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Autore: Niahl    14/06/2008    4 recensioni
A volte l’amore non ha un senso preciso, ma un senso l’ha sempre. Anche se per amore a volte si muore non è una morte vana se il sentimento è puro e profondo, ma altre volte dopo la morte si continua e si trova l’amore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lux amoris in morte refulgit Il vento soffiava forte, abbattendosi su tutte le cose materiali che trovava.
Due ragazzi, seduti su uno scoglio, guardavano il sole sorgere e illuminare il mare. Incuranti del vento che sferzava loro il viso, stavano li a guardare quello spettacolo.
Come ogni mattina dal giorno in cui si erano conosciuti.
Il giorno più importante e intenso della loro vita.
Hyperion e Alexander, una cosa sola, da quella volta.
Il primo giorno in cui si erano incontrati era vento come quello.
Alexander aveva 14 anni, era alla scogliera quando aveva notato un ragazzo su uno spuntone di roccia, il più alto.
Sembrava volesse buttarsi, invece rimase li, con le braccia aperte e lo sguardo fisso sull’orizzonte.
Alexander si affettò ad andare dal ragazzo per parlargli, e nella fretta della salita si graffio le mani facendo affiorare piccole goccie di sangue.
Quando arrivò in cima il ragazzo non si mosse.
Alexander gli si avvicinò di qualche passo, il ragazzo si voltò e notando il sangue sulle mani dell’altro lo avvisò:
-Fermati è meglio per te…- lo disse con voce fredda, ma l’espressione lo tradiva, così come i suoi occhi.
Erano grigio perla che a ogni passo di Alexander si inscuriva sempre di più, sfumando in un nero ossidiana.
Quando si ritrovarono uno di fronte all’altro Alexander, ignaro del pericolo che correva, gli disse:
-Io sono Alexander, e tu?- e gli tese la mano. Con quel gesto sconvolse l’altro ragazzo che rispose senza stringerla:
-Io sono Hyperion…- poi vedendo che Alexander non ritirava la mano, si fece forza e la strinse.
Successe tutto in lampo.
I denti di Hyperion erano sprofondati nel collo di Alexander, che gemeva di dolore,mentre dei rivoli di sangue scendevano dal collo dell’uno e dal mento dell’altro.
Alexander giaceva inerte tra le braccia dell’altro ragazzo, che si stacco dal suo collo con uno sguardo addolorato e sconvolto. Ora i suoi occhi erano di nuovo grigi.
-Scusami…- gli disse ritraendo i canini
–Mi dispiace…se mi mordi potrai diventare un vampiro anche tu…Però sarai il mio compagno per la vita…-
Gli occhi verde giada di Alexander si illuminarono a quelle parole, poi iniziarono a scurirsi come quelli del compagno poco prima, con un gesto fulmineo si avvicinò al collo del compagno e lo morse.
Vampiri. Tutti e due ora.
Ora erano entrambi diciottenni, almeno esteticamente, perché in realtà avevano quasi 400 anni.
Molte ragazze gli andavano dietro, ma loro stavano insieme da troppo tempo per poter prendere in considerazione qualcun altro. Conoscendosi si erano innamorati l’uno dell’altro e non si erano più lasciati. Se uno moriva, moriva anche l’altro, ma non perché erano legati dal vincolo di sangue dei vampiri ma per il loro amore puro e incondizionato.
Erano veramente belli, talmente tanto da essere inquietanti.
Alexander aveva gli occhi verdi brillanti, i capelli neri sempre scompigliati e quell’aria da bambino che lo caratterizzava e lo rendeva irresistibile e irraggiungibile.
Hyperion, i capelli biondi che gli ricadevano sul viso e gli incorniciavano quegli stupendi occhi di metallo fuso, e quel ghigno sempre stampato sul volto e l’aria di mistero che lo rendeva desiderato e inimitabile.
Ma i due non facevano neanche caso alla loro bellezza, pensavano solo al sentimento che li legava, a ciò che provavano così intensamente l’uno per l’altro.
Il sole era ormai sorto e illuminava i pallidi volti dei due ragazzi.
I due si alzarono e con le mani intrecciate tornarono a casa, per iniziare un’altra giornata colma d’amore e d’affetto, in piena tranquillità con ciò di cui avevano più bisogno, se stessi e la loro famiglia, che anche se con qualche difficoltà li aveva sempre sostenuti.

A volte l’amore non ha un senso preciso, ma un senso l’ha sempre.
Anche se per amore a volte si muore non è una morte vana se il sentimento è puro e profondo, ma altre volte dopo la morte si continua e si trova l’amore.
Come per Alexander e Hyperion e come per chi come loro ha saputo scavalcare le difficoltà e andare avanti con la propria storia, credendo nel proprio amore.
Lux amoris in morte refulgit.
La luce dell'amore si rifugia nella morte.


Angolino
Questa storia è puro frutto della mia bacata immaginazione! Mi scuso per gli eventuali errori ortografici e non, spero vi piaccia comunque anche se è un pò banale e non troppo chiara!
Se volete commentate, si accettano critiche di ogni genere!

  
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