Capitolo 8
Kanon
aveva raggiunto l'arena con una velocità così
sorprendente che Owl
non era riuscita a stargli dietro. Certo, era partita poco dopo di
lui, ma quella carezza datale sulla guancia l'aveva lasciata molto
confusa.
Non
si era mai comportato in quel modo; in più, le era sembrato
più
serio e risoluto del solito. Dentro di sé pensò
che fosse per via
della prossima sfida alla conquista della Cloth di Gemini contro il
gemello. Erano entrambi ambiziosi, così come il loro
maestro, ma
dentro di lei, la convinzione che dietro tutto ciò ci fosse
ben
altro, iniziava a farsi spazio.
Diede
un'ultima occhiata al perimetro, laddove, anni prima, aveva
conosciuto di persona i due gemelli che si apprestavano ad azzuffarsi
per ricevere un posto fisso a protezione della Dea Athena che,
ancora, non si era manifestata in quell'era.
Iniziava
anche a chiedersi se, e quando, quella fosse giunta a loro come un
miracolo che tutti continuavano a credere possibile. Stando a quanto
detto da Shion, da oltre duecento anni a capo del Tempio come Grande
Sacerdote, in tutti quegli anni non si era ancora reincarnata. Allora
perché avrebbe dovuto credere di poter vedere presto quella
fanciulla, che sarebbe diventata divina agli occhi dei suoi Saint e
di quelli di tutta la popolazione mondiale? In più, il suo
destino,
stando a quanto aveva continuato ad affermare il Pope, era
costantemente legato alla rinascita di quella divinità.
Scosse
la testa per la piega che avevano iniziato a prendere i suoi
pensieri, cercando di ricacciarli nei meandri della sua mente, pronta
a lasciarli di nuovo liberi nel momento più opportuno.
C'erano molte
cose che voleva chiedere ancora, domande rimaste troppo a lungo nel
suo cuore e che, per paura delle risposte o della reazione che
avrebbe potuto avere quello che, per anni, gli aveva fatto da padre,
si era decisa a tacere. In fondo c'erano ancora i suoi amici che, con
il loro affetto, avevano alleviato le sofferenze interiori di quella
Owl oramai adolescente.
Raggiunse
il Sacerdote con una corsa perdifiato, scalciando sulla pietra bianca
del Tempio, reggendosi con grazia – acquistata solo per non
sembrare un maschiaccio agli occhi di Saga, per il quale provava un
affetto superiore ad una semplice amicizia – i lembi
inferiori del
vestito che le frusciava a terra. Non avrebbe voluto perdersi quello
stimolante incontro per nulla al mondo. Voleva rimanere insieme ai
gemelli, anche solo “pregando” per il loro futuro
da lontano.
Sapeva comunque, che quelle speranze sarebbero risultate vane,
perché
uno dei due avrebbe dovuto allontanarsi dal Tempio, neanche fosse un
traditore della sua stirpe, lasciando l'altro ad occupare la terza
Casa ancora vuota e prestare pericolosi servigi alla giustizia.
Sarebbe divenuto un uomo giusto; un uomo che, alla prima minaccia,
non avrebbe esitato un solo secondo a lanciarsi a capofitto nella
guerra, mettendo a repentaglio la propria vita per un ideale. Quello
però l'affascinava; combattere per una causa giusta,
mostrando il
proprio Cosmo in aumento, difesa solo dalla propria Cloth, che rimane
con te fino all'ultimo spasmo di vita, per poi succedersi ad altri
combattenti fino a che, anche di loro, non ne sarebbe rimasto che il
ricordo. E così via, perché quelle Cloth
esistevano da tempi
immemori, forgiate da oro sgargiante, argento scintillante e bronzo
luminoso. Le tre diramazioni di guerrieri avevano lottato sempre, da
generazioni, a difesa di quel luogo, morendo elogiando il nome di
Atena. E così avrebbe voluto fare lei, perché non
si riteneva una
semplice ragazza o una semplice ancella. Sentiva di dover, e di
saper, dare qualcosa di più oltre a quello che
già riusciva a dare.
Voleva diventare un Saint e quelle battaglie conquistatrici non erano
per lei altro che uno stimolo. Dopo anni trascorsi in serena
compagnia di Saga, Kanon, Aiolos ed Aiolia, come se fossero anch'essi
persone “normali”, adesso, di fronte a
ciò che stava per
succedere, la consapevolezza di un tempo continuava a farsi spazio
nella sua anima, infondendole il coraggio necessario per tentare di
nuovo ciò che aveva fatto tre anni prima, anche se quello
significava andare contro il volere di un suo superiore.
Intanto,
i due gemelli ed aspiranti Saint, erano l'uno di fronte all'altro al
centro dell'arena, mentre aspettavano il consenso del Pope Shion per
iniziare.
L'uomo
era seduto sul suo scranno dorato, in cima all'ultimo padiglione
delle scalinate adibite a tribune. C'erano molto cadetti, insieme ai
loro maestri, ad assistere a quello scontro. Erano tutti ragazzi
molto giovani, sicuramente ai primi anni di addestramento, che
avrebbero trovato in quell'incontro uno stimolo per eguagliarli
perché, non molti anni dopo, in quell'arena avrebbero avuto
luogo i
loro incontri alla conquista delle Cloth che il destino aveva scelto
per loro. Ed Owl lo sapeva, Shion glielo raccontava come se fosse una
favola che si racconta prima della buonanotte; nel firmamento
brillavano tante costellazioni quante i Saint che avrebbero dovuto
attingere la forza da esse, richiamando con i propri sforzi la Cloth
di quella stessa costellazione, che avrebbe trovato in lui la forza
necessaria per vestirla.
C'era
molta trepidazione fra gli spalti, di tutti quelli che speravano in
Saga, perché Kanon era, per loro, troppo
“malvagio” per divenire
un puro Saint a difesa del Santuario dove era nato e cresciuto.
Per
la ragazza invece non era lo stesso, perché lei aveva
conosciuto
entrambi e poteva dire che, tutti e due, si erano allenati con
costanza e forza di volontà necessaria per intraprendere
quella
“carriera” tanto aspirata. Erano due ragazzi molto
forti ed,
anche se estremamente simili, nel contempo molto diversi.
Chissà se,
per quella sottigliezza, uno dei due sarebbe risultato più
forte
dell'altro. Continuava a chiedersi chi, secondo lei, avrebbe battuto
l'altro e come avrebbe preso quel distacco.
Ovviamente,
le si strinse il cuore al pensiero di doversi allontanare da Saga,
anche se non sarebbe andato molto lontano; avrebbe lasciato il
Tempio, ma avrebbe continuato a vivere come una persona normale nei
pressi di Rodorio e forse, vivendo come tale, avrebbe preferito
rimanergli al fianco ed abbandonare quel destino che si andava,
sempre più convinta, cercando.
Ma,
se fosse stato Kanon a vincere, come avrebbe reagito lei? Sarebbe
corsa anche dietro di lui?
Quella
domanda le lasciò solamente un groppo in gola. Voleva bene
anche a
lui, anche se era un sentimento ben diverso dal bene che voleva al
suo fratello. Comunque, ci era molto affezionata. Era cresciuta con
lui, grazie anche ai metodi un po' troppo bruschi che le avevano
fatto capire che, da sola, non avrebbe mai risvegliato il suo Cosmo
senza rischiare la vita. Solamente chi eletto dalle stelle avrebbe
potuto intraprendere un'istruzione ai fini specifici del Tempio. Ma
le stelle, su di lei, cosa dicevano? Questo solo Shion poteva
saperlo, lui che dall'alto dello Star Hill leggeva il destino nel
firmamento come se fosse un libro aperto. Quella
particolarità era
dedita solo al Grande Sacerdote, colui che, dentro di sé,
oltre che
ad un'immensa forza, portava anche un'immensa saggezza.
Voltò
infine lo sguardo su di lui, che continuava a stare seduto sul trono
estremamente calmo e pacato. Solo lui lo era, rispetto a tutti gli
altri che, in tensione per quell'incontro, non vedevano l'ora che
iniziasse. Forse perché lui sapeva già come
sarebbe finita.
Sentendosi
lo sguardo della figlioccia addosso, Shion voltò
elegantemente il
capo verso di lei, facendola sobbalzare. Non si aspettava di certo
che si accorgesse che lo stava osservando di sottecchi. Lui era un
Saint, si disse dopo, ha i sensi più sviluppati rispetto a
lei.
<<
Anche tu non vedi l'ora che inizi, non è vero?
>> Parlò
elegantemente lui, quasi sorridente, nonostante da sotto la maschera
sacerdotale che portava in pubblico non riuscisse a scorgere il suo
volto rilassato.
Owl
annuì, abbassando lo sguardo. Aveva quasi voglia di
chiedergli di
rimandare il tutto,o addirittura di annullare lo scontro, lasciando
che entrambi continuassero a vivere nel Tempio. Avrebbe voluto
chiederlo come in gesto disperato, perché mai sarebbe
riuscita a
superare un presunto addio. Ma sapeva che quello era impossibile. Per
quanto buono ed umano fosse Shion, non avrebbe mai accettato quella
sua richiesta; il Pope doveva attenersi alle secolari e millenarie
regole che vigevano nel Tempio dai tempi del mito. Non c'era altro
modo per risolvere quella questione se non la lotta fra i due. Non si
prese, quindi, neanche la briga di sprecare le parole.
<<
Tranquilla piccola, tutto accade per una precisa ragione.
>>
Con quell'affermazione pacata e decisa, continuando a chiamarla
“piccola” nonostante i suoi tredici anni, si
alzò dalla sua
postazione, sovrastandola con l'altezza e lasciando che la candida
veste gli frusciasse addosso. L'elmo dorato che, un tempo, era
appartenuto al Pope Sage, brillava sotto i lucenti raggi del sole,
illuminando anche i lineamenti di quel volto artificiale che
elegantemente indossava, dove i bulbi oculari lanciavano scintillanti
bagliori come se fosse il suo diretto ed autoritario sguardo.
Lo
osservò per un'ultima volta prima di girare il volto verso i
due
gemelli, che avevano già voltato l'attenzione verso l'uomo
che si
apprestava a dare la sua benedizione e far iniziare lo scontro.
Accanto
a lui, anche la Pandora Box contenente la sacra Cloth dei Gemelli
aspettava l'esito dell'incontro, così che si sarebbe di
nuovo
aperta a difesa di colui che ne sarebbe stato il fido possessore.
Chissà,
pensò Shion, se la maledizione che aveva colpito duecento
anni prima
Aspros e Deuteros sarebbe tornata a maledire anche loro due. Quei
gemelli erano difficili da classificare, e come i diòscuri
della sua
generazione. Saga, come Aspros, era ambizioso e generoso. Con la sua
luce e forza di volontà aveva convinto tutti, lui perfino,
facendo
addirittura pensare che, forse, a conquistarsi la Cloth sarebbe stato
proprio lui. E poi c'era Kanon, che nominato dagli altri cadetti come
un eterno numero due, non aveva nulla da invidiare a Saga, nonostante
il suo carattere fosse più introverso e schietto,
così da far sì
che dubitassero tutti. Ma anch'egli aveva buone probabilità
di
vittoria, perché mai aveva infranto una regola del Tempio;
mai aveva
mancato di rispetto al suo maestro o al Sacerdote e mai si era
lamentato di un durissimo allenamento. Di forza di volontà,
e non
solo, Kanon non era certo inferiore all'altro.
Sperò
solamente che nessuno dei due, qualora fossero diventati Saint,
venisse accecato dalla rabbia come Aspros, e che infangasse il nome
di quella che, al giorno d'oggi, rimane sempre una costellazione
quasi imbattibile, anche se, purtroppo, ambigua e chiacchierata.
Nessuno al Tempio aveva dimenticato cosa i gemelli, al tempo della
Guerra Santa, aveva fatto. Sperò solamente che la storia non
si
sarebbe ripetuta, ma servì solo a fargli corrucciare le
rughe della
fronte. Cercò comunque di riprendere il sorriso,
perché proprio ad
uno dei gemelli doveva la vita, così come Dohko, il compagno
che,
esattamente come lui, era vivo e stava portando a termine
l'importantissimo compito che Sasha gli aveva affidato.
<<
Saga e Kanon, nati sotto la terza costellazione dello zodiaco.
>>
Iniziò a parlare autorevole, scandendo lentamente le parole
per fa
sì che tutta la folla sentisse. C'erano brusii e
chiacchiericci da
parte di quelli che erano in attesa dell'esito finale, ma nessuno dei
diretti interessati ci badò. Nemmeno Owl, troppo presa dal
discorso
di Shion per stare ad ascoltare false supposizioni da parte di terzi.
<<
Che la vostra luce non tradisca mai ciò per cui è
fedele, e che mai
le tenebre possano prendersi gioco di voi. >>
Finì con quelle
parole, che misero a tacere ogni singola persona. Il silenzio
calò
sul Tempio fino a che, Shion, non diede il via al combattimento.
Intanto,
dall'alto di una colonna oscurata dall'ombra, non lontana dall'arena,
Yoma aveva assistito a tutto e si stava per godere l'incontro
più
soddisfacente della sua vita.
Lui,
come il Sacerdote, sapeva già chi avrebbe vinto. Grazie alla
sua
stilla di malvagità, la sua vendetta sarebbe iniziata lenta
e
drammatica e grazie alla sua anima divina, poteva muoversi
nell'oscurità attraverso il Tempio. Nessuno avrebbe saputo
nulla di
lui, perché poteva azzerare il Cosmo a suo piacimento,
facendo sì
che sembrasse una persona comune. Anche se il campo di forza della
Dea Athena, che da secoli permeava su quel luogo, lo rendeva
più
debole, non si era certo dato per vinto. Aveva sfidato tutto
ciò,
pur di raggiungere il suo scopo. E ci era riuscito; non doveva fare
altro che aspettare la sua rivalsa.
Il
combattimento iniziò alla pari dopo alcuni secondi, che i
due
gemelli utilizzarono per contemplarsi tracciando, l'uno di fronte
all'altro, un cerchio perfetto nel centro dell'arena. Non c'era
spazio per altro in campo, oltre loro due; né gli sguardi
curiosi
dei compagni, né i chiacchiericci della gente. Nulla che non
servisse al combattimento.
Il
primo a sferrare l'attacco fu Saga, stanco del comportamento
taciturno del fratello, ma dopo che sferrò il colpo, esso
andò a
vuoto perché Kanon si era spostato con uno scatto fulmineo,
attaccandolo in seguito da dietro. Anche Saga fu lesto a spostarsi,
facendo sì che anche il suo pugno andasse a vuoto.
Continuarono
per alcuni minuti, cercando di far prevalere i loro colpi, fino a che
un insolente affannamento si impadronì di loro.
<<
Sei bravo a sfuggirmi fratello! >> Iniziò
Kanon, con un
sorriso di scherno, mantenendo comunque la sua posizione piegata in
avanti, pronto a ricevere o dare il colpo.
<<
Mai bravo quanto te, fratellino! >> Saga sorrise. Non
mostrò
espressioni di scherno nemmeno per un secondo. Il suo avversario era
bravo, esattamente come lui, e mai avrebbe peccato di presunzione,
commettendo l'errore di sottovalutarlo.
Piano
piano che il tempo scorreva, anche le loro difese si abbassavano,
lasciando che i colpi di entrambi andassero a segno. Il primo fu
quello di Kanon, che raggiunse con un balzo felino il gemello,
colpendolo al labbro con la ferocia necessaria per far si che, su di
esso, si aprisse un taglio scarlatto. Sotto quella pressione, Saga
cadde prono sulla pietra bianca dell'arena, erosa dal tempo. Per
fortuna il colpo non fu troppo forte, quindi riuscì a
rialzarsi
subito, cercando di tamponarsi al meglio la ferita con il dorso della
mano.
Fu
allora che la sua espressione angelica lasciò spazio ad una
smorfia,
facendo sorridere maliziosamente il gemello, che non vedeva l'ora di
rimetterlo al tappeto. Ma quella fu la volta di Saga che, schivando
un altro fulmineo cazzotto, colpì in pieno stomaco il
gemello,
facendogli sputare sangue e facendogli mozzare il respiro per alcuni
secondi. Anche lui cadde a terra, in ginocchio, reggendosi la parte
dolorante ed inspirando aria a fatica.
Intanto,
l'ondata di “ooh” sotto il colpo del gemello, non
era sfuggita
all'udito di Kanon, che alzò il volto provato verso colui
che aveva
in volto la sua stessa espressione.
<<
Non male! >> Iniziò ridacchiando, mentre
cercava di alzarsi
con le sue forze. << Hai convinto tutti con i tuo modi
gentili
e la tua aura angelica. >> Disse acidamente, nonostante
il
sorrisetto di scherno che mostrava. Tuttavia Saga fermò la
sua
avanzata verso di lui, guardandolo con un sopracciglio alzato.
<<
Che vai dicendo! >> Lo ammonì, ma egli non si
fece
impressionare da tanta violenza nelle parole.
<<
Chissà che delusione sarebbe per coloro che ti acclamano
come un
Dio, vederti lasciare il Tempio per sempre. E chissà cosa
direbbero
nel vedere me, rivestito della Gold Cloth di Gemini! >>
Ridacchiò indicando la folla, che aveva ripreso a farsi
sentire con
i loro brusii e chiacchiericci.
<<
Ma che stai dicendo! >> Lo ammonì autoritario
l'altro. <<
O io o te che differenza fa? Abbiamo un compito, una missione,
ed il nostro destino ci implora di far parte di tutto questo!
>>
Aprì le braccia per indicare il Tempio. << Ma
ho passato anni
della mia vita per questo ideale, e non ho intenzione di buttarli al
vento, perdendo, o vincendo senza lottare perché sei mio
fratello!
>> Disse tutto d'un fiato, agitano un braccio a mezz'aria
e
lasciando che il pugno serrato si scontrasse nello stesso punto in
cui, quello del gemello, era andato a lacerargli il labbro.
<<
Combatti come se io fossi uno sconosciuto! >> Gli
parlò di
fronte al viso, ma il grugnito di Kanon non gli fece accorgere del
pugno che stava per conficcarglisi nello stomaco. Così Saga
cadde di
nuovo a terra e l'altro, con un balzo, gli fu sopra.
<<
Lo sto già facendo! >> Gli disse fra i denti,
mentre lottavano
per prevalere l'uno sull'altro, rotolando fra la polvere e la roccia
bianca, sporcandola con il sangue che gocciolava dalle loro ferite.
<< Se ti lasciassi vincere sapendo di non aver dato il
meglio
di me non riuscirei mai a perdonarmelo! >>
Mostrò un lieve
sorriso, che il fratello contraccambiò riuscendo a
scrollarselo di
dosso. In quel momento Kanon atterrò con la schiena su di
una roccia
e Saga sferrò uno dei suoi micidiali pugni dritto sulla sua
guancia,
lasciandolo cadere dall'altra parte. Ma il fratello non era da
sottovalutare, quindi non abbassò minimamente la guardia;
infatti,
l'altro riuscì ad eludere i suoi sensi e con un balzo gli fu
dietro,
così che, con un calcio, riuscì a metterlo al
tappeto.
Man
mano che quella sfida diventava più avvincente, i sensi dei
due
iniziavano ad affievolirsi. Il sangue e le ferite ricoprivano quasi
tutto il loro corpo, compreso il viso. La vista si affievoliva e le
parole, impossibilitati a pronunciarle, iniziavano a mancare. Non si
offendevano più a voce, c'erano solo i fatti a parlare, fino
a che,
dopo altri minuti di pugni e cazzotti tirati dritti nel petto, i due
caddero a terra in ginocchio, ma con tutta la buona volontà
per
rialzarsi.
Sapevano
entrambi che, oltre alla folla sempre più silenziosa ed
ansiosa, li
stava osservando anche il loro maestro, colui che aveva insegnato
loro a combattere. Ma non avevano imparato solo con calci e pugni.
Non li aveva educati solo sulla resistenza fisica, cercando di far
fronte alla stanchezza. Non li aveva addestrati unicamente per
l'astuzia e la velocità. No, sapevano tutti e due che il
loro
mentore voleva qualcosa di più. Era ambizioso, esattamente
come
aveva insegnato loro ad essere. Non gli importava chi vincesse, ma
solo che lottassero al massimo della loro forza perché, che
avrebbe
vinto Saga, o che avrebbe vinto Kanon, avrebbe comunque vinto un suo
allievo.
Anche
il Grande Sacerdote stava osservando silenziosamente il loro
incontro, lo potevano scorgere con il pelo dell'occhio. Era seduto al
suo trono dorato e non si era minimamente mosso per tutta la durata
dell'incontro. Quella maschera però, occultava fin troppo le
espressioni del Pope, rendendolo come un manichino senz'anima agli
occhi di tutti. Ma Shion l'aveva un anima, così come un
cuore, e per
quello, dentro al suo silenzio, c'era molto più di quello a
cui dava
a vedere.
Fine
capitolo 8
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Colei che scrive:
Eccomi qua :3 Salve a tutti e
ben trovati! Ho voluto aggiornare prima di questo fine settimana, cui
avrò poco tempo per stare al pc!
Questo capitolo
è stato un vero e proprio patema d'animo (?) D: Sono
assolutamente negata a descrivere scene di lotta (penso si sia notato).
In più, l'intero scritto di questa ottava parte, doveva
essere incentrato sullo scontro, invece ci è entrata altra
introspezione xD Spero di non aver fatto troppo macello, sia col testo,
sia con gli errori Y.Y
Non ho altro da dire,
oltre cose dette e ridette xD L'unica cosa da fare, per scoprire
qualcosa di più, è aspettare :3 (non tanto, ve lo
prometto u.u) xD
Un bacione ai recensori
ed ai lettori che sono giunti fino a qui :3
Al prossimo capitolo!