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Autore: StormLight94    09/02/2014    5 recensioni
Cosa succederebbe se la relazione tra Sheldon e Amy arrivasse finalmente a una relazione anche fisica? E se lei rimanesse incinta? Come la prenderebbe il giovane fisico?
Dal testo:
" -Sheldon, sei sicuro che noi due..sì insomma...ecco...- Sheldon si avvicinò fino ad arrivarle a un soffio dalle sue labbra. La sua voce era un sussurro.
-Diciamo che potrebbe essere un esperimento. Vediamo cosa succede se la nostra relazione si sposta di un livello.-
"
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Leonard Hofstadter, Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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tbbt6

Buonasera miei cari~ 
Lo so sono un essere abominevole per aver concluso il capitolo scorso in quel modo e per aver fatto passare così tanto tempo T.T Ma eccomi qui con un nuovo capitolo di una tristezza sconvolgente.
Non so neanch'io perchè abbia voluto fare una cosa così triste. Lo so che la serie è una comedy e che sarei dovuta rimanere più in linea con la sitcom per l'appunto, ma ho voluto provare qualcosa di diverso e cioè inserire l'elemento drammatico perchè io amo la comicità, ma amo ancora di più il drama e così ho voluto mettermi in gioco. 
Detto questo vi lascio con il capitolo nuovo♥
A presto!

Capitolo 6: La variabile del koala di peluche

Sheldon era sconvolto, non riusciva a crederci. Era accaduto tutto troppo in fretta.

Un attimo prima era convinto che tutto sarebbe andato per il meglio, mentre ora invece era sul punto di perdere tutto.

I medici l'avevano fatto uscire in fretta senza dargli alcuna spiegazione e, dopo un'ora, ancora non si sapeva niente.

Era seduto sulle fredde e bianche poltroncine della sala d'aspetto. Muoveva la gamba destra in modo nervoso mentre con gli occhi faceva passare ogni medico o infermiera che gli sfrecciavano davanti, sperando che qualcuno si degnasse almeno di dirgli qualcosa. Purtroppo però veniva puntualmente ignorato. I ragazzi erano tutti lì, ma nessuno osava fiatare. La tensione era così alta che si poteva tagliare con un coltello.

A monosillabi era riuscito a dire quello che era successo, o almeno, quello che aveva capito fosse successo. Cercava di ricostruire mentalmente tutto quello che aveva visto, ma per la prima volta nella sua vita la sua memoria eidetica aveva deciso di abbandonarlo. Non solo non ricordava molti dettagli, ma era tutto tremendamente confuso. Se avesse dovuto riscrivere tutto ciò a cui aveva assistito non sarebbe stato nemmeno in grado di iniziare. La mente era annebbiata, complice probabilmente la stanchezza e la moltitudine di sentimenti contrastanti provati in un lasso di tempo piuttosto breve.

Leonard provò a sedersi vicino a lui, ma in quel momento non tollerava la presenza di nessuno.

Tentarono anche gli altri di confortarlo, ma dopo essere stati tutti cacciati in malo modo capirono che era molto meglio se lo lasciavano da solo.

Dopo un'attesa estenuante di due ore un medico dai capelli grigi e lo sguardo severo si avvicinò verso di loro.

<< Signor Cooper? >>

Sentendosi chiamato Sheldon si alzò di colpo.

<< Sì? >>

<< Le devo parlare. Venga con me. >> Si girò e iniziò ad avviarsi verso una zona più isolata. Sheldon, titubante, lo seguì.

Penny appoggiò una mano sulla spalla del fidanzato.

<< Forse è meglio se vai con lui >> mormorò la ragazza. Leonard annuì e con passo svelto li raggiunse.

Il medico si tolse gli occhiali prima di iniziare a parlare.

<< La bambina ha avuto un arresto respiratorio al momento della nascita. Siamo riusciti a rianimarla, ma dobbiamo tenerla sotto osservazione per i prossimi giorni...>> prese una pausa per lasciare il tempo ai due ragazzi di metabolizzare la notizia. Si schiarì la voce e proseguì, con un tono più basso però. << Le funzioni vitali sono basse e non sappiamo con certezza se sopravvivrà...Mi dispiace. >> Nonostante il tono usato fosse professionale si riusciva a percepire un sincero dispiacere, forse dettato dalla lunga esperienza nel settore. Non era certo la prima volta che vedeva quegli sguardi di smarrimento nei genitori e Sheldon non fu da meno. Quelle parole furono un vero e proprio pugno nello stomaco e anche Leonard rimase completamente spiazzato, tant'è che non riusciva nemmeno a muovere un muscolo.

Sheldon riuscì in qualche modo a sedersi su una di quelle monotone poltroncine poco distanti prima di iniziare a fissare un punto a caso davanti a sé con lo sguardo vuoto.

Quando videro il medico allontanarsi immediatamente gli amici li raggiunsero per avere notizie. Leonard parlò al posto dell'amico e, con non poca fatica, riuscì a dare qualche spiegazione. Howard e Raj sbiancarono di colpo mentre Penny scoppiò a piangere e corse ad abbracciare Leonard.

La parte più difficile però era dire a Amy quello che stava accadendo.

Sheldon si alzò e, senza proferire alcuna parola si avviò verso la stanza di Amy. Aveva bisogno di vederla. Quando entrò capì che Amy era già al corrente di tutto. Stava piangendo e, quando lo vide entrare, i singhiozzi si fecero più intensi.

Il fisico fu completamente preso alla sprovvista. Non aveva la più pallida idea nè di cosa fare nè tanto meno di cosa dire. Constatò che quello non era affatto un buon momento per rimanere, ma non poteva nemmeno girarsi e andarsene come se niente fosse.

Decise per la prima volta di dar retta al suo istinto e il suo istinto gli diceva che doveva raggiungerla e starle vicino.

E questo fu esattamente quello che fece.

Si sedette in parte e Amy si asciugò gli occhi con il dorso della mano.

<< Mi dispiace...>> riuscì a malapena a mormorare con la voce rotta. << Mi dispiace...È tutta colpa mia...>>

Sheldon la guardò allarmato. Perchè stava dicendo che era colpa sua? Lei non centrava nulla per quale motivo si stava tormentando così?

<< Come potrebbe essere colpa tua? Non hai fatto nulla di male. È stato solo un...>>

Un incidente? Un caso? Il destino? Non lo sapeva e nemmeno l'avrebbe mai saputo. Ma una cosa era certo: lei non aveva colpa. Non voleva che continuasse a darsi colpe immaginarie che poco o nulla avevano a che fare con quanto accaduto.

Le appoggiò una mano sulla spalla, ma sapeva che era un gesto troppo poco confortante in quel caso. Lei gliela presa e la strinse fino a farla sbiancare. Vedeva che si stava trattenendo dal piangere nuovamente per cui passò la mano libera dietro la sua testa e la tirò delicatamente verso di sé fino a quando la sua fronte non toccò il suo petto. Non sapeva se quello era il gesto più consono da utilizzare o se il protocollo sociale imponesse qualcos'altro, ma si ricordò di sua madre che faceva la stessa identica cosa quando era piccolo e gli altri bambini lo trattavano male e immediatamente si sentiva meglio.

Quando Amy si accorse di essere avvolta in un abbraccio si sfogò completamente.

 

 

Grace fu messa in incubatrice e forse questa fu la parte più dolorosa. Non potevano toccarla né tantomeno tenerla in braccio. Non potevano vederla quando e quanto volevano. Tutto questo fu uno strazio per Amy.

Sheldon passava le giornate tra l'università, in cui però riusciva a combinare poco e nulla a causa della sua perenne distrazione, e l'ospedale. Anche il semplice risolvere un'addizione elementare in quel momento risultava difficile, se non impossibile. Prima con un semplice sguardo sulla lavagna riusciva già a capire il metodo da utilizzare, il procedimento e la relativa soluzione. Ora ai suoi occhi appariva solo come un'accozzaglia di numeri, lettere e simboli privi di senso.

I suoi amici cercavano in tutti i modi di aiutarlo per dargli un po' di tregua, ma lui non era interessato a riposarsi o a fare qualunque altra attività non indispensabile.

Erano tutti stupiti dall'apprensione che stava mostrando in quei giorni Sheldon e capirono che poteva essere anche terribilmente egocentrico, orgoglioso e arrogante, ma non era una persona cattiva né menefreghista nei confronti delle persone a cui teneva.

Anche Amy non fu da meno in quanto a stupore e solo ora capiva quanto lui ci tenesse a lei. Non aveva avuto bisogno di parole per saperlo. I suoi gesti già dicevano tutto.

I giorni passarono lentamente e con il fiato sospeso, ma finalmente i medici dissero che c'erano segni di miglioramento.

***

 

Sheldon camminava per il lungo corridoio che lo separava dal reparto di neonatologia. I suoi passi riecheggiavano, creando un suono sinistro. Ogni volta quel corridoio sembrava sempre più lungo da percorrere.

Finalmente raggiunse la stanza dove c'erano le incubatrici.

E anche Grace.

Si fermò davanti all'ingresso e fece passare con lo sguardo i pochi neonati presenti finché non la trovò.

Titubante entrò e oltrepassò i neonati molto piccoli, probabilmente prematuri.

Quando giunse da lei si fermò un attimo, poi si sedette.

Strinse il koala di peluche che aveva preso al negozietto dell'ospedale. Guardò il suo piccolo petto alzarsi e abbassarsi in modo regolare e questo lo fece sentire un po' meglio. La osservò attentamente e si chiese se assomigliasse di più a lui o a Amy.

Amy.

Non era ancora uscita dall'ospedale a causa di un'emorragia avuta durante il parto e avevano preferito tenerla lì per assicurarsi la sua completa guarigione. Anche se, con tutto quello che stava passando, era difficile restare tranquilli e riposare per cercare di riprendersi il prima possibile.

Sheldon non riusciva a restare nella stessa stanza di Amy per più di qualche minuto. Non sopportava quel bianco asettico, l'odore di disinfettante che impregnava  l'ambiente e la paura, nota ormai a tutti, di germi e batteri.

Questo era quello che di cui cercava di auto convincersi. In realtà riusciva stare nella stessa stanza con Amy. Odiava vederla in quello stato. Il viso pallido e sciupato, le mani fredde e quegli occhi che se non erano inondati di lacrime erano avvolti da un velo di tristezza e sofferenza da costringerlo a uscire per prendere un attimo di respiro.

Si sentiva inutile e patetico. Non riusciva nemmeno a mostrarsi forte almeno per lei. Tutto quello che riusciva a fare era scappare quando sentiva la pressione intorno a sé farsi troppo insopportabile.

E quando era così l'unica cosa di cui aveva bisogno era restare da solo.

 

<< Ho preso questo koala di peluche. È bello vero? Di sicuro molto meglio di quei terrificanti orsi che la gente si ostina a regalare ai bambini. >> Lo appoggiò in parte con cura, stando ben attento a non farlo cadere per terra.

<< È curioso sai? Lo stesso giorno che sei nata, ma di quattro anni fa, io e tua madre ci siamo visti per la prima volta. Se non fosse stato per Raj e Wolowitz e la loro assurda idea di mettere i miei dati su quel sito di incontri probabilmente non l'avrei mai incontrata >> prese una pausa. Forse lo stava ascoltando. Si avvicinò un po' di più e la studiò attentamente. La pelle era chiara come la sua. I pochi capelli erano di un castano scuro. Chissà se sarebbero rimasti così o sarebbero diventati più chiari come quelli di Amy. E gli occhi? Li avrebbe avuti di un caldo marrone come sua madre o di un freddo azzurro come i suoi?

Sospirò pesantemente. Non poteva fare molto in quella situazione però gli venne in mente l'unica cosa che riusciva a farlo stare meglio. Magari funzionava o magari no. Non poteva saperlo se non ci provava. Aprì la bocca e con un filo di voce appena udibile iniziò a cantare.

<< Soft kitty warm kitty little ball of purr...>> sentì un nodo alla gola che da molto tempo non provava, ma proseguì lo stesso. Aveva aiutato Penny quella volta che si era fatta male alla spalla e perfino il professor Proton quando aveva avuto un problema al cuore. Avrebbe aiutato anche Grace su questo non aveva dubbi. << Smile kitty sleepy kitty purr purr purr...>> la vide muoversi appena. Riprovò un'altra volta.

<< Anche mia madre mi cantava una canzone simile quando ero piccola...>>

Sheldon sussultò, preso alla sprovvista. Era convinto di essere da solo invece non aveva notato l'infermiera dai capelli rossi in fondo alla stanza, la stessa che qualche giorno prima gli aveva indicato la stanza di Amy.

<<...Solo che invece di un gattino c'era un coniglietto. Amavo i conigli da bambina >> continuò lei e gli sorrise dolcemente. Sheldon invece era un po' spaesato. Si era lasciato andare in un attimo di debolezza e non gli andava che qualcun'altro lo vedesse così.

<< A dire il vero stavo andando via >> proruppe alzandosi in fretta dalla sedia e, tuttavia, domandandosi perchè stesse facendo una cosa simile. Lui non voleva andarsene, voleva rimanere ancora lì. Ora si trovava in piedi e non aveva idea di cosa fare nè tanto meno cosa dire all'infermiera guastafeste che aveva di fronte.

Vedendo che il fisico teorico era in netto disagio, la ragazza provò a rompere il ghiaccio.

<< Può prenderla in braccio se vuole >> disse semplicemente.

Sheldon sbarrò gli occhi sorpreso.

<< M-ma non è pericoloso? >> domandò preoccupato.

L'infermiera aveva sempre lo stesso sorriso sulle labbra.

<< Non si preoccupi non è in gravi condizioni e inoltre ci sono qui io. >> Si avvicinò all'incubatrice e con molta delicatezza la tirò fuori e gliela mise in braccio.

Goffamente la prese e cercò di metterla nella posizione corretta.

  Fu una sensazione molto strana. Certo, aveva già tenuto in braccio suo nipote quando era appena nato, ma non aveva provato nessuna particolare emozione, anzi era quasi infastidito da quell'esserino tanto piccolo quanto rumoroso, con tutto quel piangere e quegli strilli che aveva emesso da quando era venuto al mondo.

Invece in questo caso fu tutto completamente diverso. Non solo aveva paura anche solo a stringerla un po' di più, ma stava provando un turbinio di emozioni che da anni probabilmente non provava. Erano sentimenti contrastanti che si combattevano cercando di prevalere uno sull'altro. Paura, gioia, timore...

Sembrava come se il tempo si fosse fermato improvvisamente. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e non riusciva a capire come potesse stregarlo fino a quel punto.

Esattamente come sua madre.

Zittì immediatamente quella vocina interiore che usciva sempre nei momenti meno opportuni.

Era in un piccolo idillio e, per quanto fosse strano, gli sarebbe piaciuto rimanere così per un bel po' di tempo.

Quel piccolo momento fu interrotto quando l'infermiera si avvicinò per togliergli Grace dalle braccia e rimetterla in incubatrice. Ci rimase male, ma ovviamente non poteva fare nulla.

Era però così entusiasta che voleva correre da Amy e renderla partecipe di quella sensazione assolutamente nuova e mai provata prima, come un bambino che ha appena ricevuto il regalo più bello del mondo e avesse appena finito di giocarci. Un bel treno elettrico nel suo caso.

Voleva dirle che Grace stava bene, che non doveva preoccuparsi e che sì, l'aveva presa in braccio e gli era piaciuto.

E tanto anche.

Appena uscì dalla stanza però il suo entusiasmo si spense poco alla volta.

Amy in quei giorni era molto diversa. I suoi occhi erano spenti, assenti e tremendamente tristi. Sapeva quanto soffrisse ogni volta venisse menzionata Grace anche se i medici avevano detto che ci sarebbero buone possibilità che si riprendesse.

Forse non voleva sentirsi dire che era stato lui a prenderla in braccio per primo e non lei che era sua madre. O forse il fatto che lei non avesse ancora provato quell'emozione che aveva appena provato lui. Proseguì il cammino, ma invece di andare verso Amy si girò e andò dalla parte opposta, verso l'uscita.

 

Il giorno dopo si recò dopo l'università come sempre da Amy. Questa volta nella stanza c'erano tutti i suoi amici e anche il medico con i capelli grigi e lo sguardo severo. Aveva paura che fosse successo qualcosa, ma i visi allegri dei suoi amici, fortunatamente, indicavano il contrario. Il medico era tranquillo e quasi si poteva addirittura intravedere un mezzo sorriso sulle sua labbra che creava un certo contrasto con l'espressione non proprio dolce e premurosa.

<< Sheldon! >> trillò Penny vedendolo entrare e immediatamente gli si avvicinò, mostrando un gran sorriso. << Il medico ha appena finito di dire che domani potrete tornare a casa! Amy si è completamente ripresa e Grace sta  bene, non è più in pericolo di vita! >> Spruzzava entusiasmo da tutti i pori e se non fosse per il fatto che sapeva quanto Sheldon odiasse essere toccato, a quest'ora lo starebbe abbracciando così forte da togliergli il respiro.

<< D-davvero? >> mormorò quasi incredulo. Vide il medico annuire e tirò un sospiro di sollievo.

Si fece largo tra gli amici fino a raggiungere Amy.

Finalmente la vide sorridere dopo troppi giorni passati tra lacrime e sensi di colpa.

Il suo viso stava cominciando a riacquistare colore, abbandonando quel pallore che la faceva sembrare così innaturale.

Accennò un breve sorriso anche lui e il suo sguardo, solitamente freddo e analitico, divenne a poco a poco più dolce.

Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma quando la vedeva così sorridente e con gli occhi che brillavano di felicità non poteva fare a mano di provare lo stesso tipo di sentimento.

Un po' come quando guardava i koala allo zoo.

No, questa volta era ancora meglio dei koala.

Amy si tirò su e si mise a sedere. Allungò una mano fino a toccargli il viso. Non era più fredda, ma calda come la prima volta che si erano presi per mano tre anni fa. Forse in un altro momento si sarebbe scostato o avrebbe fatto qualche commento sarcastico e fuori luogo, ma questa volta invece rimase immobile. Non voleva separarsi da quel gesto così semplice e naturale fatto dall'unica persona che aveva avuto il permesso di toccarlo e di diventare intima con lui.

Amy lentamente si allungò verso di lui e, senza pensarci due volte, lo baciò. Non le importava nulla se erano davanti a tutti o se, stando secondo le regole del vecchio Contratto tra Fidanzati -sì, anche da sposati valevano più o meno le stesse regole- dovesse aspettare un periodo di tempo prima di avere un qualsiasi contatto fisico con lui nel caso fosse stata in ospedale.

Penny si coprì la bocca con la mano.

<< Guarda Leonard! >> sussurrò mentre con la mano stringeva il braccio del fidanzato. << Gli Shamy si stanno baciando! >> Era la prima volta che li vedeva così intimi e, sopratutto, vedere Sheldon alle prese con qualche atteggiamento amoroso.

Avevano passato giorni terribili questo è vero, ma erano già pronti a lasciarsi quell'esperienza alle spalle per sempre.

  
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