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Autore: Kiji    04/02/2014    4 recensioni
Lay sta passando un momento difficile. La sua popolarità è la più bassa del gruppo e viene costretto ad accettare qualcosa che lo sconvolge: un duetto con Jonghyun degli SHINee. Potrà l'odio tra i due protagonisti, essere messo da parte per la buona riuscita del progetto? Amore, odio, gelosie.... tanti sentimenti che verranno messi in gioco in una sola storia. Spero vi piacerà ed aspetto con pazienza i vostri commenti...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Lay, Lay
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Che ci fai tu nella mia stanza? – Dissi pieno di stupore guardando uno Jonghyun mezzo nudo.
– Chiudi quella cazzo di porta che mi sto cambiando, idiota! – Sembrava così normale, sebbene tutto ciò che era successo, lui non era cambiato di una virgola.
– Non avevo tempo di trovare un altro posto, purtroppo non so per qualche cazzo di scherzo sono finito in questa stanza, ma tranquillo non dovrai sopportarmi per molto, entro domani cercherò una nuova stanza. – Era adirato, ma sembrava così tranquillo. Era la sua solita ambiguità, mi sconvolgeva. Non avevo avuto la forza di dire nulla, neanche che mi mancava. Che cos’avevo da perdere? Giusto avevo ancora il mio orgoglio.
Mi sedetti nell’unico letto non ancora occupato e disfai velocemente la valigia, o almeno il necessario per sopravvivere in una dura notte insonne. Come potevo prendere sonno quando l’oggetto del mio desiderio era così vicino? Vederlo nudo di fronte a me era stata una tortura, lo amavo e lo bramavo più di qualsiasi persona al mondo. Jong si coricò immediatamente, spegnendo parzialmente la luce. Capii subito che non aveva voglia di parlare, ma forse era l’unica occasione che avevo per riaprire uno spiraglio di me stesso, anche solo per un istante.
– Jong, perché sei qui? – La luce del sole che tramontava, lasciando lo spazio alla notte piena di intrighi e tranelli. Io aspettavo ardentemente una risposta, una qualunque, steso in un letto scomodo e troppo freddo.
– Volevo una pausa. Dovevo ricaricare le batterie. Non sapevo che ci saresti stato anche tu, Taemin ha prenotato a mio nome. So bene che non vuoi incontrarmi, cercherò di andare via al più presto. – Non capivo se il suo tono fosse beffardo o stranamente serio.
– Non dire sciocchezze, non mi infastidisci. Sono io che dovrei andare via. Se ti sto troppo vicino ti faccio del male, non voglio che ti ferisci di nuovo. – Dissi quelle parole così piano che speravo di cuore che non le sentisse. Il silenzio non mi aiutava a capire, volevo attirare la sua attenzione, ma anche evitare la sua ira.
– Sei uno stupido, pensi ancora a quelle sciocchezze. Non è colpa tua se quell’auto mi ha investito. – Non disse altro. Era impossibile capire se stesse dormendo o no, sentivo solo il suo respiro regolare nell’oscurità della stanza.
“Ti prego Dio, se esisti ferma il tempo in questo istante. Fammi vivere questa notte in eterno, solo così potrò essere felice.” Urlavo la mia preghiera dentro di me, sperando di arrivare a quella persona che mi osservava da lassù già sapendo che la mia richiesta era troppo assurda persino da pronunciare. Se avessi vissuto lì per sempre, ascoltando solamente quel dolce sospiro, potevo essere soddisfatto, vero? Che egoista!
Quando chiusi gli occhi, sopraffatto dalla stanchezza, feci quell’incubo che alla fine era una realtà scomoda. Lui che si accasciava a terra, io che urlavo. Non mi lasciare, non andare via. Avevo il respiro corto, mi sentivo indifeso in mezzo alle tenebre di quelle accuse.
“E’ colpa tua, dovevi esserci tu su quel letto.” Vedevo le persone che amavo additarmi, farmi sentire quella merda che ero, ma non erano loro. I loro visi erano distorti e ben presto si trasformarono nel mio. Ero io che mi accusavo, che non riuscivo a perdonarmi.
– Lay, svegliati! Cazzo sei un bagno di sudore. – Le mani di Jong mi premevano il petto. Aprire gli occhi osservando i suoi era una dolce benedizione. Mi sembrava di essere in paradiso, ma ero forse morto?
– Era solo uno stupido incubo idiota, perché ti agiti così tanto? – Era severo ma con una strana foga in gola, sembrava quasi preoccupato davvero.
Non riuscii a controllarmi, senza che ci pensassi stavo già abbracciato a lui, perso tra le lacrime. Per quale motivo non riuscivo a fermare quelle copiose gocce d’acqua salata?
– Tranquillo Lay, va tutto bene adesso. Non piangere più. – Mi strinse forte, sentivo l’odore acre del suo corpo, così distintivo che non riuscivo a paragonarlo a nulla. Il pigiama che indossava era bagnato e stropicciato. Mi aggrappai a lui come se non esistesse il domani ed anche lui se ne accorse. Per tutta la notte rimase al mio fianco, donandomi una parte del suo cuore che non conoscevo.
Quella dolcezza che non mi aveva mai mostrato e che era così intensa da sconvolgermi. Mi addormentai sul suo petto, con il calore del suo respiro e per la prima volta dopo mesi, non ebbi incubi. Accanto a Jong non avevo più paura! Il mondo sembrava quasi accogliente, era tutto perfetto, ma il sole portò via le mie certezze ed anche la sua stretta si fece meno forte.
“Non andare via notte, non portarmi via questo tenero tocco.” Mi ritrovai solo nel letto, come se gli eventi trascorsi non fossero mai esistiti. Avevo paura, ma più di tutti mi sentivo solo ed amareggiato. Aprii gli occhi lentamente, constatando i perfidi raggi di sole che illuminavano la stanza. Lui non c’era, al suo posto solo un letto disfatto e pochi vestiti lasciati senza cura. Le sue magliette preferite erano lì, a due passi da me proprio come in passato, lasciando una traccia della sua presenza. Non sopportavo di restare rinchiuso in quel luogo così stretto, avevo bisogno di aria e soprattutto, di mettere qualcosa sotto i denti. Era vero ciò che dicevano tutti, ero dimagrito troppo, solamente faticavo ad ammetterlo.
Scendendo la piccola rampa di scala, mi ritrovai quasi subito proiettato nel piccolo ristorante dell’albergo, quattro tavoli corredati da sedie, modico ma familiare. Lui era lì, seduto in disparte, vicino alla finestra a guardare un punto indefinito. Come dovevo comportarmi? Avvicinarmi a lui chiedendogli scusa per quella notte di follia, o dimenticare tutto? Il mio corpo si mosse da solo, prendendo la decisione che razionalmente non sarei riuscito a scegliere.
– Jong, posso sedermi con te? – Avevo la voce rotta dall’emozione, per paura che si allontanasse di nuovo. Non mi guardava, sembrava distante, perso in un mondo in cui io non c’ero. 
– Se adesso ti sedessi a questo tavolo tutto tornerebbe alla normalità, lo sai vero? Vuoi davvero che questo accada? – In quel momento pensai così tante cose. La sua voce mi rendeva schiavo, inerme di fronte alla bellezza che emanava.
Già immaginavo le nostre giornate insieme, il sorriso che mi avrebbe riscaldato ogni momento, ma inconsciamente lo sapevo bene. Non mi meritavo di averlo al mio fianco e non avrei sopportato di ferirlo ancora. Le parole di Onew si ripetevano come un disco rotto nella mia mente.
“ Ti chiedo solo un favore, non avvicinarti più a Jong.” A testa china, mi uccisi di nuovo, con maggiore volontà.
– No, non voglio più essere tuo amico. – Mi voltai a fatica, lottando con ogni mezzo contro il mio cuore che urlava pietà e mi sedetti distante, dando le spalle a quella persona che, instancabilmente, non smetteva di osservarmi. Non riuscii a mangiare nulla, sebbene il latte caldo mandava un’onda di vapore che sembrava poter lenire la mia pena.
Restai immobile, nello stesso luogo dove c’era lui, pensando a come sarebbe stato se avessi avuto il coraggio di rischiare. Quando andai via non controllai neppure se lui fosse ancora al suo posto, semplicemente uscii dalla stanza consapevole del mio rimorso. Ancora adesso sono sicuro che stare vicino a te sarebbe pericoloso. Il mio corpo è coperto di spine, non voglio vederti sanguinare. 
  
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