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Autore: yingsu    05/02/2014    3 recensioni
Non lo aveva mai capito l’amore, non aveva mai compreso a fondo il suo significato. Ma la colpa non era sua e della sua fissazione per il sesso, era la famiglia che lo aveva portato ad una visione distorta di questo sentimento. Così, per lui, l’amore era sempre stato una cosa prettamente materiale, fondata principalmente – e forse unicamente – sul piano fisico.
Pensava di amare Stan, ma perché sentiva di volerlo. E lo amava davvero, lo amava male, totalmente e tragicamente, ma lo faceva inconsapevolmente, senza sapere di amarlo.

◊ ◊ ◊
▪ | Tentativo Stenny (StanxKenny) | a radioactive ♡ |
▪ Raccolta di quattro One-Shot basate sul titolo, o più specificatamente sui prompt "totally, tenderly e tragically" cioè "totalmente, teneramente e tragicamente".
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kenny McCormick, Stan Marsh
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I love you totally.

 

 

La luce del tramonto filtrava fra le tende, colorando di un tenue arancione le pallide spalle del corpo steso accanto a lui. La stanza portava ancora quell’odore di hashish misto a sesso e sudore, così come il lenzuolo dal motivo a righe che lo copriva fino alla vita, celando in parte quello che avevano fatto, quello che si ostinavano a nascondere entrambi.

In un impulso incontrollato passò l’indice sulla clavicola del ragazzo, sfiorando l’ematoma di una vecchia botta – avrebbe voluto poterlo cancellare con una gomma, avere il potere di far scomparire i lividi e le ferite che sporcavano quella pelle bianchissima. E lo faceva: ci provava ogni volta con la punta del dito, strofinando appena il polpastrello come a voler sbiadire un segno di graffite sopra un foglio di carta. Lo osservò mentre dormiva, sonnecchiando piano con la guancia posata sul cuscino – stanco, con il fantasma del sudore che gli inumidiva ancora i capelli biondissimi –, riscoprendosi a sorridere come un idiota. Kenny aveva la fama dello sciupa femmine, e di certo non si poteva non biasimare le ragazze che ci provavano con lui, anche solo per poter dire di essere andate a letto con Kenneth McCormick. Era bello, bello in un modo che faceva male, e il pensiero che potesse avere tutte le donne e gli uomini che voleva lo distruggeva – anche se non ne capiva il motivo. Alla fine il loro era solo sesso, lo era sempre stato dall’inizio, e niente avrebbe potuto cambiare le cose.

Si morse appena il labbro facendo scivolare la mano in quel mare di ciocche spettinate, scompigliate dalle sue dita solo qualche minuto prima: non voleva svegliarlo, ma nemmeno farsi trovare in quello stato – con Kenny nudo nel letto – dai suoi genitori. Lo sentì mugolare piano prima di aprire gli occhi celesti, chiari come il cielo di South Park durante le giornate di primavera, quando neanche le nuvole osavano macchiare di candido tanta bellezza. Non disse niente, Stan, lo guardò mentre si stiracchiava con un sorrisino idiota sulle labbra, borbottando poi un «Quanto cazzo ho dormito?» con la voce ancora impastata dal sonno.

«Non molto, ma fra un po’ torneranno i miei…» mormorò in risposta, «Dovremmo rivestirci» aggiunse poi, come a voler spiegare la sua frase precedente. Ma nel profondo avrebbe voluto restare lì in eterno, fermare il tempo e godersi quell’attimo ancora per un po’. Era andata come ogni volta: lo aveva invitato a casa sua, avevano bevuto qualche birra davanti ad un film porno, e poi, complice la passione – ammesso e non concesso che fosse stata quella a muoverli – , erano finiti a toccarsi e a baciarsi, fino a quando Kenny non lo aveva trascinato sul letto con una strana urgenza nella voce, la stessa che lui aveva tentato di nascondere.

Erano finiti a fare sesso come sempre, e – come sempre – appena avevano finito, ognuno si era preso i propri frammenti di anima, cercando di ricomporre un puzzle incompleto – Kenny si prendeva il meglio di lui, lo faceva tutte le volte.

Era come se la loro pelle si fondesse per quel quarto d’ora, come se le abili mani di un medico li avessero suturati assieme, ed era per questo che ogni volta che si separavano, ogni volta che Kenny scivolava lontano da lui, dal suo corpo e dalle sue braccia, Stan sentiva un dolore tremendo, come un vuoto interiore: mancava sempre un pezzo, o forse gli mancava il cuore.

Lo osservò mentre scivolava fuori dalle lenzuola, nudo come sua madre lo aveva fatto, come lo aveva già visto tante volte, ma si riscoprì comunque ad arrossire, non tanto per la vista della sua pelle pallida, quanto per i pensieri volgari che gli infestavano la mente: lo voleva, lo voleva di nuovo, e non era normale – non sono frocio. Eppure Kenny gli piaceva: perché? Forse perché si può amare una persona indipendentemente dal suo sesso, o forse perché Kenny era semplicemente Kenny, ed essere contagiati dal suo sorriso e dalla sua apparentemente immotivata allegria non era poi così difficile.

Si passò una mano fra i capelli umidi, sforzandosi a distogliere lo sguardo dal quel fisico giusto – né troppo magro, né troppo in forma – , «Dove hai messo il preservativo?».

«Sul pavimento, il cestino era troppo lontano» ammise l’altro con un sorrisino idiota, infilandosi i jeans scuri, strappati all’altezza del ginocchio, e Stan si strinse appena il setto nasale fra le dita – che testa di cazzo!

«Kenny, sei un cazzone, raccogli quella merda!» sbottò mettendosi seduto, rimirando con disgusto l’oggetto che l’altro stringeva fra le dita – si era chinato a raccoglierlo, e ora lo faceva oscillare a mezz’aria fra l’indice e il pollice. «Non fare stronzate e butta quel coso!» gli ordinò poi, recuperando le mutande che Kenny aveva distrattamente lanciato da qualche parte.

Si rivestì in fretta, sentendolo ridacchiare come uno scemo – forse lo stava prendendo per il culo, oppure stava semplicemente ripensando ai suoi commenti acidi sul preservativo usato: in qualsiasi caso non voleva saperlo.

Lo sentì avvicinarsi piano alle sue spalle, strisciare i piedi sul pavimento prima di stringergli appena i fianchi e stampargli un piccolo bacio dietro l’orecchio, un leggero contatto che lo fece rabbrividire. Era così tutte le volte: Kenny lo sfiorava con quella delicatezza maniacale – lo costringeva a sciogliersi, lo mangiava con gli occhi, e poi lo trascinava verso l’abisso, come uno squalo con la sua preda. E Stan non riusciva ad opporre resistenza, non riusciva a nuotare abbastanza forte e scappare, fuggire da lui, dalle sue labbra e da quelle mani, quelle dita che ora gli accarezzavano la schiena, pugnalandogli il torace e rubandogli il cuore.

«Prima hai detto una cosa…» – la frase gli accarezzò il collo, facendolo vibrare appena – aveva detto tante cose, farneticato un sacco mentre fumavano quello spinello, mentre le mani di Kenny gli disegnavano dei cerchi invisibili all’altezza della clavicola. Aveva detto troppe cose, più di quante avesse voluto, e lo aveva fatto con una bottiglia di birra in mano e un posacenere poggiato sul petto. «Cosa?» gli domandò, cercando di liberarsi da quella presa mortale, dal fantasma del suo respiro caldo sulla pelle.

Seguì un attimo sconcertante di silenzio, un minuto interminabile in cui lui cosa palpabile era la mano di Kenny fra le sue ciocche scure e spettinate, e poi la voce di Sharon arrivò lontana, come un soffio di vento che ulula piano lungo la tromba delle scale: «Stanley, sono tornata!» disse, portandosi via il tocco fra i suoi capelli, e lo spettro delle carezze sulla sua pelle.

«Vado a casa, ho promesso a Karen che l’avrei accompagna da una sua amica», e mentre le labbra di Kenny si posavano sulle sue, mentre lo guardava infilarsi la giacca e sollevare il cappuccio, il pensiero di quello che aveva detto, di quello che lui voleva sentirsi ripetere, gli gravò sul petto.

Voglio amarti, Kenny – gli aveva detto. Totalmente.

Ma non glielo disse, non di nuovo.

 

 

 

 

 

 

Amami, anche se io non ti amo.

Amami, anche se non merito l’amore.

Amami, anche se io non so amare,

e amami anche se non esiste l’amore.

 

| La Nave dei Folli |

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA;

 

Ce l’ho fatta, è stato un altro parto, ma ce l’ho fatta.

Il pov di Stan non mi è familiare, ma volevo evitare di usare sempre quello di Kenny, quindi eccoci qua. Già.

Mi piace pensare che Stan sia ancora con Wendy – io ho delle mie teorie per cui il loro rapporto non può funzionare, ma non importa, non voglio offendere le ship di nessuno, ecco tutto. Vedetela come volete, insomma: Stan con Wendy che fa sesso con Kenny, o Stan con Kenny e basta. Per il resto non ho nulla da dire, ho dovuto alzare il rating per via del tema “sesso” e del linguaggio forte che, però, è proprio dei personaggi.

Come sempre motivo il mio solito OOC con il “non ho idea di come siano diventati a diciotto anni”, e questa è la mia personalissima versione dei fatti, se la vostra è diversa: mi dispiace, non so che dirvi.

Chiedo perdono per il finale aperto, ma me la sono sentita troppo(?). Ecco tutto. Mea culpa.

Al solito se volete insultarmi o sputarmi sono qui, se vi ha fatto schifo: ditelo. Se vi è piaciuta: ditelo comunque.

Tornerò – un giorno. Ne ho ancora tre, in mente. ;u;

 

~yingsu.

 

ps. Il banner appartiene a radioactive che ringrazio per la grafica e il betaggio, e anche per avermi spronata a lanciarmi nella scrittura di questa raccolta che sarà un parto. Ma spero ne varrà la pena. ~

Grazie mille.

 

   
 
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