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Autore: MetanoiaDike    04/02/2014    1 recensioni
"La guardo,mi guarda.
E' un miscuglio di occhiate confuse,ma finalmente,fra tutte quelle persone,ci troviamo per leggerci dentro."
"Ricordo che la mamma diceva che se fossi stata un fiore sarei stata sicuramente una di quelle rose,bianche e candide,solitarie e beate nel silenzio del loro pensiero;non sarà per questo che mi chiamo Beatrice?"
Due vite ed una storia,due amiche ed un racconto.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Cassandra                           
                                                                                                                                      Sto letteralmente gelando.
                 
Sto letteralmente gelando mentre risalgo il largo viale coperto dalle foglie ormai brune.
Un vento insolitamente gelido mi sfreza il viso.Abbasso lo sguardo;osservo i miei piedi,chiusi in quel vecchio paio di anfibi viola prugna,affrettarsi sul cemento consunto dai passi delle generazioni che avevano preceduto la mia,consunto dal pezzo di storia che aveva vissuto.
E' una giornata piuttosto fredda per essere una mattina di Settembre,così mi stringo nella mia giacca di pelle,nascondendomi quasi,protetta dal suo profumo e dal suo calore.Sospiro rumorosamente scorgendo,in lontananza,il luogo del mio supplizio quotidiano,con accanto i miei giudici e carnefici.
Non fraintendetemi però,a me piace la mia scuola e ho degli amici,ma...non nella mia classe,dove sono sempre sotto accusa per colpe che non mi è dato sapere.
Sfilo una mano dalla tasca per ricambiare svogliatamente al saluto di quelle oche.
Più le guardo di sbieco più mi domando quale forza ignota mi abbia trattenuta nell'ultimo biennio.
Ora è il mio terzo anno,sono a metà del percorso,quasi fuori dal tunnel,vicina alla luce;questo mi solleva ed atterrisce simultaneamente,ed intanto mi chiedo se la fine del Liceo non sarà un salto nel vuoto.
-"Ciao!"-una mano si posa sulla miaspalla,mi ferma come se volesse tirarmi verso sè.

Mi volto lentamente,sposto i capelli dietro l'orecchio.
I miei occhi si fermano ed indugiano su quella figura familiare,la fisso con attenzione per catturarne ogni tratto:il naso,la bocca,gli occhi stanchi e perennemente cerchiati da occhiaia scure.
-"Dai su...non guardarmi così!Lo sai che infondo non potevo rimanere qui..."-.
Ci osserviamo reciprocamente,lui abbassa lo sguardo,prosegue.
-"Lo sai che non voglio ferirti,ma era inevitabile,e poi...non me ne vado poi così lontano e...-
-"Fabri,tranquillo!Non sono arrabbiata,non ce l'ho con te...sono contenta."-
Rido,rido e mento spudoratamente.
In questo istante lo odio immensamente,lo detesto.
Come può farmi questo?
L'unica persona persona che mi andava a genio in quel postaccio!
Non lo sopporto,ma sono felice per lui...almeno ha un'occasione per andarsene.
E' l'unica persona alla quale mi ero affezzionata.
Nascondo il viso nella giacca,sospiriamo e rimaniamo immobili nel mezzo della strada.
Si passa una mano fra i ricci scuri,la posa sulla barbetta ispida che da poco ha lasciato crescere incolta.Riflette e poi con calma riprende a parlare:
-"Tanto lo so che sei arrabbiata e che mi odi in questo istante.Lo so,lo vedo!Però...salutiamoci senza rancori,dai!"-.
Si avvicina,sento il suo respiro ritico che mi rilassa.
E' il mio migliore amico dopo tutto.
Mi lascio stringere nel suo abbraccio.Ci salutiamo come se nulla fosse.
Ognuno prende la sua strada,e mi sembra quasi strano entrare in classe senza lui.
La campanella suona per la seconda volta,mentre io rimango seduta,impassibile,accanto al mondo che scorre freneticamente.
Persa.
Qualcuno in tutto quel caos di gente che si saluta e abbraccia,si siede vicino a me,non  mi preoccupo neanche di girarmi per capire chi sia,sono impegnata oggi:cerco di capire come sopravvivere.
Ce la farò,trovo sempre un modo per cavarmela.
Una voce esterna continua a gracchiare fastidosa nel mio orecchio,mi alzo.
Voglio scacciarla e rimanere sola a crogiolarmi nelle domande.
Mi siedo sul banco,le gambe incrociate come quando faccio meditazione e gli occhi vitrei intenti a fissare il nulla.
Una figura esile si fa sempre più nitida fra la massa indistinta.
La guardo bene,dev'essere nuova,non l'ho mai vista prima.
La studio nei minimi particolari,facendo scorrere il mio sguardo sulla sua figura.
Prima mi fermo sui lunghi capelli fulvi e ricci che contornano il viso di porcellana,sul quale vi sono immensi occhi verdi che si muovono spasmodicamente,preda della mia medesima perdizione.
Le labbra scarlatte e sottili si muovono freneticamente sotto un naso "alla francese".
La mia attenzione si focalizza sulle mani affusolate che con nervosismo tormentano i lembi di una semplice giacca nera e che poi si perdono nel groviglio fulvo che è la sua chioma.
Si sposta verso la finestra e vedo meglio la sua figura snella e abbastanza alta.
Guarda il mondo con i suoi occhietti malinconici e distratti,che non notano il mio sguardo insistente.
La guardo,mi guarda.
E' un miscuglio di occhiate confuse,ma finalmente,fra tutte quelle persone,ci troviamo per leggerci dentro.

Metanoia.
  
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