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Autore: Madotsuki    05/02/2014    5 recensioni
Estratto:
Il Maestro Splinter poggiò una mano sulla spalla destra del figlio, facendo un cenno col capo: - «Non fare troppo tardi, Leonardo» disse.
Leonardo non si mosse di un solo centimetro, però sorrise serenamente alla frase del padre.
«Buona notte, figlio mio».
Genere: Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Leonardo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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Eravamo bambini quando tu mi regalasti quel ciondolo...

 

I suoi passi rimbombavano velocemente tra i grandi alberi della foresta, come il battito accelerato d'un cuore tormentato.

 

Ricordi quel giorno?”

 

Non riusciva a togliere tutti quei pensieri dalla testa, quella testa che stava nuotando nel caos, inesorabilmente: senza uscita.

Quelle parole non le aveva dimenticate. E sperava tanto che nemmeno lui l'avesse fatto.

 

 

Il vento soffia su di me come se fossi colpevole.

Un condannato.

Ma lo sono davvero?”

 

- - -

 

Le fogne erano sempre state immense agli occhi di Leonardo, in particolar modo quando lui aveva solamente 13 anni e suoi occhi vedevano il mondo da un'altra prospettiva, allora, ma già avvertiva quella sensazione di cambiamento che gli umani spesso chiamano adolescenza.

 

Il Maestro aveva sempre detto fin dal principio che uno di loro quattro sarebbe diventato Leader, solo che dovevano aspettare e crescere ancora molto prima di scoprirlo.

 

Mi hai rubato l'amore di un padre.”

 


Egli deglutì, facendo capolino con il suo piccolo capo, dal muretto alla stanza del fratello più piccolo, un anno in meno di lui, ma pur sempre minore.

Non inferiore, minore.

 

Non è vero.

Papà ci ama tutti allo stesso modo.

 

 

Splinter voleva bene a tutti i suoi figli, incondizionatamente.

Allora perché si sentiva un mostro?

 

Sospirò e fece un passo verso la porta.

 

Tu sei il migliore. Il figlio modello...”

 

Altri sei passi, altri sei battiti.

Un altro respiro.

 

Beh, d'altronde cosa si potrebbe pretendere da un casinista come me?”

 

Stavi ridendo...

 

 

Poi si prese coraggio e bussò.

 

Ma sono sicuro che non ci fosse niente di cui ridere...

 

Bussò una volta.

Nessuna risposta.

Bussò due volte.

L'ansia aumentava.

Alla terza volta, però, lo sentì grugnire. Forse per far zittire i singhiozzi.

Così bussò una quarta volta.

 

Si allontanò di qualche centimetro, stringendo i pugni e tenendo gli occhi vividi e puntati sulla maniglia della porta.

Aspettando...

 

Sentiva i suoi passi scendere dall'amaca e dirigersi frettolosamente davanti a lui, senza ancora potersi vedere, colpa di quel muro che li divideva.

Poi finalmente uno scricchiolio.

 

La bocca schiusa, stupefatto con gli occhi di ghiaccio che s'inoltravano nel miele più intenso e così spettacolare ma forse non così tanto dolce quanto salato.

 

“Mi dispiace, Raph. Non era mia intenzione...” cercò di dire, Leonardo era sempre stato così maldestro ad esprimere le sue emozioni, qualunque esse fossero.

“Non volevo farti così tanto male...”

“Non prendiamoci in giro!” esclamò stizzito l'altro, digrignando i denti “Splinter preferisce te, è inutile che cerchi scusanti...”


“Da quel giorno non ho più versato una lacrima.”

 

“Smettila, Raffaello! Non è così! E' stato solo un incidente!”

 

Solo un incidente...

 

Leonardo continuò a guardare la ferita sotto l'occhio destro del fratello, color del vermiglio e ancora pulsante e piena d'agonia. Come la sua anima.

“E' stato un incidente...” ripeté.

 

Quando gli occhi del padre s'erano puntati su di sé, perse completamente il senno della ragione; volendo ch'egli lo reputasse un arrestabile guerriero.

Non era stato un incidente,

lui lo sapeva.

 

“E' stato un incidente!” questa volta lo urlò, chiudendo istintivamente gli occhi, “Picchiami, Raph. Non merito solo che questo.”

 

Ora capisco il tuo astio...

Ora ricordo.

 

Leonardo si morse il labbro inferiore, aspettandosi di tutto; di tutto si sarebbe aspettato invece che una mano sulla spalla e delle parole di rassicurazione: le SUE parole di rassicurazione.

 

“E' stato solo un incidente.” questa volta era stato proprio Raffaello a proferire quella frase, accarezzandogli piano la spalla. “Non devi preoccuparti, Leo.”

 

Leonardo non seppe cosa dire, rimase inerme con il corpo che tramava davanti a suo fratello.

“Passerà.”

Non resistette più, scoppiò, affondando il viso sulla spalla destra di Raffaello.

“P- perdonami, fratello!” la voce era un po' distorta per colpa del naso che stava iniziando a colare.

“Sono p-pentito di ciò che ti ho fatto...!”

 

Profondamente.

 

L'interlocutore non disse niente ma, silenzioso, avvolse un braccio intorno le spalle del fratellone, spingendolo verso di sé.

 

Va tutto bene, Leonardo.”

 

 

Sentiva d'essere diventato fragile, tra le sue braccia. Come una bambola di pezza.

Con il cuore in subbuglio, con i sentimenti sottosopra.

Avvolto tra le braccia della confusione.

 

Quando non sentì più il respiro di Raffaello sul suo capo, alzò gli occhi; incontrando così quelli di lui.

Non dissero più niente, entrambi. Si lanciarono solamente sguardi impacciati e sospiri leggeri, decidendo poi in seguito di staccarsi l'un dall'altro.

 

Raffaello guardò il collo di Leonardo e leggermente gli angoli della bocca si portarono insù, girandosi infine verso la porta e scomparendo nuovamente dentro la sua stanza, chiudendosi a chiave lì dentro. Da solo, un'altra volta.

Senza nemmeno salutarlo.

 

Leonardo rimase in quell'esatta posizione dove l'aveva lasciato Raffaello, con una mano sopra il petto, dove risiede l'organo più importante di tutti, colui che da vita, ma che può rompersi in mille cocci di vetro con una sola vibrazione:

il cuore.

 

Netsu...”

 

Era da 4 anni che il Maestro aveva insegnato loro a scrivere i kanji, e aveva visto sempre Raffaello con la testa fra la nuvole quando Splinter spiegava; ogni volta doveva dargli una leggera gomitata per portarlo alla realtà.

 

Raph era un tipo che imparava molto in fretta...

 

Leonardo rimase con lo sguardo fisso verso il basso, a guardare in direzione del suo collo, proprio dove lo aveva squadrato il fratellino l'ultima volta.

 

“Calore...”

 

Si portò una mano all'altezza del busto, deglutendo per la sensazione di brivido che percepì non appena sfiorò il ciondolino di legno che raffigurava il kanji Ne-Tsu (Calore /), legato da una piccola cordicella che spesso Splinter usava per fare l'arrosto.

Ma aveva un così forte odore di bruciato...

 

Così caldo.

 

- - -

 

Ti sento arrivare, i tuoi passi sono così leggeri che riesco persino a sentire il tuo respiro.

Il tuo folle sorriso psichico, sulla mia verde bocca deturpata.


“P...perché s...s-s-sono qui?”

Cercò di pronunciare, respirando debolmente.

 

Abbiamo cambiato nuovamente scenario di gioco?

 

A quelle parole sento la tua flebile risata, i tuoi passi adesso si allontanano da me e il mio cuore non si calma, anzi, va sempre più veloce, come un'auto da corsa che cerca di raggiungere il traguardo.

 

“Ti va di giocare a nascondino, fratellone?”

 

Un sussulto,

i giochi erano appena iniziati.

 

Io ero la preda

e tu il predatore.

 

 

“Uno, due, tre, quattro...”

Raffaello iniziò a contare, intonando una cantilena che man mano scompariva insieme a lui, nei meandri dell'oscurità di quello sconosciuto bosco.

 

 

  
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