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Autore: lillilola    08/02/2014    4 recensioni
Abbiamo sempre desiderato di prenderci cura di un cucciolo, no?
Ma se invece di un morbido pelo bianco, capitassero dei capelli color biondo miele?
Se invece del cucciolo, ti dovessi prendere cura di una bambola rotta?
Quanto sei disposto a evitare di romperla del tutto, e di mettere insieme i pezzi mancanti?
Facciamo così, Nikki ora è la tua bambola ferita, fanne ciò che vuoi.
Distruggila o aggiustala.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2: Chi devi salvare?

Dopo il casino della mattina, ovviamente toccava al più maturo di loro pulire.
E quello più maturo era Calum, per sua sfortuna.
Se non ci fosse stato lui probabilmente sarebbero vissuti in un porcile, condividendo il letto con palle giganti di polvere come nella pubblicità.
Sospirò mentre toglieva la panna dal divano.
Ashton era in casa, e stava bazzicando in cucina alla ricerca di qualcosina da mangiare.
Nikki si stava facendo una doccia.
Calum si diresse verso la cucina alla disperata ricerca di qualcuno che gli desse una mano con tutto il casino che avevano fatto, lo vide mentre se ne stava seduto sull’isola della cucina.
-Mi dai una mano? – chiese supplicante.
Ashton lo guardò e fece una smorfia.
-No. Sei bravissimo anche senza di me -  .
Calum stava per prendere la scopa e mettergliela dove non batte il sole, ma sentì la porta del bagno aprirsi e entrambi guardarono uscire Nikki avvolta nell’accappatoio blu di Michael.
Era più grande di lei di diverse taglie.
Rivolse a entrambi uno sguardo vuoto, sembrava volesse chiedere qualcosa quando aprì leggermente le labbra, invece si limitò a serrarle di nuovo e a restare ferma nel corridoio abbassando lo sguardo.
Ashton le si avvicinò.
Aveva capito che nonostante prima stesse ridendo, non era ancora in grado di superare lo shock.
-Parlami – le disse mettendole gentilmente una mano sulla spalla.
Nikki alzò gli occhioni neri verso i suoi azzurri.
-Non so dove sono i miei vestiti – sussurrò.
Ashton non capiva perché aveva ancora così paura di proferire parola con lui.
Certo per ora era l’unico con cui aveva parlato, ma ancora faceva fatica, lei non chiedeva mai nulla, abbassava lo sguardo indecisa sul da farsi.
La pelle era così pallida che sembrava porcellana, e il respiro così leggero che sembrava non esserci.
Sembrava non essere in vita, eppure “parlava” e camminava.
-Non devi avere paura di parlare – le disse accompagnandola in camera.
-Non riesco a evitarlo – sussurrò mentre prendeva i suoi vestiti che Calum aveva lavato.
Calum passione casalinga insomma.
Prese i jeans e li guardò un attimo.
Avevano uno strappo di dieci centimetri sulla coscia circa.
-Ieri non ho fatto in tempo a chiedertelo, sei ferita? – chiese notando anche lui lo strappo sui jeans.
Non rispose e si sedette sul letto.
Alzò lentamente l’accappatoio fino al ginocchio e poi si fermò .
-No – disse ripensandoci e lasciandolo scendere di nuovo.
Ashton si arrabbiò.
Non capiva questa ostilità nell’evitare di dargli un minimo di fiducia.
Si irritava nel vedere che non riusciva a parlargli, o semplicemente a dire qualcosa di diverso da un monosillabo.
Si sedette affianco a lei sul letto.
-Devo sapere se sei ferita – cercò di essere gentile, anche se in quel momento il silenzio di Nikki lo irritava tremendamente.
Non gli avrebbe mai fatto del male, ma in quel momento mentre lui si preoccupava per lei, e lei che continuava a non rispondere evitando qualsiasi tipo di aiuto gli fece perdere per un attimo di secondo il lume della ragione.
Attimo che fu fatale per entrambi.
Gli portò una mano alla spalla e le fece stendere di colpo sul letto, le alzò la parte di accappatoio vicino al ginocchio e vide un taglio ancora fresco da ieri.
Non sanguinava, ma c’era, e sembrava essersi infettato.
Nikki si portò di scatto le mani sul viso per proteggersi mentre le lacrime iniziarono a scendere.
-Mi dispiace di non essere ciò che vuoi. Mi dispiace- iniziò a dire tra i singhiozzi – Non volevo disubbidire – continuò tra le lacrime.
Ashton si alzò di scatto dal letto.
Alla fine era lui che aveva rotto la porcellana della bambola.
Calum entrò di corsa attirato dai singhiozzi.
Vide Nikki con le braccia che cercavano di coprire la faccia mentre piangeva e diceva cose che per loro non avevano alcun senso, sembrava essere entrata in un incubo mentre diceva quelle cose.
Ashton era terrorizzato.
Come ho potuto fare una cosa simile?
Calum le andò dolcemente vicino e la fece sedere, le appoggiò la testa sulla sua spalla e iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli.
-Mi dispiace – continuava a dire lei tra le lacrime.
-Non preoccuparti – iniziò a sussurrarle Calum – va tutto bene. Stai tranquilla –
Ashton uscì di corsa rivelando così la sua colpevolezza a Calum che lo stava osservando in cerca di riposte.
Il moro uscito di corsa decise che era meglio andare fuori di casa .
Andò nel parco che c’era di fronte e si sedette sotto un albero, si mise le mani nei capelli.
Come ho potuto?
Ho reagito come un matto. Non dovevo fare una cosa simile.
È più spaventata di prima se possibile.
E sono stato io a spaventarla.
Restò a pensare sotto l’albero.
Non si accorse che aveva iniziato a piovere, e che era bagnato fradicio, era troppo impegnato a sentire il terrore di Nikki mentre gli diceva che le dispiaceva di non essere ciò che voleva.
Sembrava la stessi per violentare quando l’ho fatto, e l’unica cosa che volevo era che mi parlasse.
Probabilmente ora non mi parlerà più e rimarrà chiusa nel suo incubo.
Dovevi solo farti aiutare, ma io non dovevo costringerti ad accettare il mio aiuto.
Gli veniva da piangere.
Alzò lo sguardo quando sentì i passi di qualcuno affianco a lui.
Era Michael con un ombrello.
-Carino il look alla cane bagnato – gli disse ridacchiando.
Ashton si alzò e andò verso di lui con la faccia di uno che va alla ghigliottina.
-Ho combinato un casino – gli disse andando sotto l’ombrello con lui.
-Si risolverà tutto, non preoccupar.. ehi stammi lontano che sei bagnato, e questo è un cappotto nuovo –
Risero mentre andavano verso casa.
A Luke era stata spiegata la situazione della ragazza.
Restò in silenzio dopo che Calum gliel’aveva spiegata prima di tornare da Nikki che sembrava essersi calmata.
Quello che aveva avuto era sembrato un attacco di panico, anche se era un attacco di panico poco normale.
Luke sospirò.
-Beh, poteva andarci peggio – disse andando in cucina.
-An si, e come? –
-Poteva essere un maschio – disse ridacchiando.
-Sei un maniaco – disse Calum aprendo il frigo e prendendo uno dei cartoni di latte al cacao.
-Lo so – disse abbassando lo sguardo – mi dai un po’ do latte? –
-No – rispose secco il moro mentre si scolava un litro di cacao e latte intero da solo.
Luke lo guardò minaccioso.
-Guarda che spacco botilia ammazzo familia –
-Non ti meriti il latte al cioccolato, sei solo un maniaco – disse Cal ridendo senza la minima intenzione di dividere il suo drink, mentre Luke stava per saltargli al collo e iniziare una battaglia se dalla porta non fossero entrati una testa nera e un cane bagnato.
Li guardarono confusi.
-Ashton puzzi di cane bagnato – disse Michael schifato una volta entrati.
-Taci o il tuo amato cappotto finisce fuori dalla finestra a lavare –
-Ma deve essere lavato solo a secco!! – gridò.
I due in cucina risero minacciati da sguardi poco amichevoli dai due appena entrati.
Calum guardò i due arrivati, ma soffermò lo sguardo su Ashton, che lo abbassò colpevole.
-Tu , con me . Ora! – disse secco e portandolo via.
-Sembrava una proposta di sesso violento – sussurrò Michael una volta che se ne furono andati.
-Già –
Li videro sparire nella camera dove ora si trovava Nikki, che in quel momento sembrava stesse dormendo.
Era rannicchiata su se stessa, come se si stesse proteggendo.
Proteggendo da qualcuno.
Ashton la guardò triste.
Probabilmente quel qualcuno sono io.
-Che cosa le hai fatto per scatenarle una simile reazione? – chiese indicando la ragazza.
Abbassò lo sguardo.
-Le avevo chiesto se era ferita, mi sono irritato quando non mi ha risposto, l’ho buttata sul letto e le ho scoperto una gamba – si vergognava così tanto di quello che aveva fatto – ho perso il controllo e non so nemmeno il perché. Io le offrivo tutto l’aiuto possibile, ma lei sembrava non accettarlo, non mi ha dato nemmeno un po’ di fiducia dopo che ieri sera l’ho portata via da quella strada –
Calum gli mise una mano sulla spalla.
-Ashton, sei impazzito? – chiese sorpreso l’amico – Hai visto in che condizioni è? Le hai davvero guardato bene i polsi? È stata legata Ashton e Dio sa cos’altro. Come ti salta in mente di fare una cosa simile? –
Ashton si sedette ai bordi del letto e si prese di nuovo la testa tra le mani.
-Lo so. È che non sopporto il fatto che non mi parli. Non mi importa se non parla a voi, ma io l’ho salvata, e non si fida ancora. Ero irritato e cos..-
Smise di parlare quando sentì Nikki agitarsi nel sonno.
Si preoccuparono entrambi.
-Perché ci preoccupiamo così per lei? – chiese Ashton pensandoci un attimo.
Calum rimase in silenzio.
-Credo che sia perché ci ricordi qualcuno che non abbiamo potuto salvare – sussurrò guardandola.
Qualcuno che non abbiamo potuto salvare.
Nikki si mosse ancora un poco prima di svegliarsi.
Calum le si avvicinò e mise il viso davanti al suo.
-Ehi, tutto bene ? – le spostò dolcemente i capelli dal viso.
Lui si prendeva davvero cura di lei.
Ashton rimase in disparte, troppo imbarazzato per poter dire qualcosa.
La ragazza annuì, si mise seduta e quel punto incrociò lo sguardo di grigio di Ashton.
-Mi dispiace – disse lei prima che lo facesse lui.
Il ragazzo la guardò confuso e cautamente andò sul letto vicino a lei.
Come se si stesse avvicinando a un animale selvatico che dà un momento all’altro potesse scappare via dalla paura.
-Sono io che devo scusarmi. Ho perso un attimo le staffe. Non è colpa tua Nik –
-Nik? – chiese.
-Diminutivo di Nikki – disse sorridente Ashton mentre Calum usciva dalla stanza, ma tenendo l’udito in allerta in caso potesse succedere dell’altro.
Non avrebbe perdonato il suo amico se avesse fatto dell’altro a quella fragile ragazza.
Anche Nik sembrò sorridere.
-Non avrei dovuto fare ciò che ho fatto. Non ho pensato prima di agire. Sono uno stupido, e hai tutto il diritto di odiarmi – la guardò negli occhi un attimo prima che lei abbassasse i suoi come al solito.
Restò in silenzio e Ashton si alzò per uscire.
-Non ti potrei mai odiare Ashton – sussurrò prima che mettesse mano alla maniglia.
Si sentì come uno di quei genitori il cui nome era stato imparato per primo dal figlio.
Sorrise contento.
Era la prima volta che lo chiamava per nome.
-Grazie di aver ancora voluto parlare con me – abbassò la maniglia.
-Aspetta – si girò a guardarla confuso – non voglio restare da sola –
Si portò le ginocchia al petto.
Ashton lasciò andare la porta, e le si mise affianco.
-Vuoi che ti canti qualcosa? – chiese facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.
Annuì, e la voce di Ashton si sparse per la stanza.
Avvolse la ragazza con le braccia per tenere insieme i pezzi di porcellana che aveva rotto prima, e che non avrebbe più distrutto, sperava che quei pezzi potessero lentamente tornare insieme.
Probabilmente sei tu la persona che devo salvare.
Nikki si addormentò di nuovo sulle note di “Let it be”.
 

 
Luke decise che avrebbe allegramente preparato la cena cercando di non far saltare in aria nulla.
Cosa alquanto difficile se stava lui ai fornelli.
Nikki uscì con calma dalla stanza e per poco Ashton non inciampò su di lei mentre passava.
-Ben svegliata – le disse sorridente – Luke sta preparando la cena, e credo che farà saltare la cucina. Quindi ti consiglio di andare ai ripari sul balcone – .
Michael apparve con una scolapasta in testa e un altro in mano.
Lo guardarono entrambi in modo interrogativo.
-È per protezione – disse mettendo l’altro utensile da cucina delicatamente sulla testolina bionda di Nikki.
-Scusa lei si e me no? – chiese offeso Ashton.
-Nah, tu hai già quella massa di capelli inutile sulla testa – ridacchiò – forse ti proteggerà da un’eventuale esplosione. Altrimenti staremo bene anche senza di te –
Nikki si lasciò scappare un sorriso.
Ash non aveva fatto a meno di notare che Michael la faceva sorridere, era l’unico che sembrava farle andare gli angoli della bocca verso l’alto, e la cosa non gli andava molto giù.
Lo faceva sentire inutile.
Calum arrivò da loro, anche lui corredato da uno scolapasta.
Ma quanti scolapasta avevano?
-Ragazzi le cose in cucina stanno andando male. Sapete dov’è l’estintore? – chiese l’ultimo arrivato.
All’unisono indicarono tutti il balcone.
-Ottimo – disse sorridendo il Michael e spingendo tutti verso il balcone, che era più un terrazzo.
Un terrazzo dove si poteva benissimo sentire l’aria fredda dell’inverno.
Stava ancora piovendo.
Nikki rimase tra il terrazzo e il corridoio, sembrava indecisa sul da farsi.
Ashton stava per andare da lei, ma Calum fu più veloce, senza farle dire nulla, senza chiederle nulla, si levò di fretta la felpa e gliela mise sulla spalle, dopodiché gli sorrise e le accarezzò i capelli delicatamente.
Chi stai cercando di salvare Calum?
-RAGAZZIIII! La cena è prontaaaaaa!! – gridò Luke dalla cucina.
Probabilmente lo avevano sentito pure in America, infatti dal palazzo di fronte uscì una vecchietta arrabbiata che li scrutò mentre in processione si dirigevano verso la cucina.
Luke aveva apparecchiato ed era felice come una Pasqua di quello che aveva appena cucinato, cioè uno schifo, ma lui era contento, visto che raramente aveva l’opportunità di cucinare.
E si capiva il perché.
Il biondino aveva messo sul tavolo una pentola di pasta piuttosto molliccia che sembrava pappetta.
Pappetta a un sugo non meglio definito.
Si guardarono tutti tra loro spaventati che quella cosa potesse prendere vita e aggredirli.
-Okay. Mi offro come tributo volontario – disse Michael sedendosi e prendendo una forchetta – anche perché sarebbe lo stesso toccato a me – continuò lamentandosi del fatto di essere la cavia degli esperimenti culinari ogni volta.
Chiuse gli occhi mentre mandava giù.
-Luke?- chiese.
-È buono? –
-Credo dovresti smetterla di cucinare – aveva quasi le lacrime agli occhi mentre lo diceva.
-Ordiniamo la pizza – concluse Cal andando al telefono.
Non aspettò la risposta che si mise a ordinare.
L’ordine arrivò alla svelta e subito si misero a mangiare come se non ci fosse un domani.
Ashton guardò Nikki che sembrava osservare il suo pezzo di pizza come fosse un nemico.
Non l’aveva mai vista mangiare da quando era lì, il che lo preoccupava, e anche Michael sembrava esserlo, non si era scordato la sporgenza delle ossa quando l’aveva presa in braccio quella mattina.
-Non è avvelenata – disse scherzandoci sopra.
Lei annuì ma non fece il minimo segnale di voler prendere in considerazione il fatto di mangiarla.
-Se non la mangi mi arrabbio – disse allora mentendole il broncio.
Lei allora alzò lo sguardo verso di lui.
-Non voglio che tu ti arrabbi con me – sussurrò triste, e preoccupata.
Nikki non aveva capito che Michael scherzava, e lui se ne accorse.
-Ehi, stavo scherzando. Non potrei mai arrabbiarmi per una cosa simile. Mi arrabbierei se mi facessi qualcosa di simile – prese un pezzo di pizza dal centro e lo spiaccicò in faccia a Ashton – visto? – chiese ridendo – Facciamo così, se ne mangi anche solo un pezzetto mi farai felice – disse prima di ricevere un blocco di mozzarella nell’occhio.
La ragazza iniziò a mangiare la fetta, che era grande all’incirca come la sua faccia, mentre Luke cercava di evitare che Ashton infilasse una crosta di pizza nel naso di Michael, che se la rideva contento anche se aveva un occhio gonfio a causa del proiettile mozzarella.
Nikki invidiava la serenità di quelle persone che l’avevano accolta come un cucciolo smarrito e che si prendevano cura di lei.
Si chiedeva perché lo facessero, che motivo avevano di accudire una sconosciuta?

Salve ciambelline, buonasera ** 
Allora grazie ai pasticcini che hanno recensito il primo capitolo cavia... ecco a voi il secondo capitolo cavia.
E' più lungo del precedente perchè... perchè non lo so, ma è più lungo.. ecco xD 
Idee molto chiare insomma. 
Allora come vi è andata la settimana? Io sono stata malata e sono stata due giorni a casa a riflettere sul mondo(?), e mi stavo chiedendo se esiste un succo di meningi, visto che alcuni dicono "spremiti le meningi". Insomma non penso che la gente si inventi le cose così perchè non ha nulla di meglio da fare, mica sono tutti come me che sparano stronzate ogni tre per due.
Comunque dove credete si possa trovare questo succo se esiste? Mah.
I deliri di un'ammalata..
Allora piccoli muffin con le gocce di cioccolato, cosa ne pensate di codesto capitolo più lungo del solito per motivi sconosciuti? 
Io credo che non sia particolarmente da buttare visto che ci sono di quelle similitudini che mi hanno fatto spremere le meningi per essere trovate. (Ma non è uscito alcun succo... la cosa mi fa riflettere).
Lasciando stare eventuali deliri sulle meningi (su cui vi invito a riflettere ),  volevo dirvi che spero che il capitolo vi piaccia, e ripeto ancora che essendo un esperimento accetto tutto: dalle critiche alle badilate in faccia (evitate il naso se potete che non è già messo molto bene), per finire ale secchiate di olio bollente.
Sono ben accetti anche i consigli per migliorare, e segnalazioni di obrobri grammaticali che possono essere sfuggiti a questa mente sveglia (quale mente vi starete chiedendo.. ebbene me lo sto chiedendo pure io di quale mente sto parlando). 
Spero che la storia in generale non sia qualcosa di già fatto e rifatto e rifatto e rifatto (un pò come le tette di Pamela Anderson), in tal caso, AVVISATEMI! 
Ho finito i miei deliri serali ciambelline, ora siete libere come l'aria, o come delle bellissime farfalle (diepende dai punti di vista). 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :) 
Ringrazio ancora uan volta chi ha recensito il primo capitolo, e chi ha meso la storia tra le perferite e le ricordate** 
Grazie di cuore davvero ** 
Un bacio \*o*/
Lily

PS. Nel prossimo capitolo verrà inserita l'immagine della protagonista.


 
   
 
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