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Autore: septendecim    08/02/2014    3 recensioni
"Sai, non tutti nascono credendo fermamente in loro stessi come te. Ogni persona ha bisogno di credere in qualcosa, di rifugiarsi in qualcosa, che sia un Dio, una frase o una passione. Ti ritieni tanto forte e sicuro di te, ma credimi tesoro se ti dico che quello che ho visto io lo hanno visto in pochi"
"E con questo cosa vorresti dirmi?"
"Che anche io, che ho avuto le palle di andarmene dalla mia realtà e di sopravvivere da sola a tutti i colpi che ho ricevuto dalla vita, ho bisogno di rifugiarmi in qualcosa"
"E ti rifugi in una storiella?"
Guardo la statua affianco a noi, chiedendo a Barrie di perdonare quell'eretico.
"Peter Pan è un ideale, non una storiella"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogue.
 
"Pronto?"
"Alex?"
"Hey, come state?"
Con il telefono bloccato tra la spalla e l'orecchio cammino verso la camera da letto, le braccia cariche di vestiti da mettere in valigia.
"Qui si sta benissimo, serviva proprio una vacanza ad Harry! Tra l'altro, adesso sta correndo da una parte all'altra della spiaggia seguito da Sophie, e li guardano tutti male"
"Mi manca quella peste"
"Due giorni con quel tornado la scorsa settimana sono stati pochi? Se vuoi te la riporto!"
Scoppio a ridere, poggiando il cumulo sul letto.
"Hai visto tua madre?"
"No, ho incontrato solo mio padre e mia zia, quasi non mi riconoscevano"
"E Camillo? Che effetto gli fa essere nonno?"
"E' svenuto sulla sedia del bar"
Luke entra in camera con la custodia della chitarra, guardandomi con occhi dolci.
"Stai scherzando, spero" faccio in inglese.
Scuote la testa, affermando le sue intenzioni: non si separerà da Lux nemmeno per due settimane di vacanza.
"No Alex, non scherzo" risponde Virginia ridendo.
"Dicevo a Luke, vuole portarsi la chitarra. Comunque abbiamo l'aereo oggi pomeriggio alle 4, per le 8 dovremmo essere a casa"
"Dobbiamo venirvi a riprendere?"
"No, viene Elena con la macchina. Poi ci vediamo da me, mamma mi ha detto che ha organizzato una piccola festa"
"Lo so, sono stata la prima che ha chiamato. A proposito, lei anche ha visto Sophie e non vede l'ora di avere un pargolo in casa anche lei"
Luke mi guarda sorridendo, mentre io avvampo.
"Stronze!" sibilo. "Ci vediamo dopo"
Chiudo e butto il telefono sul letto, ancora rossa in faccia.
Comincio a riempire le valigie senza guardare Luke, che mi segue passo passo fino in bagno.
"Che succede? Che ha detto Virginia?" mi chiede.
Le guance si infiammano ancora di più mentre afferro i flaconi dall'armadietto.
"Niente!" trillo nervosa.
Mi afferra per le spalle e mi stringe, facendomi cadere di mano il bagnoschiuma.
"Che succede?" ripete dolcemente baciandomi il collo.
Sbuffo. "Mia mamma vorrebbe... Un nipotino. O una nipotina, dipende dai casi" sussurro.
Luke ride, massaggiandomi le spalle. "E dov'è il problema?"
Sospiro. "Che... Abbiamo venticinque anni e un lavoro precario, non riusciremmo a dargli stabilità"
Riprendo i flaconi da terra e torno in camera, mettendoli nel beauty case in ordine maniacale.
"A me non dispiace come idea, sai? Che si fotta il lavoro e l'età"
Appoggiato alla porta, sorride con le mani dietro la schiena.
Lo guardo incantata, come se fosse la prima volta che lo vedo.
Prendo la rincorsa e gli salto in braccio, stampandogli un bacio pieno di promesse.

Beautiful.
Ho sempre odiato quella serie televisiva, noiosa e lunga.
E ho sempre pensato che molta gente sarebbe morta disperandosi perché senza sapere come sarebbe potuta finire.
Ma se la odio, perché la sto sognando?
Mi giro, dando le spalle al televisore che riproduce l'ennesima puntata.
Una sala con le pareti bianche, un tavolo di noce e un paio di divani neri in pelle.
Su uno di questi, un signore anziano e una bambina guardano la TV.
La bambina è sulle sue gambe, che gioca con una penna dei Looney Toones.
Il signore invece, le massaggia il petto.
Un crampo al petto mi fa cadere in ginocchio.
"No" sussurro. "Cazzo, è un sogno, devo svegliarmi!"
Il signore fa scendere la bambina dalle sue gambe e la mette accanto a sè.
Vado in iperventilazione, non sapendo che fare.
"Non riesco ad alzarmi!"
Il signore prende la mano della bambina e la accarezza.
Lentamente la avvicina a sè e "NO! ALEX, SCAPPA!" grido.
La scena non si ferma, addosso le stesse sensazioni di quando avevo otto anni.
La bambina capisce che è sbagliato, si dimena nonostante il signore cerchi di trattenerla, ma riesce a scivolare dalla sua presa e scappa fuori.
Fuori da quella stanza, da quella casa, dalla persona di cui si fidava di più al mondo, dalla sua innocenza, dalle sue sicurezze.
"Perché cazzo? Perché l'hai fatto?!"


Sbarro gli occhi.
Luke mi guarda terrorizzato quanto me.
Il suo pollice passa sulle mie guance bagnate, il respiro ad un passo dal mio viso.
"Era solo un incubo. Amore mio, era solo un ricordo, una parte del passato che non esiste più"
Scoppio a piangere istericamente, sotto lo sguardo scioccato della hostess e dei pochi passeggeri che ci circondano.
Luke mi stringe forte, mentre i singhiozzi non mi fanno respirare.
"Amore, sono qui, e nessuno ti farà più del male"
Annuisco, con la testa che scoppia e il cuore a pezzi.

Scendo dall'aereo ciondolando, sorretta dalle braccia di Luke.
Recuperiamo le valigie nel piccolo aeroporto ed usciamo in silenzio, abbracciati come mai.
Il suo telefono vibra per un messaggio.
"Elena arriverà in ritardo" sussurra.
Annuisco, stanca.
"Nel frattemo, che ne dici se torniamo a casa con quella bella limousine bianca?"
Alzo la testa a fatica, mentre una limousine si ferma davanti a noi.
"Luke?" sussurro.
Si stacca da me e carica le valigie nel bagagliaio, sorridendo.
"Sali amore. Ti fidi di me?"
Mi guarda con occhi speranzosi, brillano alla luce del tramonto italiano.
"Se proprio devo" rispondo fiondandomi dentro.
"Ah, si?" chiede da fuori.
Mi raggiunge con una faccia dispettosa, con le mani pronte a torturarmi.
"Adesso la pagherai!"
Mi attacca con il solletico sui fianchi, mentre si rivolge all'autista tra le mie urla.
"All'albergo, grazie!"

La spiaggia privata dell'albergo nella mia città è piena di candele.
Sulla sabbia, tutte alla vaniglia come piacciono a me.
Cammino con Luke mano nella mano nella sabbia.
Entrare in camera, trovare l'abito azzurro che avevo addocchiato a Londra (ma scartato per il prezzo) e un mazzo di rose rosse sul letto mi ha letteralmente scombussolata.
Il mio biondo mi guida fino all'acqua, facendo bagnare i nostri piedi.
"E' calda" sussurro sorridendo.
Mi abbraccia da dietro, ridendo.
"Luke, hai combinato qualcosa che devi farti perdonare per caso?"
"Assolutamente no"
"E allora perché tutto questo?"
Mi bacia la guancia.
"Ti amo. Io credo che non ci sia null'altro da dirti. E può sembrare una frase banale, ma non c'è niente di meglio per descrivere ciò che provo per te"
Scioglie l'abbraccio portandomi sulla sabbia, e comincia a rovistare nelle tasche.
"Ed è per questo che... Oh, cazzo!"
Scoppio a ridere.
"Luke..."
"No Alex, aspetta che sono nella merda!"
"Luke, sulla sabbia" dico cercando di non scoppiare ancora di più a ridere.
Una scatolina rossa a forma di cuore spunta dalla sabbia fra i suoi piedi.
Avvampa, facendomi sorridere.
"Ehm, si... Comunque, cosa stavo dicendo?"
"Per questo che?"
"Giusto!"
Solleva un braccio per aria, facendomi ridere.
"Ed è per questo che farei qualsiasi cosa per farti capire che voglio essere l'unico e il solo nella tua vita. Voglio essere l'unico a poter vedere il trascorrere dei tuoi anni standoti accanto, l'unico che possa portarti una minestra insipida quando stai male a letto, l'unico a vederti truccare per un'uscita, l'unico a poterti aiutare mentre vomiti per le nausee da gravidanza o piangi per i ricordi del tuo passato. Voglio poterti stare accanto per venerarti, perché è questo che meriti dopo venticinque anni di vita"
Mi prende la mano sinistra, mentre lacrime scivolano sulle guance ancora sollevate dal sorriso.
"Vuoi sposarmi, Alex?"
Muovo lentamente la testa in su e in giù, sorridendo come un'ebete.
"Si. Si cazzo, si!"
Scoppio a piangere, incapace di muovermi un passo di più.
Luke mi stringe a sè, ridendo.
"E so che cosa stai pensando: non abbiamo soldi, siamo precari e tutto il resto. Ma ho una notizia per te"
Mi asciuga le lacrime, con gli occhi lucidi.
"La caffetteria che ti piaceva tanto, ricordi? Quella che ti ricordava il film One Day"
Annuisco.
"E ti ricordi che sognavi di gestirla come nel film? Bene, perché l'ho comprata"
Scoppio nuovamente a piangere.
"Luke, ma che dici? Come hai fatto?" esclamo ridendo.
Il cuore sta per uscirmi dal petto, i singhiozzi mi scuotono.
Lo abbraccio stretta, saltando e agganciando le gambe al bacino.
"Ho avuto una piccola mano da loro"
Gira su sè stesso per non farmi scendere, mostrandomi le nostre famiglie riunite.
Piangono, Liz e mia mamma, mentre mio padre è abbracciato a mia sorella Elena.
I fratelli di Luke mi sorridono con il padre, Virginia e Harry trattengono Sophie che non vede l'ora di abbracciarci.
Nascondo il volto pieno di lacrime nel collo di Luke, facendo ridere tutti.
"Sei uno stronzo, mi fai vergognare. Tutto questo non serviva, sei un megalomane del cazzo, l'ho sempre detto. Ma ti amo lo stesso" sussurro.
Sogghigna. "Che dici, signora Alex Hemmings suona bene?"
















Eccoci alla fine.
Mi rendo conto che è confusionaria come storia, intreccia persino i miei pensieri, ma dovevo metterla per iscritto.
Non credo ci sia bisogno di spiegazioni, adesso sapete cosa affligge il passato di Alex.
E la sua storia è la storia di tutti noi.
Ovviamente non siamo stati tutti "violentati", ma c'è sempre qualcosa che macchia di nero la nostra esistenza.
Non tutti hanno l'amore, non tutti hanno già adesso quello che vogliono: Alex ha dovuto aspettare venticinque anni per salvarsi.
Io non so quanto dovrò aspettare, ma mi salverò come tutti voi, e i fantasmi del nostro passato ci aiuteranno ad andare avanti, nonostante siano duri ricordi che vorremmo cancellare.
E comunque andrà, so che sarà un successo.
Perché in futuro ci sarà l'amore, che sia per noi stessi o per altri, e l'amore ci salva.
Buona vita a voi e a me, un passo alla volta per salvarci tutti.
L'ultimo bacio per questa storia.
Andrea
  
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