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Autore: _Polx_    09/02/2014    2 recensioni
Storia dedicata a tutti coloro che amano il trash.
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Ciò che l'umanità può compiere grazie ai propri studi, all'interno dei grandi laboratori che con fatica e intelligenza si è creata, è grande. È pericoloso. E se sfuggisse di mano, causerebbe catastrofi inimmaginabili. Purtroppo diventa evidente solo quando accade. Quando è troppo tardi. A quel punto, l'unico modo è sperare nell'azione di uomini e donne più forti, più preparati e capaci di contrastare ciò che è troppo furioso e terribile per essere vinto. Se non si può avere la meglio, allora bisogna continuare a lottare, nella speranza che, un giorno, arrivi l'ora del riscatto.
Genere: Azione, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo sta schiarendo ed è già trascorsa una notte dall'incontro tra C ed R.
"Ho visto cosa stavi facendo a quella bestia" dice C a un tratto.
"Come?".
"Ieri, al tramonto. Ho visto il tuo accanimento e lo comprendo, perché l’ira che si prova in situazioni simili è insopprimibile”.
“È già smorzata e sbiadisce rapidamente. Dopo tutto ciò che abbiamo visto in questi anni, il dolore si trasforma in rassegnazione. Mi chiedo quanto dovremo aspettare prima di non sentire più nulla”.
“Augurati che ciò non accada mai”.
Sentono un gran boato nella direzione in cui si è diretta V e accorrono immediatamente.
Un gruppo di bestie ha attaccato la Valchiria non appena è scesa nella conca scavata dal tempo e dall’incuria tra i ruderi di vecchi palazzi, ma la sorpresa non è bastata a sopraffarla e ne ha già abbattuta una. R e C arrivano giusto in tempo per vederla infilzare la seconda con le lunghe lame del suo tridente. Una terza creatura non si fa attendere e, utilizzando una parete crollata come rampa, balza contro di lei con l’intenzione di aggredirla alle spalle.
Basta un rapido gesto delle dita: ruotando un sottile anello posto a metà impugnatura, V fa scattare le lame a mezza luna rimaste fino ad allora chiuse sull’asta del tridente.
Con un forte colpo laterale, come brandendo una grossa mazza da baseball, le conficca nel cranio della bestia che stramazza con un guaito.
“Accidenti a questi mostri” ringhia V e manda un cenno all’Hammer di R, completamente dilaniato dall’azione distruttiva delle bestie di laboratorio “temo che dovremo seriamente raggiungere l’isola a piedi”.
R tira un calcio a una tegola mezzo sepolta nel terreno e la fa volare via come un proiettile: “guai a me se mi faccio ancora venire in mente idee simili. Devo imparare a tenere da conto ciò che è mio” sbuffa, visibilmente contrariata.
“Ora come ora, è l’ultimo dei nostri problemi” la smorza C che, orecchie tese e occhi indagatori, sta già estraendo la sua katana.
“Che vuoi dire?” chiede R, ma non vi è bisogno di darle risposta: dall’alto della conca, una dopo l’altra, si dispongono almeno una ventina di bestie ringhianti.
Le tre si avvicinano istintivamente, mettendosi schiena contro schiena.
“Ho visto lo scempio che ieri sera hai fatto di quel branco” bisbiglia R a C “che ne dici di riproporre lo spettacolo?”.
“Erano meno della metà” replica C “cosa credi che possa fare ora?”.
“Dunque sono vere le chiacchiere che circolano” si aggiunge V “il loro modo di vivere in comunità sta evolvendo: non avevo mai visto gruppi tanto numerosi”.
“Mi spiace interromperti” la riprende R “ma non credo sia il momento più adatto per soffermarsi su simili riflessioni”.
Le creature cominciano a scendere verso di loro e partiranno alla carica da un istante all’altro.
“Non ci resta altro da fare, dunque” constata V e fa nuovamente scattare le lame che aveva chiuso sul tridente.
R estrae la sua calibro 45 e lo spettacolo ha inizio.
La katana di C trancia la pelle coriacea di quei bisonti come fosse burro mentre V ha da infilzare a volontà. Allo stesso modo, R è rapida a evitare gli attacchi e arrampicarsi persino sulle bestie che si precipitano contro di lei per ancorarsi alla loro schiena e sparargli direttamente alla nuca, dove il loro cranio è più fragile.
Ma sono troppe e le tre combattenti sentono la trappola che si stringe lentamente attorno a loro. Devono trovare un modo per scamparla e tornare all’Isola, perché se non agiscono rapidamente vi sarà ben poco da salvare e sarebbero decisamente inutili da morte… ma come fare?
Una mitragliata assordante le costringe a scaraventarsi a terra mentre le bestie, prese alla sprovvista, si fanno falciare una a una dalla pioggia di proiettili.
Pochi secondi ed è tutto finito. Le tre si mettono lentamente carponi, scrollandosi dalla polvere, e si guardano attorno disorientate: è proprio un carro armato quello appostato sul bordo della conca. La mitragliatrice sul boccaporto è ancora fumante.
La nuova arrivata solleva la visiera opaca che le copre l’intero volto e mostra un sorriso sgargiante: “serve un passaggio?”.
Le tre si guardano di sbieco prima di incamminarsi e sul viso di V si disegna persino un malcelato sorriso di sollievo.
“Sempre all’ultimo minuto, eh, Magnum Commander?” critica ironicamente R, entrando nel carro armato. L’altra ridacchia e chiude il boccaporto.
  
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