15 giugno 1976

Ad Hogwarts tutti i ragazzi erano contenti, perfino quelli del quinto anno. Gli esami erano finiti, l'estate era vicina e la prospettiva delle vacanze lontani da libri e professori era sempre più reale. I ragazzi che non erano in classe passavano il tempo nel parco lungo la riva del Lago Nero ed era proprio lì che Lily Evans, 16 anni, Grifondoro, stava seduta, all'ombra di un faggio. Stava leggendo un libro e sembrava immersa nello studio ma in realtà continuava a leggere lo stesso paragrafo, troppo distratta per capire qualcosa. Nella sua testa, infatti, c'era un unico pensiero fisso: James Potter, Severus Piton e il modo in cui si erano comportati solo due giorni prima, dopo il G.U.F.O. Lo stesso pomeriggio Lily aveva parlato con la sua amica Mary MacDonald e da allora non poteva fare a meno di pensare all'accaduto da una prospettiva diversa.

-...e quell'arrogante, pallone gonfiato! Come si è permesso di cercare di difendermi? Come se io fossi una di quelle stupide ragazzine che lo seguono nei corridoi e ridacchiano quando passa!

Mary l'aveva guardata e le aveva detto:

-Oh, Lily, non fare come se non lo sapessi! James si arruffa i capelli, gioca con quel Boccino e va in giro tronfio non per fare colpo sulle ragazzine, ma per fare colpo su di TE! E tu lo sai benissimo: avrai notato come cambia la sua voce quando ti parla, come ti guarda spesso per vedere se lo stai guardando, come ti chiama sempre “Evans” e mai “Lily”. Lo fa perché è cotto di te da anni e, se solo non facessi tanto l'orgogliosa, ti saresti resa conto che anche tu sei cotta di lui- si interruppe per pochi secondi, osservando Lily che sgranava gli occhi, stupita -Mi sono accorta delle occhiate che gli lanci quando gioca a Quidditch e ho notato che anche tu lo chiami sempre “quel Potter” e mai “James”. So che, in fondo, anche Lily Evans, l'indipendente e orgogliosa Grifondoro del quinto anno, è affascinata da James Potter e dal suo ciuffo trasandato.

E la cosa peggiore, pensava Lily seduta all'ombra del faggio, era che Mary aveva ragione. Doveva constatare che spesso e volentieri al centro dei suoi pensieri c'era Potter e non perché prendeva in giro Severus, non perché era un arrogante pallone gonfiato, non perché le chiedeva di uscire con quell'aria da ragazzo al centro dell'attenzione, ma perché, anche se le doleva terribilmente ammetterlo, provava una certa ammirazione per lui.