Titolo: On
the way home
Personaggi: Noire,
Severa
Prompt: primo incontro + “Ci
incontrammo all’improvviso […] sulla via di casa e tu mi chiamasti, e dicesti
‘torniamo a casa insieme!’” (Secret Base, Ai Kayano)
Severa è una di quelle bambine che “si farà da sola”.
Non conosce di preciso il significato di quelle parole, ma ha sentito più di un
adulto sussurrarle al suo passaggio – si sente triste quando qualcuno lo dice,
perché nell’incoscienza della malizia che può esserci nelle dicerie altrui ha
capito solo che si aspettano che rimanga senza mamma e papà. Per questo ogni
volta che Cordelia è con gli altri cavalieri pegaso
lei si ritrova a mettere il broncio e a dirsi che, dopotutto, è già grande e
non ha bisogno della balia.
Lei non si sente affatto sola, e anzi: farà la brava e riuscirà
bene in tutto, così quando la mamma tornerà si complimenterà con lei.
Sì, ha deciso: non si sentirà triste, ma anzi, diventerà la figlia migliore del
mondo!
Nonostante non lo sia di sangue, Severa è sempre
cresciuta con l’idea di essere un po’ una principessa; d’altronde, suo padre
non fa che darle i nomignoli più disparati – polpettina, tanto per dirne uno –
e ha sempre detto che lei è la sua principessina.
Ci si aspetterebbe una bambina estremamente viziata – e in fondo, un po’ come
tutti i figli unici, lei lo è stata davvero – eppure Severa è anche intelligente;
più di tutti nota dettagli che spesso gli altri della sua età non vedono, e
quella ragazzina che se ne sta in disparte intimorita perfino dalla sua stessa
ombra è una di queste.
Noire la fifona, Noire che
non parla quasi mai, Noire che tremola in un angolo
senza motivo apparente e che abbassa lo sguardo chiunque abbia davanti. Non ha
molti amici, ed è diametralmente opposta a Severa – che è spigliata, che ha
quel modo di fare che ti rende sempre il centro di tutto fino ad una certa età;
lei che è la figlia di Cordelia, e questo spesso
sembra dire tutto (ma tutto cosa?).
«S-Severa…?»
è
un pigolio che quasi non si sente, un balbettio di una tale insicurezza che c’è
da chiedersi se chi l’ha pronunciato non sia già scappato via. Eppure Noire è davanti ai suoi occhi, che quasi cerca di
raggomitolarsi su se stessa come a voler sparire.
Severa la guarda e inarca un sopracciglio: cos’abbia da avere tanta paura
proprio non la capisce, e un po’ la infastidisce anche – insomma, va bene che
lei è la figlia migliore del mondo, ma Noire non deve
mica avere timore di lei per questo!
«Ma sei stupida?!» le si rivolge forse troppo brusca, ma la sua mano ha già
preso quella dell’altra nella propria per poi incamminarsi: «Se ti perdi lo
devi dire e se non sai la strada devi chiedere aiuto!» la rimprovera e al tempo
stesso la guida. Severa è così, una gentilezza che va capita e Noire – che timidamente la segue – è di quei bambini che
dal silenzio e dai gesti capiscono molte più cose, senza bisogno di troppe
parole.
«Mpf. Ci penserò io a portarti fino a casa, da oggi
in poi!»