Tousan
(500 parole. Flash fiction)
“Oggi
il maestro Nara ha detto che sono bravo e lui non dice mai che qualcuno è
bravo. Una volta ha detto che è troppo stancante dire che qualcuno è bravo,
perciò non lo dice mai. Ma oggi me l’ha detto, a me. Perché sono stato l’unico ad essermi trasformato in lui senza
errori! Kaori c’era quasi riuscita, ma io l’ho superata così impara! Così la
prossima vol-”
“Oh,
sta un po’ zitto testa di rapa. Mi fai venire mal di testa.”
Un
bambino dall’aria perplessa, sedeva correttamente al suo sgabello.
“Ma
che razza di padre saresti tu? Sono tuo figlio, mi devi ascoltare!” Protestò vivace quando il colorito roseo di sempre
ritornò a farsi strada sulle sue guance.
L’uomo
di fronte a lui ghignò, diabolico. “Tsk. Tutto da vedere.”
“V-Vuoi
dire che s-sono stato adottato?” Il bambino impallidì mortalmente e per poco
non rischiò di cadere dalla sedia per lo shock.
“A me, non assomigli.” Puntualizzò l’uomo
seduto di fronte a lui, semi-accasciato sul ripiano in marmo della cucina con
aria vagamente divertita.
Vide
la Testa di Rapa muovere le pupille
come se stesse leggendo qualcosa d’invisibile dinanzi ai suoi occhi,
boccheggiando a più riprese, prima di chiudere la bocca e prendere un profondo
respiro.
Lui
sogghignò ancora più sinistro del solito, i ciuffi neri che ribelli si
ostinavano a cascare sugli occhi, mentre il bimbetto lo guardava smarrito.
“Q-Questo
vuol dire che tu n-non sei mio padre!” Dedusse infine, dopo un ragionamento privato.
L’uomo
scosse le spalle, noncurante, senza emettere verbo.
“M-Ma
abbiamo lo stesso colore di capelli! E di occhi!” Reclamò allora il bambino,
sconvolto. “Se non sono tuo figlio, di chi avrei preso? La mamma non può
essere, lei è diversa.”
Non
l’aveva detto con sdegno o con disprezzo, al contrario con un bizzarro
luccichio nel fondo nero degli occhi.
L’uomo
pensò che in effetti quel nanerottolo aveva proprio ragione, che lei era
diversa dalle altre, ma che a distanza di anni ancora non era in grado di
decidere se era un bene o un male.
“Forse
sono figlio del signor Kiba, oppure del signor Neji. Però avrei dovuto avere
gli occhi bianchi, o almeno verdi. Perciò…”
Il
bimbetto ci pensò su e intanto l’uomo rifletteva che anche lui non stava messo
bene a stranezza.
“Ma
quanto parli… Sei noioso.” Lo mise in guardia, sbuffando scocciato dietro al
ghigno irrisorio.
Lui
lo guardò torvo, prima di sgranare gli occhi come colto da un’improvvisa
folgorazione. “Sono il figlio del maestro Nara!” Esclamò, quasi avesse trovato
la soluzione ad un antico dilemma.
L’uomo
rise di nascosto per quella trovata che, doveva ammetterlo, superava le sue
fantasie, ma sul più bello…
“Sasuke
Uchiha, si può sapere che diavolo stai dicendo a Seiji, tuo figlio?” Una voce severa, quasi isterica, a profilarsi dietro
le spalle scoperte.
L’uomo
sbuffò, rimettendosi composto. “Sei la solita guastafeste, Sakura.” La ammonì,
prima di alzarsi, scrollare le spalle e allontanarsi con passo strascicato
dalla cucina.
Seiji
balzò in avanti, basito. “Allora sei tu mio padre!”
Tousan:
significa “papà” in giapponese ed è un termine comune utilizzato dai ragazzi
(per le ragazze è diverso)
N/A
Bah, non saprei che dire di questa flash. È nata un po’ per
scaricarmi dopo una giornata alquanto stressante e stancante, un po’ perché
l’idea c’era e mi dispiaceva buttarla. Perciò, ecco il risultato di una
mezz’ora di lavoro! ^-^
Ce lo vedevo Sasuke che tentava di convincere il figlio che non
fosse suo figlio solo per divertirsi un po’! E l’immancabile Sakura a fare la
“solita guastafeste”! XD Seiji poi, è nato quasi per caso, perché come aspetto
l’ho immaginato sin da subito come la copia spiccicata di Sasuke, ma come
carattere lo vedevo meglio come Sakura. Pastrocchio? Mah, può darsi!
Comunque signori miei, questo è quanto perciò non mi resta che
salutarvi alla prossima! ^.-
Memi J