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Autore: Olmak_    04/02/2014    0 recensioni
Se anche si fosse bruciata, troppo vicina al sole, poteva venire da me.
Ti avrei cosparsa di dentifricio e poi avrei soffiato per farti soffrire meno, lo sai, vero?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella ragazza, le labbra screpolate, la pelle bianchissima, gli occhi incavati, grandi, fissi in un modo che poco ha di umano.

L’erba secca, senza fiori ne alberi, il cigolio dell’altalena arrugginita.

I capelli neri e biondi con un’insensata ciocca rosa a distruggere l’equilibrio di quei colori opposti.

Le mani piccolissime, le unghie mangiate fino a diventar inesistenti con i rimasugli di uno smalto verde e nero a colorarle.

Le gambe ricoperte da calze smagliate dal tempo, o forse strappate da chissà quale ragazzo con la foga di arrivare a quello che ormai niente aveva di intimo.

Quello che era divenuto pura merce di scambio.

La maglietta lunga fino a metà coscia, rubata a qualche amante il cui nome non l’aveva mai interessata abbastanza da chiederglielo.

Io, a distruggere la perfetta disperazione di quell’immagine.

Il mio sguardo, coperto dalle palpebre strette, riusciva solo a ricordare com’era quella ragazzina pochi anni prima, con i capelli di un colore diverso ogni settimana, i sempre più appariscenti smalti, gli anfibi neri e le ballerine rosse, le maglie gialle e verdi fosforescenti, le calze con i fiori e quelle a quadri che la facevano sentire un intellettuale anche senza libri.

La ragazzina che, percorrendo il corso di quella insulsa città, avevo tenuto per mano.

Per tenerla vicino e per non farmi lasciare indietro.

A vederla adesso, indietro, era rimasta lei.

Chi le ha troppo stretto la mano?

Chi gliel’ha lasciata?

Perché lei si era persa nei meandri di una solitudine che non mostrava pesarle?

Quando aveva smesso di volare per rimanere stancamente ancorata alla terra?

Se anche si fosse bruciata, troppo vicina al sole, poteva venire da me.

Ti avrei cosparsa di dentifricio e poi avrei soffiato per farti soffrire meno, lo sai, vero?

Eppure, i movimenti indolenti con cui ti alzi e cerchi di raggiungere la giostra che anche prima era forse la cosa che più riusciva a farti sentire bene, sono così lenti, così armoniosi nella loro disarmonia, che non fanno altro che gettarmi sempre più in profondità, in quel pozzo buio di domande le cui risposte sono inutili…

  
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