Nome su forum: slytherin ele
Nome su EFP: slytherin ele
Titolo: I Hate The Fate
Rating: Giallo
Tipologia di storia: (lunghezza) One Shot
Pacchetto: Gucci
Avvertimenti: Morte di un personaggio minore, Slash
Genere: Triste, Angst, Fantasy (ambiente ai giorni nostri)
Note Autore: Ammetto di essermi ispirata a “The Rise
of the Guardians”( Le
5 leggende) che ho visto il week-end scorso, ma non credo possa essere
considerato un plagio… i personaggi sono interamente
inventati. ;)
I
Hate
The
Fate
Un fulmine si schianta contro un
albero, lo distrugge e io
sorrido, da sotto la maschera blu e dorata che indosso. Mi
piace
distruggere, mi è sempre piaciuto, mi da un senso di
onnipotenza.
Sono Thane Thunderist, ho sedici anni
da ormai cinque secoli
e sono quello che gli umani definirebbero una divinità
minore: sono il
dominatore dei fulmini, delle tempeste e dei temporali. Sono diverso
dalle
altre divinità, perché io odio gli esseri umani,
non li aiuto a salvarsi dai
cataclismi, io li provoco. Mi piacciono le urla di terrore e i pianti
dei
bambini.
Non
sono
l’unico. Che cosa credete che siano i dominatori del fuoco,
delle valanghe,
degli tsunami? Sono tutti come me: divinità poco considerate
e solo in
determinati periodi storici, che si divertono a veder soffrire, che
odiano chi
li ha messi in quel posto. Vi stupisce? Credete che abbia scelto io di
creare
lampi con uno schiocco di dita? Credete che Ware Watertoof volesse
provocare
onde anomale per l’intero globo, rischiando di uccidere la
piccola umana di cui
si è invaghito?
Povero
stupido, io glielo avevo detto che non era il caso di andare in giro a
mostrare
i suoi poteri: gli umani non capiscono, gli umani urlano, scappano, ci
additano
e ci odiano. Vediamo un po’… dopo Ware, chi altro
c’è? Ah, Sybil Sandloud, la
ragazza che provoca le dune dei deserti, le tempeste di
sabbia… credo che
l’abbia creato lei il Deserto del Sahara, per ripicca, ma non
potrei esserne
certo. Poi c’è Elaine Earthquaket, una tipetta
tutta strana che va in giro a
parlare da sola e a creare terremoti. Ultimamente ha preso di mira il
Giappone,
chissà perché?! Bah, non vado troppo
d’accordo con coloro che operano dal suolo
in sù… beh, tranne che con colui che domina il
fuoco: Fitzroy Fireter, per gli
amici Fire, per gli amanti Fitz, che poi l’amante attuale
sarei io, ma meglio
che gli altri non lo sappiamo, soprattutto il Grande Capo
lassù, che poi chi
l’ha mai visto? Non sono neanche certo che esista,
però so di odiarlo, come gli
altri del resto… lui ci ha
creato,
distruggendo le nostre vite da umani, e poi ci ha detto:
“andate e siate i
cattivi!”. Perché? Mi chiedo. Perché
io? Perché noi? Che abbiamo fatto di male
per meritarci il ruolo di Cavalieri dell’Apocalisse alle
prime armi?
L’ennesimo fulmine,
l’ennesimo albero che con un tonfo cade,
l’ennesimo grido di terrore. Che noia!
Che altro posso dire di
me… vediamo… ah, ho i capelli biondi,
beh non proprio… avete presente il colore dei fulmini,
quando toccano il suolo,
poco prima di incenerire quello che incontrano al loro
arrivo… quel colore lì…
strano, eh? Sì, sono d’accordo con voi. Che altro…
gli occhi? I miei occhi
credo siano grigio scuro come le tempeste che scateno ogni giorno nel
mondo; nessuno
me lo ha mai detto e preferisco non guardarmi allo
specchio. Ho una cicatrice
che mi prende metà del volto, forse una saetta rudimentale,
per questo indosso
una maschera, sempre la stessa… non la tolgo mai, beh,
quasi… Fitz non la
sopporta, quindi mi obbliga a toglierla, quando ci incontriamo; dice
che tendo
a mettere in risalto il danno, invece che a coprirlo, quasi che urlassi
agli
altri: “ehi, una cicatrice mi deforma, vi va di
vederla!”. Sbuffo, pensando che
me l’ha detto proprio così, per farmi capire che
non la voleva più vedere. Il
tatto non è mai stato il suo forte.
Guardo il cielo, mentre la
mia opera sta andando avanti da
sola, ormai neppure questo mi diverte più; mi sembra quasi
una perdita di
tempo… fulmini, fulmini e ancora fulmini… oggi,
non mi andava di vedere
grandine o pioggia, solo saette scintillanti. Ho sentito poco fa una
donna
parlare: si chiedeva come mai il cielo lampeggiasse a quel modo senza
che ci
fosse il temporale. Ghigno, di nuovo: adoro farli impazzire,
perché li odio
tutti, nessuno escluso.
Una bambina corre alla ricerca di sua
madre, sta a pochi
passi di distanza da lei, sono quasi tentato di lasciare che si
incontrino, poi
mi ricordo… e schiocco medio e pollice, basta una frazione
di secondo e la
madre muore sul colpo: io non sbaglio mai mira!
Sento qualcosa spingere per uscire
dai miei occhi e una
sensazione che non ricordo, che non provo da tempo… sembra
angoscia… no, quella
so com’è: la vedo negli occhi di alcuni di loro,
mentre la piccola piange.
Guardo i suoi occhi scuri, mi ci immergo e ritrovo in lei la medesima
sensazione: tristezza, disperazione, morte. Non mi pento, non mi
succede mai…
solo, mi riconosco in lei. Mio padre morì così,
davanti ai miei occhi secoli
fa, poco prima della mia rinascita
come dominatore.
“Per diventare dominatore
bisogna soffrire!” Lo aveva detto
Lui, una delle poche volte in cui ci aveva rivolto la parola in prima
persona,
da dietro il telo bianco che non ci ha mai permesso di vederlo.
“Tutti allo
stesso modo avete sofferto. Così arriva il potere, lo stesso
che ha causato la
vostra morte!”
Non fa differenza tra buono e
cattivo, se sei stato scelto
dal Fato avrai il potere. Non decidi come usarlo è già stato
fatto anche
quello. Sospiro, spostando lievemente la maschera blu, come il
mantello, i
pantaloni e le scarpe: sono un fan del blu? No, il Fato pensa che si
addica al
mio status: lavorare quando il cielo è terso, buio,
pericoloso e spaventoso.
Odio anche il Fato, delle volte… non sono sicuro che
esistano persone che non
detesto… forse i miei compagni di sventura, anche se... Ware
mi fa infuriare
con alcuni dei suoi atteggiamenti!
“Per tutti i roghi, stai sempre a pensare, tu? Il tuo cervello si
fonderà, poverino!”
Non ho bisogno di girarmi,
né di impegnarmi per riconoscere
quella voce, quel tono, persino i suoi passi e la sua energia mi sono
ormai
familiari… troppo! Prima o poi dovrò staccarmi o
soffrirò e non voglio…
“Fire... oggi lavoro io in
questa zona, in California… Che
ci fai qui?” gli chiedo senza voltarmi. Lo sento sedersi
vicino a me, le nostre
spalle cozzano e la sua mano raggiunge la mia maschera, la sfila
veloce. Odio
quando fa così, lo sa che mi da fastidio. Me la riprendo con
stizza, pronto a
rimetterla, ma le sue parole mi fermano.
“Gli
altri
lavorano ancora. Tutti, anche i bravi
bambini…” sghignazza. “Non c'è
bisogno che ti nascondi, Thane… ci sono solo
io. Chiamami Fitz e non avere paura.” Mi sfiora i capelli,
che sono tornati al
loro posto, coprono la parte lesionata come la maschera faceva poco fa,
ma lui
non sopporta neppure quelli. Cerca il mio sguardo, ma scanso la sua
mano,
imponendomi di stare calmo. L’ultima cosa che voglio
è che qualcuno mi veda
piangere. Lo sento digrignare i denti e so che le due rotelle che si
trova in
testa stanno girando per capire la mia reazione. Sorrido, lievemente,
rendendomi conto che non ci riuscirà… nessuno
sa… mi rimetto la maschera e mi
giro verso di lui, lo guardo: lui è bello, con i capelli
rosso acceso, dello
stesso colore del fuoco primordiale; gli occhi sono strani: gialli come
quelli
di un gatto. È vestito di rosso, come sempre, è
un enorme chiazza rossa e solo a pensarlo rido, facendolo
voltare. Sembra stupito, credo di non aver riso molte volte in sua
presenza… o
con qualcun altro. Non sono il tipo.
Sembra
felice di vedermi così… naturale, forse, senza
maschere interne a proteggermi.
Mi tocca la mano, che non porta il solito guanto, che mi permette di
non
lanciare lampi senza volerlo.
Mi alzo come scottato dalla
situazione. Mi guarda stranito e
io ho solo il coraggio di scuotere la testa. Volo via, sentendo il mio
nome, lo
grida più volte per fermarmi. Non può seguirmi:
si sposta fino a dove il fuoco
gli concede e io potrò sempre andare più in alto.
Non vado a casa,
quella dei dominatori s’intende, non voglio essere trovato.
Sta
succedendo. Mi sto affezionando a lui e non posso permettermelo.
“Il coinvolgimento
emotivo ti conduce verso
sentieri pericolosi.” Era stato Lui a dirmelo, in un giorno
qualsiasi in cui
gli dovevo essere sembrato un po’ meno incline a
commiserarmi. Aveva distrutto
l’ultimo frammento di speranza; gli erano bastate poche
parole. “Siete qui per
soffrire e per portare la sofferenza, non per innamorarvi o vivere
felici,
Thunderist! Non dimenticarlo!”
Penso
avesse
ragione. È dannoso affezionarsi agli altri, ti porta a
distruggerti e poi… il
mio unico scopo è l’odio, lo è da
sempre e lo sarà sempre. Inutile dire che il
disprezzo più profondo va verso il destino che non
potrò cambiare, né
combattere, ma non trasforma la situazione. Sono quello che ha subito
di più! Almeno
gli altro sono rinati migliori… io sarei disposto a dare
tutti i miei poteri
per riavere, anche solo per un giorno, il mio viso! Così,
nello specchio,
potrei rivedere mio padre, per una sola volta, senza malformazioni.