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Autore: xfrankybadass    04/02/2014    2 recensioni
Ancora non riusciva a realizzare come avesse potuto ficcarsi in quella situazione così ambigua, così sbagliata.
Era inciampata nel cliché dei cliché, nel caso di tradimento più banale ma allo stesso tempo più vile e spregevole che potesse esistere, e anche se aveva cercato di negarlo a sé stessa con tutte le sue forze e di fermare la relazione che andava instaurandosi – perchè, nonostante tutto ci aveva provato – Grace non ci era riuscita.
Fanfiction basata principalmente su Jack Harries e Will Poulter, suo caro amico e attore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Harries, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 2

Novità

So I hold two fingers up to yesterday
Light a cigarette and smoke it all away

Era una giornata uggiosa.
Il vento soffiava con prepotenza, sollevando i cumuli di foglie secche depositati sul marciapiede in piccoli vortici. Il cielo era livido; un vasto strato di nuvole impediva al sole di fare capolino, e di irradiare la piccola cittadina di Bristol, quel giorno più grigia e cupa del solito.
Eve era seduta ad uno dei tanti tavolini di Costa Coffee, con un caffè americano ancora fumante in una mano e un libro nell’altra. Sorseggiando la bevanda, di tanto in tanto alzava lo sguardo dalla sua copia di Anna Karenina, distraendosi ad osservare la fiumana di gente che usciva ed entrava nel locale. Da quando si era accomodata la fila alla cassa si era quintuplicata, e così l’attesa della gente che, battendo ritmicamente il piede a terra, lanciava occhiate nervose all’ora riportata nell’orologio affisso al muro; allo stesso modo il bancone era stato preso d’assalto dalla moltitudine di persone che reclamavano il loro caffè mattutino.
Stretta nel suo trench firmato Burberry, Grace fece il suo ingresso. Si guardò intorno spaesata per qualche secondo, finché non individuò l’amica che si stava sbracciando per farle cenno con la mano; si avvicinò a lei con passo deciso, buttò la borsa su una delle due sedie vuote e si sedette.
«Dammi il cellulare.» ordinò la rossa, tendendo il palmo della mano sotto il naso dell’altra.
«Buongiorno anche a te» ribatté Grace, iniziando a frugare in giro, dato che non si ricordava minimamente dove avesse gettato il suo iphone qualche secondo prima. Quando lo trovò, in una delle tasche della giacca, aprì subito l’icona dei messaggi – sapendo bene a cosa mirava l’amica – e glielo porse; Eve lo afferrò con avidità, e scrutò testo del messaggio in questione scorrendo su e giù con gli occhi più e più volte.
Quando poggiò il cellulare sul tavolo un ghigno malizioso le comparse sul viso. «In sostanza, il biondino vuole uscire con te.» ammiccò, facendole l’occhiolino.
«Ma non mi dire?! – esclamò Grace, con un tono di chiara ovvietà nella voce. – Non so che fare Eve»
L’idea che qualcuno l’avesse invitata ad un vero appuntamento l’aveva scioccata. O meglio, ciò che l’aveva turbata maggiormente, era il fatto che Will – così si chiamava il biondino – le avesse chiesto di uscire nonostante le condizioni pietose in cui si trovava Grace nel momento in cui si erano conosciuti. Tra l’altro, non le era sembrato di essere il suo tipo; l’avrebbe visto bene con una stangona bionda o mora che fosse, con una di quelle ragazze che da qualche anno a quella parte si sarebbe ritrovata sulla copertina di una delle riviste di moda più affermate; e se non sulla copertina, certamente in qualche inserto a piè di pagina. Per questo motivo quando lui, a fine serata, le aveva chiesto il numero era rimasta alquanto stupita – per non dire sbigottita, con la mascella che aveva raggiunto il pavimento – e lo aveva digitato sul suo telefono senza alcuna aspettativa.
E invece.
«Vacci, so che lo vuoi. Ti conosco meglio di chiunque altro e lo sai bene – Eve sorrise, dicendo questo – per questo voglio che tu vada all’appuntamento senza paure e senza rimorsi.»
« Ma io…» mugugnò l’altra, appoggiandosi allo schienale della sedia con sconforto.
«Niente se e niente ma. – asserì perentoria – Ormai la storia con Lo Stronzo è finita da un pezzo, devi andare avanti! »
Grace trasalì, mentre un brivido le percorreva la spina dorsale. Nonostante fosse passato quasi un anno da quando aveva messo fine alla loro relazione, sentire quel nome faceva ancora male; la pelle bruciava dove lui l’aveva toccata, e ogni volta una fitta lancinante le trapassava il cuore. Matthew Richardson, – per gli amici Matt, per lei ed Eve Lo Stronzo - era stato il ragazzo di Grace per quasi un anno e mezzo; i due si erano conosciuti per caso alla lezione di francese, nel liceo di Londra che entrambi frequentavano al tempo, e da subito lei aveva avvertito la chimica che intercorreva tra loro.
Relazione idilliaca vista dall’esterno, – e in quel periodo anche agli occhi di Grace – rappresentavano per molti loro amici e compagni la coppia perfetta, fatta di dolcezze e carinerie tipiche dei più diabetici film d’amore del ventesimo secolo. O perlomeno, lo erano per quelli che non sapevano; il signorino, infatti, si era divertito per tutta la lunga durata della loro storia a tradirla ripetutamente, non con una, non con due, ma con ben tre ragazze diverse.
Tre, il numero perfetto.
Ovviamente quando Grace lo aveva scoperto era andata su tutte le furie, dando in escandescenze e picchiandolo – già, con dei colpi ben assestati peraltro – ed era riuscita a tenere il punto della situazione in ogni momento, nonostante lui avesse tentato di farsi perdonare diverse volte nei modi più disparati, arrivando anche a tatuarsi l’iniziale di lei sul braccio.
In ogni caso, Grace se n’era infischiata. Quando avevano deciso di mettersi insieme lei aveva riposto in Matt tutta la sua fiducia, facendo completamente affidamento su di lui e sulle sue parole. Per diciotto lunghissimi mesi, lei non si era mai comportata da fidanzata pazza e gelosa, – ringraziando la sua sconfinata pazienza – e lo aveva lasciato libero di vedersi con i suoi amici e frequentare chi, quando e come voleva; scoparsi le prime troiette disponibili, evidentemente, era il suo modo di ripagarla. Per colpa di Matt lei si era giurata e spergiurata di non fare mai più assegnamento su una qualsiasi figura maschile, – a parte quella di suo padre – e, per sua scelta, non aveva avuto altre relazioni.
«Non lo so Eve, probabilmente mi ha chiesto il numero perché gli facevo pena.»
La rossa iniziò a massaggiarsi le tempie, imprecando tra sé e sé per l’ottusità dell’amica, distogliendo lo sguardo da Grace; Eve stava macchinando qualcosa. La bionda si accorse che l’amica aveva adocchiato uno degli impiegati del posto, alto e con un fisico statuario, che stava sparecchiando i tavoli vicini.
«Tu. - enunciò, e con un colpo fulmineo afferrò il grembiule del povero malcapitato e lo avvicinò al loro tavolo, strattonandolo. Il tipo, con un’espressione tra il divertito e il sorpreso, si lasciò trascinare da Eve. – Se una sera ti avvicinassi ad una ragazza, ci provassi spudoratamente, le chiedessi il numero e solo dopo la invitassi ad uscire con te, che intenzioni avresti?»
« Di sicuro uscire con lei, sennò non mi sarei sbattuto tanto.» rispose, facendo spallucce.
Eve alzò un sopracciglio, curiosa; lo squadrò da capo a piedi, analizzandolo per bene. Di certo lui era l’incarnazione di ciò che lei definiva attraente: capelli tra il biondo scuro e il castano chiaro arruffati e scompigliati, occhi verdi celati dietro un paio di rayban dalla montatura pesante, e un immancabile sorriso da urlo che scopriva i suoi denti bianchissimi e allineati alla perfezione«
Grazie Marius» lo ringrazio lei con finto atteggiamento di sufficienza, buttando l’occhio sul nome segnato sul cartellino del grembiule scarlatto, che fasciava il suo i suoi pettorali.
« Marcus.» ribatté lui prontamente.
«Sì vabbè quello che è.»
« Io vado. Se vi serve qualcosa mi trovate al bancone » disse, concludendo il battibecco e ammiccando verso Eve, che lo fissava accigliata.
Grace ridacchiò. Aveva sempre ammirato il carattere estroverso e disinvolto dell’amica, profondamente diverso dal suo; di tanto in tanto desiderava essere come lei, per riuscire a buttarsi a capofitto nelle situazioni e fregarsene dell’opinione altrui. In preda ai suoi pensieri, la bionda non si accorse del fatto che il suo iphone era stato sbloccato da Eve, che in quell’istante stava digitando qualcosa sullo schermo.
Con un sorrisetto, poi, le restituì il telefono. « Sabato sera alle otto e mezza, ti passa a prendere lui.»



Will era comodamente seduto al volante della sua mercedes nera. A causa dell’alto volume della radio e del fatto che stesse canticchiando tra sé e sé con fin troppa enfasi, non si accorse della figura femminile che si stava avvicinando alla macchina, peraltro in maniera piuttosto rumorosa.
Liv, perfettamente cosciente del suo essere in ritardo, si lanciò fuori dalla porta di casa, sbattendola; i tacchi dei suoi stivaletti, producevano un ticchettio irritante scontrandosi con l’asfalto consumato della strada, che cessò soltanto quando questa spalancò con irruenza la portiera dell’autovettura e si tuffò sul morbido sedile destro in pelle beige.
Will sobbalzò, non essendosi reso conto di nulla. «Liv, cazzo! – esclamò allargando le braccia, ancora con il cuore in gola – Un giorno di questi mi farai venire un infarto»
«Ma se sei una mezza sega non è colpa mia» si giustificò lei ridacchiando, mentre si dimenava sul sedile tentando di trovare la posizione più comoda possibile.
Will scosse la testa rassegnato, lanciandole un’occhiata omicida. Si ritrovò a fissarla, chiedendosi se mai avrebbe trovato pace; un momento era seduta composta, quello seguente addossata al finestrino, e quello ancora dopo semisdraiata, con la schiena che a malapena toccava lo schienale e le lunghe gambe sottili poggiate sul parabrezza. I capelli lunghi e biondi, scarmigliati dal grande movimento, le coprivano il viso ossuto su cui spiccavano due sopracciglia folte e nette; da bambini la avevano sempre presa in giro per queste, – come d’altronde avevano sempre fatto con Will – ma lei con grande carattere se n’era sempre fregata, considerandole il suo tratto distintivo.
Liv era la sua migliore amica da tempo immemore, anche da prima di conoscere Jack; avevano frequentato l’asilo e le elementari insieme, dove erano stati additati – o meglio, marchiati a vita –come “ quelli dalle sopracciglia buffe” e, solo in seguito, si erano aggiunti i gemelli alla loro combriccola.
«Insomma non mi devi dire niente?» domandò lei in maniera vaga, ma con l’aria di chi la sapeva lunga.
Will schiacciò il pedale della frizione, tolse il freno a mano e inserì la prima. « Mi sembra di no » « Ah no? »
« Non credo »
« E il nome Grace non ti dice nulla? – continuò lei, alzando un sopracciglio – Sai, una tipa bionda, bassina, dal viso dolce »
Will si voltò di scatto verso di lei, con un’espressione tra l’interrogativo e lo sbigottito stampata in volto. Era risaputo che Liv amasse spettegolare con le sue amiche e compagne di corso – streghe maligne in piena regola – , e che conoscesse ogni più infimo segreto di qualsiasi abitante di Bristol, ma addirittura essere al corrente del fatto che avesse invitato Grace quella mattina ad uscire con lui – e non ne aveva fatto parola con nessuno – lo sbalordiva. Profondamente.
« Gossip Girl è tornata in città? »
Liv scoppiò a ridere, mentre l’autovettura s’inseriva nel traffico abituale del ponte pensile di Clifton.



Jack si accese una sigaretta, aspirando la nicotina a pieni polmoni, e si guardò intorno con fare annoiato. Sulla via della palestra a cui si era iscritto recentemente, – desolata come sempre a quell’ora – erano allineate un gran numero di case indipendenti dallo stile architettonico georgiano, con tetto a spioventi, mattoni rossi che circondavano l’intero perimetro degli edifici e il consueto portico in legno bianco che attorniava il portone d’ingresso.
Mentre si chiedeva che fine avesse fatto Will, in ritardo di ben dieci minuti, Jack sentì un rumore di ruote che sgommavano sull’asfalto. Dall’angolo della strada comparve sfrecciare la mercedes nera del biondo, che inchiodò parallela al punto in cui si trovava Jack.
Lentamente il finestrino destro si abbassò, svelando la presenza di una persona a lui poco gradita. Gli occhi cerulei della ragazza lo scrutarono sprezzante, provando il fatto che l’ostilità era ricambiata. Jack alzò gli occhi al cielo, allontanandosi dall’automobile.
« Cosa ci fa questa qua nella tua auto!? » sbottò scocciato, allargando le braccia in segno di dissenso.
« Si da il caso che questa qua – ribatté Liv, con sano astio nella voce – sia la sua migliore amica »
Sinceramente, Jack non si ricordava nemmeno perché i due si odiassero tanto; era una faida che andava avanti da troppo tempo ormai, forse da quando i due gemelli erano entrati a fare parte del gruppo. Dal primo momento in cui l’aveva vista il moro l’aveva presa subito in antipatia per il suo fare melodrammatico da prima donna, e l’avversione era aumentata sempre di più, mano a mano che lui aveva imparato a conoscere i diversi lati del suo caratteraccio. Anche Liv, dal canto suo, non l’aveva amato da subito; subito era rimasta sconcertata da quanto Jackson potesse essere un tale pallone gonfiato pieno di sé, e l’opinione negativa che aveva di lui si fortificò quando Jack iniziò a stringere amicizia con Will, - che lei aveva sempre identificato come qualcosa di suo – passando tempo con lui a scuola e sul set.
Probabilmente Liv e Jack si detestavano tanto perché erano i migliori amici della stessa persona; gelosi l’uno dell’altra, si vedevano come nemici da eliminare, da schiacciare come inutili scarafaggi.
« E si da il caso che questo qua – la scimmiottò lui – sia il suo migliore amico a cui aveva promesso di andare a pranzo insieme. Da soli.» specificò, facendole intendere che la sua presenza non gli fosse affatto gradita.
Will considerò che quello era il momento propizio per intervenire, prima che i due – che si stavano guardando in cagnesco – si sbranassero come due lupi alpha, pronti a marcare il territorio.
« Calmate i bollenti spiriti – disse ironicamente, cercando di sembrare il più simpatico possibile - stiamo andando a pranzo. Solo che con Liv, all’ikea, perché deve rimodernare la sua stanza»
« Che cosa?! » esplose Jack, quasi urlando.
« Già, Will ha deciso di fare il favore di accompagnarmi fin lì. »
« TU SEI MATTO! – continuò ad abbaiare quello, mentre Will si faceva piccolo piccolo, scivolando sul sedile – Abbiamo una partita di calcio alle quattro! »
« Faremo in tempo. Dai, salta su.»
« Manco morto.» sibilò Jack, sputando veleno.
« Dai Jack, non farti pregare! »
« Sì, dai Jack, non farti pregare! » ribadì Liv sarcasticamente, con un ghigno beffardo stampato in volto.
« Forse non ti è chiaro – cominciò il moro, appoggiandosi con il gomito al finestrino e sporgendosi verso i due ragazzi all’interno della macchina, come per farsi comprendere meglio – che io in macchina con questa qui non ci salirò mai nella vita.»
Will lo guardò rassegnato, alzando le spalle. Aveva capito che l’amico era irremovibile dalla sua decisione, e che difficilmente si sarebbe dissociato dalla sua presa di posizione; ci aveva provato a farli andare d’accordo, si era azzardato addirittura ad immaginarli insieme come coppia, ma tristemente aveva realizzato che tutto ciò non sarebbe mai stato possibile. Erano identici, in tutto e per tutto; e forse era proprio questo che creava loro problemi: erano due personalità forti, incapaci di condividere i propri spazi e le proprie amicizie con persone uguali a loro.
« L’hai voluto tu. » disse il biondo, prima di partire a tutta velocità e rischiando di ammazzare Jack ancora appoggiato alla vettura.
« WILLIAM POULTER! » urlò quest’ultimo affranto, mentre la mercedes si allontanava, dileguandosi definitivamente dietro un banco di nebbia.


- - -


Eccomi qui!
Scusate il ritardo, ma purtroppo ho dovuto studiare come una matta in questi giorni – causa maledetti esami – e quindi mi sono potuta ritagliare un tempo limitato per scrivere. E’ uscito questo capitolo in due giorni, valutatelo un po’ voi hahaha In ogni caso, si sono aggiunti nuovi personaggi  Marcus per primo, che è proprio il caro e amato youtuber Marcus Butler! Che cosa c’entra nella storia? Eh eh, lo vedrete. Poi c’è Liv, che io fisicamente immagino come Cara Delevingne; è la suprema rivale di Jack, un po’ stronzetta ma alla fin fine simpatica, che adora Will alla follia. Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile, e vedremo finalmente come si svolgerà il fatidico appuntamento.
Un bacione,
Frà.
P.S: Volevo ringraziare Irene, la mia Eve, che sopporta giornalmente i miei scleri su questa maledetta fanfiction, dandomi ispirazione e voglia di scrivere <3

  
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