And all the ways I got to know
your pretty face and electric soul.

Liberi

Un, deux, trois.

Volteggiano, leggere e aggraziate. Gli ampi vestiti frusciano appena, sul pavimento intarsiato.

Un, deux, trois.

Il suo sguardo è vago, in quella grande sala. I cristalli dei lampadari risplendono e riflettono mille colori. Come la collana di quella ragazza vestita di azzurro, seria e concentrata, avvinghiata al suo cavaliere.

Rose si perde a guardarla, quella esile figura, il modo in cui poggia le mani, il suo sorridere timidamente.

Un, deux, trois.

Si sente un po' spaesata, alla corte degli Asburgo. Non si ricorda bene in che anno sono. In realtà, non si ricorda bene nemmeno perchè sono finiti lì.

Lo stretto corsetto la sta soffocando e lei inizia a sentire la mancanza della sua morbida felpa blu, così calda e confortante.

Sposta velocemente con la mano un ciuffo biondo che le ricade fastidiosamente sulla fronte.

Ora sta osservando uno dei duchi, o almeno dovrebbe essere tale, fermo, in fondo alla sala, nel suo completo bianco e rosso.

Non la capisce proprio la moda di questo tempo. Chi diavolo indossa un completo bianco e rosso? Le scappa un sorriso.

Un, deux, trois.

Aspetta anche lei, il suo cavaliere.

E dopo un tempo, che a lei pare infinito, finalmente il suo desiderio si esaudisce.

Le ha stretto dolcemente la mano, e lei volta di colpo la testa. Sorride, e questo la rassicura. Anche lei ora sorride.

Le chiede di ballare, ma lei dice che non è capace. Non se la sente di aggiungere che i pochi passi che conosce sono di breakdance, che le aveva insegnato Shireen. Pensa che lo farebbe scoppiare a ridere, e in un momento come quello, non le sembra per niente appropriato.

È solo un valzer,

risponde, e le porge la mano,

devi solo seguire i miei passi.

Non ne è convinta affatto, ma si rassegna e alla fine acconsente alla sua richiesta.

È un attimo.

Volteggia anche lei, ora, leggera, il vestito rosa antico fruscia sul pavimento intarsiato. La sua collana di perle brilla alla forte luce dei limpidi lampadari.

Le sta chiedendo qualcosa riguardo il nipote dell' imperatore. E che la Prima Guerra Mondiale scoppierebbe due anni prima del dovuto, se non riusciranno a fermare il complotto e che-

Ma Rose non lo ascolta. Sente solo il suo tono pacato pronunciare parole a cui lei non ha voglia di dare un senso.

La sua mano le cinge il fianco.

Non sa bene se sta seguendo il tempo, ma poco le importa.

Il suo sguardo vaga per quella sala. Si posa su un grande quadro che la inquieta un po', sugli archetti di tre violini che si muovono in sincro.

E cade infine, sul suo viso.

I capelli non gli ricadono più sulla fronte.

Sono ordinati e composti, tirati da un lato.

Gli occhi di una tonalità giusto più scura del ciliegio.

La sua bocca è distesa in un sorriso.

È rassicurante.

È come se fossero solo loro due, lì.

Loro due, e lo stridulo suono dei violini.

E il tempo ha congelato quel momento per loro.

Liberi.

Ma le note stanno rallentando, e la viola cessa di suonare, presto seguita dagli altri.

C' est fini.

Un ultimo passo.

È finito.

Un ultimo sguardo.

E tutto si fa nero.

Perchè il disco ha finito di girare,

e ha lasciato la stanza in un sordo silenzio.

C' è solo lei ora, appoggiata contro il candido muro.

Sola.

E l' eco stridulo dei violini rimbomba ancora nella sua mente.