Dove
vi porto?
<<
Sembra carino
qui >> dice Sam appena entriamo.
<<
Non ero mai
stata qui >> rispondo.
<<
C’è sempre una
prima volta >> dice Luck.
Già.
Prendiamo
posto e
ordiniamo la cena e mentre aspettiamo ci raccontiamo l’ultimo
periodo della
nostra vita. Sembra che a Luck sia mancata molto la mia presenza e un
po’ mi
dispiace doverlo ferire dicendogli che tra noi è tutto
finito. Il problema è
che se tronco adesso la nostra storia in meno di qualche giorno tutta
Millville
lo verrebbe a sapere, compresi i miei genitori che preoccupati
verrebbero qua a
“consolarmi”. Questo manderebbe a monte il nostro
viaggio. Non posso farlo
adesso, devo aspettare, magari quando torno dalla Pennsylvania.
Ma
come faccio a
mandarlo via?
La
cena dura un po’
troppo, forse perché non mi piace la compagnia, non per Sam
ovviamente.
<<
Adesso che si
fa? >> chiede Luck.
<<
Che cosa vuoi
fare a quest’ora? >> risponde Sam.
<<
Non so, perché
non ci fai visitare la città? >> chiede lui.
<<
Adesso? Sono un
po’ stanca, magari un’altra volta >>
rispondo.
<<
Domani allora
>> dice lui.
<<
Ehm… vedremo
>> rispondo.
<<
Andiamo in
hotel allora >> dice Sam.
<<
Prima dobbiamo
accompagnare tua sorella >> risponde lui.
<<
No, no, non è
necessario, prenderò un taxi >> mi affretto a
dire.
Ci
mancherebbe solo
questo, dove dovrei andare, non posso mica portarli dai nonni e non
conosco
altri posti qui.
<<
New York è
pericolosa di notte, non penserai che ti mandi da sola >>
risponde Luck.
<<
Ma io non dovrò
girare la città, salirò su un taxi che mi
porterà dritta a casa >> dico.
<<
Vorrà dire che
prenderemo lo stesso taxi >> risponde.
<<
No davvero…
>> rispondo.
<<
Taxi >>
esclama Luck facendo segno di fermarsi davanti a noi.
Saliamo
a bordo e
l’autista fa la fatidica domanda: “Dove vi
porto?”. Ecco, dove ci porta? Perché
non lo so nemmeno io dove. L’unica idea che mi viene in mente
è la casa del
signor Foster, cioè del padre di Derek. Non mi sono ancora
abituata!
Arriviamo
davanti alla
villa e Luck sembra sorpreso.
<<
Non sapevo
vivessi in una villa >> dice lui.
<<
Ehm… sì, è del
padre di una delle mie coinquiline >> rispondo.
<<
Allora a domani,
vuoi che ti accompagni fin dentro casa? >> chiede lui.
Per
carità.
<<
No, no
tranquillo >> mi affretto a dire chiudendo la portiera.
Ora
aspetto che vadano
via e poi chiamerò un altro taxi per andare a
“casa”.
<<
Ciao allora
>> esclamo.
<<
No entra, non
mi fido di questa zona buia >> dice Luck.
<<
Sono arrivata
ormai >> rispondo.
<<
Lo so, ma
meglio evitare, quando sarai dentro il cancello mi sentirò
più sicuro >>
dice lui.
Fantastico,
adesso che
faccio? Suono il campanello, ovvio. Anzi no, cosa dovrei dire,
c’è Derek? Luck
se ne accorgere e mi riempirebbe di domande, meglio chiamare Derek.
<<
Qualche
problema? >> chiede Luck.
<<
No, ho…
dimenticato le chiavi, quindi sto chiamando una delle ragazze
>>
rispondo.
<<
E non puoi
suonare? >> chiede.
<<
Non vorrei
svegliare tutta la casa, è notte fonda >>
rispondo.
<<
Pronto?
>> dice Derek.
<<
Mi apri il
cancello per favore? >> chiedo.
<<
Lila cosa dici?
>> risponde.
<<
Sono davanti al
cancello di casa nostra, ho dimenticato le chiavi, mi apri per favore?
>>
chiedo di nuovo.
Ti
prego capisci al volo
Der.
<<
Sei qui a casa
mia? >> chiede.
<<
Sì, infatti
grazie >> rispondo.
E
il cancello si apre,
finalmente.
Luck
e Sam mi salutano
con un gesto dopo essersi assicurati che fossi entrata. Percorro il
lungo
vialetto fino alla porta d’ingresso che si spalanca al mio
arrivo.
Il
taxi è già andato
via, per fortuna.
<<
Lila, che ci
fai qui? >> chiede Der sorpreso.
<<
Mi hanno dovuto
accompagnare a casa e non sapevo dove andare, non potevo portarli a
casa dei
nonni, avrebbero visto Sam >> rispondo.
<<
E con questo?
>> chiede.
<<
Vuoi tenermi
qui davanti alla porta per tutto il tempo? >> rispondo
sarcastica.
<<
No scusami,
vieni pure >> dice.
Andiamo
in camera sua, è
più sicuro, il signor Foster potrebbe accorgersi che sono
qui.
Non
avevo ancora visto
la sua stanza, cioè in pratica il suo mondo.
<<
Carino qui
>> dico appena entro.
<<
Scusa il
disordine, non pensavo di avere visite >> risponde.
<<
No, scusami tu
per tutto questo, io non volevo disturbarti >> dico
dispiaciuta e un po’
imbarazzata.
<<
Non devi
scusarti >> risponde venendomi incontro penso per darmi
un bacio.
Sì,
avevo ragione.
<<
Vuoi spiegarmi
adesso che succede? >> chiede mettendosi comodo.
Be,
forse è meglio, la
storia è un po’ lunga. Gli racconto quello che
è successo con Luck nei minimi
dettagli, anzi no, ho tralasciato qualcosa, tipo i baci. Non so come la
prenderebbe.
<<
Certo che hai
fantasia per dire a tua nonna che nel weekend torni a Millville per
fare
compagnia a tua sorella >> dice.
<<
Avevi un’idea
migliore? È per questo che non potevo tornare a casa, i
nonni l’avrebbero vista
e… addio viaggio >> rispondo.
<<
E pensare che
hai fatto tutto questo per me, come potrò mai ringraziarti?
>> chiede.
<<
Non devi farlo,
vengo volentieri con te, solo che… >> rispondo.
<<
Cosa? C’è qualche
problema? >> chiede allarmato.
<<
Forse uno sì
>> rispondo.
Mi
guarda perplesso.
<<
Luck >>
continuo.
<<
Luck? Che cosa
centra lui? >> chiede.
<<
Come cosa
centra Der, lui non mi lascerà mai partire >>
rispondo.
<<
Non è mica il
tuo padrone >> dice.
<<
Lo so, ma per
lui sono ancora la sua ragazza e non accetterà mai di
lasciarmi andare con un
altro >> rispondo.
<<
Allora tronca
una volta per tutte questa finta relazione >> dice.
<<
Magari, ma se
lo facessi i miei lo verrebbero a sapere e verrebbero qua pensando che
abbia il
cuore a pezzi >> rispondo.
<<
Be, prima o poi
dovrà succedere >> dice.
<<
Certo, questo
lo so, ma non adesso, manderebbe in aria il nostro piano
>> rispondo.
<<
Quindi? Hai
un’idea migliore? >> chiede.
<<
Non so se sia
migliore ma una sì >> rispondo.
<<
Sentiamo
allora, vediamo adesso fin dove si è spinta la tua fantasia
>> dice
sarcastico.
<<
Be, ecco… Luck
potrebbe… venire con noi >> rispondo.
<<
Cosa? Ma sei
impazzita? >> dice sconvolto.
<<
Pensaci Der, se
lui venisse con noi sarebbe più tranquillo e non manderebbe
tutto a rotoli
>> rispondo.
<<
Preferisco non
partire piuttosto che raccontare la mia storia a uno come lui
>> dice.
<<
Non dobbiamo
per forza raccontargli la tua vera storia, potremmo…
inventarne una >>
rispondo.
<<
Inventarne una?
Dimmi un po’ non è che fai parte della CIA?
>> dice scherzoso.
<<
Divertente,
dico sul serio Der >> rispondo.
<<
Che fine ha
fatto la mia ragazza? >> chiede scherzoso.
<<
Questo è un sì?
>> rispondo.
<<
Non ho detto
niente >> dice.
<<
L’hai presa
bene, pensavo peggio >> rispondo.
<<
L’ho presa sul
ridere, vuoi davvero fare una cosa del genere? >> chiede
seriamente.
<<
Io voglio
affrontare questo viaggio e starti vicino a qualunque costo
>> rispondo.
<<
E questo mi fa
piacere ma pensi davvero che potrei sopportare di vedervi sbaciucchiare
per
tutto il tempo? >> chiede.
Mi
avvicino a lui e gli prendo
le mani.
<<
Der devi
fidarti di me, cercherò di limitare le smancerie, pensi che
sia facile per me
baciare lui e vedere il tuo sguardo addosso? >> chiedo.
<<
E pensi che sia
facile per me vederti stare con lui tutto il tempo, magari dormirete
anche
insieme in uno degli hotel dove ci fermeremo? >> risponde.
Serve
un cuscinetto,
qualcuno che venga con noi ed eviti queste situazioni, ma chi? Ma
certo, ecco
chi farebbe al caso nostro.
<<
Potrebbe venire
anche mia sorella con noi >> dico.
<<
Non so vuoi
portare qualcun altro? >> chiede scherzoso.
<<
Dico sul serio
Der, potrebbe venire anche Sam ed io tutte le notti dormirei con lei
>>
rispondo.
<<
Ed io con lui?
>> chiede.
<<
Preferisci lo
faccia io? >> rispondo sarcasica.
<<
Ci stiamo
cacciando in una situazione più grande di noi, forse
dovremmo… >> dice.
<<
Dovremmo
partire tutti >> lo interrompo.
<<
Tutti insieme
appassionatamente! >> dice scherzoso.
<<
Smettila di scherzare
e aiutami a pensare a quale storia potremmo raccontargli
>> rispondo.
<<
Vuoi davvero
fare tutto questo? >> chiede.
<<
Sì Der, fin dal
primo momento >> rispondo.
<<
Allora lo
affronteremo insieme, cominciando fin da subito >> dice.
Trascorriamo
tutta la
notte a cercare una storia che sembri “vera”, ma
non ha molta fantasia e la mia
sta ormai esaurendo.
<<
E se gli
dicessimo che mi è morto un parente e andiamo là
per il funerale? >>
chiede di un tratto.
<<
Sì, e poi ci
imbuchiamo magari in qualche funerale di non so chi e poi,
perché dovrei venire
con te? Serve una storia migliore >> rispondo.
<<
Hai ragione,
non sono bravo in queste cose >> dice.
<<
Lo vedo,
continua a pensare >> rispondo sarcastica.
È
quasi l’alba ormai e
ancora niente, ho quasi perso le speranze, ma no, non mi
arrenderò. Mai.
<<
E se gli
dicessimo che andiamo a prendere una nostra amica a Pittsburgh?
>>
chiedo.
<<
Sì, e poi se
non la troviamo? Con chi torniamo a New York, con un barbone?
>> risponde
sarcastico.
<<
Vero, non ci
avevo pensato >> dico.
<<
Allora siamo in
due a non avere fantasia >> risponde scherzoso.
<<
Io l’ho già
usata per la storia di mia nonna, sarà esaurita
>> dico sarcastica.
<<
Sì, certo,
dicono tutti così >> risponde scherzoso.
Gli
lancio un cuscino e
riprendo a pensare, possibile che non mi venga niente in mente?
<<
Potremmo
raccontargli la verità solo che il protagonista non saresti
tu >> dico
dopo un po’.
<<
E chi potrebbe
essere? >> chiede.
<<
Non so, una
nostra amica che non ha il coraggio di affrontare questo viaggio
>>
rispondo.
<<
E credi che se
la bevano? >> chiede.
<<
Credo di sì
>> rispondo.
<<
Forse è l’idea
migliore che abbiamo avuto fin ora >> dice.
<<
Tu credi?
>> dico scherzosa.
<<
Meglio del
funerale? >> continuo scherzosa.
<<
Divertente,
allora va bene, è questa la nostra idea? >>
chiede.
<<
Sì, adesso
dobbiamo solo dirlo a loro >> rispondo.
<<
Ci penseremo
domattina >> dice.
<<
È già mattina
>> rispondo.
<<
Giusto, ho
perso la condizione del tempo, allora ci penseremo presto
>> dice.
Giusto,
ci penseremo
presto. Questa è l’ultima parola che mi ricordo
prima di sprofondare nel sonno.