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Autore: Fallen Daphne    14/06/2008    2 recensioni
Improvvisamente spavalda, com’era nella sua natura di Serpeverde, Daphne pose le sue labbra umide su quelle del ragazzo addormentato. Lui rispose leggermente, probabilmente sovrapponendo la sensazione a quella di un sogno. Al pensiero di lui che la sognava, Daphne si sentì affogare in un’immensa ondata di amore per Cedric Diggory. E di desiderio. Non che le facesse molto piacere, provare sensazioni così calde e romantiche. Lei, fredda e stoica per definizione, mal celava il suo astio nei confronti di quell’amore appena nato. Ma al momento, non le importava granchè. I Serpeverde sono astuti e malvagi. Non esiterebbero ad usare e ferire giovani ed ingenui Tassorosso per il loro divertimento, soprattutto quando di mezzo ci sono una scommessa da vincere ed una reputazione da difendere. E Daphne Greengrass è una vera principessa Serpeverde. Troppo per un Tassorosso? ...forse, ma gli Hufflepuff sono noti per essere pazienti... Daphne Greengrass & Cedric Diggory. La mia prima ffic in italiano...Read and review!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Cho Chang, Daphne Greengrass, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. FALLING

 

Fu questione di un secondo.

In un secondo, tutti i loro libri volarono per aria, piombando a terra con un tonfo sordo,  e riempiendo lo spazio circostante di fogli, piume e quant’altro.

Chiaramente, a terra finirono anche i proprietari delle due borse di pelle che giacevano a pochi metri l’una dall’altra.

Quando i passanti, compagni di casa o meno che fossero, si resero conto di chi fosse finito a terra, si guardarono bene dall’avvicinarsi oltre. Non era sicuramente una scelta saggia, avvicinarsi a lei in un momento del genere, e la maggior parte degli studenti di Hogwarts, indipendentemente dall’età o dalla scaltrezza, aveva un certo istinto di conservazione.

 

“No no no no no!” la ragazza scattò in piedi, e iniziò a raccogliere freneticamente pergamene, fogli, libri e appunti e tutto ciò che era volato fuori dalla sua borsa di pelle scura, i lunghi capelli ondulati e il ciuffo scappati alla presa delle forcine, coprendole la maggior parte del volto.

 

Cedric Diggory aveva fatto una gran brutta caduta, ed era ancora lungo disteso sul pavimento di grandi lastre di pietra grezza che lastricavano la Sala Grande. Sollevandosi sui gomiti, gettò uno sguardo perplesso attorno a sé, cercando di capire cosa fosse appena successo. Beh, nulla di che, a dire il vero. Lui stava entrando, lei stava uscendo, e dopodiché aveva sentito un forte dolore dietro la testa, mentre batteva il capo per terra, trovandosi a fissare le alte volte del corridoio. Ora, se lui non fosse stato Cedric Diggory, prefetto di Tassorosso e Golden Boy di Hogwarts, un’imprecazione quasi urlata gli sarebbe sfuggita dalle labbra, dal volume abbastanza alto da far tremare le pareti della stramaledetta Sala.

 

“Maledizione” mormorò, massaggiandosi la nuca dolorante.

 

“Idiota! Non ti ha mai insegnato nessuno a guardarti intorno prima di entrare in una cacchio di sala affollata?! Sei cieco, Tassorosso?”  Cedric si trovò a fissare una ragazza alta e dalle guance decisamente arrossate dalla rabbia e dal nervoso.

 

“10 punti in meno a Tassorosso” proclamò una voce odiosa e purtroppo ben nota al ragazzo. “Per aver cercato di uccidere uno dei miei studenti.” Severus Piton guardò il ragazzo a terra dall’alto al basso, con veemenza e superiorità.

 

Hei! Ma è ingiusto!” qualcuno sbraitò da un punto imprecisato dell’entrata della Sala Grande. Ma uno sguardo arcigno del professore di Serpeverde fu sufficiente a mettere a tacere ogni tentativo di protesta.

 

“La ringrazio, Professor Piton” disse la ragazza scostandosi i capelli dal viso e infilando le forcine in una tasca della regolamentare gonna grigia, mentre il docente aveva già voltato loro le spalle per continuare nel suo giro di controllo dei corridori. Severus Piton odiava gli studenti di Hogwarts con tutto il cuore. E odiava soprattutto quelli che tentavano di attentare alla vita dei suoi Serpeverde.

 

Mentre la ragazza, le guance ancora arrossate e le braccia cariche di libri, continuava a ricoprirlo di insulti, il prefetto Tassorosso si alzò e la fissò per qualche istante. Wow. Ogni parola che usciva da quella bocca, oltre ad essere incredibilmente scurrile e disdicevole per una ragazza, era pronunciata con tanto veleno da risultare doppiamente spiacevole. Whoa.

 

Con mosse rapide il ragazzo afferrò i suoi appunti e le sue piume, e, dopo averli ficcati nella borsa alla bell’e meglio e essersi spolverato il retro dei pantaloni scuri dell’uniforme, si prodigò nel raccogliere alcuni degli appunti della ragazza e ad offrirglieli con un sorriso di scuse.

 

Lei glieli strappò letteralmente dalle mani, infilandoli senza troppa cura nella borsa che le veniva porta da un ragazzo del quinto anno, rivolgendo al Tassorosso uno sguardo di carico disprezzo e fastidio.

 

Cedric era ammutolito. Completamente senza parole. Si trovò a giochicchiare con l’orlo del suo cardigan grigio, per mancanza di qualcosa di meglio da fare.

 

Dopo qualche istante, il capitano di Tassorosso sembrò scuotersi da quello stato di paralisi. Avrebbe dovuto scusarsi. Oddio, non era esattamente sicuro del fatto che fosse lui  a doversi scusare, ma faceva lo stesso…

 

“Senti, mi…” iniziò, voltando lo sguardo in modo da non doverla fissare.

 

Troppo tardi, Ced.

 

La ragazza stava già marciando con fare minaccioso per i corridoi, mentre la gente si spostava al suo passaggio intimorita dall’ammontare di quell’aura negativa che fluiva dalla Serpeverde al momento, mormorando qualcosa come “non si è nemmeno scusato, quell’ebete”.

 

***

 

Quando si unì ai suoi compagni di casa e amici al tavolo di Tassorosso, Cedric venne accolto da una grossa risata. Indugiò per un istante, non essendo sicuramente abituato a ricevere questo tipo di benvenuto, per poi andare ad accomodarsi su una delle alte sedie della Sala Grande.

 

Yee, eccolo il nostro uomo!” esclamò Finch-Fletchley divertito.

Cedric Diggory, colui che fa cadere le ragazze ai suoi piedi per il novanta per cento del suo tempo!” Wayne Hopkins sghignazzò come una ragazzina, convinto di aver appena dato voce alla battuta più esilarante della storia di Hogwarts.

“E nel dieci per cento, scusa?” MacMillan chiese con fare complice.

Hopkins scosse la testa con fare di chi la sapeva lunga. “Quelli sono affari personali, e chiedere dettagli a riguardo sarebbe certamente maleducato, non trovi?”

“Ragazzi, finitela, davvero” le guance rosate di Cedric si accesero allo scambio di battute tra i suoi amici più giovani. Che, chiaramente, lo ignorarono bellamente.

“Com’è stato cadere su Miss Greengrass, Ced?” il ragazzo più giovane assunse un’aria tra il malizioso e il ghignante che infastidì Diggory non poco.

“Su chi?” chiese questi “No, aspetta, non mi interessa, davvero.” Aggiunse aprendo il libro di Trasfigurazione 5 davanti a lui come una barriera, e sprofondando nello studio.

 

“Sarebbe un gran pezzo di ragazza” dichiarò Zacharias Smith, Cacciatore della squadra di Quidditch di Tassorosso.

“Se solo non fosse così snob” commentò Justin.

“…e così sboccata…”

MacMillan annuì in alle parole di Wayne, prima di aggiungere un sospirato “…e così Serpeverde.”

 

Serpe verde? L’immagine di una cravatta verde e argento e di una serpe sullo stemma della casa riaffiorò alla mente del ragazzo dagli arruffati capelli color bronzo.

Cedric scoppiò a ridere. “Si, chiaramente, non poteva non essere Serpeverde! Non mi ha dato nemmeno il tempo di aprir bocca, quando stava già correndo per il corridoio lamentandosi che non mi ero nemmeno scusato.

“Daphne Greengrass è il male” sussurrò Smith in una voce bassa e solenne. “Se Voi-Sapete-Chi avesse una figlia, scommetterei su di lei.”

“Però è dannatamente attraente. Credo che sia nel mio anno. Credo.” Ernie, un Tassorosso del terzo anno, si perse a contemplare la sua immagine mentale della ragazza.

“Bel visino, ma è troppo secca per i miei gusti. E poi dai, c’è più di quel che si vede in quella ragazza, fa paura. Mi chiedo come Roger Davies riesca a starci insieme” Finch-Fletchley scosse la testa.

Davies? Davies di Corvonero?” chiese Diggory alzando la testa dal libro di Trasfigurazioni, abbastanza interessato.

“Conosci altri Roger Davies, Ced?”

 

Ignorando il logico commento, passò oltre. “Cosa intendi per ‘starci insieme’?” Cedric stava torturando la sua piuma mordendone la sommità con noncuranza, completamente dimentico del saggio da mezzo metro di pergamena che doveva svolgere per Pozioni. Non era decisamente dell’umore per scrivere di occhi mezzi marci e roba simile da aggiungere a liquidi e reagenti dall’aspetto ancora più putrefacente. Si, Pozioni non era esattamente la sua materia.

 

“Vuol dire che escono, amico. Da tipo un paio di mesi. Davies mi sembra abbastanza sfinito, d’altro canto. Sorrise compiaciuto Smith.

“Sul serio Zac, venderei un rene per essere sfinito da quella ragazza. Sul serio.” L’espressione di MacMillan si era mutata in quella di un lupo affamato.

“Oh no sai, se avessi qualcosa a che fare con lei, finiremmo per ucciderci. E sarei io quello a rimetterci la pelle. I Serpeverde hanno quel non so che…” Justin scosse la testa.

“Non può davvero essere così terribile come dite!” Cedric si pulì la bocca con il dorso della mano dai frammenti di piuma rosicchiata.

“No, infatti” dichiarò Hopkins tutto serio. “È molto peggio.”

 

Cedric sospirò; al momento era chiaro che avrebbe solamente sprecato il suo tempo, cercando di studiare nella Sala Grande con gli altri. Ripose libri e pergamene nella sua borsa e si alzò, diretto verso il grande portone di legno. La sala comune, la biblioteca, il dormitorio, il campo di Quidditch, ovunque sarebbe stato più tranquillo della Sala Grande.

 

Ced! Hei Ced! Ti sei dimenticato questo!” Finch-Fletchley lo chiamò, sventolando un rotolo di pergamena.

 

Cedric tornò indietro e diede una rapida occhiata al contenuto di quel rotolo a lui non familiare, camminando nuovamente verso l’uscita.

 

“Accidenti” mormorò tra i denti “Questo non è mio…

 

 

 

  
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