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Autore: misslegolas86    05/02/2014    2 recensioni
Un giorno sarai re e capirai. Non posso rischiare la riuscita di un impresa per l’interesse di un solo nano anche se è un parente.
Fili non essere schiocco tu appartieni alla compagnia
Io appartengo a mio fratello
Thorin cercò di fermare Fili ma con ben poca convinzione. Sapeva che i due fratelli non avrebbero mai accettato di dividersi e capì che, in fondo al cuore, aveva sempre sperato che quella fosse la conclusione.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alba era ormai vicina e la città si stava risvegliando lentamente. Quello sarebbe stato il grande giorno della partenza dei nani per Erebor, il signore delle argentee fonti sarebbe tornato alle caverne di pietra per reclamare il suo reame. L’emozione e la gioia a Pontelagolungo si potevano tagliare a fette. Dopo la grande festa della sera precedente ognuno si era concesso poche ore di sonno ma questo non aveva placato l’eccitazione degli abitanti che, svelti, si avviavano con anticipo verso il molo per assicurarsi il posto d’osservazione migliore mentre i Nani erano ancora addormentati nel palazzo del Governatore. Nessuno voleva perdersi quel giorno storico che avrebbero raccontato a figli e nipoti per anni e anni.
Ma c’era chi, quella notte, non aveva letteralmente chiuso occhio, vegliando in solitudine riflettendo e ponderando. Così aveva trascorso le ore Thorin Scudodiquercia dibattuto tra dubbi e preoccupazioni, spostando lo sguardo tra il volto dei suoi nipoti e l’oscurità oltre la quale si elevava la Montagna Solitaria.
I primi raggi dell’alba lo trovarono ancora lì, immobile, mentre osservava il viso sempre più pallido di Kili. La morsa che sentiva intorno al cuore si strinse ancora di più.
Era suo dovere tornare alla Montagna. Cercare di restituire al suo popolo la dignità perduta era un compito affidatogli, attraverso la mappa e la chiave, dal padre e dal nonno. Thror e Thrain, ormai, godevano della pace nelle fucine di Aule, dio creatore del popolo dei nani ma avevano lasciato sulle sue spalle una pesante eredità. Nelle vene di Thorin scorreva il sangue reale del popolo di Durin, era l’erede del regno più antico dei Nani dopo la caduta di Moria quindi toccava a lui rischiare qualsiasi cosa pur di ridare alla sua gente Erebor. Come aveva detto tanti mesi prima a Balin nella casa dell’hobbit per lui non c’era scelta.
Eppure Thorin non era mai stato un illuso, la durezza della vita gli aveva insegnato presto l’inutilità dei sogni sostituiti dalla crudele realtà. Sapeva che l’impresa avrebbe potuto costargli la vita ed era un prezzo che aveva accettato da molto tempo. Ma, solo in quel momento, ad un passo dall’impresa che più lo esaltava e allo stesso lo terrorizzava capì che mai avrebbe potuto, anche solo immaginare di sacrificare per essa la vita dei due giovani nani. Era stato uno stupido a portare i suoi nipoti con lui. Fili era l’erede, colui che lo avrebbe sostituito nella guida e nei cuori del popolo di Durin e quindi era giusto che partecipasse all’impresa, non poteva negargli quel diritto. Ma si pentì di non aver lasciato Kili a casa sugli Ered Luin a proteggere il popolo e a proseguire la stirpe nel caso di fallimento dell’impresa.
Thorin sospirò passandosi una mano sugli occhi. Erano inutili, ormai, quei rimpianti. Era stato impossibile separare i due fratelli. Perfino sua sorella Dis aveva fallito rassegnandosi, con dolore, alla loro partenza.
Ma ora le cose erano cambiate. Kili stava sempre più male anche se cercava di nasconderlo. Thorin l’aveva visto peggiorare giorno dopo giorno, impotente.
Continuò ad osservare Fili e Kili dormire ma quando i primi nani cominciarono a svegliarsi Thorin aveva deciso: avrebbe lasciato Kili a Pontelagolungo. Non sarebbe stato lontano dal drago ma almeno non lo avrebbe portato nelle sue fauci.    
 
Tu no. Dobbiamo viaggiare veloci ci rallenteresti.
Di cosa parli? Io ci sarò quando quella porta si aprirà quando guarderemo le caverne dei nostri padri, Thorin.
Kili resta qua. Riposati ci raggiungerai quando sarai guarito.
Thorin lo accarezzò anche se era osservato da decine di uomini. Non gli importava, in quel momento, di sembrare un debole o un sentimentale. Infuse in quel gesto, che lui sapeva essere un probabile addio, tutto l’amore che sentiva. Aveva cresciuto quei nipoti come fossero suoi figli, li aveva visti diventare adulti ma era ancora suo dovere proteggerli. E lo avrebbe fatto a qualsiasi prezzo.
Zio. Siamo cresciuti con le storie della Montagna, storie che tu ci raccontavi. Non puoi togliergli questo. Lo porterò in braccio se devo.
Thorin, con una nuova fitta di dolore, si voltò per fronteggiare Fili. Se l’era aspettato, era certo dell’intervento del fratello, quei due erano sempre stati inseparabili. Ma ormai la decisione era presa. Indurì il cuore, pur sentendolo sanguinare per il dolore. I suoi nipoti non lo avevano più chiamato zio in pubblico da quando erano cresciuti rispettandolo come loro capo. Ma in quel momento Fili si appellava non al Re ma alla persona che li aveva cresciuti e che era stato loro vicino più di un padre. Thorin si odiò per quanto stava per dire ma sapeva di non poter fare diversamente.
Un giorno sarai re e capirai. Non posso rischiare la riuscita di un impresa per l’interesse di un solo nano anche se è un parente.
Fili non essere schiocco tu appartieni alla compagnia
Io appartengo a mio fratello
Thorin cercò di fermare Fili ma con ben poca convinzione. Sapeva che i due fratelli non avrebbero mai accettato di dividersi e capì che, in fondo al cuore, aveva sempre sperato che quella fosse la conclusione. In tal modo entrambi sarebbero stati più al sicuro che non nelle profondità di Erebor.
Diede l’ordine di partire. Mentre la barca si allontanava lungo il canale Thorin osservò l’odio dardeggiare dagli occhi delle persone che più amava al mondo ma restò inflessibile nella sua decisione pur provando un dolore immenso. Con il tempo avrebbero capito e lo avrebbero perdonato. Quando tutto sarebbe finito nelle fiamme Fili e Kili avrebbero compreso che aveva agito solo per il loro bene. E’ dovere del Re prendere le decisioni giuste non per se stesso ma per coloro che guida, indipendentemente da ciò che prova. Questa era la lezione che Thorin aveva imparato tanti anni prima quando era solo un giovane e spensierato nano cresciuto nell’opulenza e nella gloria di Erebor.
 
Thrain guidò il più grande dei suoi figli nella sala dei tesori. “Thorin, è ora che cominci a prendere coscienza del tuo ruolo in seno al popolo di Durin. Tu sei l’erede del più florido del regno dei Nani. Un giorno sarai re. Sai che cosa significherà questo?”
“Certo, padre. Entrerò in possesso di tutti questi tesori” disse il giovane nano guardandosi attorno “e veglierò su di essi in nome del mio popolo.”
Thrain guardò con affetto suo figlio ma scosse la testa “No, Thorin. Un vero Re è una guida saggia e coraggiosa che guida la sua gente nei momenti prosperi ma, soprattutto, in quelli di sventura. Dovrai dare sempre l’esempio. Sarai il più coraggioso in battaglia, il primo che affronta le difficoltà, il primo che si sacrifica ma l’ultimo che gode delle vittorie e della buona sorte. Il tuo interesse dovrà sempre essere quello di ogni nano che compone il tuo popolo. Sarai costretto a prendere decisioni difficili che ti faranno soffrire ma un Re deve anteporre alle sue gioie quelle del regno che guida. Non dovrai curarti più dei tuoi interessi ma di quelli della tua gente. Questo fa un vero Re.” Concluse il vecchio nano.
“Ma padre” riprese Thorin dopo aver riflettuto su quelle parole “E’ terribile essere Re.”
“Nelle tue vene come nelle mie scorre il sangue del grande Durin. Non c’è scelta, figliolo. Re si nasce e significa portare da soli un grave fardello sulle spalle. Questa è la nostra missione, quello per cui Aule ci ha creati e portati al mondo. Sii sempre fiero di questo.”  
 
La barca avanzava lentamente sul lago mentre la Montagna Solitaria si stagliava imponente davanti ai loro occhi. Thorin fissò lo sguardo su quella bianca vetta mentre le parole di Thrain risuonavano nella mente. Essere Re vuol dire essere soli. Mai quelle parole erano state più vere come in quel momento. Aveva lasciato a Pontelagolungo insieme ai suoi nipoti anche il suo cuore ma Thorin sapeva di aver preso la decisione giusta, da vero Re.   
 
  SPAZIO AUTRICE
Rieccomi a pubblicare in questo fandom.E naturalmente la storia non poteva che essere sugli eredi di Durin e in particolare su Thorin. La scena della separazione a Pontelagolungo è stata davvero emozionante e quindi era da parecchio che balenava nella mia mente una fiction ispirata ai pensieri di Thorin in quel momento drammatico. Quindi mi sono fatta portavoce del suo cuore possiamo dire ;) Spero di non aver toppato di brutto ma come dire questa è la mia versione del burbero ma tenero di cuore re sotto la montagna. Grazie a che leggerà e ancora di più a chi lascerà un commento. A presto
  
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