Erano le 15.30 ed ero ancora a scuola, in castigo per la mia ennesima bravata, col prof Styles che mi squadrava dalla testa ai piedi, seduto dietro ad una cattedra. Si alzò, venendomi dinnanzi, fino a postare il suo sedere sul mio banco. Si leccava le labbra e aveva in mano una bacchetta. Con essa toccò il mio foglio con un'espressione ancora irrisolta, nemmeno toccata.

-Non t'impegni abbastanza, Tomlinson. Alla lavagna!-

Sbuffando mi alzai e presi il gessetto, ricopiando quei dannatissimi numeri per poi fermarmi. La sapevo risolvere benissimo, ma era una questione di principio.

Agitò la bacchetta sul mio sedere, con una certa forza. Voltai immediatamente la testa, guardandolo male e me ne tirò un'altra, prima d'infilarsela fra i denti. Sorrise malizioso, leccandosi le labbra e di conseguenza mi morsi le mie. Mi accarezzò il fianco, prima di darmi una sculacciata che mi fece gemere appena.

Ordinò di posarmi sopra la cattedra, reggendomi sulle braccia con le ginocchia leggermente divaricate. Mi privò dei pantaloni, appoggiando la sua grande mano sulla mia natica sinistra, picchiettando l'altra.

Ansimai con vari versi di piacere, involontari, mentre lo sentii slacciarsi la cintura, fino a far cadere i jeans a terra.

-L-lasciami andare.- sussurrai con voce supplicante.

Mi infilò la stoffa dei boxer in mezzo per poi stringerla fra le mani, tirando. Sollevai leggermente la testa all'indietro, infastidito dal tessuto, messo a modi perizoma. Sfiorò il mio gluteo con la bacchetta, prima di colpirlo con violenza. Cacciai un gemito fortissimo e ua risata roca uscì dalla sua bocca.

-B-basta.- sussurrai con voce spezzata, tremante.

Appoggiò saldamente le sue mani sul mio culo, colpendolo, bacchettandolo. Urlai quando decise di morderlo, succhiarlo, picchiarlo con foga fino a farlo diventare probabilmente viola.

Sfilò i nostri boxer rapidamente, gettandoli a terra. Stuzzicò la mia entrata con la sua cappella così vogliosa e ansimai.

Entrò con una forte spinta senza manco avvisarmi e cacciai uno strillo che punì sculacciandomi. Mi penetrò fino a fondo e urlai il suo nome, mentre sentivo la sua erezione in me, dura e grande, che mi spaccava.

Tirò i miei capelli con una mano mentre con l'altra graffiava le mie natiche, conficcandoci le unghie.

Uscì due secondi, prima d'entrare più violento di prima. Spalancai la bocca, bestemmiandogli contro e questo lo eccitò maggiormente.

Spinse il suo membro in ogni microbo spazio della mia pelle, fino a sentire solo i suoi testicoli sbattere contro il mio sedere. Roteai il bacino favorendo le sue spinte, scorrevoli quanto potenti.

Gemette ad ogni mio strillo, prima di dare un'ultima spinta, la più rude, quella decisiva.

Venne dentro di me stringendomi le chiappe per farmi sentire tutto il suo seme così liquido e caldo. In contemporaneo o forse qualche secondo più tardi, sprigionai il mio sperma che sporcò la cattedra, lasciando spruzzi bianchi, aiutato dalla mia mano che mi permise di svuotarmi completamente. Con voce roca gememmo spudoratamente fino a che uscì, soddisfatto del suo lavoro, andandomi di fronte per leccarsi il mio seme con un dito, dopo averlo raccolto.

-A domani, Tomlinson.- ammiccò rivestendosi, prima di uscire dall'aula, lasciandomi lì come un fesso.

A labbra schiuse dallo stupore e dalla perplessità posai gli occhi sulla lavagna e sorrisi appena.

Magari quell'espressione sarebbe stata incompleta a vita, ma quel giorno, avevo altri pensieri piuttosto che la matematica.