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Autore: YourLove_AllINeed    05/02/2014    0 recensioni
Lo sguardo di mia cugina è puntato su di me.
Vorrei tanto poterla guardare anche io, ma non posso.
Significherebbe scoprire il suo sguardo senza sapere cosa mi attende, e non posso.
Non in Sala Grande, non a cena.
Non con tutte le persone presenti, perché potrei crollare.
Già una volta, e solo con lei, mi ero sentito come se fossi fuoco incandescente.
Non posso guardarla.
James/Rose.
Partecipa al concorso: Write About...(Happy Birthday to me!) indetto da TheHeartIsALonelyHunter
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Leti t Burn
 
 
Lo sguardo di mia cugina è puntato su di me.
Vorrei tanto poterla guardare anche io, ma non posso.
Significherebbe scoprire il suo sguardo senza sapere cosa mi attende, e non posso.
Non in Sala Grande, non a cena.
Non con tutte le persone presenti, perché potrei crollare.
Già una volta, e solo con lei, mi ero sentito come se fossi fuoco incandescente.
Non posso guardarla.
Ma almeno posso pensare a lei.
 
 
Feel you here, for ever
 
E dai, Jamie, molla la mia bambola!”
“E perché mai? Mi piace così tanto”
Guardare gli occhi blu di sua cugina, colmi di lacrime era difficile, anche quando aveva otto anni.
Era la sua cugina preferita.
Quella con cui litigava di più, quella a cui dava più fastidio e, in definitiva, quella a cui voleva più bene.
Forse perché anche lei sembrava volere un gran bene a me.
Alla fine, di fronte a quel volto devastato, le restituii la bambola.
Lei alzò gli occhi, alla vista delle mie mani che le porgevano la sua compagna di giochi, e fece prima una faccia sorpresa, poi felice.
Incondizionatamente, quando lei sorrise sorrisi anche io.
Poi lei iniziò a correre, e mi accorsi che mi aveva strappato di mano la mia bacchetta giocattolo, per portarla chissà dove.
Iniziai a correre, pensando ad altri dispetti da farle, per punirla per questa grave mancanza.
 
 
 
A 10 anni, tutto ciò che desideravo era andare ad Hogwarts.
Il quel momento, davanti al binario 9 ¾, l’unica cosa che volevo, era andarci con Rose.
Vedevo i suoi occhi spuntare da dietro le spalle di sua madre, intenti a fissarmi.
Erano venuti ad accompagnarmi tutta la famiglia, anche zio Percy.
Sembrava il giorno del mio diploma, invece che quello del mio primo giorno di scuola.
Poco lontano, riuscivo a vedere i fratelli Scamander, con i quali avrei iniziato la scuola.
‘Almeno una faccia, anzi due, conosciute. Sempre meglio di niente.’
Sorrisi un ultima volta, prima di salire sul treno.
Forse se ne accorsero tutti, forse neppure la diretta interessata, ma quel sorriso era rivolto a Rose.
 
 
 
“Rosie.”
Lo dissi in un sussurro, ansioso al pensiero di infastidirla.
“Ciao Jamie.”
Aveva il volto pallido, gli occhi azzurri spenti.
“Stai bene?”
Che domanda stupida, pensai subito. Certo che non stava bene.
“E se mi smistano in Serpeverde? E se Malfoy è più bravo di me? E se non riesco a farmi nessuna amica? E se Al non venisse smistato con me?”
Per un attimo pensai di farle notare che si faceva davvero troppi problemi, ma decisi di non rischiare.
“Zio Ron sarebbe fierissimo di te anche se venissi smistata nei Serpeverde, cosa assai improbabile. Quanto a Malfoy, chi se ne frega. È solo un montato, e tu sei sicuramente più brava di lui. Se qualche tua compagna ti infastidisce, o non ti trovi bene, dillo a me, che risolvo tutto- a questo punto le feci scappare un piccolo sorriso- e se Al non viene smistato con te, poco male. Il dramma sarebbe non essere smistata con me, invece!”
A quel punto, il sorriso di Rose divenne una risata, e il mio cuore si face più leggero.
 
 
 
Aspettavo la partita Serpeverde/Grifondoro dall’inizio dell’anno.
La mia prima partita, quella dove avrei dovuto dimostrare che non era stato per merito del mio cognome, che ero entrato in squadra.
Come cercatore, avevo in mano il destino dei miei compagni, a meno che i nostri Cercatori non avessero superato le Serpi di ben 160 punti.
Zabini era il mio avversario, quinto anno, capelli neri, pelle scura e occhi verdi.
Mi guardava come a dire: ‘Sei morto, pivello.’
Stavo iniziando a crederci anche io.
Ma poi vidi un bagliore dorato.
Proveniva dagli spalti Giallo-Rossi.
Mi buttai in picchiata, seguito dal mio avversario, che però non era abbastanza veloce.
Allungai la mano, le orecchie che fischiavano a causa della troppa velocità, gli occhi che bruciavano, e poi sentii la mia mano incontrare qualcosa di rotondo, piccolo.
Chiusi la mano a pungo, mi stabilizzai e mi resi conto di quello che era successo.
Era il caos, urla da tutte le parti, le espressioni colorite di Zabini dietrole mie spalle, e la telecronaca di Chang ormai dimenticata.
Davanti a me, il volto sorpreso di Rose, che sembrava starsi riprendendo dallo shock di vedermi calare in picchiata verso di lei.
Prima che potesse dire nulla, la feci montare sulla mia scopa e, fregandomene del fatto che potesse soffrisse di vertigini, le feci fare mille e più giri della morte per tutto il campo, fino a farmi venire il mal di testa.
Non ero mai stato così felice.
Quando scendemmo a terra, tutti erano andati via, e io avevo ancora il Boccino in mano.
Lo allungai a Rose.
Solo per un momento, lei sembrò sul punto di replicare- cose tipo il fatto che fosse illegale, possedere un Boccino della scuola- ma poi rinunciò.
Prese il Boccino dalle mie mani, e lo alzò in alto, facendolo risplendere la sole, insieme ai suoi capelli color miele.
 
 
 
I G.U.F.O si avvicinavano troppo velocemente, e io ero troppo distratto.
Il Quiddich, gli amici, gli scherzi, Rose.
Passavo ogni minuto libero a dedicarmi a queste attività, studiando il meno possibile.
Mi sembrava di avere così poco tempo, che la mia adolescenza  stesse finendo troppo velocemente, e io non volevo perdermi neppure un minuto del divertimento.
Quelli passati con Rose, erano gli unici momenti durante i quali studiavo.
Cercavo di ridurli al minimo, e di parlare, parlare, parlare, ma lei mi costringeva a fare tutto il mio dovere.
E mi aiutava, pur essendo di un anno più piccola di me.
Era incredibile come riuscisse a rendere i miei momenti peggiori i più belli, e la fatica, un immenso piacere.
E mentre facevamo Trasfigurazione, sognavamo di diventare Animagi, quando si trattava di Incantesimi, di poter diventare invisibili (anche senza mantello), durante Pozioni, di imbottigliare la fortuna, o anche la morte.
I nostri sogni ci portavano lontano, e mi facevano sentire completo.
Erano gli unici momenti, in tutto l’anno, durante i quali riuscivo a credere che tutto quello non sarebbe mai finito.
Gli unici durante i quali io ero infinito.
 
 
 
Il settimo anno, invece, si stava rivelando più facile del previsto, dal punto di vista scolastico.
Forse stavo maturando, o forse non ero più così distratto da quello che mi accadeva intorno, troppo intento a pensare a quello che accadeva dentro di me.
Che mi accadeva da anni, ma che solo in quei giorni ero riuscito a capire.
Amavo Rose.
Amavo i suoi sorrisi, ed esserne la causa.
Amavo il suono della sua risata, così cristallina e leggera, che mi faceva credere che tutto sarebbe andato sempre per il meglio.
Amavo i suoi occhi, così azzurri e grandi, che mi portavano in un altro mondo, in cui ero molto più felice.
Amavo la sua presenza, che era diventata come l’ossigeno, indispensabile.
E amavo tutti i suoi difetti, a partire dalla sua eccessiva attenzione per lo studio, che però più volte mi aveva salvato, fino ad arrivare al suo neo sul mento, che dava tutto un senso al suo volto, anche se gli altri non lo capivano.
La amavo, e avrei tanto voluto dirglielo.
Ma non potevo.
Come poteva un ragazzo confessare a sua cugina di essere innamorato di lei?
Il cuore si stava facendo troppo pesante nel mio petto, impedendomi anche di respirare.
I let it fall, my heart, 
E il mio cuore sprofondava, cadeva a terra e si rompeva, e io non sapevo come rimettere insieme i  cocci.
And as it fell you rose to claim it. 
E ogni volta che stavo male, e lei faceva di tutto per aiutarmi, come per rivendicare il mio cuore, senza sapere che era esattamente quello che volevo.
It was dark and I was over,
Quella sera, poi, stavo male, e pensavo di essere solo, nel buio della Sala Comune.
E parlavo, da solo, chiedendomi perché proprio di Rose mi dovessi innamorare, ormai esausto, sperando solo in un qualcosa che mi facesse star meglio.
Until you kissed my lips and you saved me.
Ma poi lei si è avvicinata e, senza che io potessi realizzare la cosa, aveva posato le sue labbra sulle mie, salvandomi dalle mie paure.
E io avrei voluto ripetere quel momento all’infinito, mentre lei andava via, correndo
 
 
 
 
Ed è per questo che non posso guardare Rose.
Perché in 17 anni della mia vita passati con lei, solo ora mi sono reso conto di amarla, e ho paura.
Paura di quello che potrebbero dire gli altri, di quello che potrebbe dire lei.
Paura di vedere nei suoi occhi solo disgusto, e non ansia, attesa, amore.
Ma non posso più aspettare.
But I set fire to the rain, 
Watched it pour as I touched your face, 
well it burnt while I cried, 
Cause I heard it screaming out your name, your name! 
Guardo finalmente I suoi occhi, e vado a fuoco, e senza rendermene conto urlo il suo nome, quasi piangendo, desiderando solo lei, per tutto il resto della mia vita.
When I lay with you 
I could stay there, Close my eyes, 
feel you here forever, 
You and me together, nothing is better! 
Mi avvicino a Rose e la bacio, desiderando di poter rimanere così per sempre, o ritornare nel passato, quando potevo averla senza accorgermene.
Finalmente la sento vicino a me, e niente è più bello di così.
 
 
 
Gli altri sussurrano, ridono, non capiscono.
Ma io non ne ho bisogno e, orami l’ho capito, neppure Rose.
 










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Spero vi piaccia
   
 
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