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Autore: Soul of Paper    09/02/2014    8 recensioni
Il mio finale della quinta serie. Cosa sarebbe successo se dopo aver ricevuto quella telefonata notturna a casa di Madame Mille Lire nella quinta puntata ed essersi seduti su quel divano, le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Gaetano non avesse permesso a Camilla di "fuggire" di nuovo? Da lì in poi la storia si sviluppa prendendo anche spunto da eventi delle ultime due puntate, ma deviando in maniera sempre più netta, per arrivare al finale che tutte noi avremmo voluto vedere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21: “Family Portrait - Livietta”



Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono ma sono di proprietà dei rispettivi proprietari/detentori di copyright. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

 
 


“Papà, papà, possiamo andare sugli scivoli?” chiede Tommy con gli occhioni spalancati, indicando con il dito l’area dedicata ai bimbi.

“Un attimo, Tommy, prima finisco di metterti la crema solare,” replica Gaetano, riagguantando il figlio e terminando di cospargerlo di crema.
 
“Qualcuno mi potrebbe dare una mano a mettere la crema sulla schiena?” chiede Camilla con un sorriso, porgendo a Gaetano il tubetto.
 
Lui non se lo fa ripetere due volte e, mettendosi alle sue spalle sul lettino che Camilla tiene rigorosamente sotto l’ombra proiettata dall’ombrellone, comincia a massaggiarle la protezione solare sulle spalle, per poi scendere lungo quella schiena candida e perfetta che lo fa impazzire, sollevando il laccio del reggiseno del bikini per raggiungere ogni punto.
 
Ad un certo punto Camilla con un sospiro gli ferma le mani e, con voce roca e il fiato corto, gli sussurra un “adesso basta!” e lo fulmina con uno sguardo eloquente.
 
“Volevo essere sicura che fossi ben protetta,” ribatte lui con uno sguardo innocente, chiudendo il tappo della crema e buttandola nel borsone.
 
“Dal sole forse, non dai polipi,” commenta lei tra i denti, aumentando la distanza fisica tra loro, e proponendo al bimbo, “allora Tommy, andiamo a farci un tuffo?”
 
E prendendo per mano il bambino, corre verso la piscina, lanciando un’occhiata di sbieco a Gaetano che non se lo fa ripetere due volte e parte all’inseguimento, raggiungendoli a bordo vasca, agguantando Camilla per la vita e buttandola in acqua, mentre Tommy ride e si tuffa anche lui, raggiungendola.
 
“Questa me la paghi, Gaetano, sappilo!” esclama lei quando riemerge, trattenendo le risate e cercando di spostare la cortina di capelli che le blocca la vista.
 
“Direi che siamo pari con il tuo commento sugli orsi di stamattina, professoressa,” ribatte lui serafico, buttandosi in acqua vicino a lei e al figlio, che nel frattempo stanno confabulando qualcosa a bassa voce.
 
“Guerra!” esclamano entrambi all’unisono, inondando Gaetano con manate d’acqua e ridendo, mentre Gaetano cerca di difendersi come può e di contrattaccare, stando attento a dirigere i getti verso Camilla più che verso Tommy, dato che il bimbo in questa piscina “da grandi” non tocca.
 
“Mi arrendo, mi arrendo!” esclama infine, recuperando il fiato ed abbracciandosi le due adorabili pesti di fronte a lui, “allora, andiamo a questi scivoli?”
 
Poco distante nel frattempo quattro ragazze osservano tutta la scena da sotto il loro ombrellone, un po’ in disparte rispetto a quello degli “accompagnatori”, in modo da potersi godere un po’ di privacy e parlare in libertà senza la costante supervisione degli adulti.
 
“Certo che è proprio figo tuo padre, Livi!” commenta improvvisamente Lucrezia con voce sognante, ancora intenta a spalmarsi la crema solare, per poi aggiungere, notando lo sguardo assassino di Cristina che la fulmina con un’occhiata per la serie – questa potevi risparmiartela – “cioè, oddio, forse non dovrei dirtelo, dato che è tuo padre, ma è così.”
 
“Mio padre?” domanda Livietta, spiazzata per un paio di secondi, prima di essere colta da un’illuminazione, “ah, ma tu intendi Gaetano!”
 
“Eh beh, certo, perché, quanti padri hai?” ribatte la ragazza con un sorriso.
 
“Lu, Gaetano non è suo padre, è il nuovo compagno di sua madre,” spiega Arianna, scuotendo il capo, “non l’avevi capito? Ce l’ha perfino detto mentre eravamo in auto con lui e suo figlio.”
 
“Non avrò sentito, lo sai che avevo le cuffie nelle orecchie e che tengo il volume a palla, se no mi da fastidio la macchina,” ribatte la ragazza, piccata, “e comunque, Livi, non sapevo che i tuoi fossero separati. Anzi ti lamentavi sempre di tuo padre che ti rompeva se tornavi tardi e ti spiava se stavi in cortile, perfino con Greg, quando si conciava ancora come uno sfigato!”
 
“Greg non è e non era uno sfigato!” replica Livietta, provando un improvviso desiderio di strozzare Lucrezia, non fosse che il suo essere così brutalmente onesta, senza peli sulla lingua – oltre che parecchio svampita – è in fondo uno dei motivi per cui le ha ispirato simpatia quasi da subito ed è diventata sua amica. Certo, è anche uno dei motivi per cui non è il genere di amica a cui Livietta si sognerebbe mai di confidare un segreto o di rivelare i suoi problemi, dato che dopo cinque minuti tutta la scuola e mezza Torino ne verrebbero a conoscenza.
 
“Sì, certo… e comunque non hai risposto alla mia domanda!” ribatte Lucrezia, imperturbabile.
 
“Perché è da poco che i miei si sono separati e mio padre se ne è andato da casa e quindi è anche da poco che mia madre e Gaetano stanno insieme,” spiega Livietta con un sospiro, decidendo di non essere altrettanto brutalmente onesta e non infierire.
 
“Beh, mica scema tua madre! Cioè, per carità, mi dispiace per tuo padre, ma, anche se non l’ho mai visto, direi che anche io al posto di tua madre non avrei avuto dubbi su chi scegliere, con un figo del genere a disposizione!” esclama Lucrezia, guadagnandosi una mezza gomitata da Cristina.
 
“Beh, è la verità, scusate! Ma quindi il marmocchio non è tuo fratello?”
 
“A parte che anche mio padre purtroppo ha sempre avuto le sue ammiratrici e quindi non è certo da buttare,” puntualizza Livietta, mentre le ritorna alla mente quell’insegnante di danza che lo aveva addirittura definito ‘bel tenebroso’, “comunque sì Tommy è figlio di Gaetano. Te l’ho anche detto diverse volte che sono figlia unica come te e Cristina!”
 
“Ah, giusto,” ammette Lucrezia, terminando finalmente di ungersi come una cotoletta e buttando il flacone nello zaino, “comunque beata tua madre e beata pure te, Livi, con un simile figo che gira per casa. E sembra pure gentile e simpatico, disponibile, visto che ci ha accompagnate fin qui. Il compagno di mia madre invece somiglia ad un topo ed è noioso ed antipatico da morire.”
 
“Vabbé, ma che cosa cambia se è bello o no? Alla fine ci deve stare insieme la madre di Livi, mica lei,” fa notare Cristina con un sospiro, “e poi in ogni caso, sarà pure bello, ma è vecchio!”
 
“Beh, che c’entra: è sempre un bel vedere. E, Cri, io uno così, vecchio o non vecchio, me lo farei all’istante!”
 
“LU!” urlano Arianna e Cristina all’unisono, fulminandola di nuovo con lo sguardo per l’ennesima uscita a dir poco infelice della giornata.
 
“Ma sì, non vi preoccupate, ormai la conosco,” sospira nuovamente Livietta, scuotendo il capo e ringraziando il cielo che sua madre non sia a portata di orecchio, “e comunque, Lu, tanto perdi il tuo tempo, perché Gaetano è innamorato perso di mia madre. Se c’è lei nei paraggi potrebbe pure passargli accanto la donna più bella del mondo e non la noterebbe nemmeno.”
 
“Sul serio? Mi devo far svelare da tua madre il suo segreto, allora, perché sinceramente a vederla non mi sembra il tipo di donna per cui un uomo del genere può perdere la testa,” commenta Lucrezia, continuando ad ignorare le occhiate delle altre ragazze che la avvertono che sta oltrepassando abbondantemente il limite.
 
“Beh, e invece evidentemente lo è!” ribatte Livietta, con un tono di irritazione mista ad orgoglio, “ed ora possiamo andare sugli scivoli a divertirci? Perché io sono venuta qui per festeggiare la fine dell’anno scolastico con le mie amiche, non per passare il tempo a vederle sbavare sul nuovo compagno di mia madre!”
 
“Ehi, io non sbavo!” protestano in coro Arianna e Cristina, per poi aggiungere, capendo che è meglio distrarre Livietta e Lucrezia prima di rovinare completamente la giornata, “dai, andiamo.”
 
E prendendo le altre due ragazze per mano, si avviano prudentemente verso lo scivolo multipista, dato che è quello con la fila più breve. Per le attrazioni più emozionanti e quindi popolari ci sarà tempo dopo aver evitato l’emergenza.
 
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“Mamma!”
 
“Ehi, finalmente! Non vi vedevamo più!” esclama Camilla, vedendo la figlia che le corre incontro, seguita dalle sue tre amiche, completamente fradice ma apparentemente entusiaste. Lei e Gaetano si stanno rilassando nell’idromassaggio della laguna dei bimbi, osservando attentamente Tommy che si prepara a scendere dai mini scivoli poco distanti da lì.
 
“Eravamo sul super kamikaze, mamma, è fantastico, lo devi assolutamente provare!” esclama Livietta, esaltata, “c’è un po’ di coda ma vale la pena!”
 
“Perché dal nome mi sembra qualcosa da cui dovrei stare assolutamente alla larga?” domanda Camilla con un sorriso.
 
“Invece dal nome mi sembra proprio lo scivolo fatto apposta per te, professoressa,” interviene Gaetano, con una faccia da schiaffi ed un tono ironico ed affettuoso, nonostante l’evidente frecciatina agli eventi della settimana.
 
“Ah, ah, molto spiritoso!” ribatte lei, colpendolo al braccio, per poi aggiungere, seria, “e comunque ho promesso di tenermi alla larga dai guai, no?”
 
“Sì, ma rispetto ai guai a cui sei abituata, direi che uno scivolo ad acqua non dovrebbe spaventarti,” replica lui, recuperando  poi un tono più serio, “a parte gli scherzi, Camilla, vai pure a divertirti un po’ con Livietta, rimango io a curare Tommy. Oltretutto l’idromassaggio mi fa bene alla cervicale, mentre mi sa che gli scivoli ad alta velocità per oggi è meglio se me li scordo.”
 
“Sicuro?” gli chiede conferma: in fondo è lì per fare un favore a lei e le spiace mollarlo lì da solo.
 
“Sicurissimo!”
 
“Va bene, ma non esagerare, ancora massimo un quarto d’ora e poi fai una pausa, ok?”
 
“Agli ordini!” ribatte lui, facendole il saluto marziale e l’occhiolino, mentre lei finalmente si decide ad alzarsi dall’idromassaggio.
 
Immersi nel loro botta e risposta, nessuno dei due si accorge minimamente degli sguardi tra il colpito e il divertito che si scambiano le ragazze, mentre Livietta lancia a Lucrezia un’occhiata eloquente come a dire “te l’avevo detto”.
 
“Ma fanno sempre così?” sussurra Cristina nell’orecchio di Livietta, quando si avviano con Camilla verso la fila per lo scivolo, “sembra di vedere una puntata di una sit-com.”
 
“Sempre,” conferma Livietta con un sorriso orgoglioso, “e sì, con quei due è molto difficile annoiarsi.”
 
“Ma cos’è che fa tua mamma di pericoloso?” domanda Lucrezia con un altro sussurro, dato che ormai non sta più nella pelle dalla curiosità, “non insegna lettere?”
 
“Ehi, che cos’è che confabulate voi, là dietro? Se sono di troppo ditemelo, che non mi offendo,” commenta Camilla con un sopracciglio alzato e tono scherzoso, notando come il bisbiglio delle ragazze si interrompa bruscamente.
 
“Niente, mamma, niente,” risponde Livietta, avvicinandosi alla madre e passandole un braccio intorno alle spalle in un mezzo abbraccio, per poi voltarsi indietro verso Lucrezia e rivolgerle un ironico, “informazioni top secret!”
 
Arrivano finalmente allo scivolo e chiacchierano del più e del meno aspettando che si smaltisca la fila.
 
“Allora, vi state divertendo finora, nonostante gli imprevisti?” chiede Camilla ad un certo punto, vedendo le ragazze che sembrano sì felici della giornata ma un po’ intimidite dalla sua presenza.
 
“Sì, molto, anzi, la dobbiamo ancora ringraziare per essere venuta al posto di mia madre all’ultimo secondo. E anche il suo compagno: siete stati davvero gentilissimi,” risponde Cristina con un sorriso.
 
“Eh, ma figuratevi, non è un problema, prima di tutto mi spiaceva farvi perdere la giornata e poi ci stiamo divertendo anche noi, e Tommy è entusiasta degli scivoli.”
 
“Ma quindi poi per la discoteca come facciamo? Possiamo venire a prepararci a casa sua o ci riportate da Cristina?” chiede Lucrezia all’improvviso.
 
“La discoteca?” domanda Camilla, realizzando di colpo di aver scordato nella fretta dell’emergenza questo piccolo particolare, ovvero che la madre di Cristina oltre che al parco le avrebbe poi anche portate a ballare. Quando l’aveva sentita al telefono qualche giorno prima per assicurarsi che la figlia non le stesse raccontando una balla per ottenere il permesso, quella che le era sembrata una specie di superdonna le aveva confermato che coi turni di notte era abituata a fare le ore piccole e che da quando si era lasciata col marito amava andare in discoteca con o senza la figlia.
 
Peccato che la superdonna fosse probabilmente ancora impegnata sul lavoro ed in ogni caso di sicuro non in condizioni di accompagnarle stasera, dopo una nottata e una giornata di super lavoro al pronto soccorso.
 
“Non si preoccupi, se non può accompagnarci non fa nulla, ci andremo un’altra volta in discoteca,” interviene Arianna, con il suo sorriso quasi angelico che ben si sposa con i capelli biondi, gli occhi chiari e l’aspetto diafano, “basta che ci riporta da Cristina, vorrà dire che ci faremo un’altra nottata casalinga a base di pizza, popcorn e film e poi ci facciamo venire a prendere domattina dai nostri genitori.”
 
Camilla sta per ribattere, con un sopracciglio alzato, dato che con lei la commedia da Beatrice dei giorni nostri non attacca, quando la brunetta formosa con i capelli corti, che nella sua mente ha ribattezzato “Betty Boop” fin dalla prima volta che l’ha vista, sia per l’aspetto che per il suo essere parecchio svampita, interviene a gamba tesa.
 
“Beh, ma la discoteca è in centro a Torino, non abbiamo bisogno di farci accompagnare anche lì, possiamo arrivarci anche con i mezzi o in taxi,” fa notare Lucrezia, ignorando completamente le occhiate delle altre due ragazze che sanno bene come la mamma di Livietta sia contraria che la figlia vada in discoteca senza almeno un adulto a supervisionare.
 
“Ragazze,” esclama Camilla con un sospiro e un mezzo sorriso, “non serve che fate i segnali di fumo a… Lucrezia, giusto? Sapete con quanti adolescenti ho avuto a che fare nella mia vita? Centinaia, migliaia? E sapete quante bugie e scuse assurde mi sono dovuta sorbire nella mia carriera? Lo so benissimo che se vi riporto a casa di Cristina voi stanotte in discoteca ci andate, con me o senza di me.”
 
“No, signora, davvero, sappiamo che lei è contraria e poi Livi non verrebbe mai con noi in discoteca di nascosto,” assicura Cristina, come sempre educatissima ed apparentemente rassicurante, mantenendo perfino in costume da bagno il suo aspetto da universitaria intellettuale e responsabile, nonostante l’età e l’assenza degli occhiali da vista con montatura all’ultima moda che indossa di solito. Camilla non sa se sia un altro punto a favore della superdonna, ma sa bene che con gli adolescenti l’apparenza quasi sempre inganna.
 
“Sì, va beh, diciamo che visto che è il primo giorno di vacanze ve la passo, se però la smettete di raccontarmi storie. Anche perché lo so che Livietta già altre volte mi ha detto di essere in un posto quando poi stava in un altro,” risponde Camilla trafiggendole tutte con un’occhiata della serie ‘a me non la si fa’, ma soprattutto la figlia, memore di quanto successo mesi fa con Bobo.
 
“E comunque visto che siete tutte ancora minorenni e che siete sotto la mia responsabilità adesso, dato che i vostri genitori sanno che siete con me, non ho alcuna intenzione di lasciarvi girare in taxi o sui mezzi pubblici da sole di notte. Inoltre, per quanto mi riguarda, potrei anche lasciarvi lì e poi tornarvi a prendere, ma Livietta, lo sai che a tuo padre verrebbe un infarto se sapesse che ti ho permesso di andare in discoteca senza che un adulto rimanesse almeno nei paraggi, no?”
 
“Sì, lo so,” sospira Livietta, sapendo quanto suo padre sia contrario alle uscite notturne.
 
“Quindi se non ci prendiamo più in giro, eccezionalmente, visto che poi so che alcune di voi partono per le vacanze, vi accompagno io,” concede Camilla, sebbene la sua voglia di stare in un locale con musica assordante fino all’alba sia pari a zero, oltretutto aveva ben altro in mente per la serata, dato che è probabilmente l’ultimo weekend che Gaetano e Tommy passeranno a casa sua prima di fare ritorno al loro appartamento. Ma Livietta dopo le ultime settimane merita un po’ di svago ed un premio, sia perché ha mantenuto buoni voti a scuola, sia per l’aiuto che le ha dato negli ultimi giorni a casa, anche con Tommy.
 
“Però prima devo parlarne anche con il mio compagno, ok?” aggiunge, anche se sa benissimo che, conoscendo Gaetano, l’uomo non le impedirebbe mai di fare qualcosa per e con sua figlia.
 
“Mamma, grazie!” esclama Livietta, entusiasta ed incredula di fronte all’offerta della madre.
 
“Grazie mille, signora, davvero, non se ne pentirà, le promettiamo che non le daremo problemi,” assicura Cristina, mentre Arianna e Lucrezia annuiscono in coro.
 
Lo spero – non può fare a meno di pensare Camilla, con un sospiro.
 
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“Milla!” urla Tommy, correndole in contro ed abbracciandole le gambe, non appena lei esce dalla piscina del ‘super kamikaze’, con gambe ancora tremanti, il fiato corto ed uno strano senso di ebbrezza e di euforia nelle vene.
 
“Tommy! Gaetano!” esclama lei con un sorriso ancora un po’ spaesato, “che ci fate qui?”
 
“Secondo te potevo perdermi la tua espressione post super kamikaze, professoressa?” ribatte lui con la solita faccia da schiaffi che le fa venire voglia di baciarlo fino a levargliela, non fosse altro che c’è anche Tommy con loro.
 
“Guarda che oggi rischi grosso, dottor Berardi,” lo avverte lei con un sorriso, mentre vengono pian piano raggiunti dalle altre ragazze, Betty Boop a chiudere il gruppo esibendosi in urli di spavento ed eccitazione da fracassare i timpani. Camilla non ha ancora ben deciso se sia l’amica di Livietta che le sta in assoluto più simpatica o quella che meno sopporta, e ha come l’impressione che anche per la figlia sia esattamente lo stesso.
 
“E comunque vorrei vedere la tua di espressione là sopra!”
 
“Lo sai che con la cervicale è meglio che non rischio, tra l’impatto con l’acqua, i sobbalzi, eccetera eccetera…”
 
“Sì, sì, bella scusa, vorrà dire che torneremo qui non appena ti sarai ripreso e ti farò fare tutti gli scivoli, dal primo all’ultimo!”
 
“Ci conto, professoressa,” ribatte lui, senza perdere un colpo, anzi l’idea di rivederla in costume quanto prima non gli dispiace affatto. E poi, purtroppo Tommy tra poco partirà per l’America con Eva e quindi non avranno più un piccolo ed adorabile tsunami a cui badare.
 
“Senti, Gaetano, c’è una cosa di cui ti dovrei parlare…” mormora lei in tono decisamente più serio, prendendolo da parte ed allontanandosi un po’ dalle ragazze che intanto si stanno coccolando Tommy, che, degno figlio di suo padre, sembra starsene a suo agio, tranquillo e beato tra le donne.
 
“È successo qualcosa?” chiede Gaetano, preoccupato.
 
“No, cioè sì… Mi sa che stamattina ero ancora un po’ addormentata e mi sono scordata che la madre di Cristina, oltre a portare le ragazze qui, avrebbe anche dovuto accompagnarle in discoteca stasera. E, siccome è la fine dell’anno e poi non si rivedranno per un po’… Mi spiace costringerle a rinunciare, lo capisci e quindi…”
 
“E quindi ti tocca accompagnarle, giusto?” deduce Gaetano, con un tono sorpreso ma che non pare infastidito.
 
“Esatto,” sospira Camilla, guardandolo dispiaciuta, “Gaetano, scusami, davvero, mi dispiace moltissimo lasciare te e Tommy a casa da soli stasera, ma-“
 
“Camilla,” la interrompe lui, posandole un dito sulle labbra, “prima di tutto ti ho già detto che so che Livietta per te è la priorità assoluta e che è giusto così, in secondo luogo tu hai rinunciato ai tuoi piani per me e per Tommy un’infinità di volte, quindi a maggior ragione dovrei essere un vero idiota a lamentarmi adesso, e punto terzo, a meno che questa sia una serata per sole donne e a quel punto ovviamente non mi ci voglio mettere in mezzo, ma altrimenti, se tu mi vuoi, vengo anche io con voi e molto volentieri.”
 
“Gaetano, ma certo che ti voglio!” sussurra lei con un sorriso prima di bloccarsi, arrossendo come un peperone, “cioè, è chiaro che mi farebbe piacere se venissi anche tu con me. Anche perché le ragazze vorranno starsene per conto loro e so che Livietta mi ucciderebbe se qualcuno nel locale scoprisse che sono sua madre. Però come facciamo con Tommy?”
 
“Beh, a Tommy ci pensa la babysitter: Ilenia, la tua ex alunna, quella che Tommy adora, ricordi?” la punzecchia Gaetano con un sorriso.
 
“Eh certo che me la ricordo, Gaetano, non ho ancora l’arteriosclerosi, ma sono le tre del pomeriggio di sabato e dubito che Ilenia sia disponibile a venire a passare la notte a casa mia con così poco preavviso. Anzi, penso che ci manderebbe a quel paese e avrebbe pure ragione.”
 
“Camilla, Ilenia viene già stasera a casa nostra, verso le 20. E le avevo già offerto di passare la notte da noi, se si fosse fatto tardi, chiaramente pagata e tutto il resto.”
 
“Ma come facevi a -?” comincia a domandare Camilla, sbalordita, fino a realizzare il motivo dell’apparente chiaroveggenza di Gaetano e sentendosi terribilmente idiota ed in colpa allo stesso tempo, “avevi già organizzato qualcosa per stasera, vero, Gaetano? Ed io ti ho scombussolato tutti i piani come una cretina, senza nemmeno chiedere e-”
 
“Camilla,” la interrompe di nuovo con un sorriso, “prima di tutto i piani che avevo per stasera possono essere rimandati, ma soprattutto ti garantisco che la sola idea di vederti di nuovo ballare in discoteca mi ripaga decisamente di tutto e con gli interessi. Anche perché questa volta a casa ci torni insieme a me, professoressa.”
 
“Ci puoi contare,” gli sussurra lei con voce roca, prima di stampargli un rapido bacio sulla bocca, approfittando di un momento di distrazione delle ragazze e di Tommy.
 
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“Ehi, ma lo sai che è proprio forte tua mamma? Quando inizia a ballare è ancora più scatenata della mia!” le urla in un orecchio Cristina, indicando la zona dall’altro lato della pista rispetto al loro tavolo, dove in mezzo alla calca riescono a intravedere Camilla e Gaetano che stanno ballando insieme ormai da un bel pezzo.
 
“Sì, non l’avrei mai detto!” urla di rimando Livietta, stupita dall’energia della madre che dopo una giornata del genere alle tre di notte ha ancora la forza non solo di stare in piedi ma perfino di danzare, “però Cri, meno persone sanno che è mia madre e meglio è, ok? È già imbarazzante dover avere la scorta!”
 
“Tranquilla!” la rassicura Cristina, “nessuno sa che sono con noi!”
 
“Peccato! Io da lui mi ci farei scortare ovunque, e ci ballerei tutta la notte!” urla Lucrezia, sedendosi al loro fianco con un bicchiere in mano, di cui metà contenuto si versa sul tavolo, scoppiando poi in una risata decisamente troppo sguaiata e troppo prolungata perfino per i suoi standard.
 
“LU, ma sei ubriaca??” esclama Livietta, notando lo sguardo dell’amica, molto più opaco del solito, per poi rivolgersi alle altre due, indicando il bicchiere di mojito, “con questo a quanto siamo?”
 
“Terzo o quarto, temo!” urla Arianna, rendendosi conto di aver visto prima l’amica con una Vodka-Redbull ed una Caipirinha in mano.
 
“Lu, ma sei fuori!” grida Livietta, togliendole il drink dalla mano, “vi ho detto massimo un cocktail, che se mia madre ci becca che abbiamo bevuto ci ammazza! E Gaetano è pure un poliziotto e per legge noi non potremmo bere!”
 
“Da lui mi faccio arrestare volentieri!” proclama Lucrezia continuando a ridere, mentre le altre tre ragazze si guardano interrogandosi sul da farsi, rendendosi conto che è praticamente impossibile che a Lucrezia la sbronza passi in tempo utile per non farsi cogliere ‘in flagranza di reato’ dai loro accompagnatori.
 
Nel frattempo Camilla e Gaetano continuano a ballare, gettando ogni tanto un’occhiata verso il tavolo delle ragazze, ma non riuscendo a notare nulla di strano, sia per la distanza, sia perché hanno entrambi potuto sperimentare quanto sia esuberante e svaporata Lucrezia, sia perché i loro sensi sono in gran parte sintonizzati e concentrati sulla vicinanza e sul movimento del corpo dell’altro.

A Gaetano sembra di essere in paradiso, nonostante la folla che li schiaccia e la musica fin troppo assordante: la sua prof. in discoteca è ancora meglio di quanto ricordasse, scatenata, giocosa e di una sensualità disarmante. Se non ci fossero le altre ragazze da riaccompagnare, questa serata sarebbe probabilmente già terminata altrove e da un bel pezzo, perché il desiderio di farla nuovamente sua cresce ad ogni movimento; ogni singola volta che i loro corpi si sfiorano l’incendio che brucia dentro di lui aumenta di intensità.
 
Per questo cerca di trattenersi più che può e di mantenere un minimo di distanza di sicurezza tra i loro corpi; e poi si è ripromesso di tenere d’occhio le ragazze, perché ha già individuato prima un gruppo di ragazzotti dall’aspetto ben poco rassicurante che “puntavano” verso il loro tavolo.
 
Del resto lui di abbordaggi e “acchiappi” in discoteca se ne intende e riesce a leggere perfettamente il linguaggio del corpo anche a distanza.
 
Arriva infine l’immancabile ballo lento e, guardandosi negli occhi, con un sorriso, si appoggiano inevitabilmente l’uno all’altra e cominciano ad ondeggiare al ritmo di musica. Gli occhi che si chiudono, il battito che accelera mentre le gambe si fanno molli e i corpi reagiscono ineluttabilmente agli stimoli che stanno ricevendo.
 
Gaetano non resiste più e si appropria delle labbra di Camilla in un bacio famelico e sensuale.
 
Nel frattempo, al loro tavolo, le ragazze stanno ancora cercando una soluzione allo stato di ebbrezza di Lucrezia, che ha finalmente smesso di ridere ma pare in un mondo tutto suo – ancora più del solito, quantomeno.
 
“Se provassimo a farle bere acqua? O caffè? Dovrebbe aiutare a smaltire l’alcool!” urla Arianna.
 
“L’acqua aiuta, ma ci vuole tempo. Il caffè fa sembrare più lucidi ma si è ubriachi lo stesso. Mia mamma mi ha fatto una testa così sugli effetti dell’alcol, con tutti gli incidenti che vede di notte, mi ha anche portata a vedere gli incidentati, vi garantisco che non è un bello spettacolo e mi ha fatto passare la voglia di bere troppo o di andare in auto con chi beve. E quando guiderò eviterò gli alcolici,” spiega Cristina, che sa benissimo che se sua madre ha riscoperto la sua  passione per la discoteca è anche perché ha paura di ritrovarsela un giorno a scendere in barella da un’ambulanza. Ne ha sentito parlare con sua zia quando pensavano che lei non sentisse.
 
“E allora che facciamo?” domanda Arianna.
 
“Le facciamo bere acqua, aspettiamo e se non le passa… mi toccherà stare in punizione per secoli,” sospira Livietta, ormai rassegnata all’inevitabile, oltretutto proprio all’inizio delle vacanze.
 
“Ehi belle! Possiamo offrirvi qualcosa?” domanda una voce maschile alle loro spalle. Si voltano e vedono cinque ragazzi, sui 20-25 anni, che hanno praticamente circondato i divanetti del loro tavolino, due di loro si sono piazzati proprio di fronte alle ‘uscite’ impedendo quindi loro di alzarsi in piedi e allontanarsi.
 
Livietta, Arianna e Cristina si guardano, indecise su cosa fare: l’atteggiamento dei ragazzi non piace a nessuna di loro e sembra vagamente minaccioso, o quantomeno fin troppo invadente come approccio.
 
“No, non vogliamo niente, grazie!” urla Cristina, cercando di mantenere un tono neutro e sperando che se ne vadano alla svelta. Anche perché c’è già il problema Lucrezia da risolvere.
 
“Sicure? Nemmeno un drink?” urla uno dei due ragazzi all’estremità del divanetto, avvicinandosi fin troppo ad Arianna, che è quella seduta più vicina.
 
“No, grazie!” confermano insieme Arianna, Livietta e Cristina, mentre Lucrezia, ancora intontita, non risponde e non pare rendersi conto della situazione.
 
“E tu, bella? A te invece piace bere, no?” chiede il ragazzo all’altra estremità del divanetto, accanto a Lucrezia, appoggiandole una mano sulla spalla e indicando con l’altra il Mojito ancora mezzo pieno, “posso offrirtene un altro, se vuoi?”
 
Lucrezia per tutta risposta si limita a ridere e a guardarlo, bofonchiando un qualcosa che potrebbe essere interpretato come un “mi piace bere” o un “mi piacerebbe”, ma tra il volume e il modo in cui si mangia le parole non si capisce.
 
“Dai, allora andiamo a ballare e a berci qualcosa insieme,” replica il ragazzo, afferrandole la mano e tenendola sempre per la spalla, tentando di sollevarla in piedi.
 
“Ehi, lasciala!” urla Livietta, che è la più vicina a Lucrezia, stringendole l’altra mano, per evitare che il ragazzo riesca a tirarla su.
 
“E perché? Non hai sentito che la tua amica si vuole divertire un po’?” chiede il ragazzo più vicino a Livietta, afferrandola alle spalle.
 
“Vuoi ballare anche tu, bella? Vedrai che ci divertiamo insieme!” proclama invece il ragazzo vicino ad Arianna, prendendole un braccio e iniziando a tirarla verso di sé.
 
“Lasciami, non voglio ballare!” urla Arianna, riuscendo a divincolarsi e stringendosi di più a Cristina che le è seduta accanto.
 
“Come sono noiose le tue amiche, vieni con noi,” esclama il ragazzo vicino a Lucrezia, riprendendo a tirarla verso di sé, mentre il suo amico tiene bloccata Livietta.
 
“Lasciatela stare: non vedete che sta male!” urla Livietta, cominciando ad andare nel panico e non sapendo più come fare, vedendo Lucrezia venire sollevata ed allontanarsi da lei.
 
Nel frattempo sulla pista da ballo, Camilla riesce ad emergere dalla nebbia che l’ha avvolta, per i secondi necessari a darle la forza di staccarsi dalle labbra di Gaetano.
 
“Gaetano,” sospira bloccandolo, quando nota che lui cerca nuovamente di baciarla, “eddai, su, non possiamo qui, c’è anche Livietta!”
 
“Ma Livietta è dall’altra parte della pista e poi figurati se sta a guardare noi due!” ribatte Gaetano per tranquillizzarla, anche se non riprova ad avvicinarsi, dato che non vuole metterla in imbarazzo.
 
“Come noi riusciamo a vedere lei, lei può vedere noi,” gli fa notare Camilla con un sopracciglio alzato.
 
In contemporanea, quasi istintivamente, rivolgono ambedue un’occhiata verso il tavolo delle ragazze e quello che vedono provoca ad entrambi un mezzo infarto.
 
“Oh merda!” esclama Gaetano, guardando poi Camilla dritto negli occhi e dicendole, “tu aspettami qui, non ti muovere, ok?”
 
E, senza aspettare la risposta, si fa largo tra la folla più in fretta che può, cercando con lo sguardo gli addetti della security ma non trovandoli e dandosi mentalmente dell’idiota per essersi distratto, anche se per poco.
 
Arriva alle spalle del ragazzo che sta ormai trattenendo tra le braccia la brunetta svampita che pare evidentemente ubriaca, estrae dalla tasca il distintivo con la mano sinistra, per tenerlo pronto in caso di necessità. Se le cose degenerassero mettere la mano in tasca potrebbe essere estremamente pericoloso.
 
“Ehi lasciala, non vedi che è ubriaca,” intima al ragazzo, con il tono autoritario ma neutro che è solito usare nelle situazioni potenzialmente volatili, “e in quanto a voi mi sembra evidente che le ragazze non vogliano essere disturbate, quindi vi chiedo gentilmente di allontanarvi e di concludere la vostra serata altrove!”
 
“Gaetano, grazie al cielo!” esclama Livietta che sembra sul punto di piangere.
 
“E tu chi saresti il loro papi? O il loro pappa?” lo deride quello vicino a Livietta, trattenendola ancora per le spalle.
 
“Se non l’hai notato, bello, noi siamo in cinque e tu sei uno, quindi consigliamo a te di concludere la tua serata altrove, se non vuoi problemi,” gli urla addosso quello che tiene Lucrezia e che sembra il leader del gruppo.
 
“Polizia!” esclama Gaetano mostrando il distintivo, sapendo benissimo che mettersi in una rissa cinque contro uno sarebbe un suicidio e temendo inoltre per l’incolumità delle ragazze, “non fate cavolate ed allontanatevi, se non ne volete voi di problemi. Nessuno qui vuole avere problemi, chiaro?”
 
Gli brucia doverli lasciare andare ma del resto per ora non hanno fatto nulla di abbastanza compromettente da consentirgli di trattenerli per più di una nottata. Ed è quindi più importante che non capiti nulla a Livietta e alle sue amiche. Certo, se avesse avuto qui i suoi colleghi o se fosse riuscito a vedere un maledetto addetto della security da qualche parte, una notte al fresco come ‘lezione esemplare’ non gliel’avrebbe risparmiata nessuno.
 
“Dai ragazzi, andiamocene,” grida quello vicino a lui, buttandogli Lucrezia tra le braccia ed approfittando del momento per dileguarsi, seguito a ruota dai suoi amici.
 
“Livietta!” urla Camilla, che è arrivata anche lei di corsa, abbracciandosi la figlia che si butta tra le sue braccia tremante, “stai bene? Hai avuto paura? Ti sei fatta male?”
 
“No, non mi sono fatta niente, ma non sapevamo più cosa fare!” esclama Livietta, stringendola più forte.
 
“E voi ragazze state bene, tutto ok?” chiede Camilla, osservando le amiche di Livietta che paiono ancora un po’ spaventate ma intere.
 
“Sì, tutto ok,” confermano Arianna e Cristina, tirando un sospiro di sollievo.
 
 “Meno male che c’eri tu, Gaetano, grazie!” urla poi Livietta, sciogliendo l’abbraccio con la madre, mentre anche le altre due ragazze si uniscono ai ringraziamenti e tutte si girano ad osservarlo, Camilla inclusa.
 
“Figuratevi, dovere!” urla di rimando Gaetano con un sorriso, mentre tenta disperatamente di non fare cadere Lucrezia, che gli si è attaccata alle spalle ma ondeggia pericolosamente, “ehi, ehi, cerca di stare su, appoggiati a me!”
 
“Sì, mio eroe!” grida Lucrezia tra le risate, buttandogli le braccia intorno al collo e cercando di baciarlo sulla bocca, mentre Gaetano riesce a girare la testa in modo che il bacio finisca sulla guancia.
 
“Ehi!” urla Camilla, mentre l’ondata irrazionale di gelosia viene sommersa dalla preoccupazione mista a rabbia e delusione rendendosi conto che, per quanto svampita, Lucrezia in condizioni normali non si comporterebbe così, “ehi, ma è ubriaca?”
 
“Persa,” conferma Gaetano, che non sa più come fare per evitare che la ragazza si schianti a terra da un lato e scansare le sue avance dall’altro.
 
“Avete bevuto?” urla alle ragazze, fulminando Livietta con lo sguardo.
 
“Noi non siamo ubriache, abbiamo bevuto solo un drink a inizio serata, e comunque è colpa nostra: Livi ci aveva raccomandato di non bere alcolici,” risponde Cristina, “ci dispiace davvero, non ci siamo rese conto che Lu stava esagerando.”
 
“Adesso usciamo di qui e poi facciamo un bel discorso,” ribatte Camilla, assumendo tono e cipiglio da prof. in gita con classe particolarmente turbolenta – un anno quando insegnava ancora al Fibonacci uno degli studenti di una delle classi che erano andate insieme alla sua in gita a Firenze era finito in coma etilico e da allora si era ripromessa che non avrebbe mai più fatto l’accompagnatrice, viste le grane che erano toccate alla collega che aveva avuto la sfortuna di essere responsabile della classe incriminata, dato che il ragazzo era minorenne. Per fortuna o purtroppo i ragazzi del Mandela non potevano permettersi ‘viaggi di istruzione’, perché lì altro che alcol, ci mancavano solo i cani antidroga sul pullman o la retata in albergo.
 
“E sta buona, su!” esclama Gaetano, trattenendo Lucrezia con le braccia a distanza di sicurezza.
 
“Ti do una mano?” si offre Camilla, avvicinandosi con l’intenzione di prendere la ragazza per un braccio ed aiutarlo a condurla all’uscita.
 
“Grazie,” sospira con sollievo Gaetano, dato che Camilla non solo si prende parte del peso della ragazza, ma soprattutto lo aiuta a trattenerla impedendole di divincolarsi o di mettersi e metterlo ancora di più in imbarazzo.
 
E così piano piano, facendosi largo tra la folla, arrivano all’uscita del locale, dove finalmente Gaetano vede un buttafuori, che anche vedendoli passare con una ragazzina ubriaca continua a farsi i cavoli suoi. Si ripromette due cose: di mandare una bella ispezione a sorpresa al locale e di farsi due chiacchiere coi colleghi che di solito controllano i locali notturni per capire quale sia messo meglio – o forse sarebbe meglio dire meno peggio – come sicurezza e vendita di alcolici ai minori.
 
Arrivano al parcheggio e si avvicinano alle loro auto, ovviamente incastrate come un tetris tra le altre, quando, di colpo, Lucrezia, che stava ancora bofonchiando e ridendo, emette un rumore strozzato che per Gaetano, dopo anni ed anni ad avere a che fare con parenti e testimoni su scene di crimini più o meno violenti, è assolutamente inconfondibile. Per non parlare degli anni di frequentazione di locali notturni.
 
È un attimo: ha appena il tempo di prenderla tra le braccia e farla ruotare affinché dia le spalle a Camilla, ma non può evitare che almeno parte della prima colata di vomito gli vada a finire sulle scarpe.
 
Camilla, sospirando e scuotendo la testa, si avvicina di nuovo per aiutarlo a sostenere la ragazza e a sorreggerle il capo mentre si svuota di parte dell’alcol ingerito.
 
“E almeno dovremmo evitarci l’intossicazione,” mormora Gaetano.
 
Le altre ragazze assistono alla scena desiderando sprofondare, mentre Livietta, a parte l’imbarazzo e il senso di nausea che le provoca vedere qualcuno che da di stomaco, sente ancora di più di poter dire addio alle sue vacanze.
 
Finalmente Lucrezia si calma e, con una bottiglietta d’acqua e tanta pazienza, cercano di rimediare al disastro, aiutati dalle ragazze.
 
“Che questo vi serva di lezione,” sibila Camilla, guardandole tutte negli occhi, “spero che con quello che è successo stasera abbiate capito che con l’alcol non si scherza. Lo so che anche se è vietato alla vostra età praticamente tutti bevono, ma esagerare con l’alcol non solo non vi fa divertire di più, sentire meglio o apparire più adulte, ma anzi, vi mette in situazioni imbarazzanti ed umilianti.”
 
“E poi è pericolosissimo non avere più il controllo e perdere i freni inibitori in un locale pubblico. A maggior ragione se siete solo tra ragazze dovete avere orecchie e occhi aperti in ogni momento, per evitare situazioni rischiose e di farvi ‘imbottigliare’ ed accerchiare come è successo prima,” aggiunge Gaetano, assumendo involontariamente il tono da poliziotto, “altrimenti può finire molto, ma molto male. E soprattutto che non vi venga in mente di accettare drink offerti da altri: prendete solo ciò che vi serve direttamente il barman e non perdete mai il vostro bicchiere di vista, chiaro?”
 
Tutte annuiscono, moge-moge.
 
“Ci dispiace davvero tantissimo per quello che è successo, ma vi garantisco che lo sappiamo: anche mia madre mi fa una testa così sul bere e nessuna di noi aveva mai esagerato prima, nemmeno Lucrezia. Non lo so cosa le sia preso stasera, di solito non fa così,” risponde Cristina, sembrando onestamente mortificata.
 
“Sarà, ma adesso vi riportiamo tutte a casa e poi mi toccherà fare due chiacchiere con i vostri genitori, specie con quelli di Lucrezia,” sospira Camilla, facendo segno alle ragazze di salire in auto.
 
“La mamma di Lu non è a casa,” interviene Cristina, aggiungendo, di fronte all’occhiata incredula di Camilla, “dico sul serio, se vuole andiamo a verificare, ma è al mare col suo compagno. Sono quasi sempre via nei weekend, ultimamente Lu viene a stare da me o da Ari praticamente ogni fine settimana. Prima stava spesso a casa della nonna, ma è morta due mesi fa. Se la porta a casa mia può domandare a mia madre, che ormai sarà tornata, così magari le da anche un’occhiata, per vedere come sta.”
 
“D’accordo,” sospira Camilla, dopo un attimo di riflessione: improvvisamente l’estrema esuberanza della ragazza, il suo essere così svampita e la scena di stasera assumono un potenziale nuovo significato. Di finte vamp che nascondono dietro un perenne sorriso sulle labbra una profonda tristezza nella sua carriera ne ha viste parecchie. Per la carità, ha conosciuto anche parecchie ragazze realmente svanite e che vivevano felici nel loro mondo, ma di solito, anche in gita, erano l’anima della festa, senza bisogno di aiuti alcolici, e non finivano a vomitare l’anima da qualche parte.
 
E, senza altre parole, salgono tutti in auto: la festa è finita.
 
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“Allora, come sta?” chiede Camilla alla dottoressa Silvia Colombo, ossia la superdonna, che ha appena visitato e messo a letto Lucrezia.
 
“Avrà un risveglio doloroso domattina, ma niente di grave, sia perché ha vomitato, sia perché comunque non aveva ingerito un quantitativo d’alcol tale da essere in pericolo,” spiega la dottoressa, accompagnando Camilla fuori dalla stanza da letto e chiudendo la porta alle loro spalle, “anche perché dubito che regga un granché: è la prima volta che la vedo bere così.”
 
“Per fortuna sta bene, ma mi sento doppiamente in colpa per non essermene accorta prima,” risponde Camilla con un sospiro, “specie se di solito non succedeva.”
 
“Lei insegna alle superiori, giusto, Camilla? Quindi sa benissimo che quando gli adolescenti si mettono in testa di fare qualcosa è praticamente impossibile fermarli. Se non lo fanno davanti a noi lo fanno quando diamo loro le spalle. Ne ho visti abbastanza in ospedale per saperne qualcosa. È per questo che accompagno Cristina in discoteca e che a volte le lascio pure bere un drink. Forse non si dovrebbe, ma preferisco che ne beva uno con me presente, che si renda conto che non c’è niente di magico o di proibito nel farlo, piuttosto che se ne scoli a litri non appena io non ci sono, o quando crescerà e non potrò più controllarla. L’ho anche portata a vedere gli incidentati gravi, ce la metto tutta per farle capire quanto è facile rovinarsi la vita per un momento di stupidità, ma sono via al lavoro tante ore alla settimana e sono sola. E so benissimo che basta un attimo e che non posso fare altro che sperare di avere dato a Cristina gli strumenti necessari per saper stare alla larga dai pericoli, per sapere qual è la cosa giusta da fare.”
 
“Già…” sospira Camilla, capendo benissimo come si sente l’altra donna.
 
“Lei è fortunata ad avere un marito così presente e che oltretutto ha un rapporto così bello con vostra figlia: si vede che si adorano,” commenta Silvia, indirizzando lo sguardo verso il salotto dove le ragazze e Gaetano stanno ancora chiacchierando e sembrerebbe che l’uomo stia raccontando loro qualche episodio dei suoi casi passati, facendole ridere, “al mio ex marito la sola idea di passare una giornata come quella di oggi avrebbe fatto venire l’orticaria. Infatti ultimamente l’unica cosa che vedo di lui è l’assegno mensile, quando si ricorda di versarmelo.”
 
“Gaetano non è mio marito e non è il padre di Livietta, è… il mio compagno,” spiega Camilla, affrettandosi a specificare, prima che la donna pensi che anche Renzo è desaparecido, “il mio ex marito è via per lavoro, ma anche lui è molto presente nella vita di Livietta, per fortuna, solo che… diciamo che non riesce ancora ad accettare che la sua bambina stia crescendo, se capisce cosa intendo.”
 
“Sì, lo capisco,” ribatte la donna con un sorriso, “quindi direi che lei e sua figlia siete doppiamente fortunate. Già trovare un nuovo compagno quando si hanno figli non è semplice, ma trovarne uno così gentile e disponibile e che vada così d’accordo con i propri figli è un mezzo miracolo davvero.”
 
“Lo so,” ammette Camilla con un sorriso: anche lei è sorpresa del bellissimo rapporto che Livietta e Gaetano hanno costruito in così poco tempo, nonostante gli anni di conoscenza pregressa e il fatto che, lo ricordava bene, andassero molto d’accordo ai tempi di Nino e di Roberta.
 
Ma, del resto, ha avuto modo di assistere, non vista, ad una certa spaghettata notturna e sa che Gaetano si è ritrovato a fare da consigliere a Livietta nel periodo in cui loro due erano in guerra fredda e non riuscivano a comunicare. Cavandosela pure bene. Anche se, lo deve ammettere, in fondo in fondo spera che adesso che la situazione tra loro si è appianata, ritorni lei ad essere la confidente primaria di Livietta. Ma è sicuramente più tranquilla che parli con Gaetano, dei cui consigli sa di potersi fidare, piuttosto che con una delle sue amiche. Anche se ha l’impressione che Livietta non sia con le altre tre ragazze ancora in rapporti tali da confessare loro i problemi, quelli seri: l’unico amico veramente stretto che Livietta ha – o aveva – a Torino è Greg, e sa benissimo che purtroppo ora i rapporti tra loro paiono essersi incrinati. Se perché Livietta non ricambia i sentimenti del ragazzo o se perché li ricambia fin troppo ancora non l’ha capito e probabilmente non l’ha capito nemmeno Livietta.
 
“Anzi mi chiedo…” esordisce Silvia come sovrappensiero per poi però interrompersi bruscamente

“Si chiede?” la esorta Camilla, incuriosita.
 
“No, no, niente, stavo pensando tra me e me a Lucrezia,” spiega Silvia, minimizzando.
 
“Lei pensa che la presenza di Gaetano c’entri qualcosa con l’improvviso amore per l’alcol di Lucrezia, vero?” chiede Camilla con un sospiro, esprimendo ad alta voce una teoria che si era formata nella sua mente da un po’, “voglio dire… il fatto che sua madre è sempre via col suo compagno, la morte della nonna…”
 
“Sì,” ammette Silvia, “può essere che vedervi insieme, lei, Livietta e il suo compagno abbia fatto uscire allo scoperto tutto quello che Lucrezia ha cercato di nascondere da quando è morta sua nonna. In effetti avevo notato che ultimamente era ancora più sopra le righe del suo solito, ma a parte ospitarla qui per i weekend, più di tanto non posso fare. Lo so che potrei segnalare la cosa agli assistenti sociali, ma data l’età di Lucrezia non voglio farla finire in un istituto se non è più che necessario.”
 
“Lo capisco,” concorda Camilla, avendo affrontato diversi casi simili nella sua carriera, “ma il padre di Lucrezia?”
 
“Credo non l’abbia mai conosciuto, a quanto ne so…”
 
“Capisco…” sospira di nuovo Camilla, colta da una sensazione di déjà vu. Di situazioni del genere ne aveva decisamente già viste, fin troppe.
 
“Camilla, posso darti del tu?” chiede la dottoressa con un sorriso amichevole.
 
“Ma certo! Anzi, devi,” ribatte Camilla, ricambiando il sorriso.
 
“Sai, non volevo parlartene perché temevo che ti sentissi in colpa per qualcosa di cui non siete responsabili, né tu né Gaetano. Ma mi scordavo che hai a che fare con molti più adolescenti di me!”
 
“Già… ma, nonostante tutto, quando l’adolescente è proprio figlio o propria figlia, ci si ritrova lo stesso impreparati.
 
“Parole sante!”
 
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“Mamma, mi dispiace davvero tantissimo per quello che è successo e ti garantisco che non succederà più, che starò più attenta non solo a non bere io, ma anche a cosa fanno le mie amiche e chi mi sta intorno. Però ti giuro che non mi sono mai ubriacata e anche stasera mi sono bevuta solo un cocktail. Lo so che non si dovrebbe ma-“
 
“Livietta, il problema non è il cocktail in sé, ma quello che può succedere quando non si ha il controllo o quando si è con persone che non hanno il controllo delle loro azioni, lo capisci questo?” domanda Camilla, mentre rallenta e cambia marcia, dato che si stanno avvicinando ad una rotonda. Vede nel retrovisore l’auto di Gaetano che le “scorta”.
 
“Sì e mi dispiace davvero. Non so cosa avremmo fatto se non ci fosse stato Gaetano,” afferma la ragazza con un sospiro.
 
“Hai avuto tanta paura?” domanda Camilla, approfittando della breve sosta per guardare la figlia in viso.
 
“Un po’…” ammette con un altro sospiro, “e poi… e poi mi dispiace perché insomma, ti abbiamo coinvolta, vi abbiamo coinvolti in questa giornata all’ultimo secondo, e lo so che deve essere stato faticoso starci appresso e sopportarci così tante ore. Insomma non solo vi siete sacrificati per me ma vi siete pure trovati in tutto sto casino…”
 
“Livietta,” dice Camilla decisa, prendendo la mano della figlia e stringendola forte, “guarda che per me non è mai un sacrificio passare del tempo con te, mai. Però dato che più cresci e… e meno tempo passeremo insieme, voglio poter essere sicura che sai badare a te stessa e che sai stare lontano dai guai e dalle situazioni pericolose anche più di quanto so probabilmente fare io. E non per me: per timore di punizioni o castighi, o per non farmi stare in pensiero, ma per te stessa.”
 
Sono finalmente arrivate sotto casa e, come Camilla ferma la macchina, si ritrova stretta forte-forte nell’abbraccio della figlia.
 
“Ti voglio bene mamma!” le sussurra all’orecchio.
 
“Ti voglio bene anche io, più di ogni altra cosa al mondo!” sussurra di rimando Camilla, commossa, stringendosela più che può.
 
“Però mi vergogno ancora da morire con Gaetano,” ammette Livietta, quando si staccano finalmente dall’abbraccio, “tra la rissa mancata e Lu che prima gli si è buttata addosso e poi… gli ha vomitato addosso… Pensi che sia arrabbiato con me?”
 
“Ma no, Livietta, tranquilla. Al limite dovrebbe avercela con me, dato che sono io che l’ho coinvolto in questa giornata. E comunque Gaetano è un poliziotto e quindi per lui gli scontri e… le situazioni disgustose e non adatte ai deboli di stomaco sono all’ordine del giorno… E anche le ragazze che gli si buttano addosso, a ben pensarci, anche se quello non c’entra col mestiere che fa,” la rassicura scherzosamente, facendola ridere, anche se sa benissimo che Gaetano è stato davvero un angelo oggi e ripromettendosi di fargli capire quanto lo ami, quanto lo apprezzi e di esprimergli tutta la sua gratitudine in privato.
 
“Vedrai che basta che lo ringrazi sinceramente e per lui sarà sufficiente,” aggiunge, aprendo le portiere, “anzi, adesso scendiamo che ci sta aspettando.”
 
“Tutto bene?” chiede l’uomo quando vede madre e figlia uscire dall’auto. Ha assistito alla scena e all’abbraccio e quindi, anche se ignora cosa si siano dette, sa che i rapporti tra le due sembrano proseguire nel migliore dei modi.
 
“Sì… Gaetano, volevo ringraziarti per tutto quello che hai dovuto sopportare oggi… E per averci soccorso… Grazie!” proclama Livietta, avvicinandosi a lui ed abbracciandolo, mentre l’uomo rimane sorpreso, con le braccia a mezzaria e lancia un’occhiata verso Camilla prima di ricambiare la stretta.
 
“Abbraccio di gruppo?” domanda poi a Camilla, estendendo un braccio verso di lei, mentre Livietta fa lo stesso.
 
Camilla non se lo fa ripetere due volte e si unisce a loro, stringendo fortissimo a sé i due più grandi amori della sua vita.
 
“Andiamo a casa!” proclama e così, ancora mezzi abbracciati, si avviano verso il portone di ingresso.
 
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“Finalmente!” esclama Camilla, calciando via le scarpe con un sospiro di sollievo non appena lei e Gaetano entrano in camera da letto. Sono ormai le cinque e mezza del mattino e si sente completamente distrutta.
 
“Al limite dovrei essere io ad essere felice di essermi liberato delle scarpe,” ribatte Gaetano con un sorriso: le sue calzature sono finite direttamente nella spazzatura.
 
“In effetti, ma anche i tacchi sono strumenti di tortura, beati voi uomini!” proclama lei, massaggiandosi i piedi per poi chiedergli, “dato che l’altro bagno è già occupato da Livietta, che ne avrà per un bel po’, la doccia la vuoi fare prima tu? Direi che te lo meriti.”
 
“No, perché quello che mi merito, professoressa,” le sussurra, avvicinandosi a lei e prendendola tra le braccia, trafiggendola con uno sguardo che è puro fuoco, “è che la doccia noi due la facciamo insieme.”
 
“Gaetano, non è che l’idea non sia allettante, tu non hai idea quanto, ma sono davvero sfinita e, a parte il tuo collo, se entro con te in doccia a quest’ora finiamo entrambi al pronto soccorso e sulle prime pagine dei giornali. Ma ti prometto che domani e nei prossimi giorni mi saprò far perdonare e recupereremo, con gli interessi,” gli sussurra di rimando all’orecchio, mordendogli il lobo come una promessa.
 
“E allora che ne dici di un bel bagno caldo, rilassante, prima di dormire?” le propone, facendola rabbrividire.
 
“Un bagno caldo a giugno?” gli fa notare con un sopracciglio alzato.
 
“Beh, allora un bagno freddo,” ribatte, senza perdere un colpo, conducendola verso il bagno e aggiungendo, con sguardo supplicante, “eddai, professoressa, dopo che mi hai fatto impazzire con la febbre del sabato sera credo di avere bisogno di una cura e di un po’ di coccole e non posso aspettare domani.”
 
“Sul serio? Perché mi sembra che la tua dose di coccole per stanotte l’hai già avuta: da un’infermiera giovane, bruna e formosa,” replica lei con tono fintamente risentito.
 
“Ma se è una ragazzina… e  poi mi ha pure vomitato addosso!” le fa notare lui con un sorriso: adora quando Camilla fa la gelosa.
 
“Appunto!”
 
“Appunto?” chiede lui, confuso.
 
“Sì, appunto. Dato che so per esperienza che vomitarti sulle scarpe è il modo migliore per far breccia nel tuo cuore,” chiarisce Camilla, con un sorriso che gli fa venire una voglia matta di baciarla.
 
“Ti garantisco che funziona solo con le donne di nome Camilla,” risponde lui, stampandole un bacio e continuando a guidarla verso il bagno, “che insegnano lettere,” altro bacio, “e che ficcano il naso in tutte le mie indagini.”
 
“E comunque,” aggiunge con un sorriso, quando arrivano alla porta del bagno, “in ogni caso direi che, visti i precedenti, per almeno altri dieci anni puoi stare tranquilla.”
 
“Scemo!” ribatte lei ridendo e stampandogli un altro rapido bacio.
 
Senza rompere il contatto visivo nemmeno per un secondo, lui la spinge dentro, chiude a chiave la porta alle loro spalle e la trascina in un bacio lungo ed appassionato.
 
“Allora, ti sei convinta?” le domanda quando si staccano, sedendosi con lei al bordo della vasca ed aprendo l’acqua.
 
“Mmm, non del tutto, mi sa che mi ci vorranno altre rassicurazioni,” sussurra lei in modo sensuale, sentendo che il sonno e la stanchezza sono completamente svaniti e cominciando a slacciargli la camicia.
 
“Sarò lieto di fornirle tutte le rassicurazioni del caso, professoressa,” mormora lui, baciandole il collo ed abbassando la zip che le chiude il vestito.
 
“Mmm, così va meglio,” mormora lei, accarezzandogli e baciandogli il petto e liberandolo finalmente dalla camicia, gettandosela poi alle spalle.
 
“Sì, così va molto, ma molto meglio,” le sussurra lui, con voce roca e ferale, abbassandole languidamente il vestito e percorrendo con le dita e con le labbra i centimetri di pelle mano a mano lasciati scoperti, sentendola sospirare e tremare contro di lui in quel modo che lo fa diventare matto.
 
Poi, sempre tenendola tra le braccia, si rialza in piedi, sollevandola con sé. Non appena i piedi di lei toccano terra, le loro labbra si scontrano in un bacio infuocato e quasi disperato, mentre il vestito di Camilla scivola sul pavimento per effetto della forza di gravità.
 
In qualche istante, continuando a baciarlo, lo libera dai pantaloni e dai boxer, mentre lui, con pochi gesti fatti con mano tremante riesce miracolosamente a sfilarle la lingerie, che vola a raggiungere gli altri indumenti sparsi sulle piastrelle.
 
Quasi a tentoni, continuando a baciarsi, indietreggiano fino al bordo della vasca. Le loro labbra si staccano giusto il tempo necessario per entrare nella vasca, con quel sincronismo perfetto ed istintivo che ormai li contraddistingue. Gaetano, tenendola stretta a sé, cerca di mettersi, di metterli a sedere nella vasca ormai quasi piena d’acqua ma, non si sa se per l’orario o per la deliziosa distrazione del corpo nudo compresso contro il suo, calcola male le distanze e finiscono per scendere troppo rapidamente e scivolare per gli ultimi centimetri. L’acqua accoglie il loro peso attutendo l’impatto, che provoca però un’inevitabile esondazione.
 
Si guardano per qualche istante negli occhi, poi osservano il pavimento bagnato e ritornano a guardarsi negli occhi, esplodendo infine contemporaneamente in una risata.
 
“Ho capito da chi ha preso Tommy la sua passione per gli allagamenti!” esclama Camilla tra le risate, “e menomale che ci siamo evitati le acrobazie in doccia, se no altro che pronto soccorso, finivamo direttamente sui necrologi!”
 
“Senti, professoressa, non è colpa mia se qualcuna gioca sporco e impiega armi di distrazione di massa,” ribatte lui ridendo, “e poi chiedo le attenuanti per invalidità temporanea.”
 
“A proposito, come va il collo, ti sei fatto male?” chiede lei, tornando seria all’improvviso e guardandolo preoccupata.
 
“No, io sto benissimo, non sono mai stato meglio,” sussurra lui con voce roca: il calore e l’attrito della pelle nuda e bagnata contro la sua, quel corpo che lo circonda e lo avvolge insieme all’acqua tiepida lo fa sentire in estasi, “e tu? Sicura di stare bene?”
 
“Anche io sto benissimo, sto sempre benissimo quando sono tra le tue braccia,” ammette Camilla con un candore che lo sorprende e accende in lui sia un’infinita tenerezza che un desiderio ancora più lancinante.
 
“Dio, quanto sei bella… hai la minima idea di quanto sei bella?” sussurra, guardandola come se fosse la cosa più preziosa che esiste all’universo, osservando quella pelle candida, imperlata d’acqua ed ora lievemente rosata per effetto del sole, che risalta contro le linee diafane disegnate dal costume; le guance che si scuriscono, le labbra rigonfie per i baci e dischiuse in un sorriso, gli occhi che brillano, i capelli umidi che gli solleticano le spalle.
 
“E tu hai la minima idea di quanto ti amo? Di quanto sono fortunata? Mi sento la donna più fortunata del mondo ad averti accanto,” sussurra lei di rimando, baciandogli il collo e le spalle.
 
“Camilla…” esala lui, il cuore che pare scoppiargli nel petto, prendendole il viso tra le mani e sollevandolo.
 
I loro occhi si incontrano e poi si socchiudono, le labbra si incontrano in un nuovo bacio che, nel giro di pochi secondi si tramuta dal tenero al passionale, al quasi feroce, mentre il desiderio, il bisogno dell’altro diventa talmente intenso da essere lacerante.
 
Camilla perde e prende il controllo: in qualche istante sono di nuovo un’unica essenza.
 
E poi sono mani, bocche, corpi ed aliti, sono gemiti, risa e gridi soffocati che sfuggono e scrosciano insieme all’acqua da quella vasca, muovendosi al ritmo di un suono naturale, ancestrale fino all’ultimo passo di danza.
 
Rimangono poi abbracciati, spalmati contro il bordo della vasca, senza fiato, senza ossa, senza forze e senza alcuna fretta né necessità di muoversi. L’acqua che li lambisce si raffredda, ma non riesce ad intaccare il rifugio caldo ed accogliente in cui sono avvolti.
 
Il resto del mondo, là fuori, può attendere.
 
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Drrrrinnn, drrriiiiin, driiiiiin.
 
Ci sono poche occasioni nella vita nelle quali il suono del campanello, metallico e cacofonico, risulta piacevole all’orecchio: una visita a lungo attesa, l’idraulico che finalmente arriva a riparare una perdita prima che la casa si allaghi, il ragazzo delle consegne quando hai un’enorme fame e il frigo vuoto…
 
Ma quando è domenica mattina e sei in bagno, ancora sotto la doccia, il suono del campanello passa automaticamente da irritante ad insopportabile. L’unica cosa che lo trattiene dal maledire il “musicista” è il fatto che una certa donna meravigliosa, tanto adorabile quanto sbadata, aveva deciso di offrirsi, a dispetto delle sue proteste, ad andare a prendere i cornetti per colazione – anche se ormai in effetti era praticamente ora di pranzo – e si era probabilmente scordata un’altra volta le chiavi. Era già la terza volta che succedeva, sempre di mattina: del resto Camilla era di indole più notturna e ci metteva un po’ a carburare appena sveglia. A maggior ragione dopo la nottata di ieri, quando quello spirito nottambulo da “febbre del sabato sera” che aveva già avuto modo di ammirare anni orsono era riemerso in tutto il suo splendore. Per non parlare di quello che era successo poche ore prima proprio in questa stessa vasca e che gli aveva confermato quanto straordinariamente ed istintivamente sensuale e passionale fosse la sua Camilla.
 
Rendersi conto di conoscere questi piccoli dettagli che fino a poche settimane fa gli erano completamente ignoti e preclusi lo riempie di una strana felicità, facendolo sentire incredibilmente idiota ed incredibilmente fortunato allo stesso tempo.
 
“Livietta!” urla, mentre chiude il getto d’acqua, afferra un asciugamano e si asciuga meglio che può, giusto per evitare di grondare sul pavimento, “Livietta! Puoi andare tu ad aprire?”
 
Il silenzio che riceve come risposta gli fa intuire che o la ragazza non sente né lui, né il campanello, o non può comunque rispondere alla porta.
 
“Arrivo, arrivo!” urla, con un sospiro ed un mezzo sorriso sulle labbra, avviandosi verso l’ingresso: scalzo, i capelli ancora bagnati, l’asciugamano avvolto intorno alla vita.
 
Drrrriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnn
 
“Arrivo!” grida di nuovo, agguantando la maniglia ed aprendo la porta in modo quasi automatico, aggiungendo un ironico, “mi toccherà legarti le chiavi al polso, amo-“

“Renzo?!”
 
 
 
Nota dell’autrice: Ed eccoci alla fine di questo “ritratto di famiglia”, ora sapete qual è la “tempesta” che attende i nostri protagonisti nel prossimo capitolo ;). Questo che avete appena letto è stato molto difficile da scrivere in alcuni passaggi, non solo perché non è semplice trovare attività che coinvolgano sia un bimbo di pochi anni sia una ragazza adolescente che desidera indipendenza dalla famiglia e starsene per i fatti suoi, come è normale a quell’età, sia perché volevo evitare situazioni finte da diabete ed essere il più realistica possibile. Non avendo figli, a maggior ragione adolescenti, non so se ci sono riuscita e in alcuni passaggi temevo di annoiarvi, soprattutto dovendo inserire, giocoforza, alcuni “personaggi originali” e di stare scrivendo una specie di pubblicità progresso antiubriacature xD, ma ho cercato di immaginare come si sentono i genitori quando avvertono che i figli crescono, che stanno perdendo il controllo su di loro e che non possono fare molto altro se non pregare di averli educati bene a non andare a cacciarsi in guai irreparabili. Come sempre i vostri commenti anche negativi mi aiutano tantissimo a migliorare e a tararmi sulla scrittura e, se vi va, vi do appuntamento al prossimo, turbolento capitolo ;), ringraziandovi ancora per avere avuto la pazienza di seguirmi fin qui!
   
 
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