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Autore: zoey_gwen    08/02/2014    6 recensioni
Gwendolyn Smith è una ragazza solitaria, insicura, esclusa da tutti e sola.
Nessuno, neanche suo padre, Jack Smith, sembr capirla.
Solo un piccolo ciondolo di ghiaccio delle steppe russe, la rappresenta, ed è la chiave di un oscuro passato a cui Gwen non può sfuggire..
E poi l'amore, quello vero, che Gwen non ha mai provato fino ad ora, sarà la chiave per la felicità.
Tratto dal capitolo 13:
"Smisi di ascoltare, per via delle calde e silenziose lacrime che da tempo sgorgavano dai miei occhi color pece, gli stessi di quella sgualdrina di mia madre. Aveva ingannato me e Crystal, con le sue false parole mielose... Come aveva potuto? Mi sedetti per terra, affondando i jeans nella terra umida e rigogliosa, mentre rivoli cristallini solcavano le mie guance"
---
"-E così sono la tua ragazza, adesso?- ironizzai, baciandolo per l'ennesima volta. Lui mi fissó intensamente, guardandomi con il suo solito ghigno beffardo -Certo, a meno che tu non lo voglia...- come risposta lo baciai appassionatamente, mentre un anello dalla struttura d'argento con due smeraldi ed un onice incastonato al centro si infilasse al mio dito come segno del nostro amore."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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I sogni mi tormentavano.
Appena aprivo gli occhi, il mio cuore cominciava a battere impazzito e la fronte era sudata.
Le labbra erano calde, febbricitanti, il petto procedeva a scatti ritmici.
E tutto per poi cadere in quell'incubo, quell'incubo che non le lasciava respiro.


"Camminava per l'interminabile strada, avvolta da voci, sconosciute e conosciute, che le gridavano -Bugiarda! Infedele! Schifosa!- quelle voci erano colme di dolore, e le laceravano l'anima come un pugnale in pieno petto. Corse, si mise a correre. 
E vide il cielo di un azzurro ghiaccio, mentre tutto il resto era nero come la pece. Comprese le sue mani, le sue labbra, la sua coscienza.
Poi sua madre apparì, e le lanció uno sguardo sprezzante. Infine, si spezzó in mille piccoli frantumi. Di ghiaccio."



E di nuovo mi svegliai e di nuovo sentii quella sensazione terribile.
Quel dolore mi straziava l'anima, ma ormai non riuscivo più a piangere.
Se avessi pianto magari sarebbe stato meglio: il dolore si sarebbe sfogato nelle lacrime, invece di consumarsi dentro e scavare 
nella mia coscienza. Non potevo dormire, non potevo.
Notai l'anello di Trent rifulgere sul comodino, mentre il riflesso blu nascondeva mille insidie.
Mi accasciai, spingendo la guancia contro il lino del cuscino, e mi addormentai.


*** 


Quella mattina, mi svegliai con le occhiaie violacee, profonde occhiaie violacee.
Il volto era scavato, smunto, pallido... Non stavo bene, era evidente.
Cercai di darmi un aria decente ricoprendomi di fard sulle guance e di matita nera sulle occhiaie, ma sembravo ancora più zombie di prima.
Mi pettinai i capelli e mi legai un nastro bluette attorno alla coda di cavallo.
Feci colazione, poi uscii.
Quando arrivai a scuola,notai un gruppetto di studenti accatastati davanti all'entrata.
Mi avvicinai timidamente, cercando di scorgere il motivo di tanta attenzione, e quando lo vide spalancó gli occhi.
Courtney Barlow era in mezzo, sfoggiando una meravigliosa collana con...
-COSA?- sbottai, non trattenendo la rabbia.
La folla puntó i suoi occhi su di me, ma io non indietreggiai o arrossii come avrei fatto.
No, ero decisa a capire come mai indossava e sfoggiava la mia collana con il MIO cuore di ghiaccio.
-Cosa vuoi, Smith?- sputó Courtney.
I miei occhi erano spalancati, ad osservare con tanto disprezzo come potesse essere così fiera di mostrare una cosa non sua.
-QUELLA COLLANA! COME HAI OSATO, QUELLA... MIA MADRE...- mi vennero le lacrime agli occhi, e un rivolo cristallino scivolò giù per la guancia, mentre mi avvicinavo alla Barlow.
Lei mi lanció uno sguardo sprezzante.
-Questa è mia. Questa è solo mia.- sussurró.
Scoppiai in lacrime. 
Come poteva essere così meschina? Come poteva essere così spregevole.
Mi avvicinai ad un centimetro da lei, fissandola negli occhi.
Erano così attraenti, ammalianti... Così falsi e meschini.
Le diedi uno schiaffo.
Uno schiaffo secco, dritto sulla guancia, che le lasció un segno rosso sulle guancia.
Poi le presi la collana e mi allontanai.



***



Mi sedetti su una panchina, accanto ad un viale alberato.
Stringevo la collana al petto, il cuore di ghiaccio stretto in pugno.
Mi allacciai la collana al collo, e finalmente sentii la sensazione di avere la seconda parte di me.
Trent si avvicinó, sedendosi accanto a me.
-Gwen, ti rendi conto di quello che hai fatto?- domandó.
Io gli lanciai uno sguardo gelido.
-Mi sono ripresa ció che era mio, tutto qui.- raccontai, abbassando lo sguardo.
-Hai dato uno schiaffo a Courtney Barlow!- agitó le mani come fosse una cosa tanto grave aggredire la persona più meschina di questo mondo.
-Se mi avessi aiutato a trovare la collana, magari non l'avrebbe presa Courtney e magari non avrei fatto ció che ho fatto.- spiegai.
Lui mi guardó allibito.
-Cosa...- lo interruppi, decisa a dirgli tutto quello che mi ero tenuta dentro.
-Tu mi hai lasciato sola. Tu mi hai abbandonata nel momento del bisogno. Per inseguire il tuo sogno. Dici di amarmi tanto, ma poi non lo dimostri, perché no, l'amore non è farsi tante moine e bacetti, l'amore è qualcosa di più. E tu non mi ami davvero.- sputai, gli occhi fissi nei suoi. Mi sfilai lentamente l'anello, mentre lui scuoteva la testa piano, con le lacrime agli occhi, e gli presi il palmo della mano.
-Addio.- sibilai, posando l'anello nel palmo della sua mano ed andandomene.



*** 



Appena entrai in aula, tutti gli occhi si puntarono su di me, soprattutto quelli di Courtney Barlow.
I suoi erano socchiusi, perfidi, colmi di odio e sete di vendetta.
Mi sedetti al banco, e Duncan si giró.
Vedere i suoi occhi cerulei mi scaldó il cuore.
-Gwen! Ho visto quello che hai fatto... Mi dispiace per quello che ti ha fatto. È stata meschina- spiegó.
Io gli sorrisi timidamente prima che la prof di Filosofia entrasse e ci zittisce.
Un altra noiosa ora si prospettava.


*** 


Nel pomeriggio, tornai a casa da sola.
Crystal non c'era, dopo quello che aveva visto...
Doveva avere capito che ero sua sorella.
Il cuore di ghiaccio era mio e ora che lo sapeva facendo due più due sarebbe arrivata alla conclusione.
Sospirai, poi presi il cellulare e le mandai un messaggio.


"Crystal, ho bisogno di parlarti" 



Fu tutto quello che le dissi.
E mi rispose, anche subito:


"Lo so. Gwen, vediamoci oggi davanti a casa mia"



Capii che la conversazione era finita, o, meglio, per il momento era finita.



***



Erano le cinque e mezza quando mi preparai per andare da Crystal.
Non mi preoccupai molto del vestito, quanto del fatto che la collana fosse in bella mostra e che si vedesse.
Misi una dolcevita azzurro polvere, con sopra uno scamiciato color tabacco, e ancora sopra il cuore di ghiaccio;
Poi uscii.
Mi affrettai ad arrivare da Crystal, sia per il freddo che era di nuovo tornato a colpire sia perchè avevo bisogno di parlarle.
Lei era davanti al cancelletto, con le braccia incrociate al petto, e si guardava intorno.


Angolo autrice: 

ciaooooo!!!
vi piace questo capitolo? Scusate se è corto, ma avevo poco tempo :/ 
tanti baci :3
Gwen
  
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