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Autore: Faith Grace    06/02/2014    9 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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7
Viva la Vida


Nei capitoli precedenti
"Prima mi ha aggredito negli spogliatoi dicendomi di stare alla larga da Roxas. Ma che cavolo ha contro di me? Eppure non gli ho mai torto un capello, avevo anche promesso a Roxas che non avrei fatto lo stronzo neanche con lui. Quel tuo amico, Sora, è un pazzo... cos'ha di tanto prezioso Roxas da fargli fare scatti del genere?"ribattei duro stringendo i pugni.
"È malato, Axel" tagliò corto lei "Ora come ora l'unica cosa di cui ha bisogno è riposo e non delle vostre cazzate. Conosco tanto Roxas da poterti assicurare che non ci penserebbe due volte a rispondere ai vostri complimenti. Fa' come ha detto Sora e lascialo stare..."

"La particolarità di questa condizione è che sono soprattutto le forti emozioni a causarti attacchi e non solo i movimenti"
"Non puoi comandare le emozioni" aggiunsi completando il suoi pensiero.
"È vero, non puoi comandare le emozioni" lui confermò "Ma è anche vero che è quello che pensano tutti"
"Credi di saper controllare le tue emozioni?"

"Non hai paura che io posso farti stare male? Sai, come diceva tuo fratello..."
"Perché dovresti?" lui mi guardò tranquillo "C'è qualcosa in te che è diverso dagli altri. Tu sei speciale, mi fai sentire vivo"

"Xemnas non è felice del tuo comportamento" lui sibilò e io mi infervorai, quella semplice frase mi aveva già fatto capire tutto.
"Xemnas non è felice... o tu?" esclamai al limite dell'indignazione "Non metterlo sempre in mezzo"
"Non fare nulla di stupido, Axel"
"È per via di Roxas vero? Tu non lo sopporti"

"Per caso conoscevi già Xemnas?Avevate un tono quasi confidenziale, se così si può definire"
"Eh... più o meno. Era il fratello di un tizio che conoscevo"
"E come mai ti odia a tal punto?"




#7 Messed up



Una volta Roxas, citandomi il Giulio Cesare di Shakespeare, mi disse:
"C'è nelle cose umane, una marea, che colta nel flusso, conduce alla fortuna.
Ma perduta, l'intero viaggio della nostra vita s'incaglia sui fondali di miseria"
Ora noi navighiamo in un mare aperto, dobbiamo dunque prendere la corrente finché è a favore
oppure fallire l'impresa davanti a noi.




"E quei tatuaggi sotto gli occhi? Hanno un significato?"
"Sai... non lo so. In realtà non me lo sono mai chiesto, dovevo essere ubriaco fradicio quando li ho fatti perché una domenica mattina, quando ho riacquisito tutte le mie facoltà mentali oltre ad una sbornia megagalattica, avevo anche loro"
In quel freddo pomeriggio di fine ottobre mi ritrovai inspiegabilmente a casa di Roxas e altrettanto inspiegabilmente eravamo finiti a fare il gioco delle 10 domande. Era iniziato tutto con qualche domandina a caso sui nostri interessi - niente di troppo personale sia chiaro - ben presto però la cosa era degenerata in roba del tipo "secondo te perché Superman porta gli slip sui pantaloni?" e cose così. Bella domanda aggiungerei. Anche se strane, adoravo le fantasie di Roxas.
Ma la cosa che adoravo di più in quel momento era non solo che stavo diventando un asso con Kingdom Hearts, ma che dal pavimento ci eravamo spostati sul letto a una piazza e mezzo di Roxas perché lui aveva iniziato a sentir freddo; così lo avevo avvolto in un grande plaid trovato nel suo armadio e ora stava appoggiato a me, con la testa ciondolante sulla mia spalla e gli occhi semichiusi. Non avrei mai pensato che potesse essere sempre così carino.
"Ti stanno bene" mormorò dopo uno sbadiglio e si strinse di più vicino a me.
Arrossii appena a quel complimento e tornai subito a focalizzarmi sul videogioco "G-grazie" balbettai imbarazzato.
Il silenzio piombò su di noi, spezzato solamente dai gemiti acuti del protagonista quando incassava un colpo. Gli lanciai un'occhiata fugace e accennai un debole sorriso vedendolo raggomitolato nelle coperte.
"Senti un po'" misi il gioco in pausa e parlai nuovamente dopo qualche minuto senza però girarmi verso di lui.
"Dimmi"
"Secondo te adesso siamo amici?"
Ci fu un istante di quiete durante il quale Roxas si prese comodamente il tempo di tossire un paio di volte e poi di guardarmi come se fossi un pazzo nell'avergli posto una domanda simile, tant'è che mi rispose con un tono di assoluta ovvietà "Te l'ho già detto, Axel. Noi non siamo amici"
"Ma ora andiamo d'accordo" mi premurai di scandire accuratamente ogni parola perché la sua risposta non mi soddisfaceva.
"Il fatto che andiamo d'accordo non significa che siamo amici"
Non riuscivo assolutamente a capire come mai lui si ostinava tanto. Cavolo io per avvicinarmi a lui avevo messo in gioco la mia presunta eterosessualità, ero andato contro tutto e tutti e stavo anche sfidando Saix - in pratica stavo mandando a puttane tutta la mia vita per amore (cavolo l'ho detto veramente?) di uno stronzetto in miniatura dai capelli biondi e gli occhi blu, e lui, nonostante avesse sostenuto più volte di volermi accanto a sé, continuava ad essere dell'opinione che noi non potevamo essere amici!
"Perché non vuoi?"
"Perché non potremo mai esserlo"
"E sentiamo, perché no?" io sbuffai sarcasticamente. Non ero sicuro se ad irritarmi di più fosse l'argomento della conversazione o il tono naturale di Roxas con cui opponeva le sue tesi alle mie, fatto sta che mi venne quasi un colpo quando sintetizzai razionalmente quello che intendeva davvero, e capii allora che l'idiota ero io. Sempre e totalmente.
Roxas si distese con la schiena sul letto e poggiò il capo sulle mie gambe incrociate, era sempre avvolto nella sua coperta ma questo non gli impedì di cacciare il suo sottile braccio e protrarre la sua mano sulla mia guancia. Era più fredda di quanto immaginassi, ma il suo tocco era gentile e delicato e mi sorrise teneramente, in una maniera che mise a dura prova la mia fervida immaginazione. Era così bello ma anche così fragile, nel suo sguardo intravidi anche una nota di malinconia e improvvisamente Roxas si rivelò ai miei occhi come un fantasma che avrebbe potuto svanire da un momento all'altro. Afferrai la sua mano nella mia e la strinsi forte.
"Axel" sussurrò il mio nome flebilmente.
"Roxas..."Io aggrottai la fronte e uno strano groppo d'ansia si formò alla bocca dello stomaco "Roxas" continuai a chiamarlo in un impeto di necessità.
Il solo pensiero che la sua era un'esistenza così fioca mi fece rabbuiare di colpo, ci conoscevamo da poco ma avevo capito che lui non ci sarebbe stato a lungo e l'improvvisa immagine di una mia probabile futura vita priva della sua figura mi agitò terribilmente, ormai Roxas stava diventando un'abitudine indispensabile per me.
"Dillo ancora"
"Che cosa?"
"Il mio nome"
"Roxas..."
"Ora ne ho la certezza"
"Di che?"
"Chiedimi di nuovo perché non possiamo essere amici"
"Perché non possiamo essere amici?" feci come mi disse e lui si mostrò ai miei occhi in uno stato di totale appagamento.
"Perché noi ci attraiamo"

Quelle parole arrivarono come dei corpi estranei alle mie orecchie.
Cosa significava noi ci attraiamo?
La mia mente era bloccata, non riusciva a sintetizzare quel concetto, forse perché timorosa che potesse essere un altro dei tanti tranelli di Roxas. Boccheggiai ma non feci in tempo a chiedere spiegazioni che udimmo il rumore di una macchina che parcheggiava nel vialetto e la porta di ingresso sbattere violentemente.
"Attento, sta arrivando" mi ammonì Roxas allontanandosi da me per mettersi di nuovo a sedere, questa volta con la schiena contro il muro.
"Chi sta arrivando?"
"Mi raccomando non dire niente di stupido... anzi non dire niente e basta"
Un trambusto simile a quello della corsa di dieci giocatori di rugby fece quasi tremare la casa, si stava avvicinando e io fui assalito dai brividi all'idea di non sapere cosa diavolo stesse succedendo tutto d'un tratto. La porta della stanza si aprì di malagrazia e rivelò un Sora tutto trafelato che invase il nostro territorio senza troppi complimenti. Bene, non solo il nostro momento clou era stato interrotto ma era entrato in scena anche il fratello scemo per mettere i bastoni tra le ruote.
"ROX! Ho saputo cos'è successo a pranzo e-" la sua frase, detta quasi urlando, si interruppe quando si accorse anche della mia presenza. Spalancò la bocca dalla sorpresa e inizialmente non fu capace di articolare nessun suono.
Io feci come mi aveva detto Roxas e non aprii bocca, sapendo quanto l'altro fosse suscettibile (Ricorda Axel, mi dissi, sei pur sempre in un territorio nemico e vuoi fare bella figura con Roxas, quindi non essere avventato), ma non potei non sghignazzare sotto i baffi alla vista della sua espressione a metà tra lo stupito e lo sconcertato.
"Rox... vicino a te c'è quel Moore, l'idiota della squadra di basket. L'hai visto?!" fece puntandomi con un dito.
Io arricciai il naso all'appellativo poco elegante e lanciai un'occhiata a Roxas che ostentò una finta sorpresa, guardò me e poi tornò al suo gemello "Cavolo Sora, grazie per avermi avvertito, non me ne ero accorto"
Il castano annuì ma poi si rese conto del tono beffardo di Roxas e gonfiò le guance paffute "Non prendermi in giro! Io sono il fratello più grande quindi devi portarmi rispetto" agitò le mani in aria con fare teatrale "Che ci fa lui qui? Pensavo di essere stato chiaro con entrambi"
"Okay la prossima volta ti manderò un telegramma" sospirò il biondo senza particolare interesse, ma Sora non sembrava dello stesso avviso perché stava per iniziare un lungo monologo di cui non avrei ascoltato una parola perché ero troppo concentrato a divorare con gli occhi Roxas, che mi sorrideva beffardo e mi invitava tacitamente ad ignorarlo.
"Sor se hai tanta voglia di blaterare, prenditela con la mamma allora. È stata lei ad invitarlo"
"Certo che lo farò!" brontolò battendo i piedi a terra e fuggendo con la stessa velocità e poca grazia con cui era entrato "MAMMAAAA" lo sentii urlare in lontananza.
Sull'uscio della porta era rimasto solo Riku, che non avevo notato prima, ovviamente la sua silenziosa presenza era stata nascosta dal chiasso infantile del castano.
"Tutto bene?" chiese a bassa voce dopo averci scrutato per un paio di secondi al massimo.
"Tutto sotto controllo" acconsentì Roxas "Ha saputo di Xemnas... vero?"
Riku fece un cenno di assenso col capo "Era molto preoccupato"
"Lo so" sussurrò il biondo abbassando il capo e io non riuscii a fare a meno di portare una mia mano sulla sua nuca per accarezzare le sue ciocche ribelli. Mi stavo sentendo tremendamente fuori posto in quella situazione, non avevo dimenticato di non essere tanto simpatico a Sora ma credevo che dopo quell'episodio dell'infermeria avesse deciso di demordere. Roxas si avvicinò a me e si avvolse stretto al mio braccio, non disse nulla e aveva sempre il volto nascosto dai capelli.
Riku sospirò e fece per andarsene, non prima di lanciarmi uno sguardo enigmatico.
"La cena è quasi pronta, fareste meglio a scendere" ci informò uscendo anche lui dalla stanza.
Fissai pensieroso per qualche secondo il punto in cui sostava l'albino e poi mi girai di nuovo verso Roxas, non capivo perché si era oscurato tutto d'un tratto ma la cosa non mi piaceva per niente. Volevo vederlo sereno. Sempre.
"Rox" lo accarezzai con l'altro braccio libero, perché lui era ancora attaccato a me, e lo sentii fremere al contatto "Stai tranquillo"
"Non preoccuparti" sussurrò lui a quel punto "Sora sa che sei un bravo ragazzo però conosce i tuoi trascorsi e le tue amicizie. Devi dargli tempo "

Una delle parti migliori della serata (oltre ai momenti-Roxas) fu la lasagna di Aerith, quello che mi piacque di meno invece era lo sguardo di puro astio che mi rivolgeva Sora mentre mangiavamo. Quella cena per me fu una delle più dure battaglie psicologiche che avessi mai combattuto: il castano era seduto di fronte e attaccava spietatamente la povera pietanza nel piatto senza staccarmi gli occhi corrucciati di dosso, Riku era accanto a lui, proprio davanti a me, ma con grande maestria riusciva a far finta di non avvertire la tensione nell'aria e a cenare indisturbato. Affianco a me c'era Roxas ma, beh, lui era di parte: se ne stava seduto con la schiena ricurva un po' in avanti, lo sguardo fisso nel vuoto e il piatto immacolato avanti a sé, sembrava non rendersi conto di nulla. Al centro, seduta a capotavola, c'era invece Aerith che, ignara delle nostre tensioni, chiacchierava allegramente del più e del meno.
Fortunatamente il signor Strife era stato trattenuto a Manhattan per una cena di lavoro quindi non ebbi il piacere di conoscerlo, si diceva fosse una persona davvero rigida e austera e in quel frangente avrei sicuramente fatto a meno di un altro problema di quel calibro!
"Dai Sor, non avere sempre il broncio" si lamentò la donna con dolcezza "Non è carino nei confronti del nostro ospite" aggiunse rivolgendosi a me, nonostante ci fosse anche Riku. In effetti quest'ultimo veniva considerato in tutto e per tutto un membro della famiglia Strife: i loro genitori erano amici di vecchia data quindi Sora, Roxas e Riku erano praticamente cresciuti insieme, qualche anno prima però questi si erano dovuti trasferire per motivi di lavoro e Riku aveva fatto di tutto pur di rimanere in città - lui giustificava la cosa dicendo che la nostra era la migliore scuola della contea e non voleva lasciarla, in realtà tutti sapevamo che voleva rimanere per Sora. Lo sapevamo tutti, tranne il diretto interessato. Ovviamente.
"Mamma non è colpa mia, stasera ho un peso sullo stomaco" borbottò il ragazzino continuando a guardarmi in tralice.
"Oh" Aerith apparve stupita "Sarà colpa della lasagna?"
"La lasagna è perfetta" intervenne Riku, alzando per la prima volta gli occhi dal piatto e si rivolse verso l'amico "È Sora che sta solo facendo il difficile. Vero?"
Lui di tutta risposta sbuffò e tornò a mangiare voracemente.
Io dal mio canto sospirai con afflizione e mi girai vero Rox e gli sussurrai all'orecchio.
"Perché non provi a mangiare qualcosa?"
Lui parve risvegliarsi dal suo stato frastornato e mi rispose con una lieve scossa del capo.
"Credevo ti tentarlo a mangiare preparando il suo piatto preferito ma evidentemente non è così. Non preoccuparti Axel, se non ha fame non fa niente. Oggi ha mangiato quasi tutta la banana... è stato un evento più unico che raro" Aerith mi parlava come se avessi fatto chissà cosa ma invece io non mi sentivo di aver fatto granché, mi ero solo limitato ad imboccarlo. Probabilmente Roxas non ci aveva fatto troppo caso perché intanto eravamo impegnati a parlare e quindi l'aveva quasi finita. "Se mangia così in tua compagnia allora ti chiamerò sempre" continuò con una risatina e io la seguii.
"Ne sarei onorato"
"Mamma smettila di coinvolgerlo troppo!"
"Oh dai Sora non lamentarti sempre"
"L'hai persino scelto come accompagnatore per Rox. Perché? C'eravamo già io e Riku che lo tenevamo d'occhio, ora non andiamo più bene? "
"Certo ma tutte le lezioni che non ha con te, le ha con lui. Ho confrontato i vostri piani di studio e penso che lui sia perfetto"
"Ha visto i piani di studio?! " chiesi stupito.
" Ovvio" mi sorrise con fare materno "Non ho mica preso questa decisione oggi su due piedi. Io e il preside ne abbiamo già parlato a tempo debito quando mi ha raccontato di come hai aiutato Roxas e ho pensato che tu eri perfetto"
Avvertii un improvviso calore all'altezza delle guance e abbassai lo sguardo, imbarazzato. Non immaginavo che quello che avessi fatto arrivasse così lontano, dopotutto io lo avevo solo portato in infermeria. Sentii una mano stringermi l'orlo della maglia e mi girai verso Roxas che mi sorrideva debolmente.
Da sotto al tavolo presi una sua mano e la tenni tra le mie "L'unica cosa che conta per me è il benessere di Roxas" annunciai alla madre non mancando però di lanciare una frecciatina a Sora "Accetto l'incarico di buon grado"
Lei fece un risolino compiaciuto e congiunse le mani "Lo sapevo che eri quello giusto" disse entusiasta "Non riesco proprio a capire come faceva Ansem a dire che eri inaffidabile e senza speranze. Però ha riconosciuto che hai messo la testa apposto quando tu e Roxas avete iniziato a frequentarvi. Come siete carini!" a quelle parole il mio sorriso era scomparso ma lei non ci badò perché aveva preso a scompigliare affettuosamente i capelli del figlio biondo.
Quando Aerith si alzò da tavola per sparecchiare Sora colse l'occasione per dire la sua.
"Io ancora non sono d'accordo con tutta questa storia" sussurrò a bassa voce per non far sentire la madre che era in cucina, aveva incrociato le braccia al petto e continuava a guardarmi torvo "Rox tu non hai idea di cos'è successo a scuola"
"Posso immaginare" mormorò l'altro dopo uno sbadiglio, come se la cosa non lo preoccupasse.
"Rox qui la cosa è seria" intervenne Riku con tono più calmo "Noi eravamo in palestra ad allenarci, ma Kairi ha detto che è successo il finimondo in mensa"
"Qualcuno è arrivato alle mani" confermai io vacillante.
"Non solo, ci sono state anche delle sospensioni"
Sgranai gli occhi dalla sorpresa.
"Xemnas adesso sarà furioso" il tono di Sora adesso non era più arrabbiato ma... Preoccupato? Fatto sta che mi rivolse un'occhiata agitata "E tu adesso cosa farai? Non difenderai il tuo capo?"
"Perché dovrei?"
"Perché è il tuo capo, ovvio" disse palese. E in effetti non aveva torto, in quanto membro dell'Organizzazione e suo subordinato avrei dovuto prestargli fedeltà e stare dalla sua parte ma in realtà non mi interessava, non mi era mai interessato nulla di lui. Lui mi aveva sottratto Saix e ora stava facendo la stessa cosa con Roxas ma questo non gliel'avrei permesso, per una volta che finalmente sentivo di aver trovato la persona giusta non avrei permesso ad altri di mettersi in mezzo, al costo di rinnegare tutto e tutti.
Scossi la testa con vigore "Roxas è più importante"
La mia risposta parve zittirlo ma questo non gli impedì di riservarmi ancora delle occhiate di disappunto.
Io e Sora ci eravamo conosciuti al primo anno, non eravamo proprio amici ma solo compagni di classe - o meglio lui il clown e io l'elemento di disturbo della classe - frequentavamo insieme il corso di geografia ma siccome facevamo entrambi schifo e quella non era una materia obbligatoria, abbandonammo entrambi al secondo semestre e da allora avevamo perso i rapporti. Anche se non lo conoscevo bene sapevo che lui era un ragazzo solare e sempre allegro, uno di quelli così gioiosi in ogni istante che ti facevano quasi schifare la vita, non era da lui essere sempre così agitato e sospettoso. Era comprensibile essere preoccupati per la salute di Roxas ma lui esagerava.
Da quel momento ebbi la certezza che c'era assolutamente qualcosa sotto, non c'erano altre spiegazioni, e in un modo o in un altro io avrei dovuto capire cosa perché lì nessuno sembrava disponibile a parlarne.

Quando tornammo al piano di sopra Roxas si rinchiuse nello studio del padre dicendomi che doveva andare a fare una telefonata e potevo aspettarlo in camera sua o potevo raggiungere Sora e Riku nella sala hobbies. Francamente, quest'ultima opzione mi allettava ma decisi di rimanere nella sua stanza a curiosare ancora nella speranza di scoprire qualcosa.
Ritornai vicino al letto dov'erano attaccate le foto al muro, ce n'erano davvero tante, era una delle cose che mi aveva colpito fin da quando ero entrato qualche ora prima. C'era una ragazzina dai capelli corti neri e gli occhi azzurro cielo, era abbastanza mingherlina ed era alta come Roxas. Mi chiesi come mai lei fosse così frequente, a differenza delle altre persone che erano ritratte in gruppo o con Roxas, lei invece era spesso anche da sola. Era carina e sorrideva timidamente all'obbiettivo ma nei suoi grandi occhi sembrava esserci tristezza. Mi chiesi se non ci fosse un rapporto particolare tra lei e Roxas, magari migliore amica o addirittura la ragazza. A quel pensiero aggrottai la fronte e scossi il capo per togliermi quelle idee dalla testa.
Ora che ci penso non avevo la più pallida idea della vita sentimentale di Roxas. Era fidanzato? Ma soprattutto era etero? Tutti i suoi atteggiamenti mi davano da pensare il contrario, ma cavolo si parlava di Roxas Strife, l'uomo dei misteri!
Sconsolato da quelle riflessioni, mi diressi verso il comodino nella speranza di trovare qualche altra cosa che mi distraesse dai dubbi gusti sessuali di Roxas. Non trovai nulla di interessante neanche qui o almeno era quello che pensai a prima vista. Accanto ad un lumetto sotto ad un tubetto di pillole e una bottiglina d'acqua, vi era la copia dei Miserabili che gli avevo visto leggere in continuazione in passato. Possibile che lo stesse rileggendo? Era un bel mattone quel libro.
Presi il libro e lo aprii alla pagina in cui c'era il segnalibro e un pezzo di testo sottolineato con l'evidenziatore spiccò ai miei occhi.

La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l’antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d’un uomo che sta riflettendo, guardate in quell’anima, in quell’oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest’infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita.

Rilessi un paio di volte quel pezzo di testo e rimasi perplesso.
Stava cercando di lanciare qualche tacito messaggio? Se così fosse, Roxas doveva essere proprio incasinato dentro di sé. Sfogliai le pagine e notai altre frasi sottolineate, probabilmente doveva essere così per tutto il libro. Lo posai al suo posto e lì vicino notai un piccolo mazzo di chiavi, dovevano essere una quindicina ed erano tutte numerate, erano stranamente familiari. Lo afferrai e le guardai con attenzione, erano piccole e sopra recavano dei numeri.
Esclamai sorpreso quando mi resi conto perché mi pareva di averle già viste: erano le chiavi degli armadietti della scuola. Ma perché ne aveva così tante? Tra l'altro tra di esse non c'era neanche la sua, la 138. Me le rigirai tra le mani pensieroso, chiedendomi dove le avesse mai prese e cosa dovesse farsene.
Forse saranno cadute a qualche responsabile e lui le avrà raccolte per restituirgliele?
No, ipotesi stupida, avrebbe potuto restituirle appena trovate. E in quel momento mi accorsi che tra le chiavi ne mancava una, la numero 12, possibile che fosse cadut- aspetta! Il 12 era l'armadietto di Larxene e non mi ci volle molto a fare 2+2 e capire perché quel mazzo era nelle mani di Roxas! Adesso era tutto chiaro, la sua carica di tutor gli permetteva di entrare senza problemi negli uffici vari della scuola e doveva aver sfruttato qualcuna delle sue tante visitine al bagno per andare a reperire quelle chiavi durante le lezioni, così avrebbe avuto meno probabilità di incontrare qualche professore. Avevo notato che, ad ogni lezione che seguivamo, non mancava di uscire per una decina di minuti, era impossibile che andasse sempre in bagno e proprio Sora mi aveva confermato la cosa.
Quindi era stato lui. Ma perché?
Un rumore improvviso in una delle stanze vicine mi riscosse dai pensieri e mi affrettai a posare il mazzo dove l'avevo trovato, mi rilassai non vedendo nessuno arrivare e controllai l'ora sul cellulare domandandomi quanto ci avrebbe messo ancora Roxas.
"Ma che cavolo?!" esclamai quando vidi 2 chiamate perse e 7 nuovi messaggi. Erano tutti da parte di Demyx.
>> Ti sei perso la parte migliore! Mansex ha steso Seifer
>>Il coach ti cerca!! È infuriato perché salti sempre gli allenamenti!
>>Ax dove sei?
>>Perché non mi rispondi?
>>Axelllll
>>AKUSERUUUUUU
>>"£$%&/%$£"!"£$%&/&%$
Ignorai la sviolinata di Dem e rimisi il cellulare in tasca, con lui ci avrei parlato domani. Dal momento che Roxas era ancora disperso da qualche parte decisi di avventurarmi nella stanza degli hobbies, non avevo idea di dove fosse ma ciò che mi guidò fu il chiasso di un videogioco sparato a tutto volume e così mi ritrovai al terzo piano, nell'immensa mansarda adibita a regno delle meraviglie.
Al centro dell'ambiente stazionava un grande tavolo da biliardo, qualche attrezzo figo da palestra, qualche divano, poltrona, un camino... in breve c'erano un mucchio di cose ma quello che mi interessava era lo schermo alla parete al quale erano collegate le console e due grandi scrivanie, ciascuna provvista di computer.
"Non pensavo che fossi tipo da The Last Of Us" ghignai sull'orlo della porta alla vista di un concentratissimo Riku che stava letteralmente violentando i tasti del joystick.
"Non pensavo che uno come te conoscesse The Last Of Us" commentò Sora. Era al pc sulla scrivania alla mia sinistra e sedeva su una sedia a rotelle.
"Baby io vivo di videogiochi" gli feci l'occhiolino avvicinandomi a loro "Forte la tua sedia, sembra vera"
"Perché forse è vera. È di Roxas ma non vuole usarla" replicò sprucido.
"Ah... s-scusa non lo sapevo"
Lui mi guardò serio per qualche secondo e poi scoppiò a ridere "Quest'affare è davvero comodo! Roxas non sa che si perde" ma poi scrollò le spalle e tornò a dedicarsi a uno di quei giochi stupidi di Facebook.
Rimasi interdetto dal suo cambio di umore tanto improvviso, probabilmente come aveva detto Roxas non mi odiava proprio del tutto, e dal momento che nessuno dei due ragazzi mi aveva ancora buttato fuori da lì decisi di sedermi su un poggiapiedi vacante e guardare il gameplay di Riku.
"Attenzione che adesso ci sarà un'esplosione laggiù, girati con la X" avvisai il ragazzo e questo mi ringraziò con un cenno del capo.
"A proposito di Roxas" riprese di nuovo Sora una volta finita la sua partita "Che fine ha fatto? Spero che tu non l’abbia pestato a morte e nascosto il suo cadavere nel lago"
Io e Riku ci voltammo verso di lui e io lo guardai allibito "Cos- ma che cavolo dici!"
"E allora d0v'è? Non dirmi che ti ha già mollato" ridacchiò prendendo a fare qualche movimento freestyle con la sedia.
"Uhm... è a telefono da un po' "
"Con chi?"
"Non saprei"
"È nello studio?" chiese Riku, io annuii e lui e Sora pronunciarono contemporaneamente "Squall!"
Squall? C'era uno Squall nella vita di Roxas? Chi diavolo era Squall?!
"E chi sarebbe costui?" chiesi educatamente, fingendo indifferenza per celare la gelosia che fosse un possibile pretendente.
"Uno con cui passa molto tempo" Riku sorrise mettendo in pausa il gioco e a lui si unì Sora con tono canzonatorio.
"Uno con cui parla davvero tanto"
"Ragazzi piantatela di fare gli idioti" una mano estranea si insinuò tra i miei capelli e prese ad accarezzarmeli dolcemente, mi girai e notai Roxas dietro di me con un sorriso rilassato in volto "Torniamo in camera?"
"S-sì" acconsentii lottando con tutte le mie forze per non arrossire.
"Rox te ne vai giààà?" fece Sora "Dai divertiamoci un po'"
"Sor non rompere" borbottò il biondo prendendomi per il polso e mi alzai.
"Dammi un bacinooo"
Roxas roteò gli occhi con aria sconsolata e posò un bacio sulla guancia del fratello, questo gli rispose con un gigantesco abbraccio da orso e gli stampò un bacio sulla guancia. Roxas si divincolò buffamente e mi trascinò via prima che il castano gli si potesse avventare addosso nuovamente.
"Fa sempre così" mi spiegò mentre scendevamo le scale "È estremamente sentimentale... e appiccicoso"
Scossi la testa "Dovrebbe farlo con Riku"
"Lo fa anche con lui" sottolineò "Solo con me e lui ora che ci penso" sbadigliò e si lasciò cadere sul letto, io lo seguii e ci stendemmo entrambi con gli occhi rivolti verso le mille luci del soffitto.
"Rox" spezzai la quiete che si era venuta a creare tra di noi.
"Uhm?" lui girò il capo verso di me.
Quello sguardo blu penetrante mi fece andare nel pallone, nella mia mente si stava creando una sorta di filo logico per tutte le domande che avrei voluto chiedergli, ma lui fu capace di farmi dimenticare tutto e rimasi a boccheggiare per un minuto buono.
"Ax?"
Digli qualcosa, non fare la parte dello stupido!
"Ehm... domani è Halloween, c'è la festa a scuola" buttai lì la prima cosa che mi venne in testa.
Stupido! Chiunque sa cos'è domani!
"Sì lo so... e allora?" mi chiese lui perplesso, quei dannati occhioni blu continuavano a soffermarsi su di me.
"Eh...ehm... volevo sapere se..."
"Se?"
"Se ti va di andarci con me!" non potevo credere a quello che avevo appena detto.
Io, Axel Lea Moore, 17 anni, playmaker e donnaiolo della scuola, avevo appena invitato alla festa di Halloween Roxas Strife, un ragazzo. Un ragazzo! Mi dissi che dovevo essere uscito completamente fuori di senno per aver fatto un passo tanto azzardato.
Roxas ridacchiò e si girò su un fianco verso di me "Sei gentile, Axel" io sorrisi "Ma io non verrò"
E il mio sorriso si spense "Cosa?" chiesi abbattuto.
"Proprio così" mormorò lui e abbassò lo sguardo "Non posso"
"Perché no?"
"Perché no... ti prego non chiedere altro" si raggomitolò sul lato e io mi sentii una merda per aver insistito.
"Mi dispiace" sussurrai girandomi anche io sul lato verso di lui.
"Senti, no... non devi scusarti" replicò con fermezza "Parliamo di altro"
Io feci un cenno di assenso e puntellai con le dita il materasso, proprio in quel momento non sapevo cos'altro dire "Ho visto che stai rileggendo i Miserabili" buttai lì e lui annuì distrattamente "Come mai?"
Lui si avvicinò di più a me, fino ad aderire e iniziò a tracciare dei cerchietti immaginari sul mio petto "Perché... perché è stato Squall a dirmelo"
Ancora con questo tizio?!
"Chi sarebbe Squall?" domandai non del tutto entusiasta di sapere di dover competere con qualcun altro per le sue attenzioni.
"Un bell'uomo dai capelli castani e gli occhi magnetici" a quella risposta io mi tesi e trattenni il fiato, lui doveva essersene accorto, infatti alzò lo sguardo verso di me e sorrise malizioso "Cos'è, sei geloso per caso?"
Io arrossii violentemente e mi voltai altrove "Ma-ma cosa dici... io geloso? E di chi poi?"
"Mah non so... forse del mio psicologo?"
"Come scusa?"
"Squall Leonheart" spiegò ridendo "Lo conosci no? È il mio psicologo sia dentro che fuori la scuola. Certo, è un bell'uomo ma è troppo vecchio per me"
Ah... parlava di quello Squall!
Emisi un "Oh" che doveva essere un misto tra la sorpresa, il sollievo, l'imbarazzo per essere stato scoperto così facilmente e la figuraccia appena fatta. "Non sapevo che andassi dallo psicologo"
"Neanche io lo sapevo però un giorno mi sono ritrovato lì e ora di routine vado a fare quattro chiacchiere con lui" mormorò con una leggera scrollata di spalle.
"E perché ti ha detto di rileggere quel libro? È lunghissimo... dopo lo studio per la scuola come fai a leggere anche quella roba?"
"Leggere per me non è un peso" disse entusiasta prendendo a guardare il soffitto illuminato dalle migliaia di lucine che creavano una scia concentrica e alzò un braccio come a volerle afferrare "Si dice che chi legge vive mille vite... penso che sia una cosa abbordabile per me dal momento che la mia non posso viverla appieno. Una volta sono un avventuriero, una volta uno stregone, un'altra un marinaio, un borghese, un re, un cavaliere... e ora un peccatore da redimere" il suo ampio sorriso si spense e portò la sua mano al petto "Nella condizione in cui mi trovo devo imparare a reprimere la rabbia, stare calmo e perdonare. Devo perdonare e pentirmi di tutte le brutte azioni che faccio... è questo che dice sempre Leon"
"Addirittura pentirti?" chiesi dubbioso, sembrava che stesse parlando di un prete però effettivamente il perdono era l'unico modo per vivere in pace e serenità con il mondo. Roxas doveva per forza vivere in un mondo ovattato, senza nient'altro che tranquillità ma probabilmente c'era qualcosa che lo tormentava e siccome lui era un tipo abbastanza testardo, Leon doveva aver fatto ricorso a metodi un bel po' strani. Come si dice: a mali estremi, estremi rimedi.
"Esatto... e a ogni stronzata che faccio devo rimediare con qualcosa di buono"
"Stronzate tipo lo scherzetto di cattivo gusto a Larxene?" storsi il naso.
"L'ha derisa... l'ha presa in giro... l'ha offesa e alla fine si è portata a letto il suo ragazzo. Belle non le aveva fatto nulla, Larxene non aveva motivi per comportarsi così. L’ha fatto solo per divertirsi"
Mi chiedevo come mai proprio ora dopo tutti gli anni che avevo passato assieme all'Organizzazione, stavo iniziando a prendere realmente coscienza del comportamento sbagliato che adottavamo. Non ci eravamo mai domandati se fosse giusto o no, non ci eravamo mai domandati cosa provassero gli altri ragazzi della scuola, non ci eravamo mai domandati che persone stavamo diventando, il tutto per noi era diventato come un qualcosa da fare. Saix e Xemnas ci esortavano sempre a mantenere l'ordine (come preferivano definirlo loro), dicevano che era il compito di noi pochi prescelti tenere tutti in riga, dovevamo farlo noi perché eravamo forti e così facendo tutti ci avrebbero amati e rispettati. "Il terrore porta all'amore" diceva sempre Xemnas.
All'epoca però non sapevo ancora nulla, non ero a conoscenza dei suoi piani, del suo passato... nulla. Ero un tipo che aveva perso ogni interesse verso il mondo e preferiva farsi scorrere la vita addosso, come un fiume inarrestabile, ignorando tutto il resto. Vedere il terrore sulle facce delle matricole, prendere in giro i secchioni sfigati, pompare il mio ego con le idolatrie delle cheerleaders, fare a botte ogni tanto... erano tutte cose che mi divertivano, a me come a tutti gli altri. Sapevo di essere stronzo ma non mi ero ancora messo nei panni delle nostre vittime perché in realtà non mi interessava. Non mi interessava nulla eccetto il basket.
Ma Roxas... lui si che mi aveva colpito. Era stata la prima “cosa” in tanti anni di nulla a colpirmi.

"Quindi....quindi sei stato tu! Perché l'hai fatto? Così il mio futuro potrà essere compromesso!" digrignai i denti e affilai lo sguardo, che lui sorresse senza paura. Lo vidi riguadagnare la sua compostezza e si mise davanti a me.
"Il tuo futuro? E il mio presente allora? Io l'ho fatto per difendere me e tutti gli altri da voi" sputò velenoso "Non vi abbiamo mai dato motivo di tanta ira nei nostri confronti. Non è possibile tornare a casa ogni giorno con lividi diversi solo perché secondo voi 'vi guardiamo' o addirittura 'perché esistiamo'... però potevo tollerarlo. Ma quando quel tuo amico, Xigbar, ha messo le mani addosso a Namine non ci ho più visto. Le donne non si toccano"

Era stato il primo a credere in me.
Se non sei in una squadra sportiva o non sei abbastanza figo da piacere a tutti allora vieni etichettato come 'sfigato' e tutti si sentono in diritto di trattarti una vera merda”
Abbassai gli occhi, sentendomi chiamato in causa, incapace di sostenere quello sguardo serio ma che celava una punta di malinconia.
“È bello fare il gradasso con uno più piccolo di te, vero Axel?”
Strinsi i pugni davanti a me.
“Io non sono così” proferii cercando di auto-convincermi di essere il contrario di ciò che effettivamente ero.
“Già, non sei così”

Lui era una persona speciale, era maturo... ma adesso il suo comportamento era sbagliato.
"Rox se continui così ti uccideranno! E non lo dico tanto per dire, quelli sarebbero capaci di fare pazzie"
"Lo so... Saix, Xemnas e Larxene sono i più pericolosi"rispose, io acconsentii e presi a massaggiargli la schiena con una mano. Almeno aveva capito anche lui chi rappresentava il vero pericolo nel gruppo, tutti gli altri erano innocui, eravamo solo degli sbruffoni ma se non eravamo incitati da Xemnas o Saix non facevamo nulla, davvero nulla. "A dire il vero penso che Xemnas costituisca il pericolo maggiore" aggiunse poi dopo averci riflettuto.
"Beh soprattutto se avete avuto qualche disputa in passato... almeno a quanto mi è sembrato di capire"
"Disputa è dir poco" puntualizzò tra uno sbadiglio e l'altro "Però non parlavo di questo"
"E di cosa allora?"
Lui non rispose subito, si mise a sedere in mezzo al letto e appoggiò le braccia sulle ginocchia.
"In passato gli è stato sequestrato un coltellino con cui ricattava i ragazzi ma ho ragione di credere che non sia tutto qui"
Spalancai gli occhi esterrefatto. Sapevo che Xemnas era tutt'altro che raccomandabile ma non pensavo fino a questi livelli.
Con uno scatto mi rimisi a sedere e scossi la testa "Un coltellino?" ero allibito, afferrai Roxas per le spalle e lo guardai con espressione grave "Roxas ti prego, non cacciarti nei guai. Tutto questo a cosa credi che ti porterà?"
"Io non vivrò a lungo..." soffiò in un sussurrò quasi impercettibile, il suo voltò era basso e il tono serio "So che c'è qualcosa e il mio corpo potrà cedere da un momento all'altro... ma almeno voglio essere ricordato per aver salvato qualcuno, per aver fatto del bene"
Roxas fece per alzarsi, io cercai di trattenerlo per un braccio ma lui riuscì a divincolarsi e sfuggì dalla mia presa. Lo vidi vagare per la stanza con le braccia strette al petto e poi si fermò davanti all'ampio bow window, ormai la sera era scesa da un bel po'.
"Capisco le tue motivazioni..." mi sedetti sul bordo del letto ma lui tagliò corto.
"No... no tu non sai-"
"E allora mettimi al corrente" esclamai con forza, di lui non vedevo altro che la sua schiena tremante.
"Axel... sto cercando di preservarti. Tu... tu non hai bisogno di sapere" il suo tono stava vacillando.
"Perché? Credi che io non ne sia all'altezza? Io ci tengo a te Roxas, davvero tanto, però ogni volta che cerco di avvicinarmi tu mi allontani e ti rinchiudi in te. Dimmi, ti ho fatto qualcosa?"
Ormai avevo perso ogni facoltà di ragione, mi ero semplicemente ritrovato al centro della stanza, poco dietro Roxas, irritato e deluso, e stavo dando sfogo a tutto ciò che avevo dentro ma che non avrei voluto dirgli così in quel frangente.
"Vedi Ax? È proprio per questo che non voglio coinvolgerti" lo vidi voltarsi lentamente e i suoi occhi erano languidi, tutto questo mi provocò una fitta allo stomaco "Non ti riguarda, non hai bisogno di dolore inutile"
"Perché, tu sì?" io mi avvicinai e gli presi le mani ma lui non rispose nulla, si limitò ad abbassare il volto e lasciare che i ciuffi ribelli gli nascondessero gli occhi "Roxy io ci tengo a te... e sappi che questo mi imbarazza quindi non complicare ancora di più le cose" ridacchiai nervosamente e vidi sulle sue labbra accendersi un debole sorriso anche se continuava a non mantenere un contatto visivo con me "Posso immaginare come tu possa sentirti infuriato e capisco che tu voglia aiutare chi è in difficoltà... ma fare del bene sfidando e punendo gli altri a modo tuo non mi sembra tanto furbo... e giusto. È vero, è così che funziona la legge ma tu non sei un giudice... anzi se non mi sbaglio, nei Miserabili, la legge era vista come sbagliata in certi casi... sai, moralmente parlando"
Roxas fece una risata roca "Sei scaltro... con tutte queste domande vuoi farmi vacillare vero?"
Feci un sorrisetto compiaciuto "Era questo il mio intento"
"Sembri tanto disinteressato e fingi di non saper nulla, ma sei tutt'altro che scemo" si portò una mano alla fronte e continuò a ridere convulsamente "Vedi, Axel, perché dicevo di essere cattivo ed egoista? Certo, io voglio fare qualcosa per il mondo... però guardo prima i miei interessi, te l'avevo detto: tutti noi siamo divorati dall'ira, dalla vendetta e io non faccio eccezione"
Ricordai quella conversazione che avemmo tempo fa nell'aula studio, quando ancora non mi interessava nulla né di lui né del resto "Hai dimenticato il senso della vita?"
"Penso di sì"
"Amare... me l'hai detto tu stesso" risposi riprendendo quello che mi aveva detto in passato e poi aggiunsi con più dolcezza "Amare significa vivere"
Lui sospirò e appoggiò la fronte al mio petto "Hai presente quando Jean Valjean si trova a dover scegliere se lasciare che fosse incolpato quell'uomo identico a lui oppure prendersi le proprie responsabilità e autodenunciarsi alla polizia?"¹
"Eh più o meno" feci insicuro, non ricordando proprio tutto, dopotutto io avevo visto solo il film a scuola... altrimenti neanche quello.
"La mia situazione è metaforicamente simile"
"C'è uno identico a te che potrebbe andare in prigione?!"
"No scemo!" rispose subito ma poi si corresse "Effettivamente c'è uno identico a me... ma lui non c'entra niente... o almeno è di parte. Però sappi che mi dispiace... per quello che ho fatto o quello che farò, è tutto a fin di bene... spero che tu mi capisca"
"Aspetta cosa significa? Hai intenzione di fare qualcosa?"
Roxas si staccò da me e mi guardò malinconico "Mi faccio schifo da solo"
Anche volendo non potei dir nulla perché ancora una volta il nostro discorso fu interrotto, questa volta era Riku che aveva bussato alla porta e si era affacciato per avvisarmi che era ora di andare, lui mi avrebbe dato uno strappo a casa, quindi a malincuore salutai Roxas mentre lui mi aspettava in macchina.
"Ne parleremo ancora di questo e, quando sarà, tu mi dirai tutto, okay?" gli sussurrai accarezzandogli una guancia con il dorso della mano e lui ridacchiò annuendo "Ci vediamo domani?"
"Probabile... ah. Aspetta" andò alla scrivania e lì prese un foglietto piegato accuratamente che poi mi tese.
"Cos'è?" chiesi perplesso aprendolo.
"È il mio numero. Immaginavo che lo volessi"
"G-grazie" gli sorrisi affabile ma dentro di me fremevo di gioia, non sapevo neanche io come riuscivo a trattenermi dal saltargli addosso e baciarlo. In effetti quel numero lo volevo da fin troppo tempo ma ero sempre stato un gran vigliacco per chiederglielo e adesso averlo tra le mie mani mi faceva sentire come un vecchio grassone che aveva vinto un abbonamento gratis al McDonald's. Lo ripiegai meticolosamente e lo riposi al sicuro nel mio portafogli.

Qualche minuto dopo mi ritrovai adagiato nel tepore dell'abitacolo della Pontiac argentata di Riku.
Anche lui abitava in centro come me però ogni giorno dava un passaggio a Sora e Roxas da casa a scuola e viceversa, e con la scusa di annoiarsi da solo a casa passava molto tempo dagli Strife, salvo quando Sora non andava a fargli compagnia a casa sua. Ribadisco: casa vuota. Se Sora fosse stato più sveglio chissà cosa non avrebbero potuto fare.
"Ridi da solo?" chiese ad un tratto Riku, spezzando il silenzio in cui eravamo immersi.
"Pensavo ad una cosa" riposi senza farmi troppi problemi. Lui era un tipo silenzioso e sembrava studiare ogni minima cosa della persona che aveva davanti, ma stranamente non mi creava alcun problema. Era ironico come fossi intimorito di più da un tipetto come Sora che da Riku, ma forse questo era dovuto dal fatto che Sora era il fratello di Roxas e spesso aveva un comportamento incomprensibile, Riku invece sembrava a posto. "Posso farti una domanda?"
"Chiedi pure"
Appoggiai il braccio sul finestrino e mi sorressi il capo "Come va con Sora?"
La sua reazione mi prese alla sprovvista, pensavo di vederlo sorpreso o comunque con qualche espressione facciale differente dal solito ma nulla, non tradì alcuna emozione e rimase sulla difensiva.
"Dove vuoi arrivare?"
Io sfoggiai un sorriso impertinente e risposi schietto "A scuola la gente fa scommesse se state insieme o meno"
Questa volta però parve divertito, lo dedussi da un sorrisetto compiaciuto che gli increspò le labbra "E tu cos'hai scommesso?"
"Che entro Natale starete insieme"
"Bella puntata" soffocò una risata senza però mai staccare gli occhi dalla strada.
"Vedi di darti da fare, non mi va che Yuffie sprechi i miei 20 verdoni in quegli strani negozi da ninja"
"Sempre meglio di quei negozi kitsch in cui si rintanano i tuoi amici Demyx e Marluxia" io ridacchiai e concordai. "Qualcuno dovrebbe dir loro che gli anni '60 sono passati da un pezzo"
"Già" lanciai un'occhiata fuori al finestrino e tornai a parlare qualche minuto dopo "Alla fine ho capito chi era Squall"
"Ah sì? Passata la gelosia?"
"Era tanto evidente?"
"Direi di sì" disse con una scrollata di spalle "Per averla notata Sora!"
"Ma come mai ha bisogno di uno psicologo?"
Riku inarcò un sopracciglio e mi chiese come facessi a non arrivarci da solo "Prova tu a convivere con l'idea di poter svenire o poterti sentire male in qualsiasi momento. Sai che anche lo spavento per il suono della sveglia potrebbe essere letale per lui?"
Io lo guardai per un istante e poi sospirai, certo che la sua era una situazione complicata.
"Ehi Moore"
"Mh?"
"Quanto sei serio con Roxas?"
"In che senso?"
Ci fermammo ad un semaforo e lui si prese la libertà di squadrarmi per qualche istante "Non fare l'idiota, lo sai cosa intendo. Non penso che ti sei dimenticato della chiacchierata che hai avuto con Sora negli spogliatoi qualche settimana fa"
"Hai intenzione di boicottarmi?"
"Tu non lo conosci neanche"
La macchina ripartì e io mi presi qualche secondo per formulare una risposta "Lui è la persona più intrigante che io abbia mai visto. Sono abituato ad avere sempre tutto bello e pronto ma con lui no, devo sudare e passare per la parte del cretino prima di ottenere qualcosa. Lui ha avuto le palle di sfidarmi e questa sua forza mi ha attratto... anche se devo dire che l'ho trovato carino dal primo momento che l'ho visto"
"Pensavo fossi etero" mormorò guardandomi con la coda dell'occhio.
"Tutti lo pensano" mi stiracchiai, piegai le braccia dietro la nuca e risi sprezzante "Sono il ragazzo più acclamato della scuola, sono il capitano della squadra e il mio obbiettivo è entrare in NBA. La gente parla di me e alle mie partite già iniziano a comparire i primi reclutatori per il college... sarebbe un peccato macchiare la mia carriera sportiva con qualche sbandata giovanile" lui mi guardò enigmatico ma non disse niente così io continuai "Non fare questo altrimenti verrai scartato, non fare quest'altra cosa, comportati in questo modo... quante puttanate solo per entrare in un fottutissimo college. Pensa che mio padre ha persino regalato anche una nuova ala della biblioteca ad Harvard - sai per assicurarsi che entrassi - quando vedono i soldi quelli non capiscono più niente e hanno detto di sì, che non ci sono dubbi sulla mia ammissione. Però i coach sono belli tosti, non gli interessa un cazzo... vogliono che sei come dicono loro, altrimenti tanti saluti" enfatizzai con gesti delle mani.
"Fammi capire" parlò qualche istante più tardi, dopo aver fermato la macchina nel vialetto del mio palazzo, e si voltò completamente verso di me "Preferiscono che vai in giro a pestare gente piuttosto che mostrare i tuoi gusti?"
"Eh... lo sport comporta fama, devi piacere agli altri e non a te stesso, sii sempre forte e non mostrarti debole" sospirai grattandomi la nuca "Però sai una cosa? Non mi importa più nulla di tutto questo, fanculo ai reclutatori e agli altri... quando ho conosciuto Roxas ho trovato un motivo in più per andare avanti, è come se mi avesse fatto risvegliare da un lungo letargo... è un tipo strano e non riesco mai a capirlo, per questo mi piace!" aggiunsi poi con entusiasmo "Lo so, forse sarò affrettato però quando sono con lui o quando lo penso sono felice...e quando sta male vorrei abbracciarlo forte e fare qualsiasi cosa pur di alleviare il suo dolore"
Riku nel frattempo si era appoggiato al volante e ascoltava con interesse senza mai interrompermi o senza dire la sua.
"Però non so cosa fare, non so se gli piaccio, ho paura di dirglielo... ho paura... non so... di incasinare qualcosa con la sua malattia" continuai stringendo i palmi sulle gambe "Cavolo, non so neanche perché ti sto dicendo queste cose"
"Stai tranquillo, non devi agitarti altrimenti non puoi stare con lui" disse sospirando "Tu sei la prima persona verso cui mostra un vivo interesse da quando Xion ci ha lasciati e, in un certo senso, sono felice perché finalmente si sta buttato alle spalle quella storia... però ci sono varie cose di te che non mi fanno stare tranquillo. Primo fra tutti è il fatto che sei amico di Xemnas"
Chi è Xion adesso?
"Io non sono amico di Xemnas... mi trovo per caso nel suo gruppo ma in realtà io e lui non abbiamo niente da spartire, non so nulla sul suo conto se non che non mi è simpatico"
"Quindi non sai niente neanche della sua, diciamo, doppia vita?"
Assottigliai gli occhi, quella mie era nuova "In che senso doppia vita?"
"Se non lo sai è meglio così"
"Aspetta... ha qualcosa a che fare con Roxas? Lui ha detto che conosceva il suo fratello"
"Conoscere, per modo di dire. Ma sì, possiamo dire di sì. Sono successe delle cose in passato... cose abbastanza gravi di cui non ti parlerò, se vorrà sarà Roxas stesso a farlo, ma voglio solo darti un avvertimento: stai molto attento a lui"
Rimasi pensieroso per qualche secondo ma non riuscii a venire a capo di tutta quella situazione, non avevo nessun elemento che potesse aiutarmi e se loro continuavano a non dirmi niente non potevo fare nulla.
"Tu e Sora siete convinti che io possa essere, in qualche modo, cattivo? È questo il problema? Perché faccio parte dell'Organizzazione?"
Lui temporeggiò ma poi rispose affermativamente "Sì, in un certo senso è così" disse schietto "Però ho notato un certo cambiamento in te da quando Roxas è diventato il tuo tutor e anche Sora se ne è accorto, non sembri lo stronzo che dimostri sempre di essere. Forse lui davvero potrebbe compiere un miracolo"
"Se se ne è accorto anche lui perché mi odia ancora?" borbottai contrariato.
"Perché ha paura" si portò le mani alle tempie e se le massaggiò "Roxas non sta bene-"
"Sì lo so cos'ha!" tagliai a corto, non avevo voglia di ascoltare sempre la stessa solita litania "L'ho anche soccorso l'altra volta"
Lui mi fulminò "Credimi, tu non sai cos'ha"
"Certo che lo so.... è quella cosa della ripolarizzazione, che il cuore batte troppo forte se si agita, è triste o cose così... hai capito no?"
"Complimenti per la descrizione così accurata e dettagliata" fece ironico "Comunque se ti riferisci al qt sappi che non è quello"
Spalancai gli occhi "Come non è quello? Lui mi ha detto che ha proprio quella sindrome!"
Riku scosse la testa e borbottò qualcosa sottovoce che non afferrai.
"Axel... ti dico questa cosa perché penso tu debba saperla, sia perché da domani gli dovrai stare continuamente appiccicato... sia per metterti in guardia, così valuterai tu stesso quanto ti conviene avvicinarti a lui"
A quel punto, visto che ci stavamo trattenendo tanto, gli chiesi se volesse salire a casa mia ma lui rifiutò dicendo che non si sarebbe dilungato ancora molto, così ritornò a parlare "Lui ha la sindrome del qt lungo, proprio come hai detto tu" io annuii ancora una volta per farlo procedere "Il qt adesso è sotto controllo, Roxas ha imparato a gestirlo discretamente, riesce a tenere a bada le sue emozioni, anche se deve comunque stare molto attento, è una patologia grave la sua... basta poco per... in ogni caso, dovresti sapere che sono sorte delle complicanze"
"Si mi ha detto qualcosa"
"Te lo spiego in modo semplice. Il defibrillatore è un dispositivo piccolo come una pallina, da qui partono vari tubicini che sono inseriti nei vari ventricoli del cuore per stimolarlo quando serve. Uno di questi tubicini però ha fatto infezione nel ventricolo destro e cavolo se non ha fatto bei danni! Per mesi nessuno si era accorto di nulla, sembrava una comune influenza, però nel frattempo l'infezione si espandeva sempre di più: ha attaccato tutto il muscolo del cuore ed è arrivata ai polmoni, per questo l'altra volta tossiva sangue. Roxas sa in effetti di avere qualcosa, ma non sa quanto è grave altrimenti potrebbe preoccuparsi, agitarsi e mandare tutto a puttane"
"Quanto è grave?" aggrottai la fronte.
"Ti dico solo che siamo arrivati ad uno stadio di non ritorno, le valvole del cuore sono danneggiate irreversibilmente e ciò ha provocato un'insufficienza cardiaca²"
Era una cosa grave, ne avevamo parlato non molto tempo fa a lezione di biologia e tutto quello che sapevo mi permetteva di dire che questa era un'altra bella rottura di palle per Roxas.
Roxas. Avrei voluto abbracciarlo in quel momento.
"Però ha il defibrillatore" interloquii pensieroso "Non dovrebbe aiutarlo in qualche modo? Voglio dire, non serve a stimolare il cuore a battere regolarmente?"
Riku sospirò e si appoggiò con la schiena alla portiera della macchina "È proprio quello che ha causato l'infezione... io davvero non so... l'abbiamo saputo solo da pochi giorni"
Io annuii.
"Insufficienza cardiaca eh?"
"Già"
"Buona notte" mi congedai con tono stanco uscendo dalla macchina, dopo che lui mi ricordò ancora di non farne parola con Roxas.
Non avevo voglia di sentire altro per quella sera, l'unica cosa che volevo fare era un bel bagno caldo e mettere un album qualsiasi dei Coldplay a palla. Stranamente quella notizia non mi aveva scosso più di tanto, mi sentivo la testa completamente vuota ma sapevo che questo era solo un effetto momentaneo, quando avrei razionalizzato il concetto di insufficienza cardiaca allora avrei pensato al da farsi.
Nell'attesa che la vasca si riempisse di acqua bollente, seduto sul bordo intento a svuotare con un cucchiaino un barattolo di burro di arachidi e con gli occhi rivolti verso la luna piena che dominava il cielo scuro, passò allo stereo Viva la Vida. Non ero mai riuscito a capire cosa significasse quella canzone ma quel motto faceva tanto Roxas, gliel'avevo visto scritto sulla parete della sua stanza, poco sopra la marea di fotografie che sormontavano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltavano quelle tre paroline bianche. Quando gli chiesi se era un omaggio alla canzone dei Coldplay lui storse il naso e scosse il capo ridacchiando "Mi piacciono i Coldplay... ma è un riferimento a Frida Kahlo³"
E ora che ci facevo caso era molto simile a questa Frida: anche lei era passata attraverso tanta merda, sofferenze, incidenti e malattie croniche ma questo non le aveva mai impedito di diventare la grande donna che era stata, aveva una voglia di vivere non indifferente, non a caso sull'ultimo quadro che dipinse scrisse la celebre frase Viva la Vida.
Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. Ed ero assolutamente sicuro che anche Roxas, nonostante i suoi problemi avrebbe superato tutto e avrebbe avuto un posto speciale nel mondo, perché lui era la persona più forte che avessi mai conosciuto.





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¹ Jean Valjean a metà della sua storia è posto davanti ad una scelta molto importante. Viene a sapere che è stato trovato un uomo del tutto identico a lui (Champmatieu) ed è condannato ai lavori forzati al posto suo, lui deve decidere se agire egoisticamente, mantenere la propria nuova identità ed essere finalmente libero oppure assumersi tutte le proprie colpe, salvare quell'uomo innocente e tornare in prigione. Se non sapete di cosa sto parlando andatevi a leggere la trama sulla Wikipedia o vedete il film che è davvero bello (vi dico solo che dopo aver letto il libro mi stavo facendo suora D:) - [Riferimenti - Parte I, libro 6, capitolo 2 e Parte 1, libro 7]
² Insufficienza Cardiaca: incapacità del cuore di fornire una quantità adeguata di sangue rispetto alle normali esigenze dell'organismo, ulteriori informazioni qui
³ Frida Kahlo, pittrice messicana (10907-1954) letteralmente perseguitata dalla sfortuna ma nonostante ciò ha vissuto una vita degna di nota, è diventata la prima artista donna ad essere ritratta su dei francobolli statunitensi e sempre la prima a cui è stata dedicata una mostra d'arte in suo onore. Sul suo ultimo quadro scrisse la frase Viva la Vida da cui si sono poi ispirati i Coldplay per la canzone e il loro album, qui qualche informazione.
   
 
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