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Autore: PandaLovers    08/02/2014    2 recensioni
[fic in collaborazione con Minori chan e kesese_93 owo]
[Titolo provvisorio]

Dunqe... questa fanfic comprende due storie in una... La storia di Tokio/Minori, che tenterà disperatamente di vedere una partita dei New York Yankees, e la storia di Venezia/Giulia, che farà da guida a Germania in tutta la sua città, ma non andrà tutto per il verso giusto...
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Nota di Micchan: uhm, so che Hima-sama ha già fatto uno schizzo per Tokio, ma questa è una fanfic uvu
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Dal primo chap:
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«Ma me l’avevi promesso! Non è giusto Nihon-san! Io DEVO vedere la partita dei New York Yankees! Sei un tiranno! Sarà tra due settimane, che ti costa portarmi a New York! Sei una nazione e te la puoi permettere!» replicò accanto a lui una ragazzina dai capelli castani e gli occhi verdi con indosso una maglietta e un paio di pantaloncini.
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Quando a Germania era stato riferito che Venezia era una città molto affollata, ci aveva riso su – si fa per dire – e aveva commentato che nulla poteva essere più affollato della sua Berlino, almeno in tutta l’Europa.
Evidentemente si sbagliava. Eccome se si sbagliava.

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Enjoy it c':
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Partite di baseball & guide turistiche~
 
  • 1. Serenissima?!

Quando a Germania era stato riferito che Venezia era una città molto affollata, ci aveva riso su – si fa per dire – e aveva commentato che nulla poteva essere più affollato della sua Berlino, almeno in tutta l’Europa.
Evidentemente si sbagliava. Eccome se si sbagliava.
Visistare la Serenissima d’estate – durante il boom di turisti e ubriachi che si buttano in acqua – non era stata per nulla una buona idea, anzi, era stata un’idea pessima.
P-e-s-s-i-m-a.
E chiedere a Feliciano di fargli da guida? Ancora peggio.
Si fermava in ogni negozietto gremito di gente a cui passavano davanti, e il venditore gli diceva: “Ah! Signor Italia, che onore! Tenga, lo offre la casa!” e lui: “Veh, grazie!” ma la parte peggiore era quando Ludwig si avvicinava al venditore.
“Oh, lei è il signor Germania…” era solito dire qualunque barista o proprietario di bancarelle di cibo. “Mi spiace, abbiamo finito tutto…”
Ma la scelta peggiore che aveva fatto non era stata quella: indossare l’uniforme militare. A luglio. Come aveva potuto essere così idiota… ?!
Insomma, ora era lì,  bere l’ultima goccia d’acqua della sua borraccia, seduto su una panchina che gli stava bruciando il di dietro – ed era di marmo! – con turisti e popolani che gli passavano davanti e vociferavano alle sue spalle.
“Aspettami qui” aveva detto Feliciano almeno due ore prima “Vado a chiamare la mia sorellina Venezia, lei è persino più esperta di me, conosce di tutto su questa città~” e poi non si era fatto più vivo.
“Chessò, magari ha trovato il primo pretesto per abbandonarmi perché aveva voglia di mangiare la pasta, o magari aveva trovato qualche ragazza con cui fare il cascamorto.” pensò Ludwig, stringendo i denti così forti da farli scricchiolare.
Si tolse la giacca e finalmente potè respirare.
Svitò il tappo della borraccia e la esplorò in tutto e per tutto, cercando ancora una volta un’ultima goccia da bere.
Niente. Germania, il grande Germania, era destinato a morire lì, a Venezia, su una panchina di marmo, maledicendo Italia?
Ludwig scosse la testa. Era impossibile, le nazioni non muoiono. Vero…?

 
***
 

«Veh, salve!» esclamò Feliciano, entrando nel negozio di dolci; si ritrovò davanti un uomo che lo accolse calorosamente – come tutti, del resto – ma lui non ci diede molto peso e continuò a parlare.
«Ehm, sì, dunque, vorrei tre croccanti alle mandorle e… uh, no, non ora! Ehm, ehm... Mia sorella, Venezia, per caso è passata di qui?»
«Oh sì! La signora – d’un tratto si bloccò di colpo, ricordandosi che quando l’aveva chiamata signora era stato pestato, quindi rimangiò quello che aveva detto – cioè, la signorina Venezia è nella cucina…
«Bene, grazie!» Feliciano sorrise ed entrò nella cucina, come se nulla fosse.


«Sorellina…» Italia stava camminando per la cucina – che sembrava piccola ma non lo era, magia! – quando finalmente si ritrovò davanti una ragazza dalla pelle chiara, contornata da capelli castani tendenti al rosso raccolti in due trecce. Gli occhi azzurri che prima lo guardavano con ostilità ormai si erano addolciti, e la ragazza ora gli stava camminando incontro.
«Feliciano, cosa ci fai qui…?»
Non voleva essere disturbata quando imparava a cucinare nuove ricette, era una delle cose che le riusciva meglio, ed uno dei suoi più grandi hobby e, nonstanete fosse molto affezionata ad Italia – che ormai aveva preso l’abitudine di chiamarla “sorellina” dalla loro unificazione” – preferiva stare da sola quando si immergeva in quel mondo fatto di zucchero e pan di spagna.
«Ehm, dovrei chiederti un favore…»
 

***
 

Ormai Germania era sull’orlo della disperazione. Vedeva tutto sfocato, si era convinto che sarebbe morto lì e, nonostante avesse pensato fermamente che al sua sanità mentale sarebbe venuta via insieme a lui, sarebbe stato capacissimo di affermare che davanti a lui c’era un clown travestito da melanzana che ballava il tip-tap…
«Sei tu Germania?!» una voce di ragazza lo fece rinsavire.
Scattò all’impiedi, continuando ad ansimare. Quando notò la ragazza dall’aria imbronciata davanti a lui, le chiese:
«Tu sei… la Serenissima?»
Per un attimo vide la ragazza ringhiare, e poi esclamò:
«Serenissima un cazzo! Ho lasciato la cucina per farti da guida, ma lo faccio solo per Feliciano sia chiaro!»
Per un attimo Ludwig sorrise: ecco la sua slavezza, ma allora Feliciano non si era dimenticato di lui!
Ma… la ragazza sarebbe stata la sua salvezza o… la sua rovina?
 



 
  • 2. Will you...?
 

Era una giornata assolata, di quelle che a Tokio se ne vedevano tante, ma allo stesso tempo era unica nel suo genere. Nessuna nube in cielo, le strade meno affollate del solito, il tutto accompagnato da un fresco venticello estivo, nulla di meglio per una bella passeggiata e…
«Eddai Nihon-san! Non puoi farmi questo!»
Poco distante da un tempio, c’era una casa tradizionale giapponese, di quelle silenziose, magari accompagnate da un rumore di un ruscello che scorre… eppure tutto quel rumore proveniva proprio da lì.
«Te lo ripeto, mi spiace, ma non posso portarti da America-san solo per vedere una partita di baseball.» disse un ragazzo dagli occhi castani e i capelli neri, mentre beveva del tè tentando di rimanere calmo.
«Ma me l’avevi promesso! Non è giusto Nihon-san! Io DEVO vedere la partita dei New York Yankees! Sei un tiranno! Sarà tra due settimane, che ti costa portarmi a New York! Sei una nazione e te la puoi permettere!» replicò accanto a lui una ragazzina dai capelli castani e gli occhi verdi con indosso una maglietta e un paio di pantaloncini.
«Ho detto che non posso disturbare America-san solo per accontentare un tuo capriccio. Sei una città, Tokio, ma non per questo sei “onnipotente”. Perché non guardi la partita alla televisione?»
«Ma non è la stessa cosa! Please! It isn’t fair!» La ragazza prese a tirarlo per il kimono, e quando fu costretto a girarsi la osservò e rimase “lggermente colpito”.
«C-cos… che stai indossando…? I-I tuoi occhi... Che significa… f-fair?»
Tokio di tutta risposta sbuffò.
«Avanti Nihon-san, ti ho detto mille volte che occidentalizzarsi fa solo bene! – poi indicò il disegno sulla sua maglia – questa è una T-shirt dello zio Sam souvenir “preso senza avviso” da America-san, questi sono shorts, e ho deciso di usare le lenti a contatto verdi perché… gli occhi scuri sono così noiosi! Dovresti usarle anche tu, già.»
«U-ugh...» a Giappone per poco non venne un colpo, guardando la ragazza che aveva cresciuto nelle antiche tradizioni giapponesi così influenzata dal mondo occidentale.
«Wats happenin’…?»

«T-ti prego, non dire null’altro in quella lingua… anch’io sono per l’occidentalizzazione, ma q-questo è t-troppo… Tra una settimana c’è un meeting in America, s-se vuoi puoi venire c-con me e…» sussurrò Giappone tutto tremolante, a testa bassa e senza riuscire a completare la frase. La ragazzina lo abbracciò come se nulla fosse acaduto.
«COSMICO! Luv u Nihon-san~! Vado a dirlo a quelli del club di baseball! Creperanno d’invidia, quei bastardi che non mi hanno fatto giocare~!»
Detto questo corse via molto – anzi, troppo – velocemente, mentre Giappone sussurrò:
«Per favore, non usare queste parole…» ma ormai la ragazza era già uscita di casa, mentre per strada si sentiva un’inno, quello dei New York Yankees…
 
 
Y! A! N! K! E! E! S!
Here come the Yankees
Let's get behind and cheer the Yankees
They're gonna learn to fear the Yankees
Everyone knows they play to win, cause
They're the New York Yankees
 
 
«T-ti chiedo solo di non litigare con Igirisu-san, p-per favore!» esclamò Giappone sporgendosi dall’entrata della casa, presagendo un’imminente disastro…
«Consideralo già fatto!» Tokio sorrise, un sorriso innocente, fin troppo. Incrociò il dito indice e il dito medio e si disse: “America-san mi aveva detto che si fa così quando non si vuole mantenere una promessa…”
 





 
_Note COSMICHE!_
Hola, qui è Micchan che parla c':
Io e Elicchan abbiamo deciso di iniziare un'altra fic, che sarà un po' come una staffetta.... Dunque, mi spiego meglio vuv
In pratica io ho scritto l'inizio di una storia per la mia OC, Tokio, e l'inizio di una storia per l'OC della mia compare (??), Venezia.  Senza metterci d'accordo su quello che vogliamo succeda, Elicchan scriverà un capitolo in cui continuerà la fic di Tokio e la fic di Venezia, e così via c: In questo modo verrà fuori una fic imprevedibile uvu
Beh, spero che le nostre idee vi piacciano *inchino*
Oh, per il titolo... sì, è orribile, se avete idee non esitate a proporre ^.^''
Vedrete che succederà nel prossimo capitolo uvu *lei non lo sa, ma dato che sarà scritto da Elicchan s'immagina cose grandiose, anzi, COSMICHE!*
Pace, Amore & Manga
Micchan, il panda sclerato
P.S. ow, l'inno degli Yankees esiste per davvero vuv

 
 
 


 
  
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