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Autore: chos    04/02/2014    4 recensioni
Echi nascosti di grida
e pianti gelati di sangue.
Noia.
Il dolore non raggiunge i salotti imporporati di lusso.
Silenzio.
Non v'è dio che ascolterà
le tue suppliche.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-5 Marzo 1942-

2212.
Questo numero mi perseguita da stamane, dopo averlo letto a stento sull'avambraccio tumefatto di uno degli altri.

E' entrato nella stanza con circospezione, il numero 2212, l'eleganza dei suoi tratti stona con tutto ciò che lo circonda, fa a pugni con i pochi stracci che coprono il suo corpo, ed i passi che ha fatto per raggiungere il tavolo dietro il quale rimango ogni giorno, mi sono sembrati lenti da far male, scanditi dolorosamente com'erano da quel suo sguardo di un ghiaccio che mi ha scottato permanentemente, e che come una sottile lama s'è insinuata nei meandri più oscuri del mio animo irrequieto.
E poi ha sorriso. Un sorriso furbo ed intelligente il suo, che mi ha fatto aggrottare le sopracciglia in un'espressione confusa.
Non è mai successo prima d'oggi, giorno maledetto più degli altri che l'hanno preceduto, di vedere qualcuno che caparbio si aggrappi a ciò che è stato e che non sarebbe stato mai più, non con quella sicurezza almeno, ed insieme ad i suoi riccioli neri come i corvi che gracchiano attorno alle canne fumarie instancabili, mi ha incuriosito fino a far scoprire la mia reale essenza per alcuni attimi che avrebbero potuto essermi fatali se solo i miei compagni avessero avuto un maggiore spirito di osservazione e non fossero stati tanto intenti a picchiare il soggetto che si ostinava a non pronunciare il proprio numero di identificazione.
“Comunica il numero”, gli ha ordinato il comandante dall'alto della sua autorità, con l'aiuto di un interprete pescato nel mucchio di malavoglia e con un disprezzo pungente che si manifestava nell'incapacità del soldato di ridurre il metro che lo divideva da esso e di guardarlo senza una smorfia d'odio sulle labbra severe.
“Sherlock”, ha ripetuto lui, più e più volte, nella lingua di chi non ha il consenso di respirare senza pentirsene l'istante dopo, pressato dal gravoso peso dei metodi più fantasiosi di tortura che l'essere umano avesse mai potuto ideare, ed io, come di norma, sono rimasto in silenzio, obbligandomi a non oscurare la mia vista girandomi per guardare altrove, ma imprimendo piuttosto nella memoria l'espressione risoluta che pur sotto gli ematomi ed i versamenti di sangue sottocutanei già visibili, è rimasta invariata e chiara.
Quando finalmente quei macellai, col viso di giustizieri preso in prestito, si sono stancati, hanno quindi afferrato la mano che riportava alla spalla che avevano lussato a quel tale a forza di pugni, e senza gentilezza alcuna l'hanno allungata verso il loro superiore, per mostrar lui ciò che stava marchiato sopra.
E così, 2212.
L'uomo dal petto riempito d'orgoglio nazista si è gonfiato per rilasciare uno sputo che si è andato a schiantare contro le gote livide del ragazzo. “Faccia le dovute analisi, dottor Watson, poi lo lasci morire insieme alle bestie sue simili”, mi ha detto, prima di lasciare la stanza seguito dal traduttore che ha implorato il perdono del malcapitato con lo sguardo.
A quel punto mi sono schiarito la voce, ed avvicinandomi al ribelle che era rimasto piegato in se stesso, sulle sue ginocchia, ho cominciato a prelevare alcune fiale del liquido rosso che comunque già era sgorgato a fiotti dalle sue ferite.
I suoi occhi però non erano carichi d'odio.
Tutto ciò che sono riuscito a scorgere era solo tanta, tanta energia, e la cosa mi ha dato i brividi, mentre catalogavo il tutto nelle fidate cartelle che stringevo al petto come se non avessi voluto far leggere a qualche essere superiore il suo contenuto.
Tutto d'un tratto, poi, alcune sue dita si sono aggrappate al mio braccio ripiegato, prendendomi totalmente alla sprovvista.
“Lei è un pessimo attore, dottor Watson. Dovrebbe dormire un po' di più per non dar ascolto ai sensi di colpa, ma non ci riesce, non è così?”, mi ha detto, facendomi crucciare ancor di più, soggiogato dalla pronuncia tedesca che avrebbe fatto invidia anche al miglior oratore di mia conoscenza.
Non ho assolutamente idea di come abbia fatto a notare tutte quelle cose dalla sua posizione, soprattutto dopo essere maturato con la convinzione -nemmeno tanto radicata- dell'inferiorità della sua specie, sta di fatto che non ho avuto nemmeno il tempo di chiedergli spiegazioni ché già gli altri gli erano addosso, per continuare il pestaggio e rasare i capelli, ormai di troppo.
Non capisco, non riesco a capire più davvero cosa ci sia di diverso tra noi e loro.

 

Note dell'autore: Scommetto che molti lo capiranno, ma giusto per essere chiari il numero 2212 non è casuale, ovviamente.
Ho fatto riferimento al 221B: la "B" finale, essendo la seconda lettera dell'alfabeto, è diventata un 2.
 

   
 
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