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Autore: Kirinin    14/06/2008    5 recensioni
Un giorno, Ranma si sveglia per scoprire che un paio di cosette sono cambiate. Niente di speciale- solo una nuova vita completa di una figlia, un dojo da mantenere e, ancora più importante, un marito. Ma c'è un problema: l'ultima cosa che Ranma ricorda è di avere sedici anni... (tradotta da Fioredivetro)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo undici: Chu!

                                                                                                       2004

 

Ranma fece una smorfia, sentendo il sapore della propria bocca. Cavolo, sembrava che qualcosa ci fosse morto dentro... e avesse scelto la sua lingua come tomba.

"Ugggh," borbottò. Aveva freddo, tra l'altro. Proprio freddo. Si accoccolò meglio nell'abbraccio della persona dietro di lei.

E per la cronaca, le sembrava che il suo cervello stesse cercando di squarciarle la testa. 'Dolore' non era la parola adatta a descrivere la sensazione. Era più come se tanti piccoli demoni la stessero trapanando dall'interno.

E il suo stomaco...

Ranma si trascinò fuori dal letto fino al bagno e approfittò subito della toilet in stile occidentale. "Bleaarrggh!"

Si sentì subito meglio. O almeno, i demonietti avevano lasciato il suo stomaco e si erano concentrati solo sulla testa. Sedette sulla tavoletta e si pulì la bocca con il colluttorio. "Mouuu..." si lamentò, sollevando a fatica un braccio per cercare un antidolorifico nel mobiletto dietro lo specchio.

Ma il braccio rimase sospeso a metà strada quando Ranma ricordò improvvisamente la sensazione di un corpo solido e caldo dietro di lei e tornò con lo sguardo al letto. "Omiodio..."

Il suo stomaco si agitò in protesta e lei si piegò di nuovo sulla tazza.

Tornò a girarsi lentamente, il suo corpo un unico muscolo teso allo spasmo, sperando che quello che aveva visto fosse stata solo un'allucinazione indotta dall'alcol.

Sfortunatamente era ancora lì. In qualche modo, la notte precedente era arrivata fino alla camera di Soun e... e aveva fatto... solo il cielo sapeva cosa. Con lui.

Lui era mezzo scoperto, un braccio muscoloso e una gamba (vestita dal pigiama) facevano capolino dal piumino scarlatto. La sua testa era inclinata da un lato, fuori dal cuscino, e il suo respiro era profondo e regolare. I suoi lineamenti erano illuminati dalla luce del mattino.

Gli occhi di Ranma si riempirono di lacrime, perché non sapeva se scappare via o rimboccargli le coperte. Decise di restare a fissarlo, con una mano chiusa a pugno contro le labbra. Ryoga aveva delle ciglia stranamente lunghe per un uomo, e delle labbra sensuali, decise Ranma quasi spassionatamente, come se lo stesse semplicemente catalogando, confrontandolo con gli altri uomini e ragazzi che conosceva. Aveva il sonno agitato-come lei.

A meno che non fosse stata Ranma a tirarsi le coperte, di notte.

Rabbrividì. Faceva freddo in quella stanza, si gelava. Voleva tornare sotto le coperte e nascondere la testa nella sua spalla e chiudere gli occhi finché lui non l'avesse convinta con un bacio ad amarlo.

Voleva correre via urlando, voleva trovare Akane e scappare via per sempre da tutto questo insieme a lei, voleva non essere una donna, una bella sposa, una madre.

Ranma non riuscì ad impedirlo. Le lacrime iniziarono a scivolarle sulle guance. Cadde in ginocchio e affondò il viso nel tessuto sintetico del piumino rosso.

Non era un comportamento virile, ma tanto nessuno poteva vederla.

Passò del tempo, non sapeva quanto. Un minuto o forse un'ora di dolore fisico, e ferite inflitte alla sua anima. Ma poi, una mano si posò sulla sua testa e Ranma alzò gli occhi.

L' espressione di Ryoga rispecchiava tutta la sua sofferenza. "Mio Dio... stai bene?"

Sembrava ferito. Per colpa sua. Ranma non sapeva cosa dirgli. Non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. Nascose di nuovo il viso nel piumino e scosse la testa.

"Maledizione," imprecò lui. Ranma sentì il letto abbassarsi, mentre Ryoga ne scendeva. Un minuto dopo, sentì le sue braccia strette attorno a lei. Non parlava, ma la stringeva forte mentre piangeva, incapace di fermarsi. "Coraggio," le sussurrò nei capelli, sfregandole le braccia. "Va tutto bene. Va tutto bene."

Come se dirlo lo avesse fatto diventare reale, Ranma sentì che i singhiozzi iniziavano a diminuire e l'orrore che aveva fatto prigioniero il suo corpo scivolava via.

Dal piano di sotto si sentì un vagito.

"G-guarda cosa h-ho fatto... ho svegliato la b-bambina..." mormorò Ranma, alzandosi in piedi.

Ryoga la prese per la vita e la rimise seduta. "Aspetta."

"Ma, la bambina..."

"Siediti, per favore..."

Ranma sedette, combattendo l'impulso di correre giù da Sachiko. Era come se i vagiti della bambina stessero provocando una specie di istinto primario in lei. "La lasciamo piangere così?"

"Abbiamo dovuto farlo per abituarla a dormire di notte," le disse Ryoga. "Per qualche minuto non succede niente."

Ranma arrossì di vergogna, ricordando quanto a lungo Sachiko aveva pianto tutta da sola, il primo giorno che si era risvegliata in quella nuova vita. "O-okay."

"Dimmi cos'hai che non va." Ryoga tornò ad avvolgerla tra le sue braccia.

Ranma chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente. Forse potevano restare così e basta. Doveva chiederglielo?Ma era poi una domanda da fare?

Per fortuna, Ryoga la anticipò. "Ti ho detto che non ti avrei toccata, la notte scorsa," le ricordò. "Abbiamo dormito, Ranma. Tutto qui. Ti sei messa nel letto e hai iniziato a russare talmente forte da svegliare i vicini."

Ranma sospirò, sollevata.

"Stavi piangendo perché pensavi che ti avessi fatto qualcosa..."

"Perché no?" chiese Ranma, quasi in tono di sfida. "Io non voglio- ma siamo sposati... e non è quello che fanno marito e moglie?"

"Sì, immagino di sì, ma io non... " Ryoga sospirò e affondò la testa nei suoi capelli rossi. "A che serve?" mormorò. "A te non... a te non importa niente di me, giusto?"

Ranma si irrigidì, quando il respiro di Ryoga le accarezzò le orecchie, facendola rabbrividire. Se solo Ryoga avesse saputo cosa stava provocando dentro di lei, non avrebbe mai fatto quella domanda.

"Sai cosa si prova a vedere tua moglie che piange perché pensa che forse siete stati a letto insieme?"

Ranma dovette ammettere che non ne aveva idea, e si chiese per quale motivo continuasse a stringerla forte, se era così turbato ed arrabbiato.

"Te lo dirò ancora una volta... e se ancora non riesci a fidarti di me... forse..."

Ranma sentì il proprio respiro accelerare. Qualcosa nascosto dentro di lei, molto a fondo, stava dicendo con voce addolorata e confusa, aspetta. Aspetta, no.

"So che i tuoi sentimenti nei miei confronti sono confusi adesso."

Ranma aprì la bocca per protestare, ma Ryoga l'anticipò di nuovo, parlandole addosso.

"Perfavore, lasciami finire. So che sono confusi. So che hai lasciato che ti baciassi- ma so che una parte di te mi vede ancora urlare..." si fermò per posarle un bacio veloce sulla base del collo, sussurrando in tono di scuse: "Ranma, preparati a morire..."

Quel bisbiglio a fior di pelle le fece nascere qualcosa di caldo e oscuro nel petto. Il battito del cuore le tamburò insistente le orecchie. "Ryoga..."

"Ma sono passati sei anni, quindi per me è facile. Capisco quanto possa essere difficile per te, invece. Quindi... non devi fingere di essere qualcuno che non sei. Non per me."

Ranma si allontanò leggermente, in modo da guardarlo per bene negli occhi. "Dici sul serio?"

Ryoga annuì. "Voglio che tu sia felice, Ranma." le fece un sorriso triste e avvicinò la testa alla sua per baciarla di nuovo.

Ranma si sentì strana e confusa per tutta quella storia dei baci. Ma chiuse gli occhi lo stesso e si sentì baciata dove nessuno l'aveva mai baciata prima- un bacio su ogni palpebra, per cancellare le sue lacrime.

Quando si allontanò, Ranma aprì lentamente gli occhi e si ritrovò persa in quelli grigi di Ryoga, molto, molto vicina. Il suo cuore fece un balzo. Adesso ci baciamo per davvero, pensò confusamente, come fanno gli attori nei film... un bacio passionale e malizioso...

E mi piacerà?si chiese, arrossendo, sì... penso di sì...

"Vuoi il caffé?" chiese lui.

Ranma lo fissò, sicura di essersi persa qualcosa. Stava ancora pensando ai baci, all'amore, alle promesse misteriose che si nascondevano nel profondo dei suoi occhi.

"Caffé?" mormorò.

"L'alcol ti rende emotiva. E' qualcosa che abbiamo in comune."

Ranma sbatté nuovamente le palpebre. La preoccupazione e l'amore nei suoi confronti erano ancora lì nei suoi occhi; li stava solo mettendo in pratica, adesso. "C-caffé va benissimo."

"Ok. Vado a mettere su la macchinetta." Ryoga la sciolse dall'abbraccio e si alzò, stiracchiandosi. "Ne riparliamo a colazione, ok?"

"O-ok." era ancora un po' confusa per quel suo improvviso desiderio di cibo. Però in effetti, ora che il suo stomaco si era calmato e lei si era sfogata un po', iniziava a sentirsi affamata.

Ranma scosse via la confusione e si alzò in piedi, usando il letto come appoggio. Vide che aveva indosso uno dei pigiami di Ryoga e iniziò a ricordare qualcosa della notte precedente; dopo essersi rimproverata per la propria stupidità, scese nella camera di Sachiko.

Sporse la testa all'interno e vide che la bambina si era riaddormentata. Ranma sorrise quando la vide agitarsi nel sonno e le posò una mano sulla testa per calmarla. Poi uscì in silenzio.

Scese la seconda rampa di scale il più silenziosamente possibile e trovò Ryoga occupato a mescolare qualcosa in una ciotola. "Che buon odore," disse, respirando a pieni polmoni. Il suo stomaco gorgogliò di nuovo in protesta, ma Ranma si rifiutò di permettere ad una notte di bevute di mettersi tra lei e il buon cibo.

Sedette a tavola e i pensieri si concentrarono nuovamente su Ryoga. Mi ama. Mi ama davvero.

E di nuovo, come accidenti è successo?

Ryoga aveva ragione su una cosa. Lo vedeva ancora all'attacco, rabbioso, con il pugno alzato...

Ranma tornò col pensiero alla loro ultima battaglia: Ryoga tremava dalla rabbia, il suo viso era una maschera di disperazione, mentre le diceva che l'avrebbe uccisa. "Mi odia," mormorò.

"Cosa?"

Più forte questa volta: "Tu mi odi."

"Certo che no!" Ryoga abbandonò la ciotola e si girò a guardarla.

I loro sguardi si incrociarono. "Ogni volta che ci incontravamo, tu cercavi di uccidermi." sbuffò. "E io facevo lo stesso. Mi hai dato la caccia girando mezzo mondo- per dei panini."

Ryoga sussultò. "Mi sentivo solo, Ranma. Tu eri il mio unico amico."

"Aspetta un attimo. Eh?!" Ranma si sporse sul tavolo per guardarlo negli occhi. "So che ho delle lacune di memoria, Ryoga-kun, ma lo so bene che non eravamo amici allora."

Lui sospirò. "Non mi importava quale motivo avessi per cercarti. Dovevo farlo e basta." tornò a mescolare nella ciotola, aggiungendo un altro po' di latte.

Ranma improvvisamente ricordò le provocazioni di Akane della sera prima, in tutta un'altra luce. "Tu... eri innamorato di me anche prima?"

Ryoga arricciò le labbra e rise. "Non penso proprio. Ma ero solo e tu eri l'unica costante nella mia vita. Mi ricordo che pensavo: lo devo trovare. Era un imperativo, un obbligo. E ho praticamente inventato le motivazioni. Ero un ragazzino, quindi ho scelto qualcosa di nobile per cui combattere- dire che eri scappato per evitare la sfida, che tormentavi Akane. Ma quello che pensavo era che tu fossi scappato per evitare me... quando eri l'unica persona con cui parlavo a scuola e l'unico che mi accompagnava da casa a scuola e da scuola a casa ogni giorno. Lo sai come sono i bambini- la tua partenza non aveva niente a che fare con me, ma io l'ho trasformata in un'offesa personale." sorrise di se stesso. "Il mondo gira intorno a ogni ragazzo di tredici anni. E poi..." tossicchiò. "Ero... beh, ero molto geloso di te e Akane."

"Di quale dei due?" chiese Ranma in tono piatto, ancorata alla sua idea di partenza.

Ryoga arrossì, e si girò ad aprire il rubinetto per evitare i suoi occhi. "Di tutti e due, penso. Litigavate, certo, ma alla fine facevate pace ed eravate sempre insieme. Io non avevo un'amicizia così."

Anche Ranma abbassò gli occhi. Dopo che l'aveva stretta a quel modo trovava difficile guardarlo in faccia. E se le avesse rivolto di nuovo quel suo intenso 'sguardo alla Ryoga'? "Ma hai sempre detto che io e Akane non stavamo bene insieme," riuscì a dire. "Se eri geloso di quello che avevamo... avresti prima dovuto ammettere che avevamo qualcosa."

"Infatti. Ma volevo negarlo. Mi sentivo meglio a negarlo. Forse se foste stati tutti e due infelici, il mio essere infelice non sarebbe stato così terribile. Tre piselli in un baccello, tutti infelici insieme."

Ranma nascose di nuovo il viso. Non sapeva come sentirsi. Improvvisamente sembrava che tutte le azioni passate di Ryoga fossero state cancellate e ridipinte di nuovi colori nella sua mente. Ryoga era stato arrabbiato, ma prima di poter essere arrabbiato, era stato ferito. Ed era stata lei a ferirlo. Per farsi due risate o perché Ryoga le era capitato tra i piedi quando era arrabbiata o frustrata.

Ranma sospirò. "Forse volevo dire che dovresti odiarmi."

"Non l'ho mai fatto. Volevo solo starti vicino." la sua espressione cambiò da dolce a triste a beffarda; e poi scoppiò a ridere, rovinando il momento solenne. "Certo, non avrei mai immaginato che le cose sarebbero finite così..."

"E questo come è successo?"

"Non ne sono sicuro. Avevo bisogno così disperatamente di qualcuno... e anche tu, davvero. Eri così paziente con me. Io ero nervoso e facile alla rabbia. Tu ti sforzavi così tanto di essere gentile. Alla fine hai vinto. E ora sto cercando di ricambiare il favore." Si mise del pancake nel piatto e sedette di fronte a lei.

Ranma rise. "E' quasi divertente se la metti così."

"Forse. Ma il fatto è che ti amo. Ti amo davvero."

La ragazza sorrise e buttò indietro i capelli. "Come si può non amare un corpo così?"

"Non è per questo che ti amo." le diede un bacio sulla testa.

E improvvisamente, invece di ricordare la sua espressione mentre le diceva 'stai fermo e muori', Ranma ebbe come una visione della sua mano che cercava di raggiungerla, del terrore nei suoi occhi, appena prima che la sua testa colpisse le rocce. Deglutì. Di certo... di certo teneva a me più di quanto lasciasse credere.

Iniziò a riempirsi lo stomaco con il pancake, senza fretta, e poi con il caffé che Ryoga le aveva posato davanti. Il suo corpo sembrò prendere bene il cibo, limitandosi a qualche borbottio di protesta.

"Senti, adesso devo andare a lavoro..."

Ranma alzò la testa e vide che la guardava con rimorso e preoccupazione. "Starò bene." Poi, sapendo cosa stava per chiedere- Ranma fu sorpresa di riuscire a leggere Ryoga tanto bene- aggiunse, "Non me ne andrò senza dirti niente. Per chi mi ha preso?" strinse minacciosamente gli occhi. "E Sachiko?Pensi che la lascerei da sola tutto il giorno?"

Il sollievo negli occhi di Ryoga la fece sorridere. "Ok," rispose lui, semplicemente. "Mi merito un bacio prima del lavoro?"

Il cuore di Ranma saltò un battito. Ryoga sarebbe rimasto un gentiluomo fino alla fine; non l'avrebbe obbligata. E non c'era niente di male in quello, no?Erano sposati!

Maledizione... e maledetti tutti quanti loro, i Tendo e Ukyo e anche Ryoga, per farla sentire a quel modo, come ad un 'bivio delle emozioni'. Voleva che lui l'abbracciasse di nuovo- e voleva ancora di più evitare di rivedere quello sguardo ferito e deluso nei suoi occhi, quello che l'aveva così sconvolta il primo giorno.

E inoltre, voleva dargli una risposta sincera.

Hmm, anche se forse quella non era la migliore scelta di parole.

"Posso provare," rispose piano. "Se non ti dispiace..."

Non sapeva come dire a Ryoga che avrebbe potuto non funzionare, che avrebbe potuto odiarlo o non sentire proprio niente; ed era anche un po' crudele usarlo per provare a dare un vero bacio senza sapere prima come si sarebbe sentita.

Deglutendo, si alzò e si stirò la maglia del pigiama.

"R-Ranma?"

Si avvicinò a lui, le labbra strette e l'espressione determinata, e gli mise le braccia intorno al collo.

"Ranma..." i suoi occhi erano spalancati e confusi. "Sei...?"

Era carino quando non aveva idea di cosa accidenti stesse succedendo. Ranma sorrise e posò le labbra sulle sue.

Per un momento Ryoga rimase immobile, i muscoli bloccati dalla sorpresa. Ma solo per un momento. Ben presto, Ranma si ritrovò premuta contro di lui, con una mano sulla schiena e l'altra sulla spalla. Ranma scoprì che la sua gemella nella cassetta aveva avuto ragione- Ryoga baciava come se fosse nato per farlo. Le loro labbra si mossero assieme fino a quando Ranma pensò che il suo cuore le sarebbe presto schizzato via dal petto per cadere ai loro piedi. Mi sto dando a lui... e lui mi avrà... mi avrà per sempre... ma io in cambio avrò lui... è uno scambio equo, no?

Poi, non ci fu spazio per pensare.

Dopo aver dato delle piacevoli attenzioni alle sue labbra, Ryoga passò ad un punto appena sotto il suo orecchio, per poi scendere giù, fino alla spalla. Alzò la testa a guardarla, gli occhi scuri, i capelli scompigliati, le labbra rosse. Ranma si chiese se anche lei aveva quell'aspetto da 'l'ho appena fatto'. Anche se, doveva ammetterlo, lo faceva sembrare più bello.

"A-allora?" balbettò lui.

"Wow," rispose Ranma.

Un sorriso luminoso gli illuminò i lineamenti. "Davvero?"

"Non farmelo dire di nuovo. Tu che mi rendi le ginocchia deboli è già troppo strano."

Stranamente quell'affermazione non fece niente per rimuovere il suo sorriso. "Continuiamo dopo, allora," rispose.

"Immagino di sì." Ranma sorrise e poi, con movimenti insicuri, si alzò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia. "A presto."

Lui restituì il gesto, allegro come se avesse appena vinto un milione di dollari. "A dopo, Ranma." uscì di casa e chiuse la porta dietro di lui.

"Come ci riesce?" si chiese Ranma, rimanendo a fissare il punto in cui era sparito. Poi si buttò sul divano, passandosi inconsciamente una mano sulle labbra.

Non era stato come la prima volta. Il primo bacio era stato terribile. Mikado l'aveva afferrata senza preoccuparsi minimamente di lei, e la sua bocca era... ugh!... dappertutto. Tutto quel succhiare, e l'umido... E una parte di lei, una parte che non sapeva nemmeno esistesse all'epoca, era in uno stato di terrore talmente profondo da rendere letteralmente impossibile un qualsiasi pensiero coerente. Ranma- perfettamente consapevole che i veri uomini non piangono- era stata ridotta in lacrime da quel bacio.

Più tardi, Ranma si ricordò anche di un secondo bacio, che però non aveva considerato prima come tale. Nonostante quello che avevano detto sia lui che Akane, il nastro adesivo sulle labbra non aveva cancellato del tutto la sensazione. Ma quel bacio, per quanto dolce e sentito, aveva mancato di qualcosa. E anche se glielo avevano raccontato più volte- molte, molte volte, in effetti- non riusciva a ricordarsi del bacio che aveva dato ad Akane quando era nel suo stato di 'gatto-fobia'.

Il bacio di Ryoga era stato sicuro e fiducioso, ma anche lento e attento. Non le aveva ficcato la lingua in bocca, anche se la sua aveva... Ranma non sapeva come descriverlo. Solo per un secondo, la sua lingua le aveva accarezzato il labbro inferiore, e poi era sparita.

Cavoli, se le aveva provocato un brivido per tutto il corpo!E, in un certo senso, l'aveva anche ferita, strappata. Come se avesse indotto nel suo corpo una pressione, una pressione che col passare del tempo l'avrebbe fatta a pezzi, per poi riassemblarla in modo completamente diverso.

Kami-sama, erano sempre così i baci?

Ma già sapeva la risposta. Non era solo questione di abilità. Ci si sentiva così solo quando...

Gah!Non posso neanche pensare a quello!

Ci si sentiva così se...

Ranma udì la voce di Akane, chiara e sicura: 'Non tergiversare con Ryoga come hai fatto con me, Ukyo e Shampoo. Raccogli il coraggio e digli la verità, qualunque essa sia...'

"Prima devo capire come mi sento, Akane..."

Ranma si passò una mano nei capelli rossi. "Stupido." si diede un pugno sulla testa, prendendo il posto di Akane in sua assenza.

Certo che lo sapeva. Si sentiva attratta da Ryoga. Non sapeva quando era iniziato o se era stato così per tutto il tempo, ma era vero adesso. Avrebbe anche potuto amarlo, col tempo. Ranma doveva ammettere di sentire... affetto... verso Ryoga, ma l'idea di essere innamorata di un uomo le torceva le budella e non era sicura che il suo stomaco e il suo cuore potessero arrivare tanto presto ad una sorta di accordo.

"Ma probabilmente... col tempo..."

Se fosse rimasta. L'altra opzione era di andare, lasciare Sachiko e Ryoga e...

"E?"

... e forse aprire una sua palestra da qualche parte. Avrebbe potuto di certo guadagnarsi da vivere così. E poteva anche sopravvivere per strada, se ce ne fosse stato bisogno. Ne aveva le capacità. Poteva trovare un lavoro in una città sconosciuta, o trasferirsi in Cina...

E perchè allora non l'ho fatto subito?

Era una buona domanda. Ranma ripensò al prima giorno con Ryoga. Le sue emozioni erano molto confuse e una parte di lei aveva soltanto bisogno di un posto familiare in cui stare. E, dopotutto, era scappata via prima di tornare inconsciamente indietro. Il suo orgoglio aveva subito un duro colpo; non poteva lasciare Sachiko e Ryoga, nonostante quello che ne potesse pensare lui.

Ma, se proprio doveva essere onesta con se stessa, c'era qualcosa di più. Ranma strinse gli occhi, cercando di concentrarsi sulla sensazione. Ricordava...

Di pensare che Ryoga fosse un cretino. Un ingenuo. Che poteva stare con lui senza paura... sapeva come la pensasse Ryoga sulle donne. Le elevava allo status di semidee. Ed era ovvio che, da questo punto di vista, lei era una donna adesso...

Ranma ricordava, ora. Aveva preso tempo per cercare di capirci qualcosa. Anche se ricordava a malapena i dettagli di quella sua prima notte nella nuova vita,  c'era qualcosa che ricordava bene: aveva pensato di essere finita in una specie di scherzo malefico. Forse era sotto l'influenza di un qualche oggetto magico- o forse lo erano tutti. Non sarebbe stato così strano nel caso di Ranma.

Quei due pensieri, 'Ryoga è un cretino' e 'prendere tempo', si incastravano alla perfezione, come i pezzi di un puzzle. Ranma si era resa conto che, restando a casa dei Tendo, avrebbe avuto il tempo necessario per mettere insieme i pezzi della sua vita; e che, data la tendenza di Ryoga all'ingenuità, l'avrebbe lasciata fare. In più, se si fosse limitata a ostentare femminilità e sofferenza, Ryoga l'avrebbe sicuramente aiutata a superare il problema, magari anche a riportarla alla sua vita di prima... O se non altro l'avrebbe nutrita.

Fece una smorfia, disgustata di se stessa. La ragione del suo disgusto non era qualcosa che poteva esprimere a parole, ma l'immagine di lei che cercava di sedurre un commesso per del cibo gratis le attraversò la mente. Era qualcosa di molto simile.

Pensandoci meglio, non aveva cercato di fare lo stesso con Ukyo, prima?

Ranma si passò la lingua sul labbro inferiore e sussultò, sentendovi il sapore di Ryoga. Questo era uno sviluppo inaspettato. Non si era aspettata che Ryoga avesse un sapore particolare, ma la prova era lì, sulle sue labbra... non un sapore di cibo, né di Ranma... il suo.

"Gah!" le sembrò di essere avvolta dal senso di colpa. L'aveva preso in giro. Aveva preso in giro Ryoga.

Oh, dai, Ranma. Non essere idiota. Se uno è stupido si merita questo e altro... Il suo cervello stava freneticamente cercando di dimostrarle che aveva ragione, come aveva fatto per tutta la sera. Non c'è poi tanta differenza con quello che facevi prima dai Tendo...

Ranma sbatté le palpebre, poi si batté una mano sulla fronte. "Mou..." sospirò. "Sono diventato un manipolatore?Uno che approfitta delle persone per ottenere ciò che vuole e poi scompare?" si accigliò. "Come papà..."

La porta si aprì improvvisamente e Ranma si irrigidì, cercando di addolcire la propria espressione. "Che succede?Dimenticato qualcosa?"

Genma tossicchiò. "E questo il benvenuto che mi riservi, dopo quasi un anno che non ci vediamo?Ma certo, lasciami riprendere quel lenzuolo che ho lasciato lo scorso inverno!"

Ranma lo fissò in silenzio, prima che i suoi occhi si riempissero di lacrime. "P-papà?"

Lui fece un ampio sorriso. "L'unico e solo." Poi alzò le sopracciglia, rabbuiandosi. "E perché tu lo sappia, dopo che ho ottenuto ciò che voglio resto nei paraggi ancora per un po'. Sai, per la compagnia."

Ranma rise tra le lacrime e saltò giù dal divano per salutarlo.


Nota:

1 Ranma si riferisce al suo bacio con Mikado Sanzenin – o, meglio, al bacio che lui le aveva rubato.

 

Angolo della traduttrice:

Questo capitolo non mi convince molto, non sono mai stata brava con le scene 'zuccherose' anche se si tratta solo di tradurre (se avete qualche consiglio è sempre ben accetto!)...Comunque...Ranma ha le idee un po' confuse, eh?Speriamo che Genma gli dia una mano per una volta...

E ora le recensioni:

Maryku: Prego!:) Spero che la storia continui ad appassionarti...

Kuno84: Non preoccuparti, non è stato un problema tradurre il 'papiro' ;) Sono d'accordo con te sull' 'OOC, ma ben sviluppato', è proprio questo che mi ha fatta appassionare alla storia. E, quanto al 'presente alternativo' e alle incongruenze tra le due versioni, beh, lo scoprirai presto!

Maggie95: Ranma-uomo potrebbe essere ancora lì da qualche parte, non disperare...

miky: Sì, stanno proprio bene insieme! Nel mio personale immaginario, ad un certo punto, Ranma trova una 'cura' che lo divide in Ranma-kun (in coppia con Akane) e Ranma-chan (in coppia con Ryoga)... chissà, magari quando finisco di tradurre Happily posso provare a scrivere qualcosa...

Silvia91: Non so, secondo me la Takahashi disegna semplicemente delle ragazze cui vorrebbe somigliare... o almeno, è quello che faccio io... Mi dispiace che le coppie omosessuali ti diano tanto fastidio, ma comunque la Ukyo/Akane viene semplicemente accennata, senza entrare nei particolari.

XcoccinellaX: beh, forse sì... ma in fondo è questo il bello delle fanfictions, no?

KuRoNeKoChAn: Shampoo è simpatica anche a me!Però c'è ancora nel 1998...

Rikku16: In questo capitolo ha trovato il coraggio di fare più che qualcosa... :)

totoby: Grazie!Non so se l'ho già scritto prima, ma i capitoli in tutto sono diciassette...

  
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