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Autore: Agapanto Blu    04/02/2014    1 recensioni
Quando le urla della partoriente tacquero e si alzarono quelle più fioche e infantili dei nuovi nati, nessuno gioì.
Luka dal passato misterioso, Luka che combatte, Luka con brutti e bei ricordi che Yuki non conosce più.
Com'è successo che il Duras più amato dal re dei Demoni, già marchiato del simbolo dei peccatori perché appartenente alla famiglia maledetta, abbia scelto di tradire la sua stirpe, i suoi simili, per la fonte di vita dei suoi nemici?, per una donna umana che avrebbe dovuto voler uccidere?
***
Il passato di Luka e la prima vita di Yuki con lui, o come potrebbe essere andata secondo me.
ATTENZIONE: ci sono dialoghi o descrizioni presi dal manga, non è un tentativo di plagio ma una ripresa di alcuni particolari per "avvalorare" la mia tesi. :)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Yuki Sakurai, Zess/Luka Crosszeria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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Capitolo II
LA LUCE DEL DIO
 
 
“…la tua incertezza…”
 
 
Luka non faceva neanche più caso a quei sussurri, neanche troppo sussurrati, di chi gli augurava il peggio possibile. Si limitava ad estrarre la spada ed eliminare il seccatore. Semplice, pulito e in piena coerenza con ciò che la sua vita era stata in quei secoli. Tanto coloro che lo provocavano non sarebbero durati molto lo stesso: se quei Duras non erano abbastanza intelligenti da capire che sfidare Bloody Cross non era una mossa alla loro portata, allora non meritavano di vivere.
Fu probabilmente per quello che i Duras con un po’ di cervello, anziché seguire la propria indole e sfidare chiunque li guardi dall’alto in basso, si facevano tutti rapidamente da parte quando Luka percorreva le strade di Infernus e i corridoi del palazzo del suo padrone, nonostante tutti sapessero cosa fosse. Nessuno osava usare parole dure, però Luka sapeva cosa pensasse la gente dietro la definizione ‘il più amato dal re dei demoni’.
Aprì la porta ed entrò, senza lanciare nemmeno un’occhiata al letto. Temeva di scoprirlo sfatto e in attesa tanto quanto lo temeva ancora ben preparato, era impossibile prevedere quando il suo padrone l’avesse chiamato per una missione o solo per divertirsi col suo corpo e allora tanto valeva ignorare il resto del mondo e rimanere all’oscuro fino all’ultimo, così da poter sperare in qualcosa di diverso dall’ennesima brutale violazione.
Quando intravide la figura di Lucifero in controluce davanti alla finestra, si inginocchiò e tenne lo sguardo fisso a terra, muto. Dovette attendere per poco prima che la mano del suo padrone si infilasse tra i suoi capelli e poi scivolasse sotto il suo mento. Le dita gli si strinsero sulle guance e gli fecero a forza alzare il viso. Luka obbedì, ma tenne lo sguardo fisso davanti a sé, vacuo, senza mettere nulla a fuoco.
“Luka, mio bellissimo Luka…” ansimò Lucifero nel suo orecchio, sospirando quasi mestamente, “Vorrei non doverti mandare via, proprio ora… La sola idea di farti uscire di qui senza godere di te…mi spezzerebbe proprio il cuore, se solo l’avessi.”
Luka rimase in silenzio.
Crosszeria significava anche quello, fondamentalmente. Ciò che il Master desiderava era ciò che lui avrebbe fatto. Non si poteva scegliere, era l’ordine naturale delle cose.
Lucifero spostò il volto a fianco di quello del suo schiavo e lo immerse nei capelli di quest’ultimo inspirando profondamente, quindi si ritrasse e sospirò.
Il ragazzo chinò di nuovo la testa e riprese a fissare il pavimento mentre il padrone tornava alla finestra.
“Dimmi, Luka,” riprese questi, la voce all’improvviso tanto fredda da far preoccupare il Duras, “come sta quel tuo animaletto?” Luka sentì un fremito di qualcosa rotolargli nel petto, ma scomparve prima ancora che lui potesse identificarlo. “Ti avevo detto che dovevi eliminarlo con suo fratello,” continuò Lucifero, “che mi avevano fatto infuriare e avevano umiliato molti dei miei uomini, sconfiggendoli. Mi hai disobbedito, Luka?”
Il Duras sentì un brivido contrargli i muscoli della schiena a quella domanda. Sapeva che Lucifero conosceva bene la risposta.
“Master…” tentò, ma fu bruscamente interrotto.
“Rispondimi, Luka.”
La voce del suo padrone era tagliente e lui si costrinse a rispondere.
“Sì, master.” ammise, la voce chiara nonostante l’incertezza nel suo petto, ma senza alzare lo sguardo.
Sapeva bene di non avere possibilità di mentire, l’aveva saputo nell’istante in cui aveva preso la sua decisione, perciò era pronto a subire le conseguenze del suo gesto.
La sua mente gli mise davanti un’immagine tremolante di quel piccolo draghetto più simile ad una pallina nera e pelosa che ad un mostro e Luka si accorse che qualcosa nel suo petto si allentava alla sola idea di quel cucciolo.
“Luka, Luka, Luka…” cantilenò Lucifero con delusione, “Che cosa devo fare con te, adesso? Non posso certo lasciartela passare liscia…”
Luka si sforzò di non deglutire e rimase fermo in attesa.
Il re dei demoni godeva della silenziosa rassegnazione del suo servo perciò attese ancora per un po’ prima di voltarsi di nuovo a guardarlo.
Gli anni avevano reso Luka sempre più bello, meraviglioso da far male. Capelli color pece ora tagliati corti, appena alle spalle, e occhi d’argento; zanne lunghe e pelle trasparente; una bellezza sovrannaturale e un potere immenso. A dispetto dei suoi quattro secoli di vita, mostrava diciannove anni di forza, letalità e violenza.
“Che ne diresti se ti lasciassi tenere il tuo piccolo amico?” propose, sorridendo.
Luka esitò. Tutte le volte che Lucifero diceva ‘che ne diresti se…’, in realtà intendeva ‘farò così e tu mi obbedirai.’, però temeva ugualmente le condizioni che questa finta concessione gli sarebbe costata.
“Master?” chiese solo. Per un attimo, una parte di lui si domandò se fosse ancora capace di dire altro oltre quella singola parola e ‘sì’.
Lucifero si avvicinò fino a che tutto ciò che Luka poté vedere non furono i suoi piedi, quindi lo guardò dall’alto pregustandosi le soddisfazioni che quel ragazzo gli avrebbe dato.
“Sai cosa sono gli Zweilts, Luka?”
 
[A warning to the people,
the good and the evil.
This is war.
To the soldier, the civilian,
the martyr, the victim.
This is war.]

 
Luka strinse i denti e resistette sino alla sua cella, ma una volta dentro si piegò in avanti, le braccia incrociate sullo stomaco, e gemette per il dolore. Le spalle gemevano per la violenza con cui erano state strattonate e aperte, i polsi per la stretta in cui erano stati imprigionati e il resto del corpo per l’umiliazione. Lucifero aveva detto che lasciarlo andare senza godere di lui gli avrebbe spezzato il cuore, e alla fine aveva deciso che non valeva la pena di rischiare una tale sofferenza.
Prese un respiro profondo, si raddrizzò un poco, si sforzò di ricacciare dentro di sé tutte le emozioni e, dopo aver ripreso la sua espressione gelida, fece ancora un passo avanti. Come il suo piede oltrepassò il bordo circolare del sigillo che aveva imposto, invano, nel tentativo di celare al suo padrone la presenza di una creatura magica nel palazzo, l’aria tremolò e una piccola figura prese forma.
Il ragazzo rimase a fissare la palletta di pelo nera come la notte che rimaneva sospesa a mezz’aria solo grazie alle spinte di due minuscole alette. Aveva un muso piccolo con scintillanti occhi gialli, una pietra rossa al centro della fronte e una coda lunga poco pelosa.
Appena ebbe realizzato chi fosse il demone entrato nel suo rifugio, il piccolo drago si lanciò in avanti con tutta la forza che le sue ali gli concedevano e si schiantò contro il petto del Duras, artigliandone la divisa per potervi rimanere attaccato, quindi iniziò a strusciarsi contro di lui emettendo uno strano suono molto simile a delle fusa.
Luka si sorprese nel sentire dei muscoli tendersi nelle sue guance, tentando di sollevare gli angoli della sua bocca, ma lo stesso soppresse quell’istinto. Tuttavia, non riuscì a impedirsi di sollevare le mani e stringerle attorno al piccolo, una sotto per reggerne il peso e una sopra ad accarezzarlo.
Sodom aumentò le fusa e iniziò a muoversi nelle mani del ragazzo lasciando sporadiche leccatine contro le sue dita mentre si godeva le coccole.
Luka ricordava bene la sua forma reale, l’enorme drago nero e viola di nome Salamander capace di sputare fiammate tali da incenerire un intero manipolo di Duras, ma ricordava anche lo sguardo nei suoi occhi.
Quando Lucifero lo aveva mandato con una squadra ad eliminare i draghi fratelli Sodom e Gomorrah, Luka aveva pensato di risolvere la cosa in fretta. Gomorrah, effettivamente, si era rivelato prevedibile nella sua smania di attaccare e uccidere, ma Sodom lo aveva sorpreso. Quando li avevano trovati, Gomorrah aveva appena attaccato e ferito gravemente il fratello e Sodom doveva essersi finalmente reso contro di stare per morire per mano del suo stesso gemello. Luka non sarebbe mai stato in grado di dimenticare la tristezza che quel tradimento aveva lasciato negli occhi dell’enorme drago. Sodom era tanto abbattuto che se ne era rimasto lì, sdraiato e fermo, mentre loro uccidevano Gomorrah e non aveva accennato un movimento neanche quando lui si era avvicinato per finirlo. Non aveva lottato e aveva aspettato silenzioso che il Duras decidesse. Luka sapeva che avrebbe dovuto ucciderlo, ma quando i loro occhi si erano incontrati aveva letto la disperazione più totale e una domanda che lui stesso si era posto molte volte: perché? Aveva abbassato la spada per la prima volta in vita sua perché si era trovato davanti un suo riflesso, certo distorto e diverso ma sempre così simile a lui da fargli male. Come avrebbe potuto ucciderlo, sapendo che sarebbe stato come uccidere sé stesso? Nell’attimo in cui aveva esitato, Sodom aveva visto in lui qualcosa che aveva rimpiazzato la sofferenza. All’inizio Luka aveva riconosciuto la curiosità, ma poi questa era diventata qualcos’altro. Forse comprensione, all’inizio, ma poi, chissà come, si era dal nulla tramutata in fiducia. Sodom aveva secoli di vita alle spalle, ma per la sua razza questo lo rendeva appena l’equivalente di un bambino di sette o forse otto anni: lo aveva visto, aveva deciso che era buono e così, da un momento all’altro, Luka aveva sentito la sua voce nella testa che lo supplicava di prenderlo come famiglio. Lui nemmeno sapeva cosa fosse, un famiglio.
Eppure aveva allungato la mano, aveva sfiorato la fronte di Sodom e questo si era trasformato in un’ammaccata pallottola di peli. Luka l’aveva nascosto sotto la giacca della divisa ed era tornato ad Infernus senza sapere quale idiota parte di lui avesse deciso di suicidarsi per un drago.
Adesso si rendeva conto che quella parte di lui aveva avuto ragione e Sodom, in pochi giorni, aveva ricambiato il favore dandogli qualcosa che lui non credeva avrebbe mai ricevuto: fiducia, rispetto e soprattutto affetto.
Luka andò a sedersi sulla paglia, la schiena contro il muro e le gambe piegate davanti a sé, ma tenne Sodom tra le mani in modo che si trovasse tra il suo petto e le sue ginocchia. Voleva disperatamente proteggerlo e non sapeva perché, non aveva mai avuto un desiderio simile per nessuno, ma per una volta non si fece domande e si limitò a stringerlo perché la missione che Lucifero gli aveva ordinato di compiere era praticamente un suicidio.
Sodom dovette accorgersi del nervosismo del padrone perché smise di leccargli il palmo e fece forza contro le sue dita fino a riuscire a far spuntare la testolina tra il pollice e l’indice della mano sulla sua schiena. Quindi, fissò il suo nuovo amico con curiosità e piegò la testa da un lato.
Master?
Luka sobbalzò. La voce di Sodom nella sua testa lo aveva preso alla sprovvista, ma mai quanto lo aveva fatto l’epiteto che gli aveva rivolto.
Non sono il tuo master, Sodom., pensò, fissandolo. Aveva paura di usare la propria voce, paura di sentirla e di scoprire che non era più in grado di dire nulla se non ‘Sì, padrone’.
Certo che il Master è il Master di Sodom., ribatté la vocina infantile nella sua testa, mentre l’animaletto si metteva eretto e stringeva tra le zampine anteriori le dita della mano che lo aveva coperto. Con attenzione, iniziò a mordicchiarle. Sodom vuole bene al suo Master.
Luka piegò un po’ la testa da un lato, teneramente, e un angolo della sua bocca si sollevò appena.
Non voglio farti male.
È per questo che Sodom vuole bene al suo Master.
Come indispettito dalla confusione che quel discorso gli portava, Sodom si lasciò cadere seduto sul palmo della mano sinistra del suo Duras e gli strinse la punta dell’indice destro tra i dentini aguzzi.
Devo andare via per un po’, Sodom.
La notizia improvvisa sorprese il drago così tanto che morse il suo amico troppo forte. A Luka scappò un’imprecazione mentre si portava il dito sanguinante alle labbra. Sodom gli inviò mentalmente tutte le sue emozioni di dispiacere, rammarico e confusione.
Luka sospirò.
Devo andare a combattere e non so quando tornerò., cercò di spiegarsi.
Sodom annuì con fare sapiente.
Il Master combatte bene. Il Master tornerà presto da Sodom.
Luka scosse la testa, suo malgrado rincuorato dalla fedeltà cieca del cucciolo.
Ci saranno nemici forti, Sodom. Non sono sicuro che tornerò…in fretta. L’espressione su quel viso animale era stata così sgomenta nell’udire le sue parole, che Luka si era sentito costretto ad aggiungere quell’ultima parte nella speranza di rasserenarla un po’.
Il piccolo famiglio sembrò pensare un po’, quindi svolazzò fino ad andare a sedersi sulla spalla di Luka.
Sodom va con il suo Master.
No, Sodom, tu…
Sodom va con il suo Master.
Sodom!
Sodom va con il suo Master.
Luka strinse i denti per trattenere la rabbia. Quel cucciolo ostinato si sarebbe solo fatto ammazzare!
Lui conosceva gli Zweilts, sapeva quanto fossero forti. Certo, lui lo era di più, sia nel combattimento che nell’uso della magia, ma loro si muovevano sempre a coppie ed erano ben più d’una. Lucifero, invece, lo mandava da solo. Le sue speranze di farcela erano poche, anche perché i suoi nemici godevano della protezione di un membro speciale della loro famiglia capace di curare tutte le loro ferite. Mentre a Luka sarebbero occorsi giorni per riprendersi dagli scontri, loro sarebbero potuti tornare immediatamente sulle sue tracce. Fin troppo facilmente il ragazzo se li immaginava dargli la caccia, stanarlo quando troppo debole per reagire ed eliminarlo così, senza lasciargli nemmeno la dignità di morire con la spada in pugno. Avrebbero eliminato Sodom senza pensarci due volte e lui non aveva intenzione di permetterlo.
Tu resti qui., ordinò quindi, imponendo a quelle tre parole tutta la severità di cui era capace.
Sodom lo fissò in silenzio per alcuni istanti, quindi…
Sodom va con il suo Master.


 
[It’s the moment of truth and the moment to lie,
the moment to live and the moment to die,
the moment to fight, the moment to fight, to fight, to fight, to fight...
To the right, to the left,
we will fight to the death,
to the Edge of the Earth.
It’s a brave new world from the last to the first.
To the right, to the left,
we will fight to the death,
to the Edge of the Earth.
It’s a brave new world, it’s a brave new world....]

 
Luka imprecò mentalmente un centinaio di volte quando lo Zweilt dell’Occhio del Dio gli si parò davanti. Aveva sperato di riuscire ad eliminare prima la Voce del Dio, senza dubbio più pericolosa per lui, allontanandola dal compagno e isolandola vicino al crinale, ma pareva che sbattere uno Zweilt contro una roccia non fosse sufficiente a metterlo fuori combattimento a lungo.
Promemoria per me: eliminarli e basta.
Quindi lasciò che l’attacco dell’Occhio scivolasse accanto al suo fianco limitandosi a spostarsi all’ultimo istante e allungò la spada tra le gambe dello Zweilt che, ferendosi, cadde addosso al compagno arrivato in quel momento alle spalle di Luka.
Il Generale mantenne la sua espressione neutra e gelida mentre guardava il sangue iniziare a colare dalla gamba dello Zweilt castano, quello con un po’ di cervello. Come previsto, l’altro era troppo idiota per accorgersi della trappola e si preoccupò subito del compagno, chiamandolo in modo tanto disperato che Luka non fu certo di aver capito bene il nome. Forse Shusi?, Shuse? Scrollò le spalle, era irrilevante, quindi puntò la spada verso i due ed evocò un attacco magico sufficiente ad eliminarli entrambi.
Stava anche per colpirli quando qualcosa lo distrasse, spezzando la sua espressione vacua per sostituirla con una sgomenta. Come la voce di Sodom entrò nella sua testa, Luka sgranò gli occhi.
MASTER! AIUTO, MASTER!
Dimenticati gli Zweilts, Luka aveva un nuovo obiettivo per lui molto più importante della missione del suo padrone.
Sibilò, più contro gli aggressori ancora sconosciuti di Sodom che contro i due Zweilts che ora lo fissavano con rabbia e confusione, quindi si voltò e scattò nella direzione dove sentiva essere Sodom.
Shusei aggrottò la fronte.
“Ma che sta facendo?”
Cercò di tirarsi in piedi, ma la gamba si era ferita gravemente nello scontro con l’affilatissima lama del Generale Opast e non resse il suo peso, lasciandolo cadere.
Hotsuma si affrettò ad aiutare l’amico a rialzarsi, quindi seguì con lo sguardo il punto dove il demone era fuggito.
“Immagino sarebbe troppo ottimista sperare che abbia avuto paura di noi, eh?” disse, sarcastico.
Shusei annuì, ma nemmeno lui seppe spiegarsi che cosa potesse aver convinto quel demone a rinunciare ad uccidere ben due Zweilts. Hotsuma non l’avrebbe mai ammesso, ma lui sapeva che quella volta erano andati davvero molto vicini al farsi ammazzare.
“Avvisiamo Takashiro.” ordinò al compagno, nella mente l’immagini di due ‘X’ rosso sangue, “Abbiamo un nuovo nemico davvero pericoloso.”
 
[A warning to the prophet,
to the liar, to the honest.
This is war.
To the leader, to the pariah,
the victim, the Messiah.
This is War.]


Luka corse così velocemente che si accorse di essersi fermato solo quando si ritrovò davanti gli occhi sorpresi di Cadenza. Con un attimo di ritardo, si accorse di avergli afferrato un polso e di starglielo praticamente stritolando. Era una bella sensazione.
Cadenza ci mise un secondo per riconoscere la figura rapidissima che si era frapposta tra di lui e quella sorta di drago in miniatura che aveva trovato nascosto in un albero cavo. Quando si rese conto di chi si trattava, sorrise.
Luka lo spintonò indietro e si allontanò da lui di un ulteriore passo, fino a quando non sentì Sodom artigliare la sua divisa e iniziarne la scalata per arrivare alla sua spalla. Sapeva che nella radura c’erano anche altri Duras pericolosi, come Ashley ed Elegy, ma non riuscì a staccare gli occhi da Cadenza. Sentiva il proprio viso di nuovo atteggiato nella sua espressione gelida, ma dentro di sé ribolliva di umiliazione.
All’incirca un anno prima, Cadenza era diventato un Generale Opast. Come al solito, il grado gli era stato concesso da Lucifero in persona ma a Cadenza, come premio per la sua sadica follia e per la sua indole al massacro, era stato concesso di esprimere un desiderio. Il maledetto aveva preteso una settimana di assoluto controllo su Luka e questi si era ritrovato incredibilmente a provare la mancanza dei modi di Lucifero. La sola vista di Cadenza, ora, gli faceva sentire di nuovo le mani del rosso addosso, che lo toccavano e violavano, e il suo stomaco iniziava a contorcersi lasciandolo preda dei conati. Se mai Luka aveva odiato qualcuno per davvero, quello era Cadenza.
E Cadenza lo sapeva.
Il rosso sorrise ancora di più nel notare piccole scariche elettriche viola scappare dalla lama di Luka nonostante l’orecchino di controllo degli incantesimi, una specie di cilindro d’argento intagliato, che indossava e che avrebbe dovuto mantenere a bada la naturale tendenza della magia ad assecondare i sentimenti del suo evocatore.
“Mi detesti proprio tanto, eh?” mormorò, la voce bassa ma maligna, e tuttavia Luka non gli diede soddisfazione e non rispose. Con un po’ di disappunto, Cadenza riprese. “Che ci fai qui?”
“Mi hai fatto perdere due Zweilts.” commentò Luka, gelido, senza rispondere.
In quel momento, la figura minuta di Sodom comparve sulla spalla di Luka e soffiò contro gli altri demoni, tentando miseramente di intimidirli.
Cadenza scoppiò a ridere.
“E quello cosa sarebbe? Il tuo nuovo amico?”
Luka scoccò un’occhiata ad Ashley, scoppiata a ridere, e questa impallidì e tacque non appena incrociò i suoi occhi. Quindi, il Duras tornò al suo antagonista principale.
“È il mio famiglio, Cadenza. È mio e ti è proibito avvicinarti. Toccalo e sei morto.”
Luka non era sicuro di cosa avesse esattamente affermato riconoscendo Sodom come suo famiglio, ma Cadenza sgranò gli occhi per un attimo prima di fissarlo con odio.
“Non può averti dato il permesso di avere un famiglio!” sibilò, “Tu non sei niente più di un cane, non meriti un servo!”
E in quel momento Luka seppe che Cadenza non aveva la facoltà di tenere un famiglio, altrimenti glielo avrebbe già aizzato contro per mostrargli quanto più forte di Sodom fosse.
Sollevò un sopracciglio, gustandosi la sensazione di essere al di sopra di Cadenza, e poi, senza una parola, si allontanò nella direzione da cui era arrivato. Si fermò dopo pochi passi.
“Lucifero non sarà contento di sapere che perdete tempo e che per colpa dei tuoi giochetti idioti due Zweilts sono sopravvissuti all’attacco del suo pupillo.” sibilò, prima di allontanarsi definitivamente in un silenzio irreale.
Lui sapeva che la rabbia di Lucifero non si sarebbe diretta certo contro Cadenza, ma sembrava che quest’ultimo non ne fosse così certo e allora tanto valeva approfittarne.
Appena fu fuori dalla vista e dall’udito degli altri Duras, Luka iniziò a correre e non si fermò fino a che non fu nella piccola grotta che aveva preso come propria base. Quindi fissò Sodom.
Che cosa ti avevo detto?, chiese, serio.
Sodom non apparve molto contrito.
Al Master non piace il tipo rosso. Sodom segue il tipo rosso e aiuta il Master.
Luka si scoprì indeciso tra il picchiare Sodom e il picchiare sé stesso. Non era sicuro che avrebbe fatto una grande differenza.
Tu devi stare lontano dal tipo rosso e rimanere qui. Ho perso due prede per la tua idea di oggi, sai?
Sodom abbassò le orecchie e lo fissò. Luka ci provò, ci provò davvero a rimanere arrabbiato, ma quando Sodom gli riversava nella mente tutto quel rimorso e tutta la sua paura di averlo deluso non era più in grado nemmeno di ricordare per che cosa lo stesse sgridando.
Fa niente., si costrinse a pensare, Li riprenderò. Tanto sono stupidi.
Sodom iniziò a muovere la coda, sul viso paffuto un’espressione felice, e allungò le zampe anteriori per posarle sulla guancia di Luka.
Sodom vuole bene al suo Master!
E Luka sapeva che era vero. Sodom era totalmente incapace di mentire: aveva una mentalità semplice che lo portava ad essere, dire e fare semplicemente ciò che pensava fosse giusto ed era l’unico al mondo capace di suscitare in Luka una qualche ombra di sentimento.
Da quando Cadenza lo aveva violato, gli riusciva difficile lasciarsi andare alle emozioni anche con Sodom. Ormai nemmeno lui sapeva far sorridere il suo viso, ma per qualche strano motivo era ancora capace di far sorridere la sua anima e questo era davvero moltissimo per uno Zess.
Lo so, Sodom.
Sodom vuole ancora più bene al Master perché il Master accetta Sodom!
Luka alzò gli occhi al cielo, fingendo di sospirare. Per Sodom era sempre stato molto importante essergli legato come famiglio, ma lui aveva sempre evitato per paura di ciò che avrebbe potuto fargli. Nella sua mente, il padrone era una persona crudele che non riusciva a fare a meno di far del male a colui di cui era possessore. Ora aveva passato il confine, ma non sentiva l’impulso di ferire Sodom, quindi si stava tranquillizzando un pochino.
Sodom all’improvviso tremò e Luka si bloccò di colpo.
Che succede?!, chiese, preoccupato. Che fosse colpa del legame?!
Sodom vuole crescere…, piagnucolò il draghetto nella sua testa.
Luka aggrottò la fronte, confuso.
Crescere?
Sì. Sodom vuole diventare grande, grande, grande. È tanto che Sodom non diventa grande. Sodom si sente schiacciato.
Cosa vuol dire che vuoi…? Capì prima di finire la frase. Vuoi mutare? Hai bisogno di diventare drago?
Sodom annuì molto vigorosamente, troppo perché perse l’equilibrio e cadde in avanti. Luka lo prese al pelo, a prezzo di un notevole spavento.
Stai attento, Sodom!, lo rimproverò, ma questi non chiese scusa.
Scosse la testa con forza, come per mettere a posto tutto ciò che c’era nella sua testa, quindi guardò Luka.
Sodom vuole diventare grande…, e la sua voce era così triste che Luka rinunciò ad obiettare.
D’accordo, Sodom. Puoi mutare.
Sodom lo guardò con gioia, quindi iniziò a crescere. Luka lo fermò appena in tempo prima che diventasse un drago enorme dentro una caverna grossa come un ripostiglio.
Non qui!, cercò di tenerlo a bada mentre, stringendolo tra le mani, lo portava fuori. Una volta nella piccola radura di fronte alla caverna e dopo essersi assicurato che non ci fossero Zweilts nei paraggi, lo posò per terra e si allontanò di un paio di passi. D’accordo. Ora puoi mutare, Sodom.
Sodom non se lo fece ripetere due volte e con un fischio acuto di gioia si inarcò all’indietro. Se Luka era rimasto sconvolto nel vedere un enorme drago ripiegarsi in una sorta di pallina giocattolo, lo rimase ancora di più nel vedere una sorta di pallina giocattolo espandersi fino a diventare un enorme drago.
Salamander era nero sul dorso, ma aveva il ventre, la parte interna delle ali e la gola viola scuro. Gli occhi gialli spiccavano come la pietra rossa al centro della fronte. Era davvero grosso.
Prima che Luka potesse anche solo pensare, Sodom spalancò le ali e sradicò involontariamente una decina d’alberi.
Sodom!, esclamò Luka, vedendo il disastro, Così ci troveranno!
Il drago, confuso, cercò di voltarsi per vedere cosa avesse combinato, ma così la sua coda sradicò un altro abete.
SODOM! Stai fermo!
Luka si ritrovò la testa piena di emozioni incerte, un po’ confuse e vagamente dispiaciute, che lo fecero sospirare.
Aprì la bocca per consigliare a Sodom di andare a volare un po’, ovviamente molto in alto dove non avrebbe potuto essere visto né lasciare tracce troppo evidenti di sé, ma l’ennesimo botto lo fermò.
Sodom…!
Non è stato Sodom!, iniziò subito il cucciolo, sollevando le orecchie, Questa volta non è stato Sodom!
Luka aggrottò la fronte. Il suo famiglio non sapeva mentire, quindi…che diavolo stava succedendo?
Prima che potesse capirlo un’altra esplosione vece scattare il suo volto verso est. Del fumo aveva iniziato ad alzarsi dalla foresta e, chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio, Luka percepì parecchi Zweilts e Duras impegnati nella battaglia.
Bastardo…, pensò, stringendo le mani a pugno, ma facendo attenzione a non proiettare l’insulto nella mente di Sodom.
Cadenza aveva deciso di prendere gli Zweilts e portarli a Lucifero al posto suo, così da riscattare la perdita della mattinata e umiliare Luka.
Sodom, dobbiamo andare là.
Sodom non se lo fece ripetere. Allungò un’ala per permettere al suo Master di salirgli in groppa quindi spiccò il volo.
 
[It’s the moment of truth and the moment to lie,
the moment to live and the moment to die,
the moment to fight, the moment to fight, to fight, to fight, to fight…
To the right, to the left
we will fight to the death,
to the Edge of the Earth.
It’s a brave new world from the last to the first.
To the right, to the left,
we will fight to the death,
to the Edge of the Earth.
It’s a brave new world, it’s a brave new world, it’s a brave new world.]

 
Sodom sorvolò con circospezione il campo di battaglia e fissò con confusione quei pochi umani, forse appena più di una decina, che si difendevano con le unghie e con i denti dai demoni di Cadenza e dai vari Generali. Provò un sentimento di simpatia immediata per un ragazzo dai capelli grigi che colpì Cadenza con una strana arma che sembrava sempre scoppiare.
Sodom…, lo rimproverò Luka, ma senza troppa convinzione. Anche a lui faceva piacere vedere Cadenza colpito.
Purtroppo l’Opast non sembrava in grande difficoltà, tanto più che rise e poi mandò lo Zweilt a sbattere contro una roccia circa dieci metri più distante e si dedicò alla Zweilt donna.
Luka decise che non voleva far atterrare Sodom nel bel mezzo della battaglia. Conoscendo Cadenza, il bastardo avrebbe attaccato il suo famiglio fingendo poi di averlo colpito per errore nel combattimento e lui non aveva la minima intenzione di permettere a nessuno di far del male al drago, specialmente non dopo tutto quello che gli era costato tenerlo con sé.
Plana accanto al campo, Sodom, ma cerca di non farti vedere., ordinò.
Sodom gli rivolse un basso gorgoglio d’assenso, quindi fece dietro-front e si allontanò un po’ prima di voltarsi di nuovo e tornare verso lo spiazzo volando rasente gli alberi. Si fermò alcuni metri prima, iniziando a rimpicciolire prima ancora di aver toccato terra per essere sicuro di non essere notato. Quando i piedi di Luka toccarono terra, accanto a lui stava un lupo nerissimo, con gli occhi gialli e una gemma rossa in mezzo alla fronte.
Il Duras batté le palpebre un paio di volte.
È…normale?
Sodom piegò la testa da un lato, confuso dalla domanda, quindi uggiolò andando a sfregare il muso contro la mano del padrone. Luka si scoprì a sorridere appena per quel contatto che, per umido e freddo che fosse, a lui dava una sensazione di calore.
Mi raccomando, questa volta resta qui. Niente pedinamenti del rosso o di qualsiasi altro demone, chiaro?
Sodom borbottò, in disappunto, quindi prese con i denti la manica della giacca del suo padrone e iniziò a strattonarlo verso di sé, nella direzione opposta a quella del campo di battaglia.
Luka scosse la testa. Con attenzione, accarezzò il muso di Sodom convincendolo a mollare la presa, quindi si raddrizzò.
Guardami le spalle, piccoletto.
L’espressione di Sodom nel sentire quell’ordine fu di tale gioia che Luka dovette trattenersi dallo scuotere la testa. Bastava così poco per far felice quel cucciolo…
Per un momento, uno solo, Luka desiderò fosse così facile compiacere anche il suo padrone, ma come quel pensiero gli attraversò la testa tutti i suoi muscoli si tesero. C’era un modo per compiacere il suo padrone, ma per Luka non era mai stato così semplice e mai lo sarebbe stato.
Sciolse le spalle per prepararsi alla battaglia in arrivo e quel gesto, come fosse un comando da tempo appreso, fece scappare qualsiasi pensiero non fosse il peso della spada nella sua mano. Socchiuse le labbra per poter respirare silenziosamente tra esse, quindi si avvicinò ad uno degli alberi che facevano da confine al campo di battaglia e si accovacciò un po’ per poter studiare la situazione prima di gettarsi nella lotta.
Quattro coppie di Zweilts e uno singolo si erano divisi la combriccola di Cadenza. La coppia che Luka aveva perso per poco quella mattina si era presa Elegy mentre Ashley combatteva con due fratelli, un maschio e una femmina, dai capelli castani; la coppia con il ragazzo dai capelli grigi e l’arma che produceva quelle fastidiose esplosioni aveva lasciato Cadenza per occuparsi di Rurk, un Opast tanto grosso quanto idiota che Luka non aveva mai potuto sopportare; e il ragazzo che combatteva da solo stava tenendo testa ad una Opast che lui non aveva mai visto. Erano tutti abbastanza in difficoltà, ma non così tanto come il Duras avrebbe immaginato. Gli occorsero comunque ancora alcuni istanti prima di individuare Cadenza e trovarlo intento a giocare con due Zweilts, uno dei quali non doveva avere più di una quindicina d’anni e una spada nera più alta di lui.
Luka strinse i denti vedendo il modo in cui il suo aguzzino di prendeva gioco degli Zweilts. Quel suo modo di combattere irritava profondamente lo Zess. Quando prendevi la vita di qualcuno, il minimo che potevi fare e mostrargli rispetto. Nessuno meritava di essere privato della dignità quando era ormai troppo tardi per lui per provare a riscattarla. Luka aveva assassinato un sacco di persone: era stato gelido e impietoso, implacabile, ma mai irrispettoso. Ma forse era una cosa da Zess, forse solo un guerriero che fosse stato schiavo per tutta la vita poteva capire cosa significasse ritrovarsi umiliato e temere che la tua vita finisca a quel modo, lasciando dietro di te solo la tua vergogna.
Luka strinse di più la presa su Roxass. Non era stato lui a chiamare così la sua spada, lei era apparsa quando i suoi poteri erano cresciuti tanto da aver bisogno di un oggetto fisico in cui essere incanalati e Luka aveva sentito che quello era il suo nome, niente possibilità di errore.
Concentrò la propria coscienza sul bosco alle proprie spalla, cercando un ultimo contatto con la mente di Sodom, e annuì tra sé e sé quando sentì i suoi pensieri orgogliosi e fissi sul compito di proteggere le spalle del suo master. Si piegò un po’ in avanti, sciolse ancora le spalle per essere sicuro che il primo fendente fosse fluido e non rigido. Avrebbe tagliato la testa allo Zweilt che combatteva da solo prima ancora che questi si rendesse conto di cosa stesse succedendo e poi sarebbe passato oltre. Se poi avesse eliminato Cadenza nella foga della battaglia… beh, gli errori capitavano a tutti, lui non ne era certo immune.
Fece appena in tempo ad allungare la gamba in avanti, solo di un poco, pronto per aggredire la preda che i suoi aguzzini stavano tentando di soffiargli, quando un fruscio diverso, alle sue spalle, lo fece immobilizzare. Un secondo e poi la voce di Sodom.
Master, Sodom non capisce… Perché è così?
Luka si voltò, confuso, ma vedere con i suoi occhi ciò che stava arrivando non lo aiutò.
Una figura annaspava tra gli alberi, barcollava in modo strano. Sembrava ubriaca, ma nell’odore che emanava da essa non c’era traccia della nota acre dell’alcool.
Sodom, cos’è?, chiese Luka, rimettendosi in posizione d’attacco anche se con un obiettivo totalmente diverso da quello di prima.
Un umano, Master! Un umano femmina!
Come chiamata in causa, la donna riuscì a oltrepassare una serie di cespugli e ad apparire visibile.
Era abbastanza alta per essere umana, Luka stimò che doveva a malapena raggiungergli le scapole, e aveva capelli di una strana tonalità bronzo e cenere che le scendevano lunghi fino almeno a metà coscia. Le ciocche ai lati del viso erano state intrecciate dietro la nuca e lasciavano libero un viso leggermente triangolare, candido e senza dubbio grazioso, ma distorto in un’espressione sofferente. Sodom le camminava dietro nella sua forma di lupo e fissava con confusione il movimento irregolare delle sue gambe, fasciate da un lungo kimono candido stretto in vita da una fascia viola scuro che esaltava il suo corpo da poco più che adolescente. Effettivamente, la sua camminata era tanto instabile che anche Luka l’avrebbe lasciata passare solo per continuare a fissarla e capire quanto ancora sarebbe stata in grado di percorrere prima di stramazzare al suolo.
La ragazza continuò ad avvicinarsi e solo allora il Duras si accorse che aveva gli occhi chiusi, come per farsi forza, perché lei li aprì, forse percependo la sua presenza.
Occhi enormi, la stessa tonalità dell’ambra, circondati da folte ciglia nere lo fissarono, ma senza metterlo a fuoco realmente. Era come se lei lo stesse guardando, ma senza vederlo per davvero.
“Lasciami andare da loro…”
Luka si scoprì a sobbalzare quando la voce della ragazza lo raggiunse, bassa e roca per il dolore, carica di una supplica così disperata che il Duras si raddrizzò d’istinto. La sconosciuta continuò a camminare, senza fermarsi né guardarlo più. Teneva gli occhi sul varco tra gli alberi dai quali giungevano i suoni della battaglia. Un grido di dolore, senza dubbio di un Zweilt, si alzò e la ragazza urlò a sua volta, come a rispondere a quella sofferenza, e subito si gettò in avanti, ritrovando chissà dove la forza di correre. Luka dovette spostarsi di scatto per evitare che, nella foga, la giovane si gettasse da sola sulla lama tesa di Roxass. La punta della lama le lacerò il fianco del kimono dall’altezza del ginocchio sino all’orlo basso, ma lei non sembrò accorgersene e continuò a correre.
Con sgomento del Duras, irruppe senza timore nel campo di battaglia.
Luka si avvicinò al varco che la ragazza si era aperta per controllare e lo fece appena in tempo per vedere lei che si piegava in due su se stessa e urlava. Fu un grido tanto forte e straziante che i Duras si voltarono per capire cosa fosse successo. Una delle due Zweilts donne, quella con lunghissimi capelli di colore simile a quelli della sconosciuta, le urlò un “No!” ma lei era ormai persa come in un mondo suo.
Luka capì cosa stava per succedere solo quando la ragazza inarcò la schiena all’indietro, urlando ancora più forte, e il suo corpo si accese di una luce bianca e calda. Troppo calda.
La Luce del Dio!
Luka non fu l’unico a capirlo, ma fu quello troppo vicino per reagire in tempo. Mentre gli altri realizzavano e svanivano, lui comprese che non avrebbe fatto in tempo a sparire prima che la Luce lo investisse e polverizzasse.
Si sentì colpire violentemente allo stomaco e il suo corpo perse aderenza con il terreno per un attimo mentre qualcosa lo sbatteva a terra ad un paio di metri dalla radura. Una sagoma enorme e nera gli piombò addosso e poi non vide più nulla. Il suo corpo rabbrividì sentendo l’energia crepitare al di fuori del bozzolo nero in cui era rinchiuso. La positività di quella forza era tale che ogni centimetro del suo corpo tremò alla sola idea di venirne colpito. Dopo qualche minuto, però, la Luce del Dio esaurì il suo potere e l’aria tornò normale.
Nonostante questo, Sodom attese prudentemente ancora qualche secondo prima di risollevarsi sulle zampe e sollevare le ali dal corpo del suo master, quindi lo fissò con attenzione.
Sodom ha schiacciato il Master?
Luka lo fissò, stranito, per un attimo, poi però si lasciò scappare un mezzo sorriso.
No, Sodom ha salvato il Master.
In un attimo Sodom aveva ripreso la sua forma di palletta di pelli e gli si era slanciato sul viso per leccarlo e rivolgersi un sacco di guaiti di felicità e rimprovero per la preoccupazione che aveva provato.
Sto bene, Sodom, tranquillo…, per alcuni secondi Luka dovette ripetere al suo famiglio di essere a posto prima che questi si accoccolasse sulla sua spalla e puntasse gli occhi verso il campo di battaglia, da cui ora proveniva un innaturale silenzio.
Cosa succede, Master?
Luka non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto. Con la magia richiamò Roxass, caduta ad alcuni metri da lui, nella propria mano e poi tornò alla radura.
Come previsto, tutti i Duras erano scomparsi. Luka poteva sentire che Rurk non era stato abbastanza veloce, la polvere del suo corpo puzzava ancora come lui, ma ciò che lo sorprese fu che anche gli Zweilts erano a terra, privi di sensi.
Il potere della Luce del Dio deve essere stato troppo anche per loro, ipotizzò osservando il corpo dello Zweilt biondo che aveva progettato di uccidere rigenerarsi a vista d’occhio, o forse l’incantesimo ha avuto effetto sulle loro ferite e li ha fatti svenire per accelerare la guarigione…
Non che importasse.
Luka si allontanò immediatamente dal corpo svenuto. A volte detestava quella sua necessità di rispettare il proprio avversario, avrebbe potuto eliminare tutti gli Zweilts in quel momento e risolversi un sacco di problemi, ma poi si ripeteva che in fondo lo faceva perché lui stesso potesse avere lo stesso rispetto. Vana speranza, ma pazienza.
Esitò per un attimo quando vide a terra il fagotto raggomitolato che poco prima gli era apparso come una giovane donna. Scosse la testa, era solo un’umana!, quindi la raggiunse e si inginocchiò per osservarla.
Dunque era così che appariva la Luce del Dio?
I capelli sparsi attorno al corpo, davvero troppo magro, si erano sporcati con il fango, così come anche le guance. Il viso era pallidissimo ad eccezione di grosse occhiaie e la faceva sembrare malata. La pelle sottile sembrava sul punto di strapparsi, il respiro era affannoso anche nell’oblio dei sensi e il volto mostrava una smorfia sofferente e spaventata. Eppure c’era qualcosa, nel modo in cui il collo si allungava sulle spalle, nel polso sottile, nelle dita lunghe, o forse nel nasino piccolo o nelle labbra rosa chiaro o nelle chiuse palpebre color lavanda che…confondeva Luka. Nonostante tutto, lei sembrava…bella.
Ehy! Niente idiozie!
Luka scosse la testa, rimproverandosi da solo, quindi tornò a guardare la ragazza. Che cosa doveva fare? Certo, era la Luce del Dio e probabilmente avrebbe dovuto ucciderla… ma non poteva farlo così, senza che lei avesse la possibilità di difendersi. Lasciarla lì sarebbe sembrata l’idea migliore se non fosse stato palese il dolore che provava. Gli Zweilts si sarebbero svegliati, prima o poi, ma quando?, abbastanza in fretta per aiutarla?
Luka imprecò tra i denti e alzò gli occhi su Sodom che, avvicinato il muso alla ragazza, la stava squadrando con circospezione, annusandola di tanto in tanto.
A Sodom piace…, decretò alla fine, guardando il suo master.
Luka aprì le labbra, pronto a troncare sul nascere i piani del suo famiglio, ma in quel momento, per un breve attimo, la ragazza aprì gli occhi e lo fissò. Dopo un istante, sorrise mesta e gli annuì.
“Lascia gli altri però, va bene?” mormorò, gli occhi che già le si richiudevano mentre il suo corpo, esausto, si lasciava cadere preda di alcuni spasmi.
Un istante e la ragazza perse nuovamente i sensi.
Luka sgranò gli occhi. Lasciare gli altri?, si era svegliata con un Duras chino su di lei e tutto ciò a cui riusciva a pensare era che questi doveva risparmiare i suoi compagni?!
Il demone alzò gli occhi su Sodom. Il famiglio ritornò lo sguardo con uno tranquillo, come se già sapesse cosa il suo padrone stava per fare.
Voglio capire., si giustificò Luka, ma il draghetto non risposte.
Semplicemente, prese la Luce del Dio tra le fauci e lasciò che il suo padrone gli salisse sulle spalle.
Era ora di tornare al rifugio.


 
[I do believe in the light,
raise your hands into the sky.
The fight is done, the war is won,
lift your hands toward the sun…
To the right, to the left,
we will fight to the death,
to the Edge of the Earth.
It’s a brave new world from the last to the first.
To the right, to the left,
we will fight to the death,
to the Edge of the Earth.
It’s a brave new world, it’s a brave new world, it’s a brave new world.
A brave new world… The war is won… The war is won… A brave new world…]






 
Testo della canzone che inframezza il capitolo: This is War, 30 Seconds to Mars.





Salve!
Lo so, è un po' che non mi faccio vedere, ma voi limitatevi ad essere felici di avermi di nuovo qui v-v
Capitolo un po' lungo, lo ammetto, ma volevo dare spazio al piccolo Sodom ^-^ Avete visto inoltre chi è spuntato? Esatto! YUKI! Come promesso!
Faccio una precisazione: in questa battaglia sono presenti Kuroto e il suo vecchio partner, Oboro; Tsukumo (con la sua pistola) e Tokho; Shusei ed Hotsuma; Ria con suo fratello come partner; e infine Sairi. Chiaro? Solo per essere sicuri...
Dunque, le solite precisazioni...
-L'incontro con Sodom è in parte preso dal manga (la storia di Gomorrah e l'incarico di Luka) e in parte di mia invenzione (il portarlo di nascosto ad Infernus);
-Luka che si prende Yuki e se la porta via è totalmente di mia invenzione, ma siccome né l'anime né il manga vogliono darmi indizi su come siano andate veramente le cose, beh farò a modo mio! v.v
Basta, direi che ci siamo! ;)
Grazie a tutti, lettori, e soprattutto a te, onee-chan Chris, a cui è dedicata questa storia!
A presto,
ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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