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Autore: Esperanza97    09/02/2014    4 recensioni
Elena e Caroline, sono due ragazze normali, di giorno... Ma di notte, tutto cambia. Vengono costrette a fare cose che non vogliono e non possono ribellarsi, né fare nulla... Solo obbedire...
Ma può una notte cambiare il corso degli avvenimenti? Può cominciare una nuova vita, grazie a un semplice ragazzo? Ma sarà davvero così "semplice"?
N.B.Tutti Umani
Dal primo capitolo:
-Ve ne do tremila se la tua amichetta castana passa la notte con me e se tu la passi con il mio amico-
Caroline mi guardò sorridendo e strinse la mano al conducente dell'auto.

(Storia revisionata)
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Prima di leggere il capitolo voglio scusarmi con tutti voi, lettori e lettrici. Il mio ritardo è imperdonabile. Sette mesi senza aggiornare, ma oggi c'è l'ho fatta. I motivi per cui non ho aggiornato prima sono moltissimi, tra questi vi è anche una profonda insicurezza sul finale della storia, nonostante già sapessi dall'inizio come sarebbe dovuta andare. Spero che vi piaccia e che qualcuno di voi ci sia ancora. Vi prometto una cosa: per l'epilogo non vi farò aspettare altri sette mesi. 
Un grazie a coloro che sono rimasti e che leggeranno questo finale.
Buona lettura.
La vostra, Esperanza <3 



 
Alla mia migliore amica Claudia,
che mi ha dato la forza di andare avanti e di non mollare.
Un piccolo regalo, in anticipo, per il tuo compleanno.
 

-Today My Life Begins.-
-I Will Be. Capitolo n.15-
“‘Cause I will be, I will be
The one who’s there when your world’s asleep
And when you wake and If you break
I won’t be far, wherever you are”
 
Pov.Damon

L’auto quasi volava sull’asfalto mentre ci allontanavamo sempre di più da Philadelphia. Viaggiavo a circa centocinquanta chilometri orari con l’ansia che mi attanagliava lo stomaco, con accanto John che guardava la strada e Jeremy che si aggrappava disperatamente ad entrambi i sediolini pur di non essere sballottato da una parte all’altra.

Continuavo a guardare l’orologio. Ogni minuto che passava, i battiti del mio cuore acceleravano, eh già: Damon Salvatore aveva paura. Era una cosa talmente assurda da ammettere che mi fece ridere. Avevo affrontato situazioni ben peggiori eppure mi stavo facendo prendere dall’ansia quando tutto si stava per risolvere. Avevo una strana sensazione, sentivo che quella giornata non si sarebbe conclusa nel migliore dei modi.

Lasciai perdere i miei pensieri e proseguii sulla “Atlantic City Expy E*”, schiacciando il piede sull’acceleratore.

Pov.Elena

Tyler continuava a tenere la pistola tra le mani ma il suo sguardo era cambiato: sembrava lievemente scioccato. Forse non si aspettava questa mia resa ma ormai ero stanca di combattere.

Abbassò lentamente la pistola e mi guardò come se fossi pazza.

Le gambe non ressero più il mio peso e caddi senza forze dinnanzi a lui. Le fitte alla pancia si erano leggermente calmate.
Portai una mano al ventre mentre tentavo di regolarizzare il mio respiro.

La hall dell’hotel era avvolta in un silenzio tombale, si sentivano solo i miei respiri affrettati.

-Tu sei pazza!- Il tono sprezzante di Tyler ruppe quel silenzio. –Io proprio non riesco a capire, giuro! Ho fatto di tutto per te e per quell’altra puttana! Vi ho salvato dal vostro lurido mondo a cui eravate abituate, vi ho cresciute, vi ho insegnato a vivere e vi ho mostrato tutto ciò che di bello e brutto può offrire questo pianeta. Vi ho procurato un lavoro ben pagato e tu, ora, te ne esci con “Uccidimi”? Ma sei davvero fuori di testa?!- Il pazzo sembrava lui che, man mano che parlava, aumentava il tono della voce. –Se voi, piccole stronze, non vi immischiavate in cazzi che non erano vostri, a quest’ora sareste ancora vive e tu non dovresti portare in grembo quello stupido bambino!- Mi augurai che scherzasse: ma se era stato lui a mettermi incinta?! Continuò ignorando le mie occhiatacce. –Amavo Caroline, ma lei no, ha preferito Mikealson a me.-

A quel punto risposi. –Se tu l’amavi veramente, dopo che lei ti aveva lasciato non te la saresti presa come tua puttana personale, né l’avresti buttata in mezzo ad una strada! Non si fa del male alle persone che si amano. Tu l’hai uccisa, soprattutto psicologicamente ed hai già ucciso me; mi hai uccisa nel momento in cui mi hai presa, credendo di farmi un piacere! Ma il piacere in verità lo facevi a te stesso!- Sputati amaramente quelle parole così vere.

Mi fulminò con uno sguardo e si avvicinò. Mi prese rudemente per il colletto della maglia e mi fece alzare da terra.
-Devi. Stare. Zitta! Io vi ho salvato, mostra un po’ di gratitudine.- Mi ributtò per terra come se fossi un sacco di patate. La schiena andò a sbattere contro il freddo pavimento di marmo e sentii la testa pulsare nuovamente.

-Perché non vuoi capire? Tu non ci hai salvato, ci hai solamente dannato ed ora finisci il tuo compito perché altrimenti lo farò io. Sono stanca di vivere, se non l’avevi capito. Avrei preferito morire al posto dei miei genitori!- Ero distrutta. Non mi importava aver perso questa battaglia, volevo solo addormentarmi e non svegliarmi più.

Tyler continuò a fissarmi mentre il silenzio cadeva di nuovo in quella stanza diventata improvvisamente vuota.

Pov.Caroline

Mi risvegliai sentendo un tocco delicato tra i capelli. Aprii lentamente gli occhi e mi scontrai subito con due iridi chiare che mi guardavano attentamente.
-Klaus...- Bisbigliai. Lui mi sorrise e si abbassò sul mio viso lasciandomi un casto bacio sulle labbra.

Lo strinsi ancora di più a me e ricominciai a piangere.
-Amore, così mi bagni tutto…- Mi canzonò ridendo.
Sorrisi lievemente e cercai di calmarmi.
-Scusa. Oh, Klaus, ho avuto paura; pensavo che non ti avrei più rivisto.-
-Sono indistruttibile, dolcezza. Credo che tu lo sappia. Dove sono Damon ed Elena?-
A quella domanda mi irrigidii e sbiancai di colpo. Me ne ero completamente dimenticata, che fine avevano fatto? E se…
Guardai l’orologio. Quanto tempo era passato dall’ultima notizia di quei due? Troppo.

Klaus mi riscosse dai miei pensieri e mi guardò serio.
-Caroline..-
-Non lo so.- Gli risposi tremante.

Pov.Damon

-Che cosa?!- Per poco la macchina non andò a sbattere contro un palo. –Come potete esservi sbagliati? Diamine, dovremo fidarci di voi!- Stavo urlando come un pazzo da circa dieci minuti. Non potevo crederci! Ormai tutti mentivano.
-S…so…no… sono cose che capitano… raramente.- Il tono di voce si abbassò notevolmente. –okay, mai.- Rispose alla fine con tono sconfitto.
Scagliai un pungo contro il volante.
-Siete degli stupidi, imbecilli e ritardati! Nonché tremendamente fifoni!- Scossi la testa avvilito. Avevo capito tutto.
-Ci scusi, signor Salvatore.- Erano dispiaciuti, quei cretini! Certo, come no!
-Addio.- Staccai la chiamata e lanciai il cellulare al piccolo Gilbert.

-Damon… che è successo?- Chiese un Jeremy leggermente terrorizzato.

Non risposi. Rivolsi tutti i miei pensieri alla strada, al raggiungere Elena e a dirle la verità. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi. Non riuscivo a crederci…

Pov.Caroline

Un vento fortissimo mi travolse mentre uscivo dall’ospedale tentando disperatamente di chiamare Elena. C’era sempre la segreteria. Che cosa stava succedendo?

Mi strinsi sempre di più il leggero cardigan e tentai di chiamare Damon. Ci avevo già provato prima, cinque o sei volte, ma il telefono squillava a vuoto.

Improvvisamente una Ferrari nera si fermò dinnanzi a me.
Una figura vestita di nero uscì dall’auto.
Damon!
Si avvicinò a me.
-Come facevi a sapere che ero ancora in ospedale?- Domandai, felice di aver rivisto il mio amico sano e salvo.
-Klaus. Mi ha mandato un messaggio, l’ha letto un mio amico. Non potevo rispondere al telefono, ho saputo una cosa importantissima e devo assolutamente parlare con Elena.- Rispose in tono serio.
-Damon, io ancora non sono riuscita a rintracciarla. Sembra essere scomparsa.- Quell’orribile pensiero non voleva abbandonare la mia mente.
Vidi i tratti di Damon indurirsi.
-Sali in macchina.- Era un ordine. Non dissi nulla e salii, non prima di aver dato un ultima occhiata alla finestra che dava nella stanza di Klaus. Sarei ritornata presto.

Appena entrata vidi accanto a me un ragazzo con gli occhi e i capelli scuri ma ciò che mi colpii di più furono i lineamenti: identici a quelli di Elena. Chi era quel ragazzo?
Mi guardò per due buoni minuti e poi decise di parlare.
-Io sono Jeremy, il fratello di Elena.- Mi ricordai che la mia amica mi aveva detto di avere un fratello.
Mi presentai anche io in modo molto educato. Sembrava un bel tipo, ma io avevo già Klaus e lo amavo, inoltre era più piccolo di me di qualche anno.

Vidi Damon parlare con un tizio fuori dall’auto e poi rientrare nel sedile davanti al mio mentre alla guida c’era un uomo che non avevo mai visto.
-Io sono John, lo zio di Elena.- Non riuscii a dire nemmeno una parola che partii con un rombo, facendo volare quel piccolo gioiello sull’asfalto.

Il cielo si stava coprendo di nuvole grigie mentre il vento faceva muovere le foglie delle palme situate sul lungomare. Era una di quelle giornate che capitavano raramente ad Atlantic City. Solitamente il cielo era sempre azzurro e la sera centinaia di stelle facevano compagnia ai turisti e alla gente del luogo nelle interminabili feste sulla spiaggia o nei locali.

Un “bip” di un cellulare mi riscosse dai miei pensieri e posai lo sguardo su Damon che continuava a premere tasti velocemente sul suo telefonino.  
-Mi spieghi chi stai chiamando o a chi stai mandando messaggi?-
-Non sono fatti che ti riguardano, Barbie.- Liquidò li la questione, in un modo leggermente distaccato.

C’era qualcosa di strano in lui, riuscivo a sentirlo. Il suo corpo era teso, la mascella serrata e gli occhi erano tremendamente lucidi, sembravano quasi trasparenti.
Che cosa era successo nelle ultime ore a Damon Salvatore?

Pov.Esterno

Poche ore prima…

Alaric correva senza sosta in quei corridoi che sembravano interminabili. Il verde chiaro delle pareti venne sostituito ben presto da un bianco perla. Vide un lettino e una figura minuscola dai capelli corvini distesa su di esso, collegata a centinaia di macchinari.
Corse subito vicino alla bambina. Il volto era pallido e gli occhi erano semichiusi. Non brillavano più come quelli di una bambina di due anni.
-Che… che… cosa è successo?- Domandò ad una dottoressa dai capelli biondi e un sorriso gentile, che iniettava nel braccio della piccola una medicina.
-Non si preoccupi, è solo un po’ di febbre. È normale per i bambini che hanno la sua età.- Rispose ella con un tono molto amichevole mentre accarezzava dolcemente i capelli della bambina. -È sua figlia?- Domandò.
-No, è la figlia di un mio amico. Si chiama Celine.- Rispose Alaric, mentre tentava di afferrare il cellulare dalla tasca invano. Tremava, aveva avuto paura per le sorti di quella piccolina che non era sua figlia. Per un attimo si era ricordato i giorni in cui, Margaret stette dieci giorni in ospedale a causa di una brutta influenza e di come non era potuto starle vicino per impegni lavorativi. Quello fu il suo primo litigio con la neomoglie Jenna.
Al ricordo della moglie, gli occhi cominciarono a pizzicargli e iniziò a contare le piccole scimmie che decoravano il pigiamino della bambina. Poi si ricordò di una cosa.
Uscì dalla camera, promettendo a Celine che sarebbe tornato subito. Salì al quarto piano: reparto di ginecologia, e fermò la prima infermiera che vide.
-Mi scusi, dovrei ritirare delle analisi a nome “Elena Gilbert”.- C’era qualcosa che non lo convinceva in tutta quella storia. Possibile mai che un “esperto” come Tyler avesse messo incinta la ragazza?
-Sono state già ritirate.- Rispose un’infermiera leggermente grassottella.
-Questo lo so. È un controllo necessario.- Tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo distintivo.
L’infermiera sbiancò e arretrò di qualche passo. Le mani leggermente portate all’insù.
-Vado a prenderle.- Corse leggermente impacciata in un’altra stanza e Alaric la seguì osservandola attentamente.
Aprì un cassetto dalle dimensioni enormi e cominciò a scavare tra le cartelle. Ne estrasse una col nome di Elena segnato su un adesivo bianco. La aprì e porse una copia delle analisi ad Alaric.
La guardò attentamente: il giorno, il risultato e l’ora. Fu quella che lo destabilizzò per qualche secondo.
Ricordò di aver passato tanto tempo ad aspettare in quei stretti corridoi i risultati con Elena, Damon, Klaus e Caroline e già quel giorno mille dubbi avevano assalito la sua mente. Ma erano ritornati troppo presto.
Era passato troppo tempo da quando Elena aveva fatto il test a quando aveva ricevuto i risultati e si ricordò di non aver visto passare neanche un medico mentre aspettava. C’era sotto qualcosa. Se lo sentiva.
Non voleva lanciare minacce o false accuse ma era necessario.
-Senta, forse non ci siamo capiti o forse lei non ha capito chi sono io. Voglio i risultati. I veri.- Pronunciò in tono autoritario.
Gli bastò vedere la faccia dell’infermiera, il suo deglutire e la fronte leggermente imperlata di sudore per capire che aveva avuto sempre ragione.
“Here with you, don’t be scared,
You can lose yourself”

Pov.Elena

Silenzio:
Era diventato troppo.
Mi opprimeva e mi schiacciava.
Ansia:
Mi attanagliava lo stomaco.
Paura:
La vita o la morte?
Cuore:
Batteva in un ritmo mai immaginato prima.
Amore:
Quell’amore che avevo capito di provare, sin dal primo istante per Damon Salvatore. Un amore che però ci stava distruggendo. Da quando ci eravamo conosciuti, pochi erano stati i momenti sereni. Eravamo, entrambi, ancora sommersi dal nostro passato che continuava ad influire sul presente, impedendoci di vivere il futuro.

Vidi l’uomo che aveva distrutto il mio passato e presente ancora in un muto silenzio ma poi qualcosa lo fece risvegliare.

Un rombo molto potente di una macchina ben conosciuta da me. Paura e ansia si fusero in un unico sentimento innominabile. L’amore porto il mio cuore a battere ancora di più per la consapevolezza che per l’ennesima volta lui mi stava venendo a salvare. Ma fu il silenzio quello che si fece sentire in tutto il mio corpo, quel silenzio dettato dal vento sempre più forte e dal mio cuore che se prima batteva in modo immaginabile, ora cominciava ad ammutolirsi e a tutto ciò si unì il sesto senso, quella specie di presentimento che mi diceva che questa volta non tutti sarebbero rimasti vivi e il mio pensiero era: o tutti, o nessuno o solo uno.  

Pov.Damon

‘È troppo tardi’, pensai. Quando sentii l’inquietante silenzio all’interno di quel piccolo hotel. Eravamo riusciti a rintracciare Elena tramite alcuni dispositivi installati sul suo cellulare.

Entrai di corsa nella hall, ignorando le urla di John che diceva di portarmi una delle sue pistole. Non sarebbe servito. Se Elena avesse avuto un solo graffio sul corpo, avrei preso a pugni quell’energumeno di Tyler.

La scena che mi ritrovai davanti mi immobilizzò all’istante.
Una delle addette era buttata mollemente sul bancone della reception, gli occhi erano ancora aperti, sul petto vi era una chiazza rossa di dimensioni notevoli. A contornare la ragazza vi erano due donne che avrebbero potuto sembrare delle statue se non mi fossi accorto del loro lieve tremolio. Elena giaceva quasi al centro della hall, a terra e mi guardava piangendo. Altre persone che erano immobili, erano sobbalzate non appena ero entrato e Tyler mi guardava con un espressione furiosa e aveva una pistola, di non so quale calibro, tra le mani.

Deglutii e rimpiansi di non aver ascoltato i consigli di John qualche secondo prima. Il piano era semplice: non mi dovevo far uccidere e non dovevo permettere che ad Elena fosse fatto qualcosa. Giusto il tempo di caricare le armi e John sarebbe intervenuto. Avevo detto a Jeremy di sorvegliare Caroline e di impedirle assolutamente di entrare.

-Uh! Guardate chi è arrivato: il “Salvatore” delle povere donne.- Si rivolse prima a tutti gli spettatori e poi guardò me. –Ma tu vivi solo per immischiarti in faccende che non sono tue?- Si avvicinò sempre di più. –Non so, non potresti trovare un nuovo “hobby”? Tipo il calcio, il basket, oppure il poliziotto, dato che ami salvare vite. Anche se nell’ultimo caso ti consiglierei il medico.- Sorrise falsamente.
Gli rivolsi un sorriso ancora più falso del suo.
-E tu perché continui a fare il puttaniere e a comportarti come un idiota? Non puoi provare qualcos’altro che non riguardi il molestare povere minorenni? Che ne so, potresti provare il bungee jumping.- Sorrisi. –Però da un palazzo di duecento piani e senza una corda. Sarebbe un esperienza talmente divertente!- Stavo maledettamente giocando col fuoco e non me ne importava, se questo serviva a guadagnare tempo.

Tyler sorrise e mi guardò con astio.
-Siamo molto divertenti oggi… Forse uccidere la tua “compagna” ti toglierà quello stupido sorriso dalla faccia.- Rispose in quel modo che mi faceva venire sempre più voglia di prenderlo a pugni.
-Non. Osare. Toccare. Elena.- Scandii bene ogni parola. –Sono stato abbastanza chiaro?-
Il suo sorriso finalmente svanì e iniziò a guardarmi in modo serio.

Eravamo talmente vicini che potevo sentire il suo alito puzzolente di un whiskey di scarsissima qualità.
-Tu non sei nessuno.- Si limitò a rispondere puntandomi il dito contro.
Inarcai un sopracciglio e aprii leggermente la bocca. “Okay, pensai, ora lo prendo a pugni.”

Fu un lieve tossire che mi riportò alla realtà. Spostai gli occhi su Elena e vidi che si trovava sempre a terra, in una posizione non molto comoda, teneva una mano sulla pancia e l’altra davanti alla bocca.
Scansai subito quell’idiota e mi diressi verso Elena.

Mi inginocchiai accanto a lei e l’avvolsi tra le mie braccia.
-Ehi, sono qui. Non vado da nessuna parte.- Gli sussurrai mentre la stringevo sempre di più al mio petto e poggiavo una mano sulla sua che era ancora poggiata sul ventre.-Elena.- Cominciai. –So che non è il momento adatto ma è importante e prima che io uccida sul serio questo tizio, devo dirtelo.- Elena mi guardava spaesata mentre il suo volto era ancora rigato dalle lacrime di poco prima.-Elena, grazie all’aiuto di Alaric, ho scoperto una cosa. Il bambino che porti in grembo non è di Tyler, ma è mio. Tyler ci ha ingannati di nuovo, per far soffrire te. Lui sapeva già tutto ma ancora non sappiamo come.- Vidi i suoi occhi aprirsi per la meraviglia e un leggero sorriso formarsi sul suo dolcissimo viso. Gli posai una mano sulla guancia. -È  nostro figlio, Elena.-

Elena non ebbe il tempo di rispondere che improvvisamente sobbalzai, colto da un bruciore intenso alla gamba sinistra.

Poggiai una mano nel punto in cui sentivo bruciare e vidi del sangue. La vista cominciò leggermente ad annebbiarsi ma cercai di resistere con tutte le mie forze. Alzai lo sguardo verso Tyler e vidi che mi guardava furioso mentre mi puntava la pistola contro.

Elena gemette accanto a me e mormorò dei “no” quasi incomprensibili. Solo io, standole accanto, riuscii a sentirli.

Sentii delle esili braccia avvolgermi le spalle e provai a concentrare tutto me stesso in quella beata sensazione di trovarmi tra le sue braccia. Cercai di non vedere il sangue ne di sentire quel bruciore avvolgere pian piano tutta la gamba.

Vidi in lontananza John che si affrettava ad entrare con una pistola tra le mani.
-Ti conviene abbassare la pistola Lockwood, prima che chiami i rinforzi e ti sbatti dentro a calci.- Pronunciò John solennemente.

Sentii qualcosa bagnarmi la maglietta e solo voltandomi mi resi conto che erano le lacrime di Elena.
-Non sto morendo, tranquilla.- Riuscii a dire con un tono bassissimo.
Lei annuì ripetutamente. –Non lo fare, devi esserci per il nostro bambino, per Celine, per vendicare la morte di Rose, per Klaus, per Caroline e anche per me.-
Piegai lievemente le labbra all’insù. –Ci sarò. È solo un bruciore, la pallottola sarà entrata un po’ troppo. Possiamo andare da un medico e appena me l’avrà estratta starò di nuovo bene.-
Continuò ad annuire. -È il nostro bambino… Non posso crederci.- Si portò di nuovo una mano sul ventre.
-Davvero impressionante come tu sia riuscito a trovare uno come lui, Salvatore.- Si stava rivolgendo al coinvolgimento di John nella storia. –Ma peccato che nessuno possa impedirmi di prendere ciò che voglio.-

Puntò nuovamente la pistola su Elena.
Cercai di farle da scudo mentre cercavo di parlare.
-Sbaglio o c’è una legge “severissima” che vi impedisce di uccidere donne o bambini?- Chiesi sorridendo in modo finto mentre il bruciore aumentava sempre di più e la testa iniziava ad appesantirsi.
-Sbaglio o già ho ucciso una donna prima? E poi me ne infischio delle leggi.- Mi rispose. Vidi John avvicinare le dita al grilletto della pistola e puntare quest’ultima dietro la schiena di Tyler. –Inoltre chi ti ha detto che voglio uccidere Elena?-

Non ebbi il tempo di formulare una risposta che una chiazza di sangue rosso si formò sulla mia maglietta, all’altezza del cuore.

Elena sussultò accanto a me.

Un altro sparo nello stesso punto e poi vidi il corpo di Tyler cadere senza vita a terra.

C’è l’avevamo fatta.

Pov.Elena

Il mondo si fermò nello stesso istante in cui Tyler sparò per la prima e poi per la seconda volta sul petto di Damon. Non ebbi il tempo di ragionare né di godermi il successivo sparo che segnò la nostra vittoria. Adagiai la testa di Damon sulle mie gambe e poggiai una mano sul suo cuore.

Vidi una chioma bionda raggiungermi immediatamente e inginocchiarsi accanto a me.

Gli occhi di Damon erano semichiusi mentre lottava allo stremo delle forze per rimanere in vita. Un leggero brivido scosse il mio corpo mentre con la mano libera gli accarezzavo la guancia da un colorito mortalmente pallido.

Vidi i suoi, ancora più trasparenti, occhi di ghiaccio guardarmi. –Ci sarò…- Sussurrò. -…Sempre.-
I suoi occhi si chiusero mentre si lasciava andare tra le mie braccia.

Caroline spostò il suo sguardo fuori, dove decine di auto della polizia sostavano con le sirene accese, c’era anche un ambulanza, forse… ma non sarebbe servita a nulla. Osservavo di sfuggita la bocca di Caroline che continuava a parlare e a parlare mentre dai suoi occhi chiarissimi sfuggivano numerose lacrime.

La cosa peggiore è che non era come nei film.
Non c’era nessuna deprimente canzone di sottofondo, ne vi erano scene a rallentatore. Non c’erano cavalli bianchi come nelle favole o streghe che potevano resuscitare un morto… perché i morti non resuscitano… Lo dice anche la scienza.
C’era solo il mio muto dolore e la consapevolezza che un’altra delle persone che amavo era morta.
Un altro brivido mi percosse da capo a fondo mentre con molta lentezza adagiavo le mie labbra su quelle freddissime di Damon, continuando a pensare che il mondo doveva proprio avercela con me… con Elena Gilbert.
“I’m the place you can rest
When your dreams go blind
I’m the breath you can tail
When you’re trapped inside
You’re the reason I get through…
You were there for me…
I’m here for you.”

 

*Atlantic City Expy E: Autostrada che collega Philadelphia con Atlantic City. Si deve percorrere per circa trentacinque chilometri. 


Angolino Autrice:
And this is the end! Okay, sono pronta a pomodori, frecce stile Arrow, colpi di pistola, schiaffi, pugni... sono pronta a tutto. Io già sapevo il finale, l'ho sempre saputo. 
Il bambino è di Damon, Tyler li ha ingannati, di nuovo. 
Damon. Beh, su questo personaggio dovrete esprimervi voi. Vi dico solo che è stato difficile per me scrivere il capitolo. 
Sono curiosa di sapere le voste opinioni. 
Come sempre, accetto ogni critica.
Enromemente grazie alle 152 persone che hanno messo la storia tra le seguite, le 65 che l'hanno messa tra le preferite e le 25 tra le ricordate. Siete magnifici. Non pensavo che la mia storia potesse piacere così tanto! 
Vi lascio, con la promessa che mi farò viva molto presto con l'epilogo ;) 
Non è esattamente finita qua! 
Il capitolo non è betato, quindi qualsiasi errore relativo alla grammatica o altro è colpa mia! Se notate qualche orrore, ditemelo ;) 
Grazie ancora **
Un bacione,
Esperanza97
P.S: Dato che ho riletto la storia, ho aggiunto un nuovo avvertimento: drammatico.

 
  
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