Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Gio_Snower    08/02/2014    4 recensioni
Rangiku è stata aggredita e violentata da degli uomini, ed è distesa nella neve, stremata e scioccata, quando, all'improvviso, arriva un ragazzo dai bellissimi occhi azzurri e dai capelli argentati che gli appoggia un capotto addosso e se ne va.
Dopo quell'episodio, i due si rincontreranno?
[INTERROTTA A CAUSA DEI TROPPI IMPEGNI FINO A DATA DA DESTINARSI, MA LA RIPRENDERÒ SICURAMENTE]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 9:
Festival

 
 
Dopo aver capito che era Gin quel giorno, Rangiku si sentì improvvisamente più serena, come se un peso le fosse stato tolto dalle spalle.
Si chiese mille e ancor mille volte il perché non l’avesse riconosciuto subito.
Eppure, fin dal primo istante, qualcosa era scattato in lei. Perché non si era fidata di sé stessa e del proprio istinto?
Forse perché molte, troppe volte e quella in particolare, l’avevano portata su un sentiero fatto di dolore e rammarico.
Troppi.
Rimpianti, eh.
Rangiku rimpiangeva tante cose eppure sapeva che presto se ne sarebbe dovuta liberare.
Superare il tutto era stato semplice, il difficile era dimenticare.
Dimenticare un ricordo felice è troppo facile mentre quelli più difficili sembrano incidersi, anzi, tatuarsi mente, nel corpo…in te.
Rangiku era stata tatuata e quella ferita non sarebbe più scomparsa. Eppure, mentre chiudeva gli occhi ripensando a Gin, non si pentì.
No, non provò il solito rammarico, ma bensì un calore simile alla gratitudine ed un pizzico di curiosità.
Perché era lì quel giorno? Perché non aveva detto niente?
Perché non glielo aveva detto? Avrebbe mai potuto dirgli grazie?
Decise di mantenere quella sua facciata calma e serena, almeno a scuola e a casa. Con Gin…non sapeva come avrebbe reagito a lui.
La sera prima l’aveva avvisata.
“Sei sulla mia strada”. Aveva detto.
E poi le aveva rivolto un ammonimento. “Stai attenta.”
A cosa?
Rangiku non lo sapeva di certo.
Oggi sarebbe dovuta andare a scuola più tardi poiché c’era il festival scolastico e lei avrebbe dovuto aiutare Toushirou e gli altri membri del consiglio studentesco.
Decise di andare al dojo ed esercitarsi nei kata che stava ancora imparando.
«Rangiku, oggi sei qui.» l’accolse una voce sensuale e femminile.
Si girò e la vide nella sua solita tenuta nera.
Yoruichi, la sua maestra in molte arti marziali, era bellissima.
Aveva un colorito scuro ed occhi scintillanti da gatta che – grazie a lunghi capelli e al suo muoversi silenzioso – le dava un che di felino.
Inoltre era fortissima e in molti la rispettavano; tanto da chiamarla “Dea”.
“Dea di che cosa?” s’era chiesta la prima volta Rangiku e a ben ragione. Yoruichi era ad un livello colossale in molte cose.
Non serviva dire che gli uomini le moriva praticamente dietro.
Rangiku arricciò le labbra. «Niente lecca-piedi oggi?» scherzò lei.
Yoruichi sorrise. «No, già mandati via tutti.»
«Ne accetterai mai uno? Alcuni sono davvero carini!» rise lei.
«Non credo. Sono dei bambini in confronto a me. Non più di ragazzini.»
«Hai ragione anche su questo.» ammise Rangiku.
«Sei qui per allenarti?» le chiese.
«Sì, vorrei fare un po’ di esercizio sui kata e magari qualche calcio.» la informò.
«Mi sembra un’ottima idea.» rispose Yoruichi.
Per l’ora successiva si allenarono, la sua maestra la pressò, l’ammonì, gli insegnò e la incoraggiò.
Era davvero brava. Pensò Rangiku con una punta di invidia.
Anche una bella ragazza come lei provava invidia per altre a volte.
Chi credeva che l’aspetto fosse tutto era un imbecille e chi credeva che aveva un bell’aspetto facilitasse le cose… bè dire che “deficiente” non era abbastanza chiariva il concetto.
Alla fine Rangiku era impregnata di sudore, tutto il suo corpo era bagnato e sudaticcio e con suo estremo piacere.
Amava lo sforzo fisico e sebbene non amasse il sudore – e l’odore che portava con sé – la faceva sentir meglio il solo sentirlo sulla pelle.
Si asciugò con una asciugamano il viso e ringraziò Yoruichi prima di andarsi a cambiare.
 
Quando tornò fuori vide qualcosa che non s’aspettava.
Vide Yoruichi fissare un uomo intensamente e con rispetto.
L’uomo era di spalle e lei non lo poteva veder bene da dov’era.
Aveva un capello a strisce bianche e verdi ed indossava – probabilmente – un hakama di un color simile al verde chiaro.
Riconobbe solo dopo qualche minuto quel capello stravagante.
L’uomo era Kisuke Urahara.
Emise un gridolino di sorpresa, ma si tappò subito la bocca.
Dentro di sé rideva incredula.
Mise su una faccia da poker e se ne uscì.
Il professore la notò, ma come s’aspettava Rangiku non le disse niente.
L’aveva beccato. Ed ora Urahara avrebbe di certo programmato qualcosa per farla stare zitta.
Strinse le labbra.
L’allegria di poco prima era svanita eppure si sentiva ancora un poco felice per la sua scoperta.
Poteva essere una carta a suo favore.
 
“Stai attenta.”
Quel richiamo l’aveva scombussolata.
Di che parlava?
A chi doveva stare attenta?
A cosa?
Nemmeno l’allenamento dell’ora prima era riuscita a distorcerla dal pensare a quella frase di due semplici parole.
Gin.
Doveva ancora capirlo e la sensazione di pericolo che provava in sua presenza non s’era attenuata neanche per un secondo.
Però aveva iniziato, anche se solo un poco, a fidarsi di lui.
Gin era riluttante e bugiardo, l’aveva capito fin dal primo momento.
Probabilmente aveva un carattere molto contorto quasi quanto i suoi stessi pensieri.
Eppure, qualche volta, sembrava brillare di una luce strana.
Appariva diverso.
Ma poi tornava quel suo volto, quegli occhi coperti, quel sorriso viscido.
 
Arrivò finalmente a scuola.
Toushirou le diede subito un compito: doveva occuparsi della sicurezza e della polizia.
Corse all’entrata della scuola dove trovò un gruppo di poliziotti pronti ad ascoltarla.
Li fissò un attimo alla ricerca di una chioma argentata che però non vide da nessuna parte.
Sospirò, un po’ delusa, ma poi sorrise a quegli uomini in divisa.
Molti si irrigidirono o diventarono rossi, all’improvviso nervosi di fronte a Rangiku, una ragazza che sembrava una dea tanto era bella.
Spiegò ai poliziotti dove posizionarsi, chi controllare e dove erano le uscite e le entrate dei vari intrattenimenti.
Con un sospirò di stanchezza li lasciò organizzarsi.
Alla fine fecero un ottimo lavoro ed il festival iniziò.
L’aria crepitava e gli schiamazzi generali era tutti intrisi di note d’allegria.
Sarebbe stata una lunga giornata. Si disse Rangiku.
 
La prima pausa era arrivata poco dopo l’ora di pranzo. La gente era diminuita, però presto sarebbe di nuovo aumentata.
Rangiku ne approfittò per andarsi a prendere una bibita fresca.
Era corsa in giro per la scuola per ore e si sentiva molto stanca nonostante fosse abituata alla fatica.
Sentì il formicolio del dolore e si rallegrò. Non gli piaceva essere stanca, ma gli piaceva aver fatto quello che doveva fare.
Come sempre.
Si girò e vide una figura maschile avvicinarsi a lei.
 
 
 
Gin scrutò il luogo.
Un tempio abbandonato sorgeva in mezzo ad una piccola foresta d’alberi; il legno era di un colore scuro e mandava un leggero odore di muffa.
Le assi erano scostate ed alcune mancavano completamente o erano rotte oppure erano state mangiate dai tarli nel tempo.
Entrò dentro al tempio.
Lui era lì.
Le statue dei vari dei e santi lo guardavano con i loro occhi immobili.
Gin espirava e respirava emettendo un sibilo di qualcosa simile al dolore. Quel posto gli portava alla mente ricordi che con tutto sé stesso aveva cercato di cancellare.
Ricordi di notti fredde, di sangue, di violenza.
Memorie riaffiorate da un cupo buco nella sua mente, ma mai dimenticati.
Sottomise i ricordi a sé e cominciò la ricerca. Trovò una botola sotto la statua del Buddha e scese.
I gradini scricchiolavano sotto i suoi passi.
Un leggero odore simile al solforo ed ad il disinfettante lo raggiunse.
Assottigliò lo sguardo e accennò ad una smorfia di soddisfazione.
Li aveva trovati.
Alla fine della scala trovò una porta nera socchiusa.
Entrò.
Due uomini gironzolavano in torno al tavolo, occupati a costruire qualcosa.
Altri due sedevano, uno dormiva su una poltrona.
Urlarono quando lo videro, ma non furono abbastanza veloci.
Freddò i primi tre con la pistola, gli ultimi due se li tenne per sé.
Uno lo uccise subito, l’altro lo iniziò a torturare.
«Dimmi tutto quello che sai.» gli ordinò.
L’uomo non rispose e Gin gli ruppe il braccio nel modo più doloroso possibile.
L’uomo urlò. «Dimmi tutto.» ordinò di nuovo Gin.
Il tizio non rispose fissandolo con occhi pieni d’odio.
Gin sorrise.
Non sapeva nemmeno cosa gli aspettava.
Si sarebbe goduto ogni singolo momento.
Il suo sorriso spuntò fuori, crudele e feroce.
L’uomo sbiancò.


--- Ciao Ragazzi!
Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma sto facendo i recuperi a scuola,
ergo non ci sarò per una settimana circa.
Aggiorno a tre recensioni e ci vediamo nella prossima settimana!
A presto,
xx Giò
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Gio_Snower