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Autore: Julia Beatle    09/02/2014    0 recensioni
Questa storia è stata ispirata da un mio sogno. E' una delle prime fanfiction che scrivo,quindi spero vi piaccia. Io sono la protagonista,ma se siete sognatrici potete immaginare che ci sia il vostro nome nella storia al posto del mio. Un saluto a tutte le Beatlesiane che leggeranno questa storia. Commentate.
Io dopo 5 anni torno a Londra a trovare degli amici di vecchia data che ora sono famosi,i Beatles. Non so come comportarmi con loro ora. Il mio amore per Paul si riaccende e chissà cosa accadrà...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: PWP
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Finalmente sono arrivata a Londra dopo un viaggio lungo e stressante.

Sono davvero esausta, ma al pensiero di rivedere il mio migliore amico dopo 5 anni mi rende davvero felice e mi fa dimenticare tutta la spossatezza causata dal lungo tragitto.
Ormai è famoso, questo mi rende un po’ nervosa…non so come comportarmi…
Al telefono mi disse:

-"Julia, incontriamoci ad Abbey Road. Come ben sai è diventata la mia seconda casa” - disse ridacchiando;

-“Non vedo l'ora di rivederti. Sarei venuto volentieri all'aeroporto, ma sai quanto possa essere complicato per me anche solo fare una passeggiata per strada: fotografi, giornalisti e fan urlanti sono all’ordine del giorno ormai. Sarebbe tutto solo più difficile. Comunque domani ci saranno anche gli altri in studio e non vedono l’ora di salutarti. Ora ti saluto, ci vediamo domani Jules”.

Paul mi ha sempre chiamato con questo nomignolo.

Lui è il mio migliore amico dai tempi del Cavern Club, a Liverpool.
Quanto mi ero divertita a quei tempi; eravamo così liberi e spensierati…
Mi ricordo ancora di quella volta che John era così ubriaco che scambiò un' altra ragazza per Cyn.
Lei non ne fu molto felice…
Quel periodo in particolare mi resterà nel cuore per sempre, terrò questo ricordo stretto come se fosse la cosa più preziosa che ho.
Feci moltissime foto ai ragazzi in quegli anni, riuscì a catturare tanti bei momenti passati con quei fantastici teddy boys ribelli e pieni di voglia di realizzare il loro sogno di diventare famosi almeno quanto Elvis; come sempre diceva John. 
Ora sono cambiate molte cose. Siamo diventati più grandi e "maturi", siamo entrati quasi nel pieno dell’età adulta. Ora ho un lavoro che mi tiene molto impegnata ma che sono contenta di svolgere.

Sono una fotografa a tempo pieno.
E' davvero un lavoro pesante alcune volte, ma è per questo che mi sono impegnata e ho affrontato una lunga e difficile gavetta.
Ed ora eccomi qui a fotografare volti famosi, uno dei miei più grandi sogni che sono riuscita a realizzare.
Una delle migliori colleghe che conosco è di certo Linda Eastman.
Bionda, alta, seducente…insomma…bellissima.
Precisamente l'esatto opposto di me.
Io sono bassa, robusta, non particolarmente attraente…almeno sono simpatica…credo.

 

Sono all'aeroporto con una valigia che pesa una tonnellata e uscendo cerco di infilarmi nel primo taxi che accosta.
-"Dove la porto signorina?"
-"Abbey Road, grazie" - rispondo con un sorriso enorme stampato sulla faccia;
-"Ahhh! Anche lei è qui per i Beatles?"
-"Si, li conosco da quando eravamo adolescenti, sono miei amici di lunga data” – dico orgogliosa;

-"Con chi di loro se la spassa?" – dice il tassista ridacchiando in modo malizioso;
-"CON NESSUNO!” – l’imbarazzo mi pervade per un breve istante;
-"Va bene, come dice lei…"
Mentre sono nel taxi osservo Londra dal finestrino.
Non è la prima volta che ci vengo, ma per qualche motivo ci ho sempre trovato qualcosa di magico in questa città che ogni volta mi fa venire la pelle d’oca.
Adoro Londra, ci passerei il resto della mia vita, ma per lavoro sono costretta a continui spostamenti e a dover spesso star lontano da casa.
Ecco che riesco a scorgere gli Abbey Road Studios; l'emozione aumenta e mi sento così strana e felice allo stesso tempo.
Non vedevo Paul e i ragazzi da molti anni ormai…
Scendo dal taxi con tanto di valigia che pesa probabilmente il doppio del mio corpo e aspetto seduta sugli scalini mentre osservo il portone del famoso studio di registrazione.
Un caloroso e improvviso abbraccio mi avvolge e una voce molto familiare, troppo familiare dice:
-"Jules!"
-"Ciao Paulie Paul!" – esclamo entusiasta e felicissima;
-"Oddio, è un sacco di tempo che non ci vediamo! Come stai?"
-"Già, ma sono contentissima di rivederti. Comunque tutto bene anche se molto stanca…hey, ma gli altri sono dentro? Non sono venuti a salutarmi?!" – chiedo stupita;
-"Entra, ti porto da loro. Sai com’è, siamo molto impegnati…ma quanto pesa questa valigia?!" – guardo Paul e rido di gusto guardando l’espressione che gli si era creata sulla faccia.
Salgo le scale ed ecco che nell'atrio vedo Mal, o come lo abbiamo sempre chiamato noi "Il gigante buono". Un ragazzone altissimo e simpaticissimo che ormai conosciamo da anni, non è cambiato quasi per nulla.

Lo saluto, lui mi sorride e mi correndomi incontro mi abbraccia fortissimo.

-“Hey Mal!” – esclamo mentre sento la stretta troppo forte del suo abbraccio;

-“Jules, mi sei mancata.” Dice continuando a stringermi forte;

-“Ora vai, gli altri ti stanno aspettando.” – Mal lascia andare le braccia e mi indica la porta dove entrare.

Entro nello studio 2, ed eccoli li che sorseggiano tè, come al solito…mi sembra di rivederli nella mia casa a Liverpool, seduti alla mia tavola nei pomeriggi piovosi che trascorrevamo insieme.
John urla:
-"Ciao Puzzetta!" - com'era solito chiamarmi;
-"Ciao Johnny!" – corro per abbracciarlo e sento un’altra voce provenire da dietro;
-"Ciaooo!" – mi volto e vedo Ringo;
-"Ciao Ritchie!" – che bello era vedere tutti loro, all’improvviso sento un rumore come di qualcuno che sgranocchia biscotti, non c’era alcun dubbio su chi potesse essere;
-"Ciao Julia!" – dice George con la bocca piena riuscendo a malapena a pronunciare parole comprensibili ma che io riesco ad afferrare comunque;
-"Ciao Georgie!" – sorrido guardandolo intento a prendere con difficoltà l’ultimo biscotto rimasto dentro la scatola;
-"Come stai? E' stato un viaggio lungo?" – chiede John poggiandomi una mano sulla spalla;
-"Si John, non vedevo l'ora che finisse…"
-"Hey, vuoi una tazza di tè?" – dice ad alta voce Ringo da dietro un angolo dell’immenso studio;
-"Si! Grazie Ritchie." – rispondo con voce altrettanto alta e guardandomi intorno per osservare meglio i dettagli di quella sala che mi sembrava immensa;
 -"Allora come ve la passate con tutto questo successo?" – chiedo ai ragazzi sorridendo;
-"Niente male, ma come puoi immaginare è davvero una situazione dura da mantenere sotto controllo.
Un’infinità d’interviste, paparazzi e giornalisti appostati in ogni angolo della città pronti a scrivere qualche cazzata per fare scoop, capisci?” – mi risponde John sospirando lievemente;
-"Capisco John…però avete sempre sognato una carriera come questa e che la gente vi amasse e parlasse di voi, quindi provate a guardare il lato positivo.” – dico cercando di rasserenarli almeno un po’.
La conversazione continua per qualche ora e poi tornano al lavoro. Io non potevo fare altro che prendere la mia fidata macchina fotografica pronta con un rullino nuovo di zecca e ascoltare come quei 4 ragazzi di Liverpool creavano la magia in quella stanza.
Scatto molte foto, non voglio perdermi nemmeno un dettaglio di quei momenti di pura arte.

Mentre gli osservo noto quanto sono cambiati…capelli lunghi, barba incolta, i loro visi che avevano perso quell’innocenza che vedevo nei primi anni al Cavern, erano davvero cambiati moltissimo.
Ma infondo, apprezzo questo nuovo look.
Paul si volta verso di me e attira la mia attenzione:
-"Jules, ho iniziato a scrivere questa canzone…Vuoi ascoltarla?" – mi sorride;
-"Certo amor-, cioè Paulie…" – mi sono fatta distrarre dal quel dolce sorriso che lo ha sempre caratterizzato e differenziato dagli altri ragazzi, dannazione!
-"Ok! L'ispirazione è venuta da una vecchia ninna nanna che ho sentito tempo fa…inizia così…"- avvicina le mani ai tasti del pianoforte e delicatamente li preme;

-"Once there was a way to get back homeward
Once there was a way to get back home
Sleep pretty darling do not cry
And I will sing a lullaby…e poi continua, ci sto ancora lavorando, ma questa è l’idea." – un sorriso enorme compare sul viso di Paul e la stanza all’improvviso mi sembra più luminosa.
-"Oddio, ma è stupenda! Davvero Paul, anche se ancora non è completa la trovo meravigliosa." – lo guardo con uno sguardo orgoglioso e mi sento così fiera di lui.

Sapevo che aveva talento, ma mai avrei immaginato quanta bravura si nascondeva dentro quel meraviglioso uomo.
-"Non esageriamo, non è un'opera…è solo un motivetto dei tanti che mi viene in mente magari di prima mattina…" – mi risponde troppo modestamente;
-"Stai zitto! E' bellissima!"
-"Ok…se lo dici tu ci credo." – una risatina esce da Paul in modo così tenero da farmi sciogliere completamente sulla sedia dove sono seduta.
Era dolcissimo quando rideva, davvero.
Ho sempre avuto un debole per lui…lo devo ammettere.
Non ebbi mai il coraggio di dirglielo…insomma…Paul per me era come un ragazzo inarrivabile.

Era sempre pieno di ragazze bellissime e di certo non avrebbe avuto occhi per me, perché mai avrebbe dovuto guardarmi in modo diverso se non come un’amica?
Eravamo sempre stati molto vicini e in sintonia.

Ci siamo sempre capiti al primo sguardo, non ci servivano necessariamente le parole per comprendere quello che volevamo dirci o quello che pensavamo.

Ricordo ancora molto bene la prima volta che ci siamo incontrati…
Era il 1958. Ero seduta sul autobus e osservavo i palazzi di Liverpool scorrermi veloci davanti agli occhi.

Ero un po’assonnata, era stata una giornata dura e l’unica cosa alla quale riuscivo a pensare era di arrivare a casa, levarmi le rigide e poco confortevoli scarpe di vernice e sedermi sulla poltrona a bere un tè ascoltando della musica alla radio locale.
Quando all’improvviso sentì la voce di un ragazzo che mi domandò:

-“Salve, posso sedermi nel posto accanto al suo signorina? Oppure lo sta tenendo vuoto per qualcuno?”
-"Oh no, non c’è nessuno accanto a me. Si sieda pure." – risposi estremamente imbarazzata e distrattamente come se fossi stata ipnotizzata dalla bellezza di quel ragazzo che mi era sconosciuto.
-"Come si chiama lei?" – domandò il ragazzo;
-"Julia e lei?" – risposi timidamente;
-"James Paul, ma può chiamarmi Paul. Scusi, le posso dare del tu?”

-"Si, certamente." – annuì sorridendo;
-"Io sono un musicista e ho un gruppo con i miei amici, sto cercando persone da invitare al nostro piccolo concerto…se ti va puoi venire." – sorrise dolcemente Paul;
-"Ci verrò senz'altro."

-“Bene, ne sono molto felice Julia, allora ci si vede.” – mi lasciò un piccolo foglietto con scritto il luogo e l’ora.
Era bellissimo, con quel look da teddy boy faceva girare la testa a molte ragazze.
Avrei voluto tanto confessarmi in seguito, e ancora adesso lo vorrei…ma se lui avesse deciso di rifiutarmi? E se la nostra amicizia ne risentisse?

  
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