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Autore: Alepotterhead    07/02/2014    1 recensioni
Mags è l'adorabile ottantenne che tutti abbiamo conosciuto, ma anche lei è una vincitrice. O meglio una sopravvissuta.
Ecco a voi i Noni Hunger Games. Gli Hunger Games di Mags.
Dal capitolo 9
“Tributi prendete posizione”
La voce mi fa sobbalzare e la pedana si solleva leggermente, le ante del tubo che la circondano si aprono. Guardo il pacificatore alle mie spalle, non si muove di mezzo millimetro. Prendo un respiro profondo e faccio i due passi che mi separano dalla piattaforma, sento le gambe di gelatina. Prendo posizione come mi è stato detto.
“Cinque secondi rimanenti alla partenza”
Conto mentalmente… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…Ci siamo.
Le porte si chiudono e la piattaforma inizia lentamente a sollevarsi.
Si apre una botola sopra la mi testa e una cascata di luce piove su di me.
Ci siamo davvero.
All’inizio non riesco a distinguere ciò che mi circonda, appena mi abituo alla luce, rimango senza fiato.
È un paesaggio incredibile."
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Bum.
Il colpo di cannone del via ancora rimbomba nelle mie orecchie, ma non ho tempo da perdere.
Non scendo però dalla pedana, mi accuccio e aspetto guardando gli altri tributi.

Quasi tutti sono saltati giù, ma nessuno è sprofondato, forse mi sono sbagliata.
Mi prendo ancora un momento e decido di scendere cautamente e mi rendo conto che è un’idea azzeccata quando iniziano le urla. Alzo lo sguardo verso gli altri tributi, alcuni sono immersi fino alle caviglie in quella che sembrava innocua erba, più si agitano più sprofondano, altri, come il ragazzo dell’Otto che era sulla pedana vicino alla mia, sono immersi fino alla vita, coloro che invece  hanno capito che si devono dare una mossa stanno correndo come fulmini. È il caos: urla, oggetti che vengono lanciati....

Tutti sembrano distratti, nessuno sta facendo caso a me, mi sembra il momento ideale per partire, cerco di ignorare tutto e mi metto a correre come mai ho fatto in vita mia, ma è già un’impresa ardua perché le scarpe fanno effetto ventosa sul prato, come se ci fosse uno strato di acqua, ed è sempre più difficile sollevare i piedi. Sono quasi arrivata allo zaino blu, quando il piede sinistro mi sprofonda per almeno cinque centimetri in quello che effettivamente è fango, come se ci fosse una pozza.

Maledizione, questa non ci voleva.

Mi fermo perché se mi agito rischio di far affondare anche l’altro piede.

Faccio l’unica cosa possibile, mi tolgo lo stivale e sfilo il piede appoggiandolo sul fango freddo e molliccio, bleah, poi con entrambe le mani afferro lo stivale e lo tiro con tutte le mie forze, fortunatamente non è andato molto a fondo e riesco a liberarlo. Ma non ho tempo di rimettermelo perché anche gli altri tributi stanno iniziando a capire come liberarsi, quindi mi fiondo sullo zaino tendendo il mio stivale stretto in mano, lo afferro al volo e inizio a dirigermi verso il fitto della foresta. Appena fuori dal cerchio creato dalle pedane attorno alla cornucopia il terreno inizia a essere meno cedevole, la corsa diventa meno difficoltosa, riesco ad accelerare e mi si sfila il cappuccio dalla testa, ma pochi passi e sarei arrivata al margine in cui inizia la vegetazione.

“MAGS!”

Un urlo lacerante mi fa voltare.

Keri è immersa nel fango quasi fino alla vita.

Maledizione! Tornare indietro sarebbe una cosa completamente folle, da idioti e da masochisti, senza contare l’alto rischio di rimanere coinvolta nel bagno di sangue. Non posso tornare indietro.


Quindi mollo lo zaino e lo stivale che ho in mano e per buona misura mi levo pure l’altro e corro verso Keri.

Sono ammattita, un applauso per me.

Mentre corro per raggiungerla, raccolgo una lancia poco distante.

“Aggrappati e non muoverti, ti tiro fuori io”
Lei la afferra e io inizio a tirare, fortunatamente funziona e inizia a riemergere, meno si muove meglio è, ma le braccia iniziano a dolermi per lo sforzo.

Ho il fiatone, ma le rimangono dentro solo i polpacci, “Togliti le scarpe e cerca di sfilarti”. Funziona.
 È completamente riemersa dal fango.

“Dietro di te!”

“Cosa?” mi aspettavo un grazie.

Poi capisco le sue parole.

Ma sono troppo lenta, non faccio in tempo a girarmi che qualcosa mi sibila accanto all’orecchio.
Non mi ha colpito, qualunque cosa fosse. Che fortuna sfacciata.

Vedo che è il ragazzo del Sette e si sta avvicinando sempre di più per attaccarci, armato di una strana ascia a due lame, se ci avesse colpito con quella cosa, ci avrebbe tranciato a metà senza sforzo.

Non so che fare, sono disarmata e paralizzata dalla paura, ma Keri afferra la lancia che ho usato per tirarla fuori, la scaglia e colpisce il ragazzo a un polpaccio. Il tributo si accascia schiacciandosi le mani nel punto in cui la lancia è penetrata di almeno cinque centimetri, la forza con cui è stata scagliata deve essere stata enorme, il sangue scuro e denso imbratta rapidamente il terreno di un rosso cupo, ma non è una ferita fatale, però riesce a fermare la sua avanzata.

“Cosa guardi? Corriii!!” Keri prende lo zaino rosso accanto a lei, i suoi stivali e inizia a correre come una furia.
Io mi fermo a raccogliere un paio di coltelli li vicino e la seguo a rotta di collo, aggirando il ragazzo colpito, che stava tentando di rialzarsi.

Possibile che provi un senso di dispiacere per lui sebbene abbia cercato di uccidermi? Cos’ho che non va?
Riprendo il mio zaino, le scarpe e iniziamo ad addentrarci nella foresta, per mettere più distanza possibile tra noi e la cornucopia alle nostre spalle.

Le radici sono altissime e i rami fitti, bassi e coperti di liane, tanto che dopo poco abbiamo il viso tutto sudato e graffiato dalla vegetazione che intralcia il nostro passaggio ed essendo scalze ogni passo è una tortura, ma nessuna delle due vuole fermarsi. Le passo uno dei due coltelli che avevo raccolto e continuiamo ad aprirci la strada a fatica, nemmeno mi preoccupo di aver dato un’arma a una mia potenziale avversaria, per ora l’obiettivo è allontanarsi da tutto e tutti.

A un certo punto sentiamo il rombo di un’esplosione. Fortissimo.

“Cosa può essere stato?”

“Non ne ho idea” ma acceleriamo l’andatura.

Poi iniziano i colpi di cannone. Il bagno di sangue è finito.

Bum.

Bum.

Bum.

Bum.

Bum.

Bum.

Bum.

Sette caduti.

Dopo più di un’ora di marcia siamo costrette a fermarci per riprendere fiato, devo assolutamente togliermi la giacca perché fa troppo caldo, si spoglia anche Keri, noto che è completamente ricoperta di fango fino alla vita, ma almeno i suoi pantaloni non sono più arancioni, mentre io sembro una torcia umana, in quel verde.

Solo quando sono seduta su una radice a cercare di recuperare il fiato e a fissarmi i piedi scalzi graffiati dalle piante più grosse che io abbia mai visto che mi vengono in mente Aiden e Dave.

Spero con tutte le mie forze che non siano tra i sette colpi che ho sentito.

“Senti, grazie per avermi aiutato. Per un secondo credevo volessi lasciarmi lì” sono le prime parole che Keri mi rivolge dalla cornucopia.

“Per un secondo l’ho pensato”

“Meno male che hai cambiato idea” Keri non mi guarda mentre parla, ma se non ci fossi stata io, lei non sarebbe qui, e se non ci fosse stata lei, nemmeno io sarei qui.

“Anche io ti devo ringraziare, sai, per il ragazzo del Sette…Ascolta tu ed Aiden avete ideato un piano per incontrarvi?”

“Sono rimasta incastrata nel fango perché mi stavo dirigendo verso dove mi sembrava di averlo visto…ma no. Non ho idea di come trovare i nostri compagni di Distretto”

“Non credi siano… si, insomma… cioè secondo te loro…”

“No, stanno bene, ne sono certa”

Sappiamo di non poter stare ferme a lungo, accanto a noi vediamo scorrere un torrente, il mio primo istinto è buttarmici dentro, ma siamo nell’Arena, sarebbe un’ottima idea per farsi del male.

Ci avviciniamo cautamente, l’acqua non è trasparente, ma nemmeno troppo fangosa e sembra scorrere in modo naturale, prendo un ramo e lo immergo nell’acqua, niente. Intingo un dito del piede, niente. Keri entra con entrambi i pedi, niente.

“Sembra sicuro” il suo tono è di sollievo.
Ci sciacquiamo gambe e volto, adesso va molto meglio.

“Avanziamo nel torrente, così non lasciamo tracce” mi sembra una buona idea anche perché fa davvero caldo e sentire l’acqua fresca sulle gambe potrebbe rendere l’avanzata meno dura.

“Cerchiamo la sorgente per l’acqua da bere?”

“Esatto e se conosco Aiden, lui farà la stessa cosa”

Così avanziamo controcorrente con l’acqua che ci lambisce le caviglie, è abbastanza torbida, ma fresca, per me è sufficiente.

Mentre camminiamo l’acqua diventa sempre più alta finché ormai mi arriva sopra al ginocchio ed è sempre più fangosa, le radici sporgenti sono sempre di più e più grosse contornate da sottospecie di alghe, quasi non si distinguono i margini del letto del fiume.

“Keri, l’acqua non va bene. È diventata alta e limacciosa, non credo ci sia una sorgente, inoltre inizio ad avere male alle gambe…anche se è più faticoso preferisco continuare fuori dall’acqua”

“Lo stavo pensando anche io che la sorgente non c’è, usciamo e riposiamoci un po’ e almeno controlliamo cosa abbiamo negli zaini”
Così ci arrampichiamo su una radice particolarmente grossa.

Un urlo.

Volevo dirle di non gridare, che avrebbe rivelato la nostra posizione, ma prima di riuscire a farlo mi cade lo sguardo sulle sue gambe e poi vedo le mie. Adesso capisco perché sentivo male.

Abbiamo delle sanguisughe attaccate ai polpacci, sono una cosa rivoltante, sono come delle grosse lumache nere, grasse e viscide, che diventano più grosse ogni secondo che passa e pulsano leggermente. Mi siedo, ne prendo una tra pollice e indice e inizio a tirare. Non si stacca. Provo a pugnalarla col coltello, ne esplode un fiotto di sangue, ma ancora non si è staccata. Anche Keri passa a fil di lama le sue, esce solo sangue scuro e viscido che ci cola lungo le gambe e ci schizza ovunque, ma niente da fare, non si staccano, sembrano incollate alla nostra pelle. Io ne ho addosso solo sette o otto, Keri ne ha molte di più, forse perché nell’acqua camminava davanti a me, ma il problema  è che sebbene le avessimo uccise, quelle cose continuavano a far male e a sanguinare come ferite aperte. Ibridi di sicuro. Guardando quelle cose appiccicose e nere che stanno trasformando le nostre gambe in due pezzi di carne sanguinolenta capisco che la soluzione è una sola e l’ho detta appena le ho viste: sono incollate alla pelle.

“Keri…”

“Si, ho capito anche io come fare a toglierle”

“Io non credo di riuscirci da sola”

“Nemmeno io”

“Se io le tolgo a te e tu a me?”

“Ti fidi della ragazza del Due?” finge un tono sconvolto.

“Eh già, hai visto come mi sono ridotta?” riesco a farla ridacchiare.

“Chi inizia?”

“Sono pronta” è una bugia, ma le allungo la mia gamba.

Lei prende il coltello, si appoggia di peso alla mia gamba per tenermela ferma il più possibile e senza incertezza mi taglia via la prima di quelle cose e la striscia di pelle cui era attaccata, un lampo di dolore mi attraversa la spina dorsale come una scossa elettrica, trattengo a stento un urlo.  

“Mi devo fermare? Hai un colore cadaverico…” sembra preoccupata sul serio.

“No, toglile tutte subito, non fermarti. Se non le togliamo subito ci dissangueranno” ho la voce strozzata, ma non ho intenzione di prolungare l’agonia, praticamente le sto dando l’ordine di scorticarmi.

Se non stessi soffrendo, di certo ne coglierei l’ironia.

Ho uno spasmo di dolore tutte le volte che me ne taglia via una, vedo delle macchie nere davanti agli occhi, stringere i denti e sopportare in silenzio è forse la cosa più difficile che ho fatto finora. Appena ha finito mi gira la testa e i miei polpacci sono ampiamente scorticati, sanguinano e pulsano, ma almeno non rischio più di morire dissanguata. Forse.

Prendo un respiro, mi asciugo le lacrime e il sudore dal viso, le gambe mi fanno così male che quasi non le sento più, è possibile o mi si stanno per staccare? Inoltre in bocca percepisco il sapore metallico del sangue, devo essermi morsa nello sforzo di non urlare.

“Adesso levale a me” mi porge il suo coltello e allunga una gamba.

Non sono particolarmente schizzinosa, ma la vista di tutto quel sangue mi fa un certo effetto, comunque cerco di essere decisa come lei, per evitare di farle più male del dovuto, ma tutte le volte che appoggio la lama alla sua pelle lei sussulta, ma stringe le mani attorno alla radice su cui è seduta e sopporta.

Poco dopo ho finito, ne ho levate ben dodici, e nemmeno lei ha espresso un singolo suono anche se le sue guance sono rigate di lacrime. Decisamente non è stata una cosa piacevole, ma da sole non so se ci saremmo riuscite.
“Finito” la sento sospirare pesantemente.

Mi guardo le gambe e vedo che il sangue si sta seccando, bene, se si sta asciugando significa che ho smesso di perderne di nuovo.

Dobbiamo però fermarci almeno finché anche le gambe di Keri non smettano di sanguinare e a me non dispiace fare una pausa, ho schizzi di sangue ovunque, sono insozzata fino ai gomiti, senza considerare lo stato delle mie gambe, ma l’idea di avvicinarmi all’acqua di nuovo non mi ispira particolarmente, forse per la prima vota in vita mia. Credo che anche Keri la pensi così, perché non si muove in direzione dell’acqua, ma resta seduta e fa dei profondi respiri, se qualcuno ci vedesse in questo esatto momento penserebbe che abbiamo appena finito di macellare qualcuno.

“Controlliamo cosa abbiamo a disposizione?”

Apro per la prima volta il pesante zaino blu che ho raccolto con fatica alla cornucopia e mi rendo conto che ho barato, ho accettato l’aiuto sleale che mi è stato offerto, ma la prima cosa che vedo appena lo apro mi fa sentire subito meglio: una borraccia da due litri piena di acqua, da cui prendo un piccolo sorso. Poi vedo che c’è una cerbottana con due dozzine di dardi, Kyran si è ricordato che la so usare, ma con una cerbottana nell’Arena cosa ci faccio? Poi ci sono una corda spessa e una corda più fine, una punta di metallo e sotto ci sono iodio per purificare l’acqua, carne essiccata, gallette di riso, biscotti, tutto liofilizzato o disidratato.  È un ottimo zaino.

“Cos’hai nel tuo?”

“Coltelli, un telo impermeabile, una borraccia piena d’acqua, del cibo essiccato, tu?”

“Cerbottana, corda, una punta di metallo, cibo e acqua”

Mi restituisce il coltello che le ho dato quando siamo entrate nella foresta e che abbiamo usato per toglierci quelle cose viscide e orripilanti.

“Io ne ho già uno”

“Si lo so, ma adesso io ho i miei, tienili tutti e due tu. Cosa ci fai con una cerbottana? E una punta di metallo?”

“La punta serve per costruire un arpione, quindi devo trovarmi un legno adatto a cui affiggerla, ma con la cerbottana ancora non so…”

“Ma sai usarla?”

“Si”


Bum.


“Hai sentito?”

“Il colpo di cannone? Certo, deve essere morto un altro tributo. A questo punto ne sono morti otto”

“No, non intendevo il colpo di cannone, ma il silenzio”

“Il silenzio?”

“Si, me ne rendo conto solo ora, ma in questo posto c’è troppo silenzio, il colpo di cannone è il primo rumore che abbiamo sentito, l’acqua che scorre non si sente, se non ci muoviamo con ci sono fruscii delle foglie o scricchiolii dei tronchi, non abbiamo incontrato nessun animale né sentito alcun verso, nemmeno un verme nel fango. È tutto fermo, statico, in attesa. Ci sono solo due spiegazioni plausibili…”

Gli occhi di Keri si dilatano leggermente, ha capito dove voglio andare a parare, è sveglia “Hai ragione: o siamo osservate da qualcuno o qualcosa oppure c’è qualcosa nell’ambiente che non va”

“Esattamente come la penso io”

“Quindi dobbiamo spostarci immediatamente, ce la fai a camminare?”

“Certo che ce la faccio, sei tu quella messa peggio, tu ce la fai?”

“Certo”

Questa volta ci infiliamo gli stivali sopra le gambe martoriate per proseguire, anche se è doloroso e siamo ricoperte di sangue, ci issiamo gli zaini in spalla e ci appendiamo i coltelli alla cintura, giusto per averli sotto mano in caso di necessità.

Non esiste un vero e proprio sentiero anche perché il terreno quasi non si vede, quindi cominciamo a spostarci da una radice all’altra, cosa non facile perché sono completamente verdi di muschio e quindi scivolose.

“Mags” non mi piace il tono allarmato della sua voce, non abbiamo camminato poi così tanto, cosa può essere successo ancora?

“Che c’è?”

“Guarda” e indica sotto i suoi piedi.

“Cosa?”

“Da dove spuntano le piante”

“Il terreno è solo un intrico di radici”

“Guarda meglio”

Vedo ciò che stava cercando di dirmi. Sembra un intrico di radici, ma non lo è. È vero che stiamo saltando da un ceppo all’altro, ma sotto di noi non c’è terra, è un ristagno d’acqua scura e fangosa che riflette le radici che sono sospese pochi centimetri al di sopra di essa.

“Queste piante crescono direttamente dall’acqua”

“Già e la cosa non mi piace, ma la cosa peggiore è che mi sembra di essere già stata qui”

“Cosa?”

“Abbiamo girato in tondo”

“Ma è impossibile, siamo andate sempre dritte”

Avanza e si accuccia vicino a una radice “Guarda” la porzione di legno che mi indica è segnata con dei graffi e mi fa vedere come coincidano con le sue unghie. Inizio ad andare nel panico.

“Ma…ma è impossibile, prima c’era il fiume, le piante non spuntavano dall’acqua! E se davvero eravamo sedute qui a levarci quelle cose non dovrebbe essere tutto pieno di sangue?”

“Lo so che sembra assurdo, ma secondo me siamo nello stesso punto di prima”

“Come facciamo ad andarcene?”

“Non so… come sei messa ad arrampicata?”

“In che senso?”

“Sai potremmo salire su un albero e controllare in che punto siamo, per vedere  se manteniamo l’orientamento”

“Ok, si può fare, salgo io che ho le gambe messe meglio”

Mi sorge un dubbio però, non è che appena lascio lo zaino e inizio ad arrampicarmi, lei scappa a gambe levate? O peggio mi attacca?

“Tutto bene, Mags?”

“Si”

Decido di lasciare lo zaino, ma di portarmi i coltelli.

Mi guardo in torno alla ricerca di un albero adatto, una volta trovato la scalata non è difficoltosa, anzi è piuttosto agevole grazie ai molti rami e sporgenze di quelle piante, arrivata in cima butto un’occhiata attorno per vedere come siamo messe, poi scendo rapidamente, Keri e il mio zaino sono ancora lì. Mi sento quasi in colpa per aver dubitato di lei.

“Allora?” il tono di Keri è strano.

“Alle nostre spalle a una buona distanza da noi ho notato una certa carenza di alberi, penso sia la radura della cornucopia, per il resto la vegetazione è pressoché fitta in modo uniforme, secondo me invece dobbiamo proseguire svoltando a sinistra, cioè tenendo la radura della cornucopia alla nostra sinistra perché ho notato che il terreno inizia a essere più in salita, quindi magari riusciamo a sbarazzarci dell’acqua. Sei ancora convinta che siamo nello stesso posto di prima?”

“Si, devo farti vedere una cosa, ma non so come potresti reagire…”

“In che senso?”

“Non voglio spaventarti”

“Siamo nell’Arena…” non ho bisogno di dire altro.

Sospira ed estrae il coltello. Lo estraggo anche io, è un impulso più forte di me, come se non volessi più essere colta impreparata come è successo con il ragazzo del Sette alla cornucopia.

“Non voglio pugnalarti, stai tranquilla” mi sorride e io mi sento in imbarazzo, rimetto via il coltello.

Sto diventando paranoica.

Lei fa una cosa stranissima, taglia una porzione di muschio dalla radice su cui poggiamo i piedi scoprendo una parte di tronco marroncina, poi ci pianta ripetutamente il pugnale.

Per un attimo non succede niente e penso che sia impazzita, ma poi inizia a fluire qualcosa.

Quando mi rendo conto di che cos’è mi sale un conato di vomito.

Faccio quattro passi indietro, mi devo appoggiare al tronco di un albero per non cadere.

“Cos’è?” lo so benissimo cosa sta sgorgando dalla radice, ma non posso crederci.

“Lo sai, lo hai capito, altrimenti non ti saresti ritratta e soprattutto non saresti sbiancata”

Sangue.





“Come hai fatto ad accorgetene?”

“Mentre ti arrampicavi, io ancora guardavo i segni lasciati sulle radici, continuavo a ripassarci le unghie, finché non mi è rimasto del sangue sulle dita. All’inizio credevo di essermi tagliata, ma quando ho capito di non essere ferita e la spiegazione poteva essere una sola”

“Nelle piante scorre sangue” ho una maledettissima paura.

“Non credo che vi scorra dentro, secondo me le piante si nutrono di sangue, lo assorbono, per quello che non ne abbiamo trovato nemmeno una goccia di quello che avevamo lasciato e proprio per questo non abbiamo incontrato animali e c’è tutto questo silenzio”

“Quindi è come essere circondati da enormi piante carnivore?”

“Più come piante succhiasangue, ma il concetto è quello”

“Andiamocene immediatamente” la mia voce è stridula, anche Keri sembra spaventata a morte.

L’Arena non solo tenta di ucciderti in tutti i modi, ma è anche in grado di terrorizzati psicologicamente: prendi due paghi uno.
Anzi, prendi uno e paghi due.

Puntiamo alla nostra sinistra e praticamente corriamo, il cielo inizia a diventare scuro, ma la paura ci sta spronando a continuare, sto tentando di scappare da una trappola, probabilmente finiremo in qualosa di peggiore, ma non riesco a fermarmi anche se mi fa male praticamente dappertutto e ho fame.

La paura vince la fame al primo round.

Sentiamo l’inno di Capitol, ma non riusciamo a vedere il cielo con tutta quella vegetazione, decidiamo di tentare una scalata, anche se le piante ci danno un senso di ripugnanza, così controlliamo anche la nostra posizione.

Vengono proiettati otto volti: la ragazza del Tre, il ragazzo del Cinque, la ragazza del Sei, entrambi i tributi dell’Otto, il ragazzo del Dieci e dell’Undici, la ragazza del Dodici.

Dave è vivo.

Aiden è vivo. 

Mannaia e Temperino sono vivi.

Anche il ragazzo del Sette colpito da Keri lo è.

Io sono viva.  

 
  
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