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Autore: IMmatura    05/02/2014    3 recensioni
Amiamo tutti i nostri cari personaggi, le nostre Nazioni. Come sappiamo sono immortali e hanno una vita un po' particolare, dovendo rappresentare uno Stato...e se non fosse così? Se invece fossero state persone normali, come se ne incontrano tante per le strade del mondo? Chi sarebbero e come vivrebbero, se fossero liberi di essere, semplicemente, se stessi?
[TERZO CAPITOLO DEBUGGATO - scusate per il problema tecnico e...ENJOY IT!]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

Belle arti

 

-Uffa, ma ti vuoi levare?- sbuffò un ragazzo, schivandolo nello scendere le scale di corsa. Feliciano Vargas neppure se ne accorse. Rimase li, appollaiato su quel gradino, a godersi il piacevole tepore che aveva invaso il cortile interno dell’accademia, mentre continuava a disegnare. Non era un’operazione facile: teneva il blocco da disegno in bilico sulle ginocchia e, ogni volta che doveva cancellare, era costretto a contorcersi in qualche modo buffo, per trovare una base d’appoggio adeguata.

Il suo armeggiare sulle scale attirava gli sguardi curiosi delle matricole, soprattutto ragazze. Ad alcune il ragazzo regalava un sorriso distratto, prima di  tornare, con gli occhi, sul suo foglio. Non si rendeva conto della perplessità che suscitava, o dell’intralcio che, in certi momenti costituiva.

I compagni che lo conoscevano un po’ meglio si limitavano a scuotere la testa di fronte a quel suo nuovo comportamento bizzarro. Quel Vargas era un personaggio.

Nessuno, comunque, poteva lamentarsi di lui: era sempre gentile, socievole, entusiasta. Sembrava facesse sempre di tutto per rendere felici le persone che aveva attorno. Inoltre, quando si usciva con lui si rimorchiava come niente fosse. Non c’era dubbio che, ingenuotto com’era, non avesse neppure realizzato l’assurdità del suo comportamento. Non era certo costretto a lavorare come un artista di strada, con tutti i laboratori che quella scuola prestigiosa offriva. Chissà, forse non ne approfittava per non disturbare...

La verità è che Feliciano non era ingenuo, semplicemente non avrebbe potuto fare altrimenti. Doveva osservare il suo soggetto, che era proprio il cortile dell’Accademia di Brera. Voleva riprodurre alla perfezione non solo il colonnato, o la maestosa statua centrale. Voleva raccogliere i giochi di luce che il sole creava sul prato, i sorrisi delle belle ragazze, l’atmosfera allegra dei gruppetti di studio.

Feliciano voleva solo portare sempre con se, per sempre, uno scorcio di quella prestigiosa scuola. Un ricordo di quel periodo felice in cui, finalmente, poteva assecondare la sua passione per l’arte, circondato da tanti visi gentili. Non gli importava che gli altri lo considerassero ingenuo e poco combattivo.

Lui sapeva di aver lottato tanto per quell’occasione, contro lo scetticismo di molti e le preoccupazioni della famiglia. Contro le circostanze che, molto spesso, cercano in tutti i modi di fare lo sgambetto ai sogni.

Adesso voleva solo godersi quella quiete fino in fondo. Non voleva infastidire nessuno, ne discutere...ma avrebbe lottato fino alla morte per terminare quel paesaggio. Anche contro se stesso.

Una ragazza con cui flirtava da un mesetto si avvicinò e gli propose di mangiare qualcosa assieme. Fu così gentile nel rifiutare che lei neppure si offesse. Qualcuno scosse la testa: -Ma si lascia scappare una così?-

-Lascia perdere...è sempre distratto, ma le poche volte che si concentra non lo smuove più niente. Che testardo...-

Il compagno che aveva commentato si tappò la bocca, e lo osservò di sfuggita. Per fortuna non sembrava averlo sentito.

Feliciano teneva ora il foglio in alto, con le braccia tese. Aveva finito. Lo ripose con cura in una cartellina, assieme a degli schizzi del suo recente viaggio a Berlino. Senza neppure accorgersene, scorrendo a ritroso quei fogli colmi di paesaggi e memorie, arrivò ad un disegno diverso. L’unico ritratto, copiato da una vecchia foto. Due volti infantili sorridevano sul foglio.

“Scusa se me ne sono andato fratello.” si disse, ripensando alle parole di quel tipo, che aveva finto di ignorare “Certe volte anch’io so essere testardo...”

 

 

Angolo di IMma

E questo è il capitolo dedicato a Feliciano...mamma mia, non mi convince per niente T.T

Fatemi sapere che ne pensate. Stavolta ho faticato molto a dare una forma sensata a questa “suggestione” che avevo sul personaggio. Se qualcosa vi suona strano/poco chiaro/orribile fatemelo tranquillamente notare. In ogni caso ringrazio chiunque sia arrivato alla fine di questa lettura, e tutti coloro che (sempre più numerosi!*.*) stanno seguendo questa raccolta.

Spero possiate comunque apprezzare lo sforzo e lasciarmi una recenzioncina-ina. ;)

Saluti

IMma-chan

  
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