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Autore: SvnnyDay    09/02/2014    2 recensioni
"Youngwoon, smetti di guardare in alto quando cammini! Un giorno o l'altro cadrai in una buca!"
"Sì Umma. Scusa Umma."
[...] A volte gli era capitato di inciampare e trovarsi a fissare l'asfalto piuttosto che il cielo, così come gli era capitato di urtare qualche passante per strada, che lo offendeva e spariva così velocemente da non dargli il tempo di scusarsi. Ma non aveva mai veramente pensato che la sua abitudine potesse cambiargli la vita.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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×× E dopo diecimilamilioni di pacchetti di sigarette sprecati su questo capitolo, ecco a voi. Ugh. Bleah. Ack. Gh. Non mi piace. Decisamente no.. Ma non posso abbandonare a questo punto (Cit. Youngwoon), quindi spero vivamente che il prossimo capitolo sia migliore. Farò del mio meglio. Grazie mille a Wonnie_hugs_sanity, a Callmeanchovy e a MirmaMimaMira che mi recensiscono ed è una cosa che è sempre molto apprezzata :3
Bai~
DragonTopsThePanda ××





I mesi seguenti passarono in una bolla di sapone. Gli esercizi erano difficili, il dolore era stato tanto e quasi insopportabile, soprattutto durante le prime sedute.. Dopo le prime settimane era diventato sopportabile, per poi essere oscurato quasi completamente dalla fatica. Non pensava sinceramente che la fatica potesse metterlo in difficoltà. Era abituato alla fatica, soprattutto dopo aver lavorato dal meccanico del suo paese per diversi anni. Il suo lavoro consisteva nel prendere i pezzi di ricambio e portarli al loro posto, ma alcuni, tipo i paraurti, potevano essere davvero pesanti. Era anche così che si era costruito il suo fisico, i muscoli di cui andava tanto fiero. Aveva pensato che la fatica che avrebbe dovuto sopportare sarebbe stata simile a quella che aveva provato tante volte in passato, ma non era così. Non era affatto così, era un tipo di fatica completamente diverso. Era come nuotare contro la corrente, come correre con le gambe addormentate, era come provare a sollevare una macchina a mani nude. Spesso sembrava semplicemente impossibile, infatti molte volte falliva in quello che stava facendo. Che fosse muovere le gambe o issarsi leggermente per sporgersi e prendere qualcosa su uno scaffale, o che si trattasse di un esercizio, come portarsi il ginocchio il più possibile vicino al petto senza aiutarsi con le mani. Capitava spesso che non riuscisse in quello che stava facendo, e la frustrazione cominciava a farsi sentire. Heechul, Siwon e Donghae gli ripetevano continuamente che era normale, che non poteva pretendere troppo dal suo corpo se non era ancora pronto. Ma Youngwoon aveva il suo carattere, come ogni altra persona, e non riusciva proprio a controllare certe parti di sé che si ribellavano a quella situazione. Ultimamente era diventato intrattabile, e lo sapeva.

 

Camminare, anche se aiutato dalle solide sbarre di ferro ai suoi fianchi, era terribilmente difficile. E doloroso. Non importava se le sue braccia erano abbastanza forti da sostenere la maggior parte del suo peso, così che il compito principale delle sue gambe fosse semplicemente quello di restare dritte e muoversi, avanti ed indietro, come avevano fatto da quando Youngwoon aveva compiuto un anno. In quel momento, era quasi impossibile.

 

"Stai andando benissimo Youngwoon, continua così." Gli disse Heechul, controllando con espressione seria ogni suo movimento ed espressione. Youngwoon sentiva i suoi grandi occhi soffermarsi a lungo sulla sua espressione, sul sudore che gli bagnava la fronte ed il collo, oppure sulle sue nocche bianche dallo sforzo che le sue mani sopportavano in quel momento. Heechul stava osservando molto di più di quello. La forza che un paziente metteva nelle braccia durante l'esercizio era importante, perchè più forza veniva messa nella parte superiore del corpo, più forza veniva sottratta alla parte inferiore, che era quella maggiormente in debito di forza. Non era un bene che Youngwoon facesse quello che stava facendo. La vena che si stava lentamente gonfiando sul braccio di Youngwoon, oppure i tendini tesi e in rilievo sul suo collo, erano segno che l'esercizio non stava avendo l'effetto che doveva avere. Ma non poteva e non doveva dirglielo adesso. Sperava, o meglio, pensava che Youngwoon stesse semplicemente seguendo il suo percorso personale, il percorso che il suo corpo richiedeva. Era già abbastanza che i piedi di Youngwoon stessero toccando terra e si stessero comunque muovendo in avanti, piuttosto che venire trascinati.

 

"Cazzo.." Sussurrò Youngwoon, perdendo forza nel lato sinistro del corpo. Un attimo dopo era caduto pesantemente a terra, sbattendo con forza il gomito contro la sbarra di ferro su cui si stava reggendo. Le gambe gli facevano un male d'inferno, eppure erano lì, ferme, inutili. Due arti semplicemente attaccati al suo corpo, senza nessuna utilità. Jungsu corse al suo fianco, inciampando in una sedia ma arrivando comunque accanto a lui nel giro di due secondi. Appena fece per toccarlo, Youngwoon scattò come un cane rabbioso.


"NON MI TOCCARE!!" Ringhiò, dando furiosamente un pugno sulla sua stessa gamba, all'altezza della coscia. Sentì il dolore, ma nessuna reazione. Stupide, stupide gambe inutili. Servivano solo a fargli sentire dolore. Non servivano a nient'altro. Sentì le lacrime salirgli agli occhi, ma le ricacciò indietro tappandosi gli occhi con le mani. Quando li riaprì, erano tutti intorno a lui. Heechul cercò di aiutarlo, ma Youngwoon lo spinse indietro con un ringhio di frustrazione.

 

"STATEMI LONTANO!!" Urlò con tutta la forza che aveva in corpo, effettivamente spaventando gli altri, che si allontanarono di qualche passo. Solo Jungsu rimase fermo dov'era, fissandolo con espressione spaventata, tradita, intristita, impietosita, e chissà quante altre cose. Youngwoon le interpretò male, tutte quante, una per una. Sentiva la rabbia salirgli nel petto come lava, che lentamente aumentava, facendolo bruciare. Iniziò a trascinarsi verso la sua -fottuta- sedia a rotelle, utilizzando solo le braccia, trascinandosi dietro quelle maledette gambe. Si graffiò le mani cercando di trascinarsi a sedere sulla sedia. Dopo diversi tentativi, riuscì a sedersi, e si diresse subito e furiosamente verso lo spogliatoio.

 

"Youngwoon! Non abbiamo ancora finito la seduta!" Gli disse Heechul con tono serio, ma Youngwoon lo ignorò. Si chiuse nello spogliatoio, a chiave, per poi buttarsi giù dalla sedia a rotelle, senza un vero motivo. Non voleva stare lì. Voleva solo amputarsi quelle stupide, inutili gambe e avere un buon motivo per non riuscire a camminare. I muscoli indeboliti non erano una scusa valida, perchè non riusciva semplicemente a riprendere il controllo del suo corpo? Si odiava in quel momento. Aveva sempre creduto di essere forte, ma non lo era abbastanza per affrontare una cosa semplice come il camminare. Rimase per quasi due ore sdraiato su quel pavimento freddo, ignorando tutte le persone che aveva lasciato fuori da quella porta, che una per una andarono a chiamarlo, a bussare, a cercare di farlo uscire da quello spogliatoio come chiunque altro avrebbe provato a far uscire un animale selvatico dalla sua tana. Odiava essere trattato così. Odiava quello che stava diventando, odiava quello che doveva affrontare.

 

Youngwoon aveva creduto che Jungsu lo avrebbe aiutato a superare qualsiasi cosa. Che un suo semplice bacio sarebbe bastato a dargli la carica per superare qualsiasi ostacolo, ma con il tempo si era reso conto che non era così. Lo amava, lo amava da impazzire, ma per quanto Jungsu potesse tenerlo su di morale, per quanto potesse essergli di conforto, non era lui la soluzione al suo problema. Questo perchè Youngwoon era un problema per sé stesso. Non voleva deludere Jungsu, non voleva deludere sé stesso, ma nessuna di quelle prospettive gli dava la spinta di cui aveva davvero bisogno, nessuna di quelle consapevolezze lo spingeva ad alzarsi e camminare. Faceva male realizzare che a conti fatti, l'amore non era la soluzione a tutto. Era stato bellissimo, quel periodo, in cui aveva creduto di vivere in una favola, ma adesso era stato sbalzato di nuovo nella realtà. Nel freddo, crudele, grigio mondo reale. Il mondo reale, sempre illuminato dalla brillante luce di Jungsu, ma comunque freddo, crudele e grigio. Niente poteva cambiarlo.

 

"Lo farò per te." Quelle parole risuonavano nella sua testa e in quel momento, mentre se ne stava seduto sul letto a guardare fuori dalla finestra, aspettando pazientemente che arrivasse il momento di affrontare la sua prossima seduta, gli sembravano una barzelletta. La più grossa cazzata che avesse mai detto. Per quanto si impegnasse, non riusciva a raggiungere nessun vero risultato. Mezzi risultati, mezzi successi, mezzi passi. Niente di vero, niente di tangibile. Niente a cui potesse aggrapparsi. Dopo le prime sedute, in cui aveva sopportato il dolore, si era reso conto che le sue piccole vittorie, il dolore che aveva superato, era solo una minima parte del lavoro. E paradossalmente, era ciò che lo aveva messo meno in difficoltà. Durante il dolore, era capace di tirare avanti dando una sola, semplice occhiata al viso del suo angelo, ma mentre era a terra, reduce da un ennesimo, umiliante fallimento, il viso del suo angelo era deturpato da un mezzo sorriso di mezza soddisfazione che non faceva altro che farlo sentire ancora peggio. Voleva vederlo pienamente soddisfatto e fiero di lui, ma non riusciva a dargli un vero motivo per esserlo, e si sentiva male per aver tradito la sua promessa.

 

Jungsu entrò in camera senza bussare, sorridendo.


"Tesoro, sei pronto?" Aveva iniziato a chiamarlo tesoro. Avevano festeggiato il loro primo anno insieme (Dato che entrambi contavano il loro "Stare insieme" dal primo momento in cui si erano conosciuti) solo un paio di settimane prima, ed ormai si erano abituati alla presenza l'uno dell'altro, erano diventati più intimi, quasi come se fossero una persona sola. Non c'erano più vergogna ed imbarazzo, non c'era più la cautela dei primi tempi, in cui nessuno dei due voleva fare un passo falso, per non rovinare la propria immagine agli occhi dell'altro. Youngwoon lo guardò stringendo le labbra finché non formarono una stretta linea che gli solcava il volto come una ferita. Rimpiangeva il fatto di non essere riuscito a vivere pienamente il periodo di adorazione che precede quel tipo di tranquillità e sicurezza l'uno accanto all'altro. I suoi problemi avevano impedito ad entrambi di godersi quel periodo iniziale della loro storia in cui non c'erano altro che baci, carezze e paroline dolci, quel periodo in cui si camminava in punta di piedi per non disturbare l'altro, quel periodo in cui si passava ore svegli la notte, semplicemente ascoltando l'altro respirare mentre dormiva. Erano centinaia le cose di cui si pentiva, ma era troppo tardi per quello. Lui lo amava ancora come il primo giorno, ma le sensazioni iniziali erano ormai finite. Jungsu faceva parte della sua vita adesso, definitivamente. E per quanto fosse stupido pensarlo, Youngwoon avrebbe voluto avere l'occasione di viversi completamente quel primo periodo in cui una persona può sparire dalla tua vita tanto velocemente da lasciare soltanto un vuoto al suo posto. La paura era una delle cose migliori all'inizio di una storia.. Perchè quando la tua paura si rivela sbagliata, è sempre bello sentire il sollievo, sentire di essersi sbagliati. E Youngwoon si era perso tutti quei passaggi. Li rimpiangeva, ma era felice di avere Jungsu accanto a lui. Nonostante tutto, non sarebbe potuto sopravvivere senza lui al suo fianco. Aveva bisogno di lui.

 

"Sì." Rispose semplicemente. Il sorriso di Jungsu si affievolì ma non lasciò il suo viso. Di un'altra cosa Youngwoon si pentiva. Il modo in cui si stava comportando in quel periodo. Era intrattabile, insopportabile. Eppure Jungsu sopportava tutti i suoi cambiamenti d'umore, le sue lamentele, i suoi silenzi pesanti, tutto senza dire una parola.

 

"Come fai a sopportarmi?" Gli aveva chiesto un giorno Youngwoon, sentendosi particolarmente in colpa per il modo in cui si comportava.

 

"Ti sopporto perchè ti amo. E perchè so che è un periodo difficile per te. So che quando passerà, tornerai ad essere quello Youngwoon che ho conosciuto, quello che conosco. Lo amo troppo per rinunciarci." Questa era stata la candida risposta di Jungsu, accompagnata da un sorriso brillante. Era una risposta dolce e ragionevole allo stesso tempo, ma aveva fatto stringere il cuore di Youngwoon. Jungsu non meritava di certo di essere trattato così. Faceva, aveva fatto anche troppo. Molte delle cose che faceva, non erano cose che una qualsiasi altra persona avrebbe mai fatto. Come il ripiegargli i vestiti sulla sedia ogni giorno in modo che fossero già pronti perchè sapeva che per Youngwoon era faticoso doverli raggiungere ogni volta, oppure spostare tutte le cose che si trovavano sugli scaffali più in alto ad un ripiano più basso per essere sicuro che Youngwoon li raggiungesse senza cadere.

 

"Allora andiamo?" Gli chiese Jungsu prendendo il giacchetto. Youngwoon annuì. Sapeva cosa lo aspettava quel giorno. Quel giorno avrebbe provato a camminare da solo. O meglio avrebbe dovuto provare. Aveva già preso una decisione, dentro di sé, nel silenzio della sua mente sovrastata dalla fatica e dalla frustrazione. Avrebbe mollato. Non avrebbe continuato con le sedute. Una parte di sé, gli diceva che era una decisione presa lucidamente, che era la cosa migliore da fare per non provocare ulteriori sofferenze a nessuno, ma una piccola parte di lui sapeva che stava rinunciando per paura di fallire. Non si prese nemmeno il tempo di pensarci una seconda volta, di realizzare quanto si sarebbe vergognato una volta realizzato cosa aveva fatto. Voleva soltanto mollare, in quel momento non gli interessava altro.

 

 

Erano nella sala d'aspetto quando Youngwoon decise di parlare con Jungsu. Erano arrivati con venti minuti d'anticipo, quindi dovevano aspettare che il paziente prima di loro finisse con la sua seduta. Youngwoon si era seduto vicino alla solita fila di sedie, appoggiando la sedia a rotelle al muro, mentre Jungsu era seduto sulla prima sedia della fila. Entrambi erano in silenzio. Youngwoon teneva stretta la mano di Jungsu, che canticchiava a bassa voce una canzone che avevano appena sentito alla radio. Non voleva iniziare a parlare in quel momento. Gli piaceva sentirlo cantare. Aveva una voce melodiosa, ed era raro che cantasse, per quanto fosse bravo. La prima volta che Youngwoon lo aveva sentito, era stato un giorno in cui lo aveva sorpreso mentre stava cucinando. Gli era arrivato alle spalle, ed era rimasto in silenzio per diversi minuti, ascoltandolo cantare ad occhi chiusi, godendosi la sua voce calda che lo aveva cullato come una ninna nanna. In quel momento, interrompere quella melodia gli sembrava quasi un'eresia. Ma sapeva che doveva parlargli prima di parlare agli altri. Jungsu era il primo che avrebbe dovuto affrontare, anche se avrebbe dovuto farlo prima. Ne era consapevole.. Avrebbe dovuto dirglielo mentre erano ancora in casa, mentre erano da soli. Non sarebbe stato facile parlargliene. Lui stesso trovava la sua decisione stupida se solo provava a formularla a parole. Sta di fatto che ormai era una decisione presa, doveva essere sincero con lui. Mentire non avrebbe portato da nessuna parte. Fortunatamente, Jungsu smise di canticchiare poco dopo, alzando la testa e prendendo un respiro profondo. Stava per dire qualcosa, ma Youngwoon lo precedette, raccogliendo quel poco di coraggio che in quel momento aveva. Gli strinse più forte la mano e socchiuse gli occhi, fissando il pavimento.

 

"Jungsu, io non voglio farlo." Sussurrò, abbastanza forte da farsi sentire. Sentì Jungsu congelarsi al suo fianco, e lo vide voltarsi lentamente verso di lui con la coda dell'occhio. Youngwoon non lo guardò negli occhi, non si voltò verso di lui. Non importava che Jungsu non potesse vederlo. La pesantezza del suo sguardo era già difficile da sopportare adesso che non lo stava guardando. Non credeva che sarebbe stato in grado di portare avanti la sua decisione se avesse dovuto effettivamente guardarlo negli occhi. Era da codardi, ma in fondo, rinunciare alla fisioterapia per non voler fallire non era forse una mossa da codardi?

 

"Cosa?" Mormorò Jungsu in risposta. Aveva capito perfettamente a cosa Youngwoon si stava riferendo, era chiarissimo dal suo tono di voce. Era semplicemente incredulo, concluse Youngwoon dopo averlo guardato per un secondo, forse due. Era ovvio dalla piega che avevano preso le sue sopracciglia, dalla sua bocca socchiusa, perfino i suoi occhi, in quel momento sbarrati.


"Mi hai sentito." Ribatté lui. "Non posso farcela, non voglio continuare." Registrò a malapena la mano di Jungsu che scivolava fuori dalla sua presa.

 

"Come sarebbe a dire che non puoi farcela? Youngwoon, sei arrivato fino a questo punto.. Ormai sei quasi.. Alla fine, ce la stai facendo.. Non puoi mollare adesso." Sussurrò Jungsu passandosi una mano sul viso. Youngwoon strinse i denti al suo tono deluso. Era proprio quello che aveva temuto sarebbe successo, e invece di spronarlo, quel tono deluso non fece altro che infuocare ancora di più quella rabbia, quella frustrazione che sentiva bruciare nel petto.

 

"Posso e lo farò. Tu non sei me Jungsu, non sai cosa sto passando." Ringhiò lui in risposta. Sapeva ancora prima di aprire la bocca quanto pessima fosse quella mossa, quanto basso fosse quel colpo, ma se fosse stato in grado di controllare quello che sentiva, non si sarebbe trovato in quella situazione, in cui invece si trovava ormai immerso fino al collo. In quel momento sentiva solo un tremendo bisogno di urlare. Jungsu gli mise una mano sulla spalla.

 

"Sai benissimo che so come ti senti." Gli disse con tranquillità. "Lo so che è difficile, ne abbiamo già parlato. Mollare non è la soluzione.. Te ne pentirai soltanto." Cercò di farlo ragionare, cercando di essere il più dolce possibile, anche se Youngwoon poteva sentire il nervosismo nella sua voce tremante e leggermente stridula. Youngwoon accennò un sorriso di disperazione, per poi passarsi una mano sulla bocca, premendo sulle proprie labbra ed impedendosi di alzare la voce, di urlare, di imprecare, di sputare addosso a Jungsu tutto il veleno che in quel momento si sentiva bruciare nella gola.

 

"Non mi interessa quello che pensi. Non mi importa. Questa è una mia decisione. Se non vuoi sostenermi allora non mi ami tanto come dici." Si sentì sprofondare ancora di più subito dopo averlo detto. Era come affondare nelle sabbie mobili. Sapeva che muoversi, lottare, agitarsi avrebbe soltanto peggiorato la situazione, ma era un riflesso involontario e non poteva farne a meno. Non riusciva a chiudere la sua dannata bocca e mettere un filtro alle sue parole, ai suoi pensieri. Affondava soltanto sempre di più, veniva ingoiato da quel mare di bugie e convinzioni ipocrite che si era costruito attorno, senza riuscire a vedere chiaramente ciò che stava succedendo. Stava facendo del male all'unica persona che lo avesse mai sostenuto soltanto per sfogare tutta la sua frustrazione. Come il peggiore degli esseri umani, trascinava giù con sé quell'unica persona che avrebbe dovuto tenersi stretto. Sapeva, da qualche parte nella sua mente, che Jungsu era l'unico che potesse dargli una spinta, che potesse sostenerlo, ma era troppo prosciugato dalla sua situazione per riprendere il controllo. Agiva solo in base ai suoi istinti più sbagliati e dannosi. Si voltò per un secondo, dopo diversi minuti di silenzio e vide Jungsu che lo fissava in silenzio, gli occhi pieni di lacrime e sul viso un'espressione adirata che non gli aveva mai visto, nemmeno durante una delle loro sporadiche discussioni.

 

"Tu non sai cosa stai dicendo." Sibilò Jungsu, scattando in avanti ed afferrandogli un polso. Youngwoon scosse via la sua mano, allontanandolo.

 

"Lo so invece. Chiamami codardo, fai tutto quello che vuoi. Non mi importa. Appena Heechul uscirà gli comunicherò la mia decisione." Sibilò lui in risposta. Jungsu si toccò il petto con una mano e respirò profondamente.

 

"Ti prego.. Parliamone prima. Non prendere questa decisione senza prima averci pensato, senza averne parlato con me." Gli disse, riprendendo un minimo di controllo. Il suo nervosismo era ancora più evidente, ma Youngwoon non lo notò nemmeno.

 

"Non dobbiamo parlarne. Questa è una decisione MIA, tu non c'entri niente!! Puoi soltanto accettarla, il tuo parere non mi serve! Tu non c'entri niente in questa situazione, ci sono solo io!!" Sbottò Youngwoon, alzando la voce. Il resto accadde in pochi secondi, tanto che Youngwoon ebbe a malapena il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo.

 

"Quindi è questo che pensi?! Io non c'entro niente?? Ne.. Ne facevo parte quando però ti aiutavo a fare tutto quello che non riuscivi a fare da solo!! Ne facevo parte quando stavo ore a consolarti perchè stavi male, o perchè non riuscivi nemmeno a.. A.." Si tappò la bocca e strinse gli occhi, rimanendo in quella situazione per diversi secondi. Quando riaprì gli occhi erano pieni di lacrime e di rabbia. "Se è questo che pensi allora va bene. Non ne faccio parte. Buona fortuna." Sussurrò ormai sull'orlo delle lacrime. Youngwoon non ebbe il modo di capire se avesse cominciato davvero a piangere, perchè un secondo dopo Jungsu se n'era andato. Era uscito da quella porta alla velocità della luce, e probabilmente non sarebbe più tornato indietro. Youngwoon si sentiva il cuore pesante, gli occhi gli bruciavano per tutte le lacrime che avrebbe voluto versare. Sentiva di aver fatto la più grande cazzata della sua vita. Si morse con forza il labbro inferiore, finché non sentì una goccia di sangue gelido e denso scendergli giù lungo il mento. Lo asciugò frettolosamente con il dorso della mano, osservando per qualche secondo il rosso acceso a contrasto con la sua pelle. Lo sparse sulla pelle con il pollice, vedendolo sparire.

 

"Cosa ho fatto?" Sussurrò a sé stesso. Ci aveva messo soltanto un secondo a rendersi conto di aver sbagliato. Anzi, ne era stato ben consapevole fin dal primo momento, ma non era riuscito a fermarsi. Adesso, soltanto adesso che era troppo tardi per rimangiarsi quelle parole acide ed inutilmente cattive, si rendeva conto di quello che aveva fatto. Lentamente ma inesorabilmente aveva allontanato Jungsu, che gli era stato pazientemente accanto durante il suo intero recupero, aiutandolo, sostenendolo, anche solo con la sua presenza. Tutte quelle ore che Jungsu aveva speso al suo fianco, consolandolo e rassicurandolo, avrebbe potuto benissimo spenderle in qualsiasi altro modo. Ed invece no, era stato con lui, non lo aveva mai lasciato da solo, per essere sicuro che nel momento in cui sarebbe crollato, ci fosse qualcuno lì per prenderlo e rimettere insieme i pezzi. Ed ora? Ora chi avrebbe rimesso insieme i suoi pezzi? Chi lo avrebbe preso nel momento in cui sarebbe inevitabilmente crollato? Era incredibile quanto velocemente fosse passato dal disinteresse per quello che stava dicendo, al rancore per le sue stesse parole. Soltanto pochi minuti erano bastati per fargli riprendere il controllo. Pochi minuti che comunque, erano arrivati troppo tardi.

Iniziò a girare in tondo per tutta la sala d'aspetto, spingendo con forza sulle ruote della sua sedia a rotelle. Non sopportava l'idea di starsene fermo. Se fosse stato in condizioni normali si sarebbe alzato e sarebbe corso via, ma il massimo che poteva fare in quel momento sarebbe stato alzarsi e muovere qualche passo in avanti, per poi crollare a terra. Per diversi minuti girò per tutta la stanza senza meta, toccandosi il viso, mordendosi il dorso della mano fino a lasciare dei segni che sarebbero rimasti per giorni. Alla fine, decise che parlare con Heechul era la decisione migliore. Lui e Jungsu erano diventati molto amici in quell'ultimo periodo, forse lui sarebbe riuscito a ricucire insieme i pezzi che Youngwoon aveva distrutto in un attimo, senza nemmeno rendersene conto. Magari chiedeva troppo, ma pur di non rinunciare a Jungsu era disposto anche a mettersi in ginocchio e pregare Heechul, cosa che non aveva mai fatto con nessuno. Sapeva che non sarebbe stato in grado di farlo da solo. Si sarebbe soltanto abbandonato di nuovo al suo istinto e avrebbe fatto qualche altra stupidaggine. Aveva bisogno di un intervento esterno. L'idea di parlarne con Heechul lo rassicurò vagamente, ed il doloroso nodo nella sua gola sembrò sciogliersi, anche se solo lievemente. Lentamente, si avvicinò al tavolo al centro della stanza. Senza nemmeno pensarci, pescò una rivista a caso, iniziando furiosamente a sfogliare le pagine per tenere la mente occupata. Ne strappò alcune, ma non se ne accorse nemmeno.

 

Ad un certo punto, si fermò. La pagina 56 di quella rivista medica, aveva un grosso titolo scritto in rosso che aveva attirato immediatamente l'attenzione di Youngwoon.

 

-Recuperare La Vista Con L'aiuto Del Dottor Choi Seunghyun-

Youngwoon iniziò subito a leggere, portandosi la rivista più vicino al viso.

 

Il trattamento avviene attraverso due diversi metodi. Il trapianto di cornee oppure un trattamento laser.

 

Trattamento specifico per cecità congenita e cecità giunta in seguito di traumi.

 

Efficacia del trattamento del 76%.

 

Lesse velocemente, per poi portarsi la rivista vicino al petto e respirare pesantemente. Le sue mani tremavano leggermente. Quelle poche frasi erano bastate per fargli balenare davanti agli occhi un flash che lo aveva improvvisamente riempito di un sentimento che non riusciva esattamente ad identificare. Speranza? Non aveva potuto fare a meno di vedere Jungsu di fronte ai suoi occhi, che lo guardava, che lo vedeva. L'angelo gli aveva detto spesso quanto gli mancasse vedere. Quanto avesse lottato per riuscire a costruirsi una vita normale, ma quanto sentisse sempre e comunque nostalgia per tutte le cose che non poteva vedere.

 

"Non poter vedere il tuo viso senza doverlo toccare a volte è una specie di tortura. Anche se lo conosco perfettamente e so come sei, a volte vorrei davvero poterti vedere."

 

Glielo aveva confessato una sera, in un momento d'intimità, mentre se ne stavano raggomitolati insieme sul letto, raccontandosi con voce assonnata segreti, sogni e desideri che non avevano mai confessato ad altri. Youngwoon strinse i denti, strappando le due pagine della rivista per poi piegarle e mettersele in tasca. Si sentì invaso da un nuovo tipo di determinazione, un nuovo tipo di convinzione. Quella era la spinta che aveva aspettato fino a quel momento. Avrebbe portato Jungsu in quella clinica, ma ce l'avrebbe portato solo e soltanto se fosse riuscito a guidarlo lì dentro tenendolo per mano, camminando sulle sue gambe e senza l'aiuto di quella sedia. Si sentiva un idiota per non aver trovato prima quel tipo di forza. Se Jungsu era riuscito a superare tutto quello che aveva passato, se fosse riuscito a superare quello che sperava sarebbe avvenuto in un immediato futuro, Youngwoon poteva camminare. Poteva farlo. Sentì la porta che portava alla sala degli esercizi aprirsi, e Donghae uscì, vedendolo subito.


"Youngwoon, sei pronto?" Gli chiese prendendo in mano il suo fascicolo e sorridendogli. Youngwoon si voltò verso di lui, facendo leva sulle gambe.

 

"Sì."

  
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