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Autore: StAkuro    14/06/2008    3 recensioni
La cosa strana era che Ino notava solo le cose appariscenti e quella bambina smunta e silenziosa non sembrava far parte della categoria. Non c'era ragione che il suo sguardo si fosse soffermato su di lei.
Destino, pensò.
[SasukexSakura]
Fanfiction continuata da StAkuro su l'idea di Sayuri.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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.::Prologo::.





Per la bambina Ino Yamanaka, fresca del compimento del settimo anno d'età, le azioni che un essere umano compiva dalla nascita in poi si potevano dividere e catalogare in due tipi: azioni buone e le azioni cattive.

Le azioni buone, beh, erano buone. Quelle cattive, beh, erano cattive ma personalmente le trovava più divertenti.

In base a queste si poteva giudicare una persona e decidere del trattamento più adatto da riservarle.

(Giudicare; le piaceva come parola, significato e persino come suono, con quella "g" così dolce.)

Era logico, perfino naturale, pensare che le azioni buone avessero una corrispondente reazione buona, mentre quelle cattive no. Ci sarebbero arrivati -e qui vacillò d'incertezza un momento- perfino quegli idioti che condividevano la classe con lei in accademia.

"La legge della causa e dell'effetto". Doveva essere scritto in uno dei mattoni che suo padre teneva in negozio e che leggeva per riempire le ore di magra, quelle in cui non c'erano clienti.

Di conseguenza era logico, perfino naturale, che se qualcuno prendeva in giro Kozumi-chan, quella bambina così dolce che le portava sempre i biscotti al gelato per merenda, quel qualcuno meritava di essere picchiato.

Era logico, perfino naturale, che se qualcuno riempiva di colla i ricci di Megumi-chan, la sua amica che la riempiva di moine e complimenti (sempre meritati), quel qualcuno meritava di mangiarla, quella colla.

Perciò quel giorno, quando quella palla di stoffa la colpì a tutta velocità la testa, Ino trovò naturale e logico alzarsi e sbraitare contro il colpevole.

Non era un'azione buona colpire in testa una bambina. E si si fosse fatta male? E se fosse caduta sbattendo la testa? E se l'avesse sbattuta proprio contro un sasso?

Hideto, era stato quello scemo. Kami, ci avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco.

"Hideto, sei un cretino!"

A quanto pare il bambino aveva deciso di mettere tra se e quegli occhi arrabbiati un minimo di distanza. Trovava pochi otto metri per una che -lo giurava! Davvero! L'aveva vista con i suoi occhi!- aveva fatto mangiare la sabbia del campetto ad un bambino della D.

"Chiedi scusa!" Svelta come un falco e opportuna come una barzelletta ad un funerale (ecco, sì, quello era un paragone che le calzava a pennello!) era arrivata Megumi, furiosa che la sua beniamina fosse stata colpita da quell'ammasso di stracci sporchi che aveva recuperato e che ora teneva tra le mani.

E subito dietro di lei spuntarono anche le altre seccature di bambine, tutte che annuivano alle parole di Megumi. Hideto, con davanti quel recinto umano alto un metro e dieci centimetri che lo fissava malevolo, sentì una goccia di sudore scorrergli lungo la schiena. Oh, le femmine e il loro senso del branco! Erano terribili, terribili!
Hideto sospirò. S'inchinò e mormorò un fievole "scusa".

Doveva diventare un prode ninja, vero figlio della foglia, uno di quelli che avrebbe protetto Konohagure con onore. Rimanere menomato alla tenera età di sette anni non gli pareva un'idea granché brillante.

Ino sventolò seccata la mano verso di lui, gli occhi fissi sul cielo.

"Va bene, va bene, non importa..."

Adesso che l'opportunità di una rissa era sventata il campanello di ragazzine si dileguò, ognuna a chiacchierare o a giocare per conto suo. Ino si mise una mano sugli occhi per proteggerli dal sole e sembrava in cerca di qualcuno.

"Yoshi dov'è?"

"M-Malato..." il bambino biondo tornò a fissare con rinnovato interesse la terra.

"Quello lì! Sai quanti ryo mi deve Nobuo? Eh, lo sai?"

Il bambino che aveva risposto arrossì per essere stato interpellato così direttamente. Fece segno di diniego con la testa.

"Meglio. Un giorno di questi vado a casa sua, chissenefrega se ha la rosolia e sembra un pasticcio di fagioli rossi! Gli scuoto persino le mutande a quel truffatore! Me li deve ridare!"

Nobuo si mise una mano sulla bocca.

"Ino-chan..." sbuffò in una risata.

Ino sorrise, facendo ondeggiare il caschetto biondo. Nobuo si mise a guardarla ammirato.

Oh, era più forte di lei! Dannazionedannazione!

Gli sguardi ammirati che le rivolgeva al gente e i suoi compagni di classe le piacevano. Le lodi dei professori, i commenti orgogliosi dei suoi genitori. Ne voleva così tanti da soffocare.

Era intelligente, carina e popolare. E non si sforzava neanche di esserlo. Era se stessa e questo sembrava bastare per attirare persone ammirate come falene ad una lanterna.

Nobuo le piaceva perché sapeva di piacergli. Non era una mancanza, certe persone ad Ino piacevano per motivi ben più futili. Decideva se una persona era degna del suo interesse o meno in base alle azioni, cattive o buone. Certo, quelle erano tutto.

Ma spesso provava simpatia immotivata per un viso contornato da dei capelli ben acconciati, un accessorio che denotava buon gusto, un sorriso simpatico od un paio d'occhi affilati e neri come la pece.



Un dolce scampanellio e un urlo di donna che invitava la gente ad avvicinarsi.

Come se quello fosse stato il segnale di una nuova guerra, tutti i bambini si alzarono, facendo cadere i palloni o le bambole, correndo verso il carretto ambulante che aveva appena varcato la soglia del parco.

Gli si affollarono attorno spingendosi l'un l'altro per avere la precedenza. La donna, una signora di mezz'età con i capelli tenuti all'indietro da una fascia, fece un mezzo sorriso davanti a tutto quell'entusiasmo e al rumore metallico dei soldi contati.

"Senti Nobuo..." disse Ino dolcemente, rivolgendosi all'amico.

"Sì Inochan?"

"Non mi potresti prestare un paio di ryo che oggi c'è il venditore dei dango? Appena Yoshi me li fa riavere ti restituisco tutto-tutto! Con gli interessi!"

E a volte si lasciava prendere la mano. Ma provare a spiegare al suo stomaco affamato che non era bene approfittarsi dell'ammirazione altrui era una cosa piuttosto difficile, in primis perché quello era più testardo di lei, secondo perché, oh insomma!, dove s'era mai visto qualcuno che dialogava con parti del proprio corpo?

"C-certo Inochan, tieni..." Nobuo mise la mano sporca di terra nella tasca dei pantaloncini e, dopo aver cercato un po' nelle pieghe della stoffa, la estrasse porgendo delle monete d'argento alla bambina.

"Grazie Nobuo, sei davvero gentile." Ino fece un sorriso di cortesia e prese le monete. Con Nobuo che le trotterellava dietro, si avviò verso il carretto.


E fu un secondo.


Quel secondo in cui stava decidendo che i dango li voleva ricoperti con la salsa di soia, il secondo durante il quale il suo sguardo vagò nel parco e incontrò una testa dal colore improbabile. In un tempismo così poco perfetto vide una bambina seduta sola su una panchina con il mento appoggiato alle ginocchia e lo sguardo verde fisso sulla piccola folla di bambini.

"Sola". All'incontrario di "giudicare", quello era un termine che a Ino non piaceva. Trovava, uh, la sua 's' viscida.

La cosa strana era che Ino notava solo le cose appariscenti e quella bambina smunta e silenziosa non sembrava far parte della categoria. Non c'era ragione che il suo sguardo si fosse soffermato su di lei.

Destino, pensò.

In un altro tempo e luogo avrebbe deciso di avvicinarsi, magari chiedendole di unirsi a loro per giocare a palla avvelenata. Invitare a giocare una bambina sola era quella che si poteva definire di sicuro una buona azione e come tale il karma l'avrebbe ripagata (e in un altro tempo e luogo, una Ino adolescente che stringeva come se fosse stato un cuore un nastro rosso tra le mani e tratteneva le lacrime tra le ciglia bionde non poteva essere meno d'accordo).

"Inochan, ci sei? Guarda che finiscono tutti se non ti sbrighi..."

"Arrivo."

Sarà per la prossima volta, si disse.



"La prossima volta" non arrivò mai.
























NdA: Eccomi qui, fresca di questo impegno impegnativo appena preso *.*

Sayuri non voleva continuare la fanfic e così io, incuriosita da cosa sarebbe potuto succedere e dagli sbocchi che potrebbe avere questa storia...beh...non ho resistito *.*

E poi bisogna diffondere lo slogan dell'Ino-love <3 Sakura non sarebbe Sakura se non avesse incontrato quella bionda rompipalle, amatela per questo è_é

Con il permesso (e solleticitazione xD) dell'autrice ho modificato (riscritto completamente°°) il prologo per adattarlo al mio modo di scrivere.

Ringrazio Sayuri, che è una persona pucciosa e disponibile, nonché orgogliosa MB *.*

Non ti posso augurare di riprenderti presto perché sei già guarita perciò...che almeno le auto ti stiano lontane la prossima volta xD

Sayonara <3

Akuro




Ps: potete trovare il capitolo originale qui.

Pps: E lasciate un commentino,dannati è__é

  
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