Introspettivo, 'Callisto è Artemide.' di _LilianRiddle

- Ehi John! – esclamò sedendosi al solito posto di sempre.
- Il solito? – chiese il barista.
- Il solito. – un timido sorriso sfiorò le labbra rosse della donna seduta stancamente sull’ultimo sgabello del bancone.
Un uomo, dall’altra parte del bar, la guardava intensamente. Osservava la donna con la coda e i capelli bagnati, il cappotto slacciato, la borsa abbandonata per terra, lo sguardo triste, perso.
Incuriosito, si avvicinò.
- Salve. – disse.
- Oh! – esclamò la donna, come accorgendosi solo in quel momento della sua presenza. – Salve. –
- Che ci fa una ragazza sola in un bar a quest’ora tarda? –
- La stessa cosa che fa un uomo: beve. –
Lo sconosciuto sorrise alla risposta un po’ acida che aveva ricevuto.
- Mi chiamo David. – disse porgendole la mano.
La donna soppesò un po’ il braccio dell’uomo, la mano grande protesa verso di lei, la giacca che gli copriva le braccia, indecisa se ricambiare la stretta o no. Con sicurezza, poi, gli strinse la mano.
- Artemide. – rispose.
- Salve Artemide. Cosa la porta da queste parti? – chiese.
- Il lavoro, ma non mi trattengo molto a lungo. Tra due giorni sarò di nuovo in viaggio. Lei? Abita qui? –
- Sì, sono nato e cresciuto qui. Mi dica, c’è qualcuno nella sua vita, in questo momento? –
- Sì, c’è. -
- È innamorata? -
La donna sospirò sul fondo del bicchiere ormai vuoto.
- Un altro, John. – disse al barista. Poi si rivolse all’uomo. – Lo sono stata, certo. E lo sarò per sempre. –
- Come si chiama? –
- Callisto. –
- Come il mito. –
La donna alzò lo sguardo dal suo drink, per posarlo in quello dell’uomo. I suoi occhi marroni trasmettevano una tristezza senza fine, un dolore quasi accecante. L’uomo si chiese come facesse la ragazza a respirare ancora.
- Conosce il mito di Callisto e Artemide? –
- Insegno letteratura greca all’università. –
La donna annuì.
L’uomo la guardò, incerto se domandarle quello che gli frullava nella testa o se fermarsi lì.
- Sì, è morta anche lei. – disse la donna, anticipandolo.
- Come, se posso chiedere? – domandò lui esitante.
- Una freccia, proprio come Callisto. Ma lei non era stata trasformata in orsa. Lei era ancora una bellissima donna. –
- Cos’è successo? –
- Si era arruolata. Era in una qualche regione sperduta dell’Africa. La sua truppa è stata attaccata di sorpresa da una tribù indigena. E lei è stata colpita da una freccia dritta al cuore. –
Ci fu silenzio tra loro. Quella storia poteva essere raccontata solo in un bar a quell’ora tarda di notte, perché di notte quelle storie fanno meno male all’anima, anche se molta gente dice il contrario.
L’uomo e la donna non si rivolsero più la paura. Finito il suo drink, la donna pagò e uscì dal bar, come se niente fosse stato raccontato e, appena che ebbe finito il suo, anche l’uomo se ne andò, ognuno con la sua vita da portare avanti.
Ma David non poté non notare, passando davanti al cimitero, una donna completamente zuppa sotto la pioggia, senza ombrello, ma con i capelli stranamente sciolti, posare una piccola freccia su una tomba sola in mezzo a tante altre.
Si avvicinò, non appena la donna, asciugate lacrime e pioggia, voltò le spalle e tornò sui suoi passi. S’inginocchiò per leggere meglio le lettere impresse indelebilmente sulla lapide.

“Artemide Kallisté”

Callisto è Artemide.

Note dell'Autrice:
Lo so che dovrei finire o perlomeno continuare a scrivere l'altra storia che ho in ballo, ma questa piccola one-shot si è praticamente creata da sola, nel giro di una lunga sera malinconica.
Spero che apprezzerete,
un bacio,
Lilian.