

Lasciò sfogare quel desiderio selvaggio nella musica, permettendo che essa lo imbrigliasse con destrezza, e cantando come se quella fosse l’ultima registrazione della sua vita.
Quel trasporto, quell’intensità non sembrarono passare inosservate agli occhi di Brian, che pure non lasciava trasparire nulla dello stupore che provava in quel momento nel notare come la voce di Bill fosse arrochita, cruda, potente nello scandire parole che, e adesso l’uomo ne era perfettamente sicuro, dovevano essere il riflesso di un conflitto provocato da un sentimento impossibile da spiegare, da cancellare o da ignorare.
Per la prima volta Brian aveva davanti a sè Bill Kaulitz.
E forse finalmente, attraverso il canale atipico della musica, la connessione che andava cercando fra loro aveva trovato modo di attuarsi…
Era l’unica spiegazione valida che riusciva a giustificare la maniera in cui le loro voci si intersecavano alla perfezione, in un gioco di controcanti che fece scorrere un brivido lungo la schiena anche al tecnico presente al di là del vetro insonorizzato.

- Wow…- mormorò Brian, appena le ultime note del brano svanirono nel silenzio ed entrambi poterono uscire dalla sala insonorizzata.
- …ci hai davvero messo il cuore.-
Bill, ancora tremante e scosso dalla potenza delle emozioni che aveva sprigionato attraverso il canto, rispose atono, senza pensare : - Purtroppo sì.-
La replica del tedesco lasciò Brian un po’ interdetto : rimase ad osservarlo con aria interrogativa, senza però osare chiedergli il significato di quelle parole.
Alla fine decise di cambiare argomento, per superare quel momento di perplessa e pesante empasse, commentando con aria casuale : - Mhm, sarà meglio che adesso vada in albergo per darmi una sistemata… Sembro uno straccio, oggi.-
Strano, pensò Bill, a me non sembra proprio.
Se tutti gli stracci somigliassero a te non avrei cuore di usarli per pulire il pavimento…
Strizzò gli occhi e scosse il capo, cercando di sbarazzarsi di quell’osservazione improvvisa che fungeva da ciliegina sulla torta della propria instabilità emotiva.
Però, e fu il primo a sorprendersene, non potè fare a meno di bisbigliare frettolosamente, evitando lo sguardo del suo interlocutore : - Non è vero… Stai bene anche così.-
Brian sembrò metterci qualche secondo ad elaborare il complimento – chiaramente non se l’aspettava – e lo ringraziò con un breve sorriso.
Dopodiché si salutarono senza troppi salamelecchi, e Bill decise di fare una passeggiata nel centro storico per schiarirsi le idee confuse.

Il cellulare vibrò come un calabrone impazzito e furibondo nella tasca posteriore dei suoi jeans, proprio mentre si accingeva a scalare la montagna di gelato che troneggiava davanti a lui in quel momento, sul tavolino di legno chiaro.
Anche se il caldo torrido dell’estate era sbiadito nell’insoddisfacente tepore dell’autunno da poco iniziato, non aveva saputo resistere al richiamo di quella piccola gelateria semideserta e di quel donnone della proprietaria, la quale appena lo aveva visto gli aveva rimproverato la sua magrezza, accalorandosi non poco.
Quello era stato il primo avvenimento della giornata che lo aveva fatto ridere di cuore.
Affondò il cucchiaino nella coppa ipercolorata e afferrò di malagrazia il telefonino, accingendosi ad accettare la chiamata, proveniente da casa sua.
Senza lasciar tempo all’interlocutore di pronunciare alcunché, sillabò con strascicata insofferenza : - Tom, mi trovo davanti ad un Everest di pistacchio, cioccolata, crema e fragola guarnito con panna e Smarties… Quindi dovrai inventarti qualcosa di molto valido e sensato per catturare la mia attenzione…-
- Mhm, Smarties! Deve essere davvero buono…-
Bill quasi cadde dalla sedia, riconoscendo la proprietaria della voce e della risata che stavano trillando allegramente in quell’istante direttamente contro il suo timpano.
- Michelle!- urlò, stupito. Poi si ricordò che era sabato mattina e che era quasi ora di pranzo ( della qual cosa si era altamente infischiato, cedendo alla tentazione di quel gelato stratosferico ), ergo la sua ragazza doveva essere arrivata dalla sua cittadina da un bel po’, e Tom doveva essere andato a prenderla come d’accordo.
- Perché sembri così sorpreso di sentirmi ? – chiese la biondina, e Bill bofonchiò qualcosa di incomprensibile come risposta.
Non poteva certo rivelarle che, fra Brian e la canzone, il suo posto nella graduatoria dei suoi pensieri pressanti era notevolmente sceso… No, proprio non poteva dirglielo.
Michelle glissò con noncuranza sull’argomento, abbordando invece proprio quello che era stato fonte di preoccupazione e turbamento per lui nelle ultime due settimane.
- Tom mi è venuto a prendere alla stazione e mi ha detto che non avevi potuto farlo tu perché eri impegnato, stamane …E poi mi ha parlato del fatto che avete inciso una canzone con i Placebo, in questi giorni! Perché non me l’hai detto prima? Accidenti, per una volta che non ho potuto raggiungerti mi dovevo perdere una cosa del genere! A proposito, ti sono mancata, la settimana scorsa? –
Il modo di parlare di Michelle, il suo tono così frizzante, allegro, la sua presenza solare e positiva…
Era tutto così… Così…
- Che domande… Certo che mi sei mancata, tesoro! – esclamò Bill, raggelando subito dopo nell’accorgersi dell’effettivo sforzo che aveva impiegato nel rendere l’intonazione più gaia e convinta possibile.
Insomma, non era felice di sentire la sua ragazza e di rivederla dopo due lunghissime settimane? Non si era forse sentito perso quando la ragazza lo aveva avvertito che non avrebbe potuto venire a Lipsia, lo scorso week-end?
Quella risata, quella voce rassicurante, gentile non gli erano mancate?
- Oh, amore, anche tu mi sei mancato da morire!- sussurrò Michelle, ed era senza ombra di dubbio totalmente sincera.
- Senti, perché stasera non usciamo io e te da soli? Ho voglia di stare un po’ con te, le nostre chiacchierate mi sono mancate tantissimo… A te no?- continuò dolcemente la ragazza, e Bill rispose un po’ impaziente : - Ma certo che mi sono mancate… E’ ovvio, no?-
Dall’altro capo vi fu un silenzio strano, pesante, che parlava da sé della profonda confusione che aveva colto la biondina nell’avvertire quel tono leggermente seccato e brusco, giunto in maniera del tutto inaspettata.
Bill riempì subito quel vuoto facendolo risuonare del suo repentino senso di colpa : - Scusami, tesoro… Sono un po’ stanco, al momento, e non ci sto granchè con la testa… Ti prometto che stasera usciremo e parleremo fino allo sfinimento di tutto quello che vuoi, va bene?-
Michelle si riscosse con la consueta prontezza dalla sua perplessità, ritornando entusiasta e carica di energia come sempre : - Oh, che bello! Allora ci vediamo quando torni, ok ? –
 Il giovane tedesco la salutò con distacco pensieroso e sbrigativo, dicendole che sarebbe tornato dopo aver finito la tonnellata di gelato che cominciava a liquefarsi in grosse gocce cremose, le quali colavano lente sovrapponendosi fra di loro.
Bill sgranocchiò con lentezza gli Smarties ad uno ad uno, dicendosi che tutto sommato non c’era bisogno di andare tanto di fretta.

Quella sera Michelle aveva voluto occuparsi personalmente di truccarlo, e Bill non si era rifiutato…Come sempre, di fronte alle decisioni della sua ragazza.
Mentre Michelle si affaccendava con pennellini e arnesi vari per trasformare il suo viso nella solita maschera così familiare a milioni di persone nel mondo, Bill rimuginava silenziosamente i suoi pensieri.
Nell’osservare le movenze di Michelle, le espressioni del suo bel visetto e i commenti che ogni tanto lasciava cadere per sottolineare quanto la sua opera stesse riuscendo bene, Bill tornò con la mente ai frenetici minuti che avevano preceduto la performance dei Tokio Hotel al Rock am Ring di quell’anno.
Stava aspettando la sua fidata Klara, e invece si era trovato davanti quell’apparizione bionda e rosa.
Chi lo avrebbe immaginato che avrebbe fatto irruzione così prepotentemente nella sua vita?
Era stata una delle tante variabili impazzite che si erano presentate sul suo percorso nel giro di qualche mese, che a rivederli apparivano una giostra di emozioni convulse e indistinte, un caleidoscopio folle di pensieri e pulsioni contrastanti.
E in mezzo a tutto ciò, l’unico punto fermo era costituito da lei.
Oh, quante volte si era servito di lei per scacciare altri desideri nascosti ed intollerabili, per uno come lui?
Quante volte era stata il suo alibi di ferro?

…ma perché diamine stava pensando quelle cose?
Il troppo lavoro doveva avergli dato al cervello.

Note dell’autrice : Cambio di stile, per quanto riguarda il mio spazietto… Perché è giusto che io risponda personalmente a tutte le vostre lusinghierissime recensioni *_____*  ( davvero, siete troppo buone >///////< ! )!
Dunque, cominciamo…

Nainai : ….perchè quella risata sardonica O_o ? Brian fa così schifo al piano XD?? E comunque credo che mi sarei ispirata a Matt comunque, non resisto senza fare almeno un timido accenno a quel benedetto ragazzo ogni tanto ( e non credo che comunque sia un male, visto che Matt è sempre e comunque l’Amore *_____* )… Per quanto riguarda la storia sono felice di averti trasmesso quel clima di serenità in cui volevo immergere soprattutto Bill, per strapparlo una volta tanto dalle sue fisime XD… Povero caro, e lo aspetta ancora tanto altro!

Valux91 : il palaaaazzoooo, quanto ho adorato descriverlo *________* !! Io sono la Donna Che Si Perde Nei Dettagli Secondari, d’altronde… E adoro descrivere anche caratteri “fumosi” come quello  del piccolo Bill, o dello stesso Brian ( è bello che tu condivida questo mia passione per questa tipologia di personaggi XD! ) ….Sono contorta, lo ammetto XD!

Muny_4Ever : mhm….Diciamo che la ragione principale per cui Bill si tiene tutto dentro è anche quella, ma ci sono tanti altri fattori che contribuiscono a mandarlo in crisi, e molti di essi sono riconducibili sotto il nome di *a-hem*…. Sega mentale, se mi passi il termine un po’ forte XD… Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto *____*!

Facy : Aaaahh, tu vuoi davvero farmi scomparire >/////< ! Tutti questi complimenti XD! Grazie, davvero! E, per rispondere alla tua domanda sulla “macchina da presa”…Bè, fondamentalmente ammetto che il rapporto Brian/Bill mi ha sempre attratto di più, in quanto contiene al suo interno molte sfaccettature e zone d’ombra che per essere almeno un po’ chiarite devono per forza occupare un po’ più di spazio rispetto al rapporto Brian/Tom… Adoro letteralmente quello sciroccato del “mio” rasta, ma fondamentalmente io ho il pallino per le storie un po’ “oscure” XD… E in Tom non c’è nulla che non sia stato già esposto alla luce del sole <3 ( la mamma ti ama ancora, Tomi *______* ! ), quindi XD…


Naturalmente ringrazio di cuore anche chiunque abbia letto la fiction senza commentare! Baci :****!
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Stregatta