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Autore: Mika91    05/02/2014    0 recensioni
Italia, Venezia 1996. Isabella è una giovane ragazza di soli 17 anni molto timida e chiusa in sé stessa. Sin da quando era bambina desiderava una vita allegra e spensierata con una mamma ed un papà accanto che la sostenessero e le volessero bene e magari anche degli amici con cui giocare, purtroppo però Isabella crebbe ,anche se solo per poco tempo, in un orfanotrofio e da sempre si chiedeva chi fossero i suoi veri genitori e perché l’avevano abbandonata e di tanto in tanto si trovava alle prese con la sua difficile vita quotidiana. Fortunatamente però Isabella non è del tutto sola perchè a farle compagnia c’è la sua migliore amica Amy, come lei una giovane sedicenne e cresciuta in un orfanotrofio e al contrario di Isabella spigliata e molto allegra, non riesce a nascondere le sue emozioni.
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"Mi stavo innamorando di lui, di lui come un bambino che impara a camminare, a piccoli passi"
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NOMI, LUOGHI E CIRCOSTANZE SONO LIBERAMENTE TRATTI DALLA MIA FANTASIA, NESSUN RIFERIMENTO A LUOGHI O FATTI REALI:)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Quello fu il giorno  più bello della mia vita, un giorno che non potrò mai dimenticare.
Ed Amy? Ebbene si, anche lei fu adottata da una splendida famiglia che le da tanto amore e per coincidenze della vita abita proprio accanto a noi, così tutte le mattine facciamo la strada insieme per andare a scuola. Beh che dire, per oggi non c’è altro.
-Isabella.
Quando finii di scrivere ,per la prima volta, il mio diario mi accorsi di fare tardi a scuola, così presi il mio diario con fretta e furia, lo riposi nel cassetto del comodino che c’era nella mia stanza e corsi immediatamente al piano di sotto a salutare mamma e papà.
-Ciao mamma, ciao papà- Dissi frettolosamente.
-Ciao tesoro, non fare tardi!!!- Disse mia madre.
-Va bene,ciao!-
Aprii la porta e corsi dall’altra parte della strada dove c’era Amy che mi aspettava spazientita, camminando avanti e indietro e quando finalmente mi vide alzò la mano e fece un cenno di saluto.
-Ma insomma! Ce ne hai messo di tempo!- Disse lei guardandomi in maniera focosamente arrabbiata negli occhi.
-Si.. mi erano rimasti alcuni minuti ,prima di andare a scuola, per poter mettere su carta i miei pensieri- Dissi io altamente indifferente alla sua impazienza.
Mi piaceva farla arrabbiare e questo lei lo sapeva, infatti ogni volta che io lo facevo lei si arrabbiava ancora di più.
-Si si ed io che ti aspetto qui da ore come una stupida!-
-La ramanzina me la fai dopo, adesso corri che è tardi!-
Ci cimentammo a più non posso in quella corsa verso scuola che oltretutto sembrava infinita, quando ad un tratto a metà strada incontrammo quell’antipatico di Alessandro un ragazzo della mia classe che, menefreghista come sempre, se la spassava camminando a zonzo consapevole del fatto di essere in ritardo a scuola.
Insomma non era un tipo particolarmente affidabile e non aveva nemmeno una bella reputazione a scuola, dato che ogni giorno era visto sia da professori che da alunni fumare e bere e con in più una ragazza diversa al giorno, ma questi sono dettagli.
Si divertiva a prendere in giro gli altri e spesso se ne approfittava assieme ai suoi “amici” idioti più lui e purtroppo non si stancava mai di farlo.   
-Ehi bellezza! Cos’è hai fatto tardi oggi?- Mi urlò con un sorrisetto compiaciuto.
-Taci idiota! Non ho tempo di discutere con te adesso- Dissi mentre correvo.
Poco dopo arrivammo a scuola, purtroppo però con dieci minuti di ritardo e sfortunatamente il prof oltre ad urlarci contro ci mise una nota.
-Insomma voi due! Vi sembra questo il momento di arrivare a scuola? Siete completamente irrispettose!- Urlò il prof con sottofondo la nostra classe che ridacchiava.
-Ci scusi prof! Non succederà più- Disse Amy.
-Niente scuse! Forza filate subito al vostro posto! Oggi arriverà un nuovo tirocinante d’Arte e già iniziate a farvi arrecare una brutta reputazione-
Mentre io ed Amy andavamo a sederci al nostro posto, qualcuno bussò alla porta e ad un tratto entrò un uomo. Non sapevo chi fosse, eppure quando lo guardai per la prima volta mi sembrava di conoscerlo da sempre. Era alto, moro, occhi verdi che ti colpivano profondamente e un sorriso alquanto misterioso.
-Oh eccoti Michael! Ragazzi voglio presentarvi il nuovo tirocinante di storia dell’arte, si chiama Michael Grent, ha 23 anni ed è americano, sta imparando pian piano a fare il suo lavoro d’insegnante e ben presto mi auguro riesca ad insegnare in questa scuola- Disse il prof.
Dopo alcuni minuti del suo discorso iniziammo la lezione e come al solito il professore non perdeva tempo ed iniziò ad interrogare quasi la metà della classe.
- Vediamo un po’ chi si offre volontario oggi?- Disse il prof. guardandosi da destra a sinistra mentre nessuno parlava e teneva la testa bassa-  Visto che nessuno si offre volontario chiamerò io! Mhm … Signorina Isabella! Sei d’accordo Michael?-
-Perché no!? Sono curioso di sentirla esporre la sua tesi- Disse quel presuntuoso, come con l’aria di qualcuno che aspetta di sentire in diretta una strabiliante figuraccia. Ma non volevo permettermi di dargli questa soddisfazione eppure …
“Ma guarda quel babbeo … che sbruffone ” – Pensai.
Dopo pochi istanti mi alzai ed andai alla lavagna ad esporre la mia tesi sull’antica arte dell’800, sicura che ce l’avrei fatta.
-Dunque Isabella parlaci un po’ di Van Gogh e delle sue opere- Disse il prof.
Mentre mi accorsi di aver sbagliato il nome di una sua opera, ecco che intervenne quel tirocinante da strapazzo che ,anche se dannatamente bello lo ammetto, non perse tempo a   correggermi o meglio ad umiliarmi con aria divertita visto che io non riuscivo proprio a sopportare chi mi correggesse.
-Isabella sta attenta a non confonderti per favore, il nome delle opere è importante- Disse lui lanciandomi un’occhiata d’umiliazione e un sorrisetto divertito-
In quel momento il mio orgoglio fu pari alla mia testardaggine e alla vergogna che provavo, forse per aver sbagliato o forse perché non riuscivo a sopportare che proprio un tipo come lui potesse correggermi anche una piccolezza apparentemente sciocca ma importante come quella così in quel momento parole di rabbia mi uscirono dalla bocca fluide come una melodia che scorreva su un pentagramma  anche se in questo caso non si potettero proprio definire una melodia, e così con quelle parole segnai l’inizio di un duro semestre che avrebbe compromesso il mio carattere duro e pacato e il mio orgoglio che sapevo si sarebbe prima o poi frantumato.
-Chi ti credi di essere!? Non credere di poterti credere chissà chi solo perché sei arrivato in questa scuola con pieni voti e frequenti l’università. Sappi che la tua presenza m’infastidisce!Non sei altro che un inutile pallone gonfiato!-
Che mi era preso? Continuai a pensare mentre pronunciavo quelle parole a vanvera, comportarmi in quel modo … dopotutto quello è il suo mestiere, correggere chi sbaglia, ma allora perché avevo reagito in quel modo mi chiedevo. Tutti erano estremamente sorpresi e neppure Amy riuscì a crederci e forse più degli altri, probabilmente perché tutti sapevano, compresa Amy, che mi comportavo da dura e anche freddamente e che quel comportamento così aggressivo non era da me.
-Signorina!!! Ma come si permette di rivolgersi così ad un superiore e soprattutto a dargli del tu? Si vergogni, questa non la passa affatto liscia. Per questo suo comportamento riceverà una sanzione disciplinare- Disse il prof. Severamente arrabbiato e purtroppo con uno sguardo che lasciava intendere cattive intenzioni nei miei confronti.
-La prego non è necessario arrivare a tanto professore, dopotutto sono certo che la Signorina Isabella non era davvero intenzionata a dirmi quelle cose, lasciamo stare le cose come stanno per questa volta- Disse Michael
Infastidita dal suo comportamento come fosse un segno di pietà nei miei confronti uscii dalla classe senza dire una parola mentre mi dirigevo verso l’auditorium della scuola,grande e maestoso che mi aveva sin dal primo momento conquistata, che per me era come un rifugio. Nel frattempo intravidi di sfuggita Amy uscire dalla classe che mi seguiva a passi inquieti per poi raggiungermi.
-Isa aspetta! Ma che ti è preso improvvisamente? Non ti avevo mai vista comportarti in quel modo, davanti agli altri poi … - Disse
-Non so darti una spiegazione, perché non lo so nemmeno io- Dissi io sicura che non mi avesse chiesto più nulla in proposito
-Non ci credo minimamente, piuttosto vorrei sapere qual è il tuo problema con quel tipo, dopotutto lo conosciamo da neanche un giorno-
-Non so perché ma ha la capacità di farmi arrabbiare, il suo sguardo, il suo sorrisetto da imbecille, insomma proprio non li tollero!-
-Dai! Proviamo a conoscerlo meglio no? Non puoi giudicare una persona solo per questo, magari è simpatico che ne sai-
-Sarà … Adesso se non ti spiace vorrei rimanere un po’ da sola-
-In auditorium eh? … va bene dai, ma se il prof mi chiede di te che devo dirgli?-
-Di che stavo poco bene tanto le lezioni stanno per finire, io vado ci vediamo dopo-
Con quel poco tempo che mi rimase mi diressi a passi quieti e incerti verso l’auditorium, volevo cantare e sfogare la mia rabbia e i miei pensieri sulle note di una canzone che mi faceva sempre tornare il sorriso “You raise me up”.
Così presa da quell’atmosfera tanto calda e piacevole iniziai a cantare e a sciogliere il mio cuore nelle mie stesse fauci, una cosa che permettevo soltanto a me stessa di poter fare.
Quando poi improvvisamente riaprii gli occhi e mi lasciai alle spalle il dolce mondo della musica, vidi stupefatto e impietrito quel presuntuoso che mi stava osservando.
-Cos’è, è venuto qui per potermi umiliare ancora? Non le è bastato in classe?- Dissi io nervosamente
-N..no hai frainteso, sono venuto qui a porgerti le mie scuse. Non pensavo che prendessi tanto seriamente il mio sorriso di sfida- Disse lui, con un’aria da santarellino che mi faceva innervosire
-Beh … va bene accetto le scuse, piuttosto che ci faceva lei tutto imbambolato a fissarmi appoggiato alla porta?-
-Sono venuto qui apposta. Non è da molto che sono qui in questa scuola ma quando entrai qui per la prima volta ebbi la sensazione di sentirmi al sicuro da ogni cosa, non so se riesci a capire. Poi ho sentito te cantare e il mio mondo è scomparso e c’eri solo tu … sei davvero molto brava lo sai?- Disse lui facendomi l’occhiolino
-Chi l’autorizza a farmi pure gli occhiolini adesso? Lei è proprio presuntuoso!- Dissi io con le guance timidamente arrossite
-Ti prego non darmi del lei, mi sento vecchio sai? Dammi del tu, almeno quando siamo soli o perlomeno all’infuori da scuola, ci stai?-
-Va..va bene-
-Beh ti saluto, si è fatto tardi e devo proprio andare ci vediamo … Isabella-
-Ciao-
Quando tornai a casa pensierosa e con aria molto seria come mio solito del resto, mi stesi sul letto, chiusi gli occhi e iniziai a pensare alla lunga giornata di oggi e senza rendermene conto mi addormentai timidamente con l’aria innocente di una creatura che stava per scoprire nuove emozioni. [...]
  
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