Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: SmartieMiz    05/02/2014    3 recensioni
Enjolras non è asociale: semplicemente ha altre priorità, non è così difficile da comprendere. Ma ovviamente il caro Courfeyrac e les Amis de l'ABC ci tengono così tanto a movimentare la sua vita.
E poi c'è Grantaire, che è sempre così irritante e non si risparmia nemmeno a Natale. Eppure situazioni ed eventi inattesi faranno comprendere a tutti gli amici qualcosa di importante.
6 capitoli di assoluta follia e idiozia con i nostri rivoluzionari preferiti!
Buon Natale e felice anno nuovo.
[AU! E/R; Courfeyrac/Jehan; Joly/Bossuet/Musichetta; Combeferre/Eponine; Marius/Cosette]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Come prepararsi al nuovo anno - Les Amis Version
Rating: verde
Genere: commedia/fluff

Note: Scusatemi per il ritardo imperdonabile! Premetto che questo capitolo è lunghissimo e non avevo il coraggio di dividerlo in più parti xD E' una cosa assolutamente demenziale e continuerò a scusarmi con Victor Hugo fino alla fine dei miei giorni. Buona lettura. ♥

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Victor Hugo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 

Come prepararsi al nuovo anno - Les Amis Version


V

New Year's Eve

 

 

«Maledizione!», imprecò Grantaire.
«E ora?», chiese Joly, in preda al panico.
«Ce ne andremo a piedi», rispose Enjolras con assoluta calma e fermezza: «Venti minuti e siamo arrivati».
Joly sussurrò un Morirò disidratato che fece alzare al cielo gli occhi di Enjolras.
«D’accordo, prima però devo chiamare un carro attrezzi», disse Bossuet: «o magari c’è un’officina nei dintorni?».
«Nessun’officina», osservò Musichetta.
«La solita sfiga…», mormorò il povero Bossuet, componendo un numero telefonico.
Ora il problema era aspettare pazientemente l’arrivo del carro attrezzi.
 
Courfeyrac era a casa di Marius già da mezz’ora: aveva aiutato l’amico e Cosette a preparare la casa per la grande festa.
Courfeyrac non vedeva Jehan dalla vigilia di Natale, ma si era sentito normalmente con lui in quei giorni, come se tra loro non fosse accaduto mai niente. Il desiderio di vederlo dopo quei giorni si era fatto sempre più forte e una strana sensazione d’ansia attanagliava il suo stomaco. Come si sarebbe dovuto comportare quando l’avrebbe visto?
Non ce l’avrebbe fatta ad ignorarlo. E non voleva nemmeno farlo.
Nel vederlo pensieroso, Cosette sorrise, intenerita. «Ti vedo quasi inquieto, Courf».
L’interessato tornò nel mondo dei vivi. «Ehm, sto bene, grazie», rispose con un sorriso cordiale.
Marius sorrise, birichino. «Sei innamorato, eh? A me puoi dirlo!», gli diede una gomitata affettuosa.
Sei innamorato, eh?
La scoperta dell’acqua calda, Pontmercy.
Ma è così evidente?!, si chiese Courfeyrac.
Immediatamente Courfeyrac ricordò di non averne mai parlato con lui, ma soltanto con Enjolras e Combeferre.
«No… sto bene, credetemi», tagliò corto.
Il suono del campanello di Villa Pontmercy lo aiutò a scappare da quella faccenda. «Vado ad aprire io!», si offrì.
Aprì la porta e vi trovò il caro Combeferre, arrivato con dieci minuti d’anticipo.
«Joly, Bossuet, Enjolras e Grantaire faranno tardi, si è rotto il motore dell’auto», li informò Combeferre: «Ah, innanzitutto buonasera».
Marius sgranò gli occhi. «Enj-enjolras?», farfugliò. Courfeyrac per poco non saltellò per casa. «Ho sempre ragione, hai visto, Marius? E ora sgancia i dieci euro della scommessa!».
Il campanello suonò ancora una volta. Fu Marius ad aprire la porta.
«Buon Capodanno a tutti!», una ragazza brunetta appese il proprio cappotto all’appendiabiti per poi buttarsi addosso a Cosette e stritolarla in un abbraccio caloroso.
Eponine Thénardier.
Combeferre era bordeaux. Provò a nascondersi dietro la porta, ma il caro e dolce Courfeyrac – che ci teneva tanto alla sua vita sentimentale – lo tirò fuori con la forza.
«Non fare il codardo! È la tua occasione!», mormorò.
«E che cosa le dico?!».
Una volta che Eponine ebbe finito di stritolare tutti, arrivò il turno di Combeferre. E quando Ferre venne avvolto dall’abbraccio dolce e gentile della ragazza, perse sicuramente dieci anni di vita.
«Ciao Ferre!».
«Ep-eponine! Ciaocomestai?».
Eponine rise leggermente e gli scompigliò affettuosamente i capelli. «Molto bene, ti ringrazio!».
L’espressione di Courfeyrac, improvvisamente cupa, interruppe il momento idilliaco tra Ferre e ‘Ponine. «Gavroche», disse, semplicemente: «Perché non è qui?».
«Mia sorella era con la sua comitiva, Gavroche invece avrebbe festeggiato il nuovo anno con quegli scalmanati dei suoi amichetti! Non ho ritenuto necessario dirgli della festa qui da Marius perché quei tipi non si sanno comport…».
Ma Courfeyrac non aveva più seguito il discorso.
«Fallo venire! Chiamalo subito!», disse, con tono supplichevole: «No ‘Vroche no party!».
Il fatto che la casa appartenesse al nonno di Marius era soltanto uno stupido dettaglio, ormai: grazie a Courfeyrac, Gavroche e i suoi compagni sarebbero giunti a casa di Marius in pochi minuti.
Il campanello suonò ancora una volta. Courfeyrac corse ad aprire.
«Ma ciaaaa… ciao».
Jehan era di fronte a lui. Semplicemente bello come sempre.
A Courfeyrac venne naturale sorridergli. «Ciao Courf», rispose il poeta con un sorriso sicuro.
Oltre al saluto, Courfeyrac non seppe cosa dirgli. Ma infatti non doveva dirgli niente. Avrebbe voluto soltanto baciarlo.
Gli si avvicinò lentamente ma si bloccò. «Come va?», chiese infine Courfeyrac.
«Bene, grazie! Tu?».
«Sì, benone!».
«Mi fa piacere! Ora posso… posso entrare? Fa freddo», chiese Jehan con un sorriso timido.
Courfeyrac si diede dell’idiota. «Scusami, subito!», disse, scostandosi per farlo passare, poi chiuse la porta.
Più tardi arrivarono anche Feuilly, Bahorel, Gavroche e i suoi compagni e delle amiche e degli amici universitari di Marius e Courfeyrac.
Mancavano soltanto Musichetta, Bossuet, Joly, Grantaire ed Enjolras.
 
Nel frattempo, come se la stavano spassando i nostri impavidi eroi?
Il carro attrezzi arrivò alle dieci e mezzo. Alle dieci e quaranta i ragazzi stavano ancora camminando verso villa Pontmercy.
Se avesse avuto un fucile, Enjolras avrebbe già sparato Joly che, convinto di essere in fin di vita, camminava facendosi trascinare da Bossuet e Musichetta e non la smetteva di lagnarsi.
«Avete dell’acqua?», chiese Joly, supplicante.
«Purtroppo no», rispose Musichetta.
«Vino? Birra? Qualsiasi cosa!».
Grantaire scosse il capo. «Sarà strano ma no, non ho niente».
Joly sospirò. «Morirò», mormorò per l’ennesima volta.
Enjolras sbuffò. «Al massimo possiamo prenderci una pausa, ma di questo passo non arriveremo mai».
«Cercherò di resistere il più a lungo possibile, allora», disse Joly: «tanto prima o poi morirò lo stesso».
«Ma non dire così, Joly!», Musichetta gli baciò dolcemente una guancia: «Ci sono io con te».
Di fronte a quella scenetta, Enjolras stava per vomitare; all’espressione inorridita del ragazzo, Grantaire si scompisciò dalle risate.
«Che vuoi?», gli chiese Enjolras bruscamente.
«Niente, Apollo. Certe volte mi fai ridere».
«Non ho fatto proprio niente».
«Mi fai ridere e basta».
«Ti diverti con così poco».
«E tu poco mi dai».
Enjolras alzò gli occhi al cielo, incapace di ribattere e di terminare il battibecco con una frase sensata.
Quel Grantaire sarebbe stato la sua rovina.
 
Un amico di Courfeyrac aveva portato l’attrezzatura da DJ e aveva fatto partire la musica.
Combeferre era in pratica incollato a Courfeyrac come una medusa. «Senza il tuo Enj ti senti solo soletto?», lo stuzzicò l’amico.
«Ma piantala!», sbottò Combeferre.
«Lo dico per scuoterti! Vai da lei», lo incitò Courfeyrac.
«Piuttosto, tu cosa mi dici di Jehan? Come vanno le cose?».
«Non cambiare argomento!».
Combeferre sorrise, malizioso. Courfeyrac giurò di non aver mai visto un sorriso del genere sul volto del suo amico. «Okay, ti rispondo e poi pensiamo al caso Thénardier, d’accordo?».
Il ragazzo annuì. «È come se non fosse successo niente, ci siamo salutati normalmente», ovviamente Courfeyrac tagliò la parte dei sorrisi smielati e non accennò nemmeno al gran desiderio di baciarlo che aveva provato: «Non so come comportarmi, lo ammetto».
«Enjolras ha detto la cosa giusta: parlatene insieme», rispose l’altro.
«Quel folle ha sempre ragione, bisogna dirlo! Ma ora pensiamo alla Thénardier», Courfeyrac sviò la questione: «Allora? Vai da lei e ballate insieme: è un primo approccio!».
«Sta ballando con Bahorel, non vedi?».
«E dici a Bahorel di togliersi di mezzo».
«Courfeyrac!».
«Conosco il mio nome».
‘Ferre sbuffò. «Offrile qualcosa da bere», disse Courfeyrac: «E mi raccomando: flirta con lei per tutta la serata».
«Tu sei pazzo».
«No, sono un esperto in queste cose, è totalmente diverso!».
«Ma la potrei spaventare! Non voglio che abbia una cattiva opinione di me!».
«’Ferre, flirtare significa provarci, corteggiare, come diresti tu, mica significa portarla a letto!».
Combeferre arrossì enormemente. «Chiederò consiglio a Jehan. Lui è più sensibile di te».
Courfeyrac sospirò, assorto nei suoi pensieri.
Jehan era più sensibile di lui.
E anche più coraggioso.
«Courf!».
Il ragazzo si voltò e gli si illuminarono gli occhi. «’Vroche!».
«Come va? Hai una brutta faccia».
«Sono sempre bello», scherzò.
«Ti vedo pensieroso», insistette il piccolo Gavroche, poi gli si avvicinò e bisbigliò: «Avanti, a me puoi dirlo!».
«Che cosa?».
«Chi è la tipa per cui ti sei preso una sbandata?», il piccoletto sorrise, furbamente.
Tra le poche cose che Courfeyrac non sapeva fare, c’era il mentire a Gavroche. «È un ragazzo, in realtà».
«Sta con Cosette, non hai speranze».
«Ma cos’hai capito?! Io e Pontmercy? Potrei vomitare!», Courfeyrac sgranò gli occhi.
«Enjolras, allora?».
«Enjolras lo lascio volentieri a Grantaire. Ci vuole una dose immane di coraggio e di amore per sopportarlo».
«’Ferre?».
«’Ferre è cotto di tua sorella. E comunque, se mi lasciassi parlare te lo direi!».
«Okay, allora è Jehan».
«Bravo, piccolo Gavroche».
Il rumore del campanello distrasse tutti e interruppe Courfeyrac e Gavroche. Marius corse ad aprire.
«Sono le undici! Ce l’avete fatta, pensavo sareste arrivati dopo lo scoccare della mezzanotte, sarebbe stato un vero peccato», disse Marius innocentemente.
«Ci tengo a rammentare che non sono io quello che arriva sempre in ritardo, Pontmercy», gli rispose Enjolras, con fermezza.
«Questa volta non aveva detto niente di male, Apollo!», gli bisbigliò Grantaire, poi entrò in casa e disse: «Salve a tutti!».
Bossuet e Musichetta entrarono con un Joly sfinito. «Acqua», si lamentò come i bambini piccoli: «Acqua, Marius! Grazie!».
Quando Eponine e Cosette videro i ragazzi, subito li salutarono con calorosità.
«Ciao Enjy! Tutto bene?», Eponine, radiosa come sempre e amichevole con tutti, gli si buttò addosso.
Enjolras aveva pensato di schivarla, ma ormai era troppo tardi. La sua occhiataccia truce intimorì la ragazza.
Enjy. Manco fosse suo fratello.
Come aveva osato chiamarlo con quell’insulso diminutivo? A momenti preferiva essere chiamato Apollo.
«No, al più presto bisogna prepararsi per la prossima manifestazione. Ho bisogno di qualcuno che realizzi i volantini e di…».
Eponine rise, interrompendolo. «Enjolras, intendevo tu come stai, non il mondo», sorrise.
«Non mi lamento», rispose, algido: «Tu?»
«Mai stata meglio! È bellissimo stare qui con tutti voi!», sorrise, fin troppo entusiasta.
Enjolras la guardò, gelido, porgendosi qualche domanda.
Era davvero così asociale?
«C’è troppa gente», notò Enjolras, rivolto a Grantaire: «e la musica mi dà fastidio. Siamo in Francia e ascoltano musica inglese. Orrore».
Nel sentire quelle confidenze, non solo Grantaire si sentì onorato – andiamo, Apollo gli aveva rivolto la parola di sua spontanea volontà! – ma rise tremendamente.
«La musica disco inglese è ascoltata ovunque. Bisogna ammetterlo: noi francesi siamo un po’ carenti in questo campo», spiegò Grantaire tra una risata e l’altra.
Lo sguardo assassino di Enjolras lo contrastò. «Noi Francesi abbiamo tutto, non abbiamo bisogno di nessuno».
Grantaire non disse altro: continuare avrebbe significato iniziare un dibattito interminabile con l’amante della Patria.
«Allora? Vogliamo farci un giro per la villa?», propose Grantaire.
«D’accordo. Non c’è niente di meglio da fare».
 
«Te l’avevo detto che non sarebbe stata una buona idea, o almeno non per me».
«Cambierai idea a fine serata».
«Suona tanto come una minaccia».
«Lo è».
Erano arrivati in uno degli innumerevoli corridoi di Villa Pontmercy. Enjolras alzò gli occhi al cielo. «Cosa stai cercando di fare, Grantaire?».
«Mi sembra di aver capito che tu non vuoi che io beva», disse improvvisamente Grantaire: «io vorrei che tu vivessi, invece».
«Vivere non significa bere».
«Non intendevo questo».
«E cosa?».
«Vorrei che ti lasciassi andare ogni tanto, Apollo. E lasciarsi andare ogni tanto non significa smarrirsi».
«Ma io sto bene così».
«Enjolras, sei un ragazzo intelligente e sono davvero pochi quelli brillanti come te. Ma perché oltre alla mente non permetti anche al tuo cuore di aprirsi? Giusto un po’! È vero, forse hai altre priorità, ma anche il cuore ha bisogno del suo spazio», Grantaire era spaventosamente serio e il suo sguardo era penetrante.
Enjolras si morse un labbro. «Di cosa hai paura?», gli chiese lo scettico.
«Non ho paura», rispose l’altro, e immediatamente si bloccò. Si sarebbe sentito perfettamente a suo agio nel tenere un sermone, un dibattito politico.
Ma non nel parlare di se stesso.
«… ma sento che ci sono cose ben più importanti», continuò Enjolras, quasi incredulo.
In realtà non se l’era mai posta quella domanda: non rifletteva mai su chi fosse, su chi potesse essere. La sua vita ruotava intorno a quel paese che tanto amava, e magari un giorno sarebbe stato un grande leader.
«Anch’io ho creduto a lungo che nella mia vita ci fossero cose ben più importanti. L’alcool, per esempio, era una delle mie priorità», parlò Grantaire: «… smettere di punto in bianco è assolutamente difficile, ma in questi giorni sto provando a non eccedere perché ho capito cos’è importante per me. Ed è merito tuo».
Quella statua greca che era Enjolras stava prendendo lentamente sembianze umane. Grantaire l’aveva visto esitare. «… non berrai stasera, quindi? Neanche un bicchiere?».
La domanda di Enjolras era posta senza alcun tono accusatorio o di rimprovero; piuttosto era sconvolto interiormente per tutto quello che stava accadendo.
«No, non credo. Voglio essere completamente sobrio per ricordarmi di questa serata».
Enjolras annuì. Grantaire si lasciò andare ad un respiro profondo.
«… ma soprattutto perché voglio ricordarmi per sempre di questo».
Non esitò ancora: le sue labbra erano su quelle di Enjolras, lambendole in un bacio dolce e appena sfiorato.
Inizialmente Enjolras rimase interdetto. Grantaire si preparò al peggio: eppure gli era sembrato il momento perfetto, quello più adatto…
«Scusa, io… forse avre…».
Non finì di parlare perché le labbra del rivoluzionario erano sulle sue, accarezzandole con dolcezza e passione.
Enjolras poté sentire il proprio cuore battere all’impazzata; Grantaire era felice da star male.
«È da tempo che sto cercando di dirtelo», gli disse sottovoce lo scettico.
«È da tempo che non volevo capirlo, allora».
Grantaire sorrise. Dopo quel bacio tanto atteso, l’imbarazzo li colpì in pieno. Grantaire pensò immediatamente alle parole e alle cose giuste da dire e da fare: per una volta toccava a lui guidare Enjolras che, rosso d’imbarazzo, era assolutamente impacciato.
«Andiamo dagli altri?», gli chiese.
Enjolras avrebbe risposto no: si era sentito così bene con Grantaire, lontano da tutto e da tutti.
Incominciò a preoccuparsi di quei nuovi pensieri che ora gli frullavano in testa.
Quanto stava diventando dipendente da quel Grantaire?
«D’accordo», accettò alla fine.
 
Mancava mezz’ora all’anno nuovo e in quella mezz’ora accadde di tutto e di più a Villa Pontmercy.
Il nonno di Marius entrava in stanza ogni mezz’ora per vedere come procedevano le cose, se c’era ordine e se tutto filava liscio. Si era rivelato una presenza alquanto inquietante e sinistra: vigilava tutto e tutti. Con le sue occhiatacce ostili aveva turbato tutti gli invitati.
E ogni mezz’ora, aveva sempre qualcosa da ridire: una carta caduta casualmente a terra, un granello di polvere in più.
«Nipote, fai abbassare un po’ il volume di questa musica assordante», ordinò Monsieur Gillenormand a suo nipote.
Marius lo guardò, attonito. «Ma come! Si sta avvicinando la mezzanotte!».
«E che devo fare?».
«Ma come? L’anno nuovo!».
Monsieur Gillenormand sbuffò. «Abbassa, ho detto».
Courfeyrac – che aveva udito il battibecco – rise. «Ma dai, nonno, divertiti anche tu! È così che festeggi l’anno nuovo?».
Non l’avesse mai detto.
Monsieur Gillenormand si fece rosso di rabbia. «Innanzitutto, neanche mio nipote mi chiama nonno, quindi non capisco perché dovresti farlo tu», disse, cercando di mantenere la calma: «poi, non dovresti rivolgerti ad una persona più anziana di te con il tu».
«Vecchio mio, certo come sei pesante!», si intromise Bahorel che non fece altro che peggiorare la situazione.
«Marius, frequenti questi imbecilli?!», sbraitò l’anziano signore: «Quanta insolenza!».
Marius si portò una mano in fronte. «Ragazzi, porgete le vostre scuse e facciamola finita», disse, esasperato.
«Scusatemi, Monsieur Gillenormand!», fece Courfeyrac, per poi sparire dalla sua vista per evitare altri disguidi.
«Perché dovrei scusarmi? Non ho detto niente di male!», ribatté invece Bahorel.
«Ah no, vecchio pesante non è niente! Questi ragazzi d’oggi, ah!», sbottò il vecchio.
«Bahorel… ti prego!», sussurrò Marius a denti stretti.
«E va bene, solo perché è tuo nonno. Chiedo umilmente perdono», disse Bahorel ironico, irritando soltanto di più il vecchio.
Nel frattempo, Cosette parlava con Eponine e a loro si era unita Musichetta; parlavano di tutt’altro.
«Non so chi baciare a mezzanotte», asserì Musichetta, seria.
«Ma come? Non hai Bossuet?», chiese Cosette, inarcando un sopracciglio.
«E Joly? Entrambi ci tengono tanto e non voglio che ci restino male».
Eponine ridacchiò. «Pensa a me che non ho nessuno da baciare e non ne faccio mica un dramma!».
Enjolras e Grantaire erano appartati in un angolo della sala a parlare civilmente. In realtà Enjolras stava pianificando il prossimo incontro al Musain dopo le vacanze e Grantaire lo ascoltava pazientemente.
«Il 1 gennaio?», chiese Grantaire, sgranando leggermente gli occhi: «Tra meno di un’ora!».
«Tra dieci ore», rispose Enjolras: «Alle nove al Musain. Mi sembra un orario accettabile».
«Ma si farà tardi! Chi dormirà stanotte!».
«Io».
Grantaire aggrottò le sopracciglia. «E se non vengono? Insomma… non è meglio il 2 gennaio?».
«Il progresso non può attendere», sentenziò Enjolras.
«Enjolras, riflettici… spostalo almeno di pomeriggio… la mattina ci sarai solo tu!».
«Credevo venissi anche tu», Enjolras inarcò un sopracciglio.
«Ehm… ecco…».
Monsieur Gillenormand non era andato via, sfortunatamente; era ancora lì e aveva udito la conversazione tra Enjolras e Grantaire.
«Il progresso… che menti giovani e brillanti. E troppo utopistiche. Il mondo sta andando a rotoli per colpa di questa generazione», commentò.
«Parlava di noi?», chiese Enjolras a Grantaire, prendendola giustamente sul personale.
«Sì, ma…».
Vide già Enjolras allontanarsi per dirgliene quattro. Lo trattenne per un braccio. «Lascialo farneticare», cercò di tranquillizzarlo Grantaire.
«Ma come! L’hai sentito? È colpa di gente chiusa mentalmente come lui se il mondo va a rotoli!».
«Enjolras…».
«E ci chiama menti utopistiche! Non sono illusioni le mie, sono sogni, sogni realizzabili! Sogni che vedranno la realtà!».
«Enjolras!».
«Enjolras un corno!».
Monsieur Gillenormand era finalmente andato via, privando tutti della sua lieta presenza.
«Hey, guardami», Grantaire gli accarezzò lentamente il volto; inutile dire che si beccò lo sguardo sorpreso di Combeferre e quello sorridente di Courfeyrac che sembrava volesse dir loro “Ma io l’ho sempre saputo!”: «Tranquillizzati, okay? Se vuoi ragionare con quel vecchio è inutile, Marius ci bisticcia sempre. Tu continua sempre a credere in quello che pensi e continua sempre a fare quello che hai fatto, indipendentemente da ciò che dicono e pensano gli altri».
«Lo so», rispose Enjolras.
«Ma ogni tanto è buona cosa ricordarlo per tenerlo sempre a mente, no?», gli sorrise Grantaire.
Enjolras annuì leggermente a quelle parole rincuoranti, sentendosi già meglio. Grantaire era anche la sua cura.
«Non fare guai ora che vado un po’ da Joly a vedere come se la spassa. Non uccidere nessun conservatore monarchico in mia assenza, mi raccomando!».
Ad Enjolras venne da ridere. Grantaire sarebbe potuto morire da un momento all’altro.
 
«Sbaglio o io ed il signor Joly avremmo dovuto parlare?», gli si avvicinò Grantaire con un sorriso incoraggiante.
«No, non ti sbagli», sospirò Joly: «Ci allontaniamo? Troppi occhi indiscreti».
«Come vuoi», rispose Grantaire.
Uscirono dalla sala e imboccarono un corridoio: «Allora? Musichetta è il problema, giusto?».
«Sì», fece Joly: «Mi sto rendendo conto che quello che stiamo facendo io, lei e Bossuet non è sempre possibile. Forse tutto questo a Bossuet va bene, ma per me non va bene più. Non può durare a lungo».
Grantaire annuì, lentamente. «E cosa proporresti di fare?».
«Oh, sono innamorato di Musichetta. Non posso metterla di fronte ad una scelta, la metterei in difficoltà e non voglio. E poi non lo farei mai… insomma, Bossuet è il mio migliore amico! E non solo… c’è dell’altro».
«Che intendi per c’è dell’altro?».
«Io… io penso di provare qualcosa per Bossuet. Non… non so esattamente cosa, ma qualcosa».
«Sei innamorato di Musichetta e stracotto di Bossuet, quindi?».
«Non proprio… ma in un certo senso, sì. E questa cosa mi fa star male! Dovrei smetterla di vedere entrambi o mi verranno fitte lancinanti al cuore. Morirò di dolore».
Grantaire sorrise. «Non morirai di dolore, Joly. Devi soltanto capire cosa vuoi. Non è mica facile, ma non è nemmeno impossibile».
Joly sospirò. «Grazie per esserci, Grantaire».
«E di che?», Grantaire gli diede una pacca amichevole sulla spalla: «Se hai ancora bisogno di me sai dove trovarmi!».
 
«Sembri Pontmercy, e almeno per me sembri Pontmercy è una delle peggiori offese che un ragazzo così intelligente come te possa ricevere nella sua vita».
Combeferre alzò gli occhi al cielo. «Courfeyrac mi dice di corteggiarla ma non ne sono capace, Jehan mi ha addirittura detto di scriverle un sonetto! Volevo un consiglio più efficace da una persona razionale come te».
«Razionale quanto inesperta», specificò Enjolras.
«Tu e Grantaire come avete fatto?», chiese Combeferre.
Enjolras rimase immobile. «Io e Grantaire cosa?», chiese, in un primo momento.
«Prima vi vedevo molto vicini… pensavo che… insomma, state insieme ora, vero?».
Enjolras arrossì. Gli sembrò come se non lo avesse realizzato a pieno: ancora non era pronto a parlarne.
«Beh… potresti baciarla a mezzanotte», Enjolras sviò la domanda: «Personalmente lo ritengo molto stupido, ma se a te e a lei piace...».
Combeferre annuì, ispirato. Si chiese come l’avrebbe presa Eponine. La osservò in lontananza: così bella e così dolce. Le sembrava quasi irraggiungibile.
Mancava un quarto d’ora allo scoccare della mezzanotte. Gli amici universitari di Marius e Courfeyrac avevano già preparato gli alcolici e gran parte degli invitati già aveva bevuto. Joly e Bossuet erano brilli ed erano impegnati in una conversazione con Musichetta che, sobria, incominciò a sentirsi un po’ a disagio.
Grantaire ebbe più volte l’istinto di prendersi almeno una birra, ma lo trattenne: gli bastava la mano di Enjolras stretta alla sua con decisione per stare meglio.
Courfeyrac mandò tutto a quel paese e si avvicinò a Jehan. Come avevano potuto ignorarsi per una serata intera? Jean Prouvaire per la timidezza; Courfeyrac per la paura.
«Che combini?», ruppe il ghiaccio Courfeyrac con un sorriso. Un sorriso che, questa volta, nascondeva mille incertezze e mille timori.
«Niente, ho parlato un po’ con Feuilly e Bahorel e ho conosciuto una ragazza che scrive poesie come me», rispose Jehan: «Tu?».
«Niente di interessante. Sono stato un po’ in giro», fece Courfeyrac: «Credevo di aver organizzato chissà che cosa e invece tutti si stanno annoiando».
«Non è vero», controbatté l’altro: «C’è chi si sta divertendo».
«Ma tu no».
Jehan arrossì lievemente. «Ma… ma io non sono mica tutti», disse, accennando un sorriso imbarazzato.
«Per me sì».
Ci fu un breve attimo di silenzio che parve interminabile. «Mancano due minuti al 2014!», la voce di Marius riecheggiò in tutta la sala: «Prepariamoci!».
C’era agitazione in sala. Soltanto ad Enjolras non importava niente dell’anno nuovo.
«Mi auguro soltanto sia più fruttuoso e ambizioso degli anni precedenti», confidò a Grantaire.
L’altro rise: «Come se quelli passati non lo fossero stati già abbastanza».
Mancavano un minuto e venti secondi.
Combeferre che si sbracciava tra la folla alla ricerca disperata di Eponine appariva quasi comico.
Un minuto e dieci.
Joly e Bossuet aprirono un’altra bottiglia di birra, senza smetterla di sghignazzare. Musichetta andava avanti e indietro, irritata. «Sto con due ubriaconi!», urlò, spazientita.
Sessanta secondi.
Cosette sorrise a Marius. Marius le baciò una guancia. «Ti amo, Cosette. Non dimenticherò mai il 2013: è l’anno in cui i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta».
Cinquanta.
Bahorel continuava a parlare e a farsi due risate con le amiche e gli amici universitari di Marius e Courfeyrac.
Quaranta.
Eponine scriveva mentalmente i suoi progetti per il nuovo anno. Scompigliò affettuosamente i capelli di Gavroche quando le passò accanto.
Trenta.
Enjolras sbuffò rumorosamente, facendosi domande sulla stupidità umana. Grantaire sorrise, semplicemente.
Venti.
Courfeyrac e Jehan erano ancora vicini, ma silenziosi.
Dieci.
A Feuilly era stata affidata la bottiglia di champagne da stappare. Stava aspettando soltanto il conto alla rovescia.
Nove.
Gli invitati contarono, entusiasti.
Otto.
«Fatemi passare, vi prego!». Ma nessuno calcolò il povero Combeferre.
Sette.
Musichetta voleva scappare.
Sei.
Marius e Cosette si diedero la mano.
Cinque.
Bahorel, sbronzo, stava litigando con qualcuno.
Quattro.
Bossuet si chiese dove fosse Musichetta. Vedeva soltanto Joly.
Tre.
Joly si chiese dove fosse Musichetta. Vedeva soltanto Bossuet.
Due.
Courfeyrac, con coraggio, si protese in avanti. Jehan chiuse gli occhi, come se stesse aspettando quel momento dall’inizio della serata.
Uno.
«Voglio tornare a casa», mormorò Enjolras acidamente.
Buon 2014!
Inaspettatamente, Eponine si ritrovò le labbra di Combeferre sulle sue. Ne rimase piacevolmente sorpresa. «Buon anno, ‘Ponine», le sorrise semplicemente il ragazzo.
Eponine sorrise affettuosamente, facendosi rossa. «Buon anno a te, ‘Ferre!».
Né Joly né Bossuet riuscirono a trovare Musichetta; Joly, ubriaco – e un po’ guidato dai sentimenti – baciò Bossuet che non si ritrasse.
Courfeyrac e Jehan si baciarono, questa volta entrambi con certezza. Era inutile continuare a nascondersi.
Grantaire non baciò Enjolras; sapeva che avrebbe fatto mille storie per uno stupido bacio di mezzanotte dato davanti a tutti solo per tradizione, ma non si trattenne dal lasciargli un dolce bacio sulla guancia.
 
La festa sarebbe continuata fino alle sei del mattino, se Monsieur Gillenormand non avesse cacciato tutti fuori di casa all’una.
C’era stato un litigio pubblico con il nipote e il nonno aveva deciso di mandare via tutti, in quanto erano tutti motivo di fastidio.
Courfeyrac aveva sul serio pensato di trasferire il veglione a casa sua, ma era già occupata dai suoi genitori che avevano invitato amici e parenti.
All’una in punto, Jean Valjean prese sua figlia Cosette e diede un passaggio a casa anche ad Eponine e Gavroche e a Musichetta.
Era stato il più terribile Capodanno della storia, ma c’era da aspettarselo, organizzato da Courfeyrac e Pontmercy…
Enjolras avvertì tutti dell’incontro pomeridiano al Musain. Les Amis erano visibilmente stanchi per mandarlo a quel paese.
Gli amici di Courf e Marius salutarono tutti per poi andare via. Erano rimasti les Amis de l’ABC: Enjolras, Grantaire, Combeferre, Courfeyrac, Jean Prouvaire, Joly, Bossuet, Bahorel e Feuilly.
Nove persone, tra cui tre ubriachi fradici – Joly, Bossuet e Bahorel – e una sola auto: quella di Feuilly.
Feuilly ebbe l’idea più assurda del 2014.
«Ragazzi, potete stringervi».
«Ma sei impazzito?!», asserì Enjolras: «Io me ne torno a piedi, non è un problema… ti ringrazio, Feuilly».
«No ma davvero: ce la possiamo fare! Dai, entrate!», insistette il ragazzo.
Bahorel si mise avanti; dietro c’erano solo quattro posti. Grantaire, Combeferre, Jean Prouvaire e Bossuet occuparono quelli; Courfeyrac si mise in braccio a Jehan, Joly in braccio a Bossuet ed Enjolras, inviperito, in braccio a Grantaire e Combeferre.
Jehan appoggiò dolcemente la testa sulla spalla di Courfeyrac che sorrise. «Appena torno a casa dormo», commentò Jehan.
«Buon per te. Da me ci sono i parenti dei miei genitori e i loro amici. Gente noiosa!», sbuffò Courfeyrac: «Appena posso mi prendo un appartamento, sicuro!».
«Se vuoi stanotte puoi dormire da me», gli propose gentilmente Jehan.
Joly e Bossuet stavano letteralmente amoreggiando in auto, sotto gli occhi di Enjolras che osservava con disgusto. Bahorel se la rideva e diceva cose senza senso.
Grantaire rideva e basta.
«Cazzo», imprecò sottovoce Feuilly: «Okay, ora sì che dovete scendere. C’è la polizia».
«È Javert!», esclamò Enjolras. Conosceva bene quel poliziotto ed era molto temuto.
«Ragazzi, accompagno soltanto Joly, Bossuet, Bahorel e Grantaire che sono ubriachi, va bene? Mi dispiace».
«Non sono ubriaco, stavolta!», sbottò Grantaire.
I ragazzi si salutarono. Restarono soltanto Enjolras, Grantaire, Jehan, Courfeyrac e Combeferre.
«Courfeyrac viene da me. Volete venire anche voi?», propose Jehan.
«Ah non preoccuparti: casa mia è proprio di fronte!», rispose Combeferre.
Grantaire controllò le tasche dei pantaloni. «Magnifico: ho dimenticato le chiavi a casa».
«Puoi venire da me, se vuoi. Non c’è nessuno, abito da solo, sapete», rispose Enjolras con assoluta innocenza. Courfeyrac subito ammiccò, facendolo arrossire e facendogli rendere conto dell’ambiguità delle sue parole: «… per dormire, ovvio. C’è un posto in più…».
Grantaire accettò con un sorriso. I ragazzi si salutarono e tornarono a casa.
 
Enjolras infilò le chiavi nella serratura. Quando entrò, il buio totale. Accese la luce.
Il ragazzo mostrò a Grantaire il bagno degli ospiti e gli diede un cambio per la notte.
Enjolras diede il suo letto a Grantaire e si prese il divano.
«Ma come? Dormo io sul divano, semmai», si offrì Grantaire.
«È un divano-letto, è comodo, sto bene, non preoccuparti», lo rassicurò Enjolras.
Ma alla fine, senza nemmeno sapere come, dormirono entrambi nel letto di Enjolras, l’uno abbracciato all’altro.  


 


 
 Angolo della matta che scrive queste cose Autrice

Saaaaaalve!
Mi scuso per il ritardo imperdonabile! So di essere in estremo ritardo: questo capitolo è stato un parto! XD Ringrazio tutti coloro che hanno affrontato la folle impresa di leggere questa manciata di demenzialità xD
Ma... ma c'è la E/R, quindi potete perdonarmi, vero? *o* *occhioni dolci* E anche la Jehan/Courf! E la Eponine/Ferre! E la Joly/Bossuet! E la Marius/Cosette! *.* Insomma, tutto LOL
Ho paura di essere entrata nell'OOC, in particolare con la dichiarazione di Grantaire ad Enjolras che, personalmente, ho trovato molto stucchevole. xD A voi è piaciuta?
Enjolras affronta una cosa nuova: lo stare con una persona. Come andranno le cose? xD
Jehan e Courf finalmente aprono un po' gli occhietti e capiscono, aw.
Ferre che cerca Eponine! <3 Non sono l'amore? *---*
Joly e Bossuet, ubriachi ma spinti dall'amore ;) Un po' mi dispiace per Musichetta, però...
Marius e Cosette sono sempre loro <3 E... Monsieur Gillenormand è tra noi! Io stimo quel vecchio XD (scherzi a parte, mi sta antipatico xD).
Ah, dimenticavo: et voilà... Javert! Avevo programmato di inserirlo sin dall'inizio di questa minilong, ma non sapevo come. Eccolo. Io lo amo. Aw. ♥
Solo un pazzo come Enj può programmare l'incontro al Musain il primo giorno dell'anno. Sì, perché lui può.
Ridevo come una cretina mentre scrivevo la scena di Feuilly e dell'auto XD Spero abbia fatto ridere un po' anche voi XD
E ora manca solo l'epilogo di quest'assurda vicenda! ;)
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono ♥
Alla prossima! :)
SmartieMiz
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: SmartieMiz