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Autore: OllysAngel    05/02/2014    2 recensioni
"Non avrei mai pensato di amare qualcuno così tanto. Wo ai ni, Taozi."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kris, Kris, Tao, Tao
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni seguenti mi recai nei boschi e nella casetta mia e di Tao. Ci andavo tutti i giorni, mi faceva uno strano effetto. Per qualche ora, lì, riuscivo ancora a percepire il calore e l'amicizia di Tao. Ne avevo bisogno, mi mancava troppo.

 

Quel giorni decisi di restare al mio rifugio un po' più a lungo del solito. Il mio umore stava peggiorando, non reggevo più la sua mancanza.

Rimasi lì seduto per terra, rannicchiato in un angolino della casa sull'albero, in silenzio. Per una volta, anche la mia mente era in silenzio. Ma la pace era ancora ben lontana da me.

Quando tornai a casa, trovai Sehun sorridente ad accogliermi che mi apriva la porta.

“Kris! Finalmente sei tornato!” squillò la sua voce, allegra come l'espressione che aveva dipinta sul viso.

Aggrottai la fronte confuso dal suo comportamento apparentemente senza motivo. Camminai lentamente, attraversando l'anticamera che creava l'ingresso dell'abitazione e mi tolsi la giacca. Varcai la soglia del salotto e rimasi immobile, con gli occhi spalancati che lucicavano, la prima volta da quando lui era andato via. Non potevo crederci, non era possibile... Tao era lì davanti a me. Rideva con gli altri ragazzi, senza accorgersi della mia presenza. Mi precipitai ad abbracciarlo con gli occhi lucidi e il cuore che batteva tanto forte da perdere il suo lento ritmo regolare. Sentii che Tao restava immobile, le braccia lungo i propri fianchi. Non ricambiava l'abbraccio... Perchè? Dopo pochi istanti, percependo la sua reazione fredda, mi allontanai e lo guardai, quasi con delusione, aspettando spiegazioni dal ragazzo per cui ero sato tanto male gli ultimi tempi. Lui si limitò ad ignorarmi e riprese il discorso che aveva lasciato in sospeso a causa mia con Luhan, Chen e Lay, come se non ci fossi. Non mi degnò di uno sguardo. Perchè si comportava in quel modo? Cosa gli avevano fatto in quel periodo in cui eravamo stati divisi?

“Tao.. Sei..sei guarito...?” chiesi a mezza voce guardandolo voltarsi nuovamente dandomi le spalle, mentre cercavo di sorridere. Non ottenni risposta. Mi avvicinai nuovamente.

“Tao, che succede?” gli sfiorai appena un braccio con la mano. Lo ritrasse appena sentì il mio tocco, rispondendo a bassa voce mentre tutti gli altri si zittirono.

“Io avevo bisogno di te.. Ne avevo davvero bisogno. E tu non mi hai mandato neanche una lettera.” disse con lo sguardo basso, ferito.

“C-come neanche una lettera..?” lo guardai confuso e perplesso. Era lui a non avermi risposto. “Io ti ho inviato una lettera, ma non ho mai ricevuto una risposta...” spiegai giustificandomi.

“E allora perchè io non ho ricevuto niente in tutto questo tempo?!” alzò la voce e mi guardò negli occhi: si vedeva dal suo sguardo triste che ci stava male... Detto questo, si diresse in camera mia; ormai ci conoscevamo da così tanto tempo che se io non ero da lui, lui era da me e quindi, in un certo senso, casa mia era anche casa sua.

Non mi opposi alla sua reazione: rimasi immobile, paralizzato; spaesato e confuso.

“C-cosa significa questo..?” sussurrai appena.

Vidi Tao tornare con la giacca in mano e dire agli altri mentre se la infilava

“Usciamo?”. Era una domanda senza importanza: lui sarebbe uscito anche da solo, se la risposta degli altri fosse stata negativa. Tao, tuttavia, pronunciò quella domanda in tono freddo e distaccato evitando di guardarmi. I ragazzi rimasero in silenzio ed uscirono con lui, e io li seguii. Camminai con lo sguardo basso mentre ci dirigevamo al bar di una sala giochi in cui ci divertivamo quando eravamo poco più piccoli.

Tao si precipitò con sicurezza al bancone e rimase in attesa che il barista di degnasse di dargli attenzione. Mi mossi piano, passo dopo passo, verso di lui, fino ad arrivargli accanto.

Tao era completamente voltato e dava le spalle alla porta. Io continuavo a lanciare occhiate preoccupate all'ingresso, sentendo nell'aria qualcosa che non andava.

Tao ordinò un drink, senza alcol: non beveva mai e a quanto pare, fortunatamente, non aveva intenzione di iniziare.

Dopo qualche minuto entrarono sei ragazzi, con una maschera che gli copriva il viso dal naso in giù. La maschera era decorata a somiglianza della dentatura di un teschio. Si dispersero con noncuranza per la sala giochi. Si comportavano normalmente, stando solo attenti a non svelare la propria identità, continuando a tenere la maschera. Uno di loro volgeva continuamente lo sguardo nella mia direzione. Una di quelle volte i nostri occhi si incrociarono. Le sue iridi, marrone scuro, mi trasmettevano qualcosa di familiare, come se ci fossimo già conosciuti, in un passato abbastanza lontano, forse. Ad ogni modo decisamente non era una sensazione rassicurante. Anzi esattamente il contrario. Ma probabilmente mi sbagliavo. Quasi sicuramente era una mia paranoia e mi ero immaginato le sue occhiate quasi minacciose, o i suoi occhi scuri che esaminavano prima me e poi si spostavano su Tao. No, non lo avevo immaginato. Sono lì che ci scrutano attentamente, ci esaminano, ci studiano, come se stessero progettando qualcosa solo per noi. O forse solo per uno di noi due. E allora improvvisamente mi ritrovo a pregare che sia io quella preda immaginaria, non avrebbe dovuto neanche sfiorare Tao. Né lui, né uno dei suoi amici. Non mi importa se non mi rivolge la parola da quando è tornato. Nessuno farà del male al mio piccolo Panda. Dovranno passare sul mio cadavere, prima di mettere le mani su di lui.

A un tratto i ragazzi mascherati, ancora disposti sparsi, tutti lontani uno dall'altro, si scambiano sguardi e occhiate. Annuiscono l'uno all'altro, come se si stessero mettendo d'accordo per qualcosa di segreto. Qualcosa che nessuno avrebbe dovuto saperte, o almeno non fino al suo accaduto.

Il ragazzo che prima osservava me e Tao, ora abbandona la propria posizione avvicinandosi a noi. Deve avere sui vent'anni, più o meno, ventitrè forse, mentre altri membri mascherati sembrano un po' più piccoli. Indossa una felpa larga, nera con una scritta bianca in caratteri ben leggibili: “B.A.P.”. Non porta niente di buono questo. Ora ricordo perchè mi sembrava familiare. Sono spacciatori, nonché assassini a sangue freddo, di tanto in tanto. Nessuno osa mai mettersi contro il loro volere. Tutti li conoscono nel nostro quartiere. Mi riguardavo di tenere Tao lontano da compagnie come quella, quando ancora mi parlava, ma era da un po' di tempo che ci tenevano d'occhio.

Ma ora cosa vogliono da noi? Non li abbiamo mai infastiditi, non avevano motivo di prendersela con noi. Eppure lui, Bang, il capo di quel gruppo, i B.A.P., si avvicina a noi con passo tranquillo e sicuro. Alla sua destra, dietro di lui, lo segue Zelo, il membro più fidato della banda, lui e Bang sono molto legati, anche se non lo danno molto a vedere. Zelo è uno dei ragazzini più piccoli, avrà si e no sedici, forse diciassette anni.

Quando Bang è appena a due metri di distanza dal bancone e quindi da noi, alza un lebo della felpa mostrando così una pistola sulla cintura. In quel momento mille pensieri e preoccupazioni mi attraversano la mente. Devo proteggere Tao, qualsiasi cosa Bang voglia fare.

La afferra, la carica. Poi la impugna più saldamente, con la mano destra. Prende accuratamente la mira e alza l'arma puntandola contro Tao.

  
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