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Autore: AliceWonderland    10/02/2014    4 recensioni
La vita di Kappeita Taira, detto Capeta, trascorre tranquilla e serena tra scuola, amicizie e le immancabili gare di kart che oramai lo vedono campione indiscusso delle piste, dopo l'incredibile spettacolo offerto al pubblico in visibilio nel circuito di Haruna, contro Ryou Shiba.
Al seguito della gara, infatti, Capeta ha finalmente attirato l'attenzione di uno sponsor, è supportato da un team specializzato, un nuovo telaio ha sostituito il glorioso quanto sgangherato Capeta III e, cosa ancor più importante, è in concorso per ottenere la tanto ambita borsa di studio messa in palio dalla FSRS (Formula Stella Racing School) che potrebbe aprirgli le porte verso la tanto agognata categoria dove gareggia il suo 'eterno rivale', Naomi Minamoto; ancora non immagina che, ben presto, una notizia inaspettata sconvolgerà la sua tranquilla routine, portandolo ad avvicinarsi al suo rivale, ma... in maniera assai diversa da come se l'aspettava!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Capeta Taira, Naomi Minamoto, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 07: Il guerriero di Sparta e l'amore_



E' da un po' che sei strano, Capeta… Hai sempre la testa fra le nuvole. Vedi di riprenderti! Hai una grande responsabilità, ora, ricordalo.
Capeta aveva dovuto dare segretamente ragione all'amico, eppure, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva ad abbandonare quell’aria assente con cui seguiva le lezioni negli ultimi tempi…
Era entrato alla Persec ed era tornato alla guida della sua monoposto, anche se avrebbe dovuto attendere i sedici anni per poter gareggiare in via ufficiale. Migliorava a vista d’occhio anche il rapporto col suo team e il compagno di squadra, Taku Komazawa, di qualche anno più grande di lui, ciononostante, la bella esperienza che stava vivendo alla scuderia col suo nuovo team non era l’unica cosa a completare quella sua sempre crescente felicità.
Non poteva certo dire di aver ritrovato una vera e propria famiglia, però l’atmosfera che stava creandosi in casa tra suo padre e la signora Nanako era sempre piacevole e distesa. Entrambi lavoravano molto, ma la donna non si lamentava mai, rinfacciando al compagno di non trascorrere abbastanza tempo con lei quando questo, talvolta, accettava di fare qualche straordinario in più, la sera; la signora Minamoto aveva sempre vissuto nella sua indipendenza, e sembrava soddisfatta di averla in parte mantenuta, nonostante l’amore per quell’uomo così goffo e pasticcione.
In quanto a Naomi, col trascorrere delle ultime settimane, Capeta sembrava essersi oramai arreso ai sentimenti per l’irraggiungibile e indecifrabile rivale. Naomi lo attraeva in ogni sua sfaccettatura; lo affascinavano l’espressione seria e concentrata che assumeva quando si gettava a capofitto in un impegno, la maturità e l’indole educata e pacifica che celava dietro la sua aria fredda, distaccata e imperscrutabile, e anche i suoi piccoli difetti erano a modo loro gradevoli.
Forse Minamoto non sarebbe mai arrivato a sapere e a provare per lui qualcosa di più del semplice rispetto nei confronti del pilota di kart, e se questo, talvolta, intristiva e sconfortava Capeta, portandolo a doversi chiudere in bagno o in camera, nascosto da tutto e da tutti, per dar solitario sfogo ai suoi sentimenti per lui, dall’altra si ripeteva che per il bene della famiglia appena formatasi era meglio così; che quelle emozioni, di cui inizialmente si vergognava tanto, erano gradevoli e appaganti vissute anche in quella maniera, e che in quel modo non avrebbero messo a disagio nessuno, né i suoi amici, che ancora non sapevano, né suo padre che conviveva proprio con la madre del ragazzo.
Andava bene così, avrebbe affrontato una cosa alla volta, come era riuscito ad accettare quei sentimenti e quegli strani impulsi che il suo corpo gli inviava, sarebbe riuscito anche a gestirli nella maniera più discreta possibile, benché a volte la situazione si dimostrasse tutt’altro che semplice…

Una folata di vento lo distolse dai suoi numerosi pensieri, riportandolo fra la gente che affollava i sentieri del parco.
I cani che teneva al guinzaglio si fermarono davanti a lui, fiutando l'aria, poi, con uno strattone, lo trascinarono dietro il fragore del loro rumoroso abbaiare. -No! Zukka, cosa…! E-ehi! Aspettate, che vi prende? Buoni, state buoni!-.
Naomi camminava attraverso il parco, quando scorse Capeta sopraggiungere assieme ad un piccolo esercito di cani al guinzaglio.
Pareva uno zoo itinerante; quella scena gli sembrò subito molto buffa.
-Mi-Minamoto, fermali!- lo pregò Capeta, scorgendolo.
Il ragazzo lo fissò e, sfilandosi gli auricolari, lasciò che i cani lo superassero, allungando la mano verso i guinzagli e bloccandoli, tempestivo, mentre Capeta rimbalzò contro il suo petto, finendo col sedere a terra sotto le occhiate divertite dei passanti.
-Ti... ringrazio- boccheggiò, riprendendo fiato.
Minamoto lasciò la presa, sistemandosi la borsa sulla spalla: -E’ il tuo part-time?- gli domandò, chinandosi sui cani e carezzando il mento del barboncino.
Capeta annuì, abbozzando un sorriso a quell’immagine.
-Hm. Sei strano, Taira-;
-Che intendi, scusa?-;
-Dovresti essere tu a condurre i cani, o sbaglio? Più che altro pare che siano loro a portare a passeggio te- osservò Naomi, facendolo arrossire.

-Ma che sorpresa! E così sei anche tu un pilota come Taiga?- disse gioviale l'anziano signor Ito, sfilando il guinzaglio a Zukka e lasciandolo libero per il giardino -Permettimi di stringerti la mano, ragazzo. Se mai diventerete famosi, potrò vantarmi di qualcosa coi vicini- rise, mentre Naomi ricambiava la sua stretta, non potendo fare a meno di domandarsi per quale motivo Taira fosse sempre circondando da gente tanto strampalata ed energica.
-Allora a giovedì, signor Ito- si congedò Capeta, chinando il capo in segno di saluto –Le auguro buona serata-;
-Anche a te, ragazzo, salutami tuo padre. Signor Matsumoto, è stato un piacere conoscerla- li salutò questo, lasciando Naomi piuttosto perplesso.
-Matsumoto?- ripeté allontanandosi con il coinquilino.
-Non farci caso, ha qualche difficoltà a ricordare i nomi- ridacchiò Capeta, sulla strada di casa -Che cos’è quello?- gli domandò incuriosito, poco dopo, scorgendo un pacchetto che faceva capolino dalla borsa del più grande.
-Mh? No, niente. E’ per il compleanno di mia mamma- rispose questo, continuando a procedere tranquillo.
Capeta spalancò smisuratamente gli occhi scuri: -Che cosa?- gridò, attirando l’attenzione dei passanti -E me lo dici solo ora?-;
-Abbassa la voce, ti guardano tutti-.
-Ma perché non me l’hai ricordato? Che figura farò, questa sera?- esclamò il quindicenne, agitato, rovistando nella borsa alla ricerca del cellulare, e scoprendolo irrimediabilmente scarico –Oh, no! Mio padre lo saprà? Se ne sarà ricordato?-;
-Non ne ho idea. Per quale ragione ti agiti tanto? Mia madre non è abituata a festeggiare. Comunque, questo regalo non è da parte mia, ma di Isamu e dei meccanici dell’Autohouse- gli spiegò Naomi, disinteressato –Dammi retta. Non faremo altro che ricordarle che sta invecchiando, e lei odia…-.
Senza sentire ragioni, Capeta lo tirò per una manica della camicia e lo trascinò dietro di sé, più deciso che mai a porre rimedio a quella svista.
La signora Nanako era sempre stata molto gentile e premurosa nei suoi confronti, specie da quando li aveva accolti in casa sua, e il ragazzino si sentiva in dovere di farglielo sapere; senza contare che, con molta probabilità, neanche suo padre, sbadato e impegnato com’era, era ancora a conoscenza della cosa; in questo modo avrebbe salvato anche lui.
-Ti vuoi fermare?- sbottò Naomi, bloccandosi sul marciapiede e facendo quasi ruzzolare a terra il più piccolo.
-Minamoto, anche se tua madre non è abituata a festeggiare, non pensi che le farebbe comunque piacere?- lo interrogò quest’ultimo, con una spontaneità e una decisione che lasciarono il ragazzo interdetto.
Al seguito di una veloce occhiata al circondario, qualcosa sembrò attirare l’attenzione di Capeta: su di una grossa ed elegante insegna, percorsa da raffinati caratteri dorati, scorse e lesse a fatica una scritta straniera, Maison du Chocolat, un nome che era sicuro di aver già sentito da qualcuno…
-Très bien!-.
La voce di Momotaro echeggiò nella sua testa, facendolo rabbrividire, ma accendendo una lampadina.
-Quello- indicò al ragazzo -Quello è perfetto-.
Minamoto inarcò le sopracciglia.
-E’ lì che hai acquistato i cioccolatini per me, quella volta?- gli domandò Capeta, spostando le iridi castane su di lui.
-E questo come lo sai?- trasalì il suo interlocutore, sgranando gli occhi, colto di sorpresa. -Me l’ha detto Momotaro- rispose con semplicità il giovane pilota, impegnato a sbirciare all’interno del locale -E’ un posto molto elegante. Pensi che ci faranno entrare anche se siamo in divisa?-;
Naomi arricciò le labbra, corrucciato: -Ma si può sapere come fa quel tizio a…? Lascia perdere- disse superandolo e oltrepassando la soglia del locale -Allora?-;
-Allora?-;
-Guarda che non ho tutto il pomeriggio a disposizione-.
Varcata la soglia, un vistoso lampadario di cristalli li accolse con la sua luce calda e soffusa, e diversi specchi, poggiati ad intermittenza sulle pareti foderate di tappezzeria bordeaux, moltiplicarono la loro immagine, lasciando Capeta a bocca aperta.
Sembrava proprio di essere in un raffinato locale di gusto europeo.
Sbirciando alcuni clienti seduti ai tavolini, nella sala da tè, si rese conto di essere stato un po’ troppo avventato nel volervi entrare a tutti i costi.
Naomi era un bel ragazzo, dai tratti severi ma piacenti, e anche con la divisa non stonava affatto nel contesto, anzi, gli conferiva un’aria molto ordinata ed elegante; lui, invece, aveva tutti i capelli spettinati e l’uniforme stropicciata da una lunga giornata di lezioni e part-time… Tutt’altro che presentabile.
-Sbrigati a toglierti dall’entrata, o ti scambieranno per un appendiabiti- gli bisbigliò Naomi, facendolo sussultare.
-Non credevo che fosse una caffetteria così raffinata- pensò Capeta, cercando di sistemarsi i capelli ribelli e la camicia alla meglio -C’è davvero molta scelta- osservò, spostando l’attenzione sul bancone pieno di eleganti (e costose) confezioni di cioccolatini di tutti i tipi -Quella potrebbe andare?- gli chiese, indicandone una avvolta da nastri dorati.
Minamoto si chinò sulla vetrinetta, accanto a lui, e il ragazzino ebbe sotto il naso il suo inebriante profumo, caldo e intenso. E pensare che all’inizio non riusciva a smettere di starnutire quando il suo coinquilino se lo spruzzava, diffondendolo per tutto il bagno, mentre ora avrebbe trascorso le giornate ad inebriarsene…
-H-hm. Non fa differenza- gli sentì mormorare.
-Dì un po’, hai scelto la mia con lo stesso entusiasmo?- mormorò Capeta, arricciando le labbra indispettito, facendo per un attimo trasalire il suo accompagnatore.
-Oh, buonasera, Naomi! Che sorpresa- li interruppe il proprietario, raggiungendoli -Era da un bel pezzo che non venivi a trovarci, mi fa piacere vederti! Sono subito da te-;
-Buonasera, signor Eiki-;
-Ti conoscono?- bisbigliò il più piccolo, sorpreso.
-Venivo qui con mia madre dopo la scuola, quando frequentavo le elementari- spiegò il ragazzo.
-Allora, cosa posso offrirti, oggi?-;
-Prendo una cioccolata calda-.
Capeta alzò lo sguardo, allarmato. Non è che voleva farsi offrire qualcosa da lui?! Aveva i soldi contati del part-time giusto per il regalo della signora Nanako!
-Il regalo, Minamoto- scandì con discrezione.
-Dopo. Allora, cosa prendi?- gli chiese l’altro.
-I-io… Ecco, non saprei…-;
-C’è molta scelta, eh?- sorrise il signor Eiki.
-Anche lui cioccolata calda con scorze d’arancia- disse Minamoto, allontanandosi dal bancone e prendendo posto ad uno dei tavolini liberi; Capeta rivolse un profondo inchino verso l’uomo che gli sorrideva cordiale, e corse appresso al ragazzo.
-Guarda che pago io, non fare quella faccia preoccupata- lo rassicurò Naomi, alcuni minuti dopo.
Il ragazzino corrugò la fronte: -Guarda che non sono entrato qui per farmi offrire…!-.
L’arrivo del cameriere con le ordinazioni lo costrinse ad interrompersi.
-E’ da stamattina che non tocco cibo. Avevo voglia di mangiare qualcosa- disse il più grande -Tutto qua-.
-Be’, grazie allora-.
Capeta fissò il piccolo calice davanti a sé e, sollevando il cucchiaino, quasi gli dispiacque dover rovinare quella bella composizione di cioccolata e riccioli di scorze d’arancia, ma quando il sapore agrodolce ebbe invaso la sua bocca, dovette trattenersi dal gridare di gioia. Era la cioccolata più buona che avesse mai mangiato; densa e cremosa al punto giusto.
-E’ buona!- bofonchiò fra sé, mentre le guance gli si chiazzavano di rosso -Buonissima-.
Naomi lo osservò di sottecchi, continuando a servirsi.
A volte le esternazioni e i modi di fare del quindicenne erano così spontanei che solo un bambino non sarebbe risultato fuori luogo nel manifestarli.
Qualcosa di quell’aria genuina l’aveva colpito sin dal giorno in cui Taira aveva cominciato a vivere in casa sua e a mostrarsi per com’era anche nella quotidianità, nelle piccole cose, senza che la tensione per le gare e la forte rivalità ponessero una barriera fra loro; ciò aveva fatto sì che anche lui cominciasse a comprendere perché Taira piacesse tanto alla gente.
Era naturale, spontaneo, un po’ ingenuo, molto premuroso verso le persone a cui voleva bene, incapace di avere secondi fini, e in una maniera o nell’altra riusciva sempre a sorprendere chi gli stava intorno con gesti e parole inaspettate.
Quella strana convivenza dapprima aveva creato una sorta di innocua curiosità in Naomi, ma col tempo, nonostante il pilota faticasse ad ammetterlo a se stesso, aveva cominciato a mutare in qualcosa di più, come dire? profondo. Curiosità che si era mutata in interesse.
Ogni volta che il sedicenne si ripeteva quella parola, era costretto a lottare per scacciarla dalla propria mente, con una sorta di imbarazzo.
Sì, c’era sempre stato da parte sua l’interesse per il testardo e talentuoso pilota di kart, che si limitava ad incontrare nei circuiti, e questo non gli era mai sembrato strano o faticoso da ammettere. Taira sarebbe diventato un pilota straordinario, se avesse continuato su quella strada, e non passava giorno che Naomi, segretamente, glielo augurasse, ma che a quell’interesse ora si stesse aggiungendo anche quello per Kappeita Taira come normale ragazzo liceale, alle prese con le piccole cose di ogni giorno… Questo, sì, lo lasciava spiazzato, disorientato, confuso.
Perché lo attraeva così tanto? Quel sentimento non aveva nulla a che vedere con le loro sfide, la loro rivalità, i loro obbiettivi…
Per quale ragione sentiva un’inspiegabile interesse anche per il normale ragazzo di periferia, sempliciotto, un po’ rozzo e sempre ben voluto da tutti? La sua mente, negli ultimi tempi, galoppava troppo. Decisamente troppo.
Riportò lo sguardo dapprima sulla cioccolata, che scoprì di aver terminato senza essersene reso conto, per poi sollevare il viso verso il ragazzino, seduto davanti a lui, e scorgere il suo penetrante sguardo nocciola scrutarlo.
-Si può sapere cos’hai da sorridere?- gli domandò perplesso.
Capeta trasalì.
-S-sorridere? Ti sbagli, è che sembravi così concentrato su quella cioccolata, Minamoto...- disse, preso alla sprovvista –A prima vista non dai proprio l’impressione di essere così…- si interruppe, con il presentimento di aver parlato troppo.
-Così, come?- mormorò Naomi.
Capeta avrebbe dato qualunque cosa per sapere cosa passasse per la testa del suo interlocutore, anche solo per un minuto.
-N-no, nulla- balbettò scuotendo il capo –Ti chiedo scusa, per colpa mia hai perso un sacco di tempo, oggi, Minamoto. Mi dispiace-.
Il ragazzo alzò le spalle, come se la questione non lo toccasse.
-Pazienza. A differenza di te, so organizzarmi anche in caso di contrattempi-;
-Eh?! M-ma che vorresti dire con questo?- balbettò il più piccolo, guardandolo alzarsi.
-Che se anche tu organizzassi meglio il tuo tempo fra scuola, compiti e allenamenti non ti troverei, la sera, chino sui libri alle ore più impensabili, a piagnucolare sui compiti arretrati-.
-Accidenti, adesso mi fai anche la ramanzina?- sbottò Capeta, imbronciato, afferrando la borsa ai piedi del tavolo e seguendolo.

-Ehi, Oka, ti vuoi dare una mossa?- sbuffò Ryou Shiba, terminando di caricare alcuni scatoloni sul furgoncino dell’uomo -I miei faranno storie se non mi riporti a casa entro…Uh?-.
A poca distanza dall’esercizio del signor Oka, impegnato in una fitta conversazione col vicino di negozio, Ryou udì una voce famigliare farsi largo tra i passanti che affollavano il centro.
-Ti ringrazio per la cioccolata. Adesso sono in debito, Minamoto-;
-Mh-m-;
-Taira e Minamoto?-. Cosa ci facevano, lì, insieme?
Sorpreso, Ryou seguì con lo sguardo i due ragazzi chiudersi la porta del cafè alle spalle ed allontanarsi verso la fermata degli autobus, poco distante. -Ma guarda. Com’è piccolo il mondo- osservò Oka, affiancandosi a lui e fissando i due ragazzi procedere lungo la strada -Ho sentito dire che ora vivono insieme-.
Shiba ebbe un tuffo al cuore, le sue gote divennero rosse come il fuoco, mentre riportava l’attenzione sull’ex manager: -Vivono…! Che cosa hai detto, Oka?! Come sarebbe a dire vi-vivono insieme?-.
L’uomo incrociò le braccia sul petto e annuì.
-Proprio così. Ma come, non l’hai saputo? Pare che i loro genitori si frequentino da qualche tempo. Bizzarro, vero?- commentò tornando verso il furgoncino -A volte il destino fa proprio strani scherzi- lo sentì affermare, prima che prendesse posto all'interno dell’abitacolo e avviasse il motore.
Ryou batté le palpebre ancora incredulo, e seguì le sagome dei due rivali svanire tra la folla.
-Bah, il destino…- mormorò.

Non aspettateci. Siamo fuori a festeggiare il compleanno di Nanako. La cena è pronta e da scaldare, ci vediamo domani mattina! ❤(◞ิ౪◟ิ‵ )
Papà.

-Che…CHE COSA?!-.
La faccia paonazza di Capeta era tutta premuta contro il minuscolo bigliettino che Sarukki gli aveva consegnato baldanzosa non appena lui e Naomi erano rientrati nell’appartamento.
-Papà, accidenti, ma allora lo sapevi! Era per questo che ultimamente faceva tutti quegli straordinari a lavoro!- capì -E cosa significa quella faccina?!-.
-Te lo dicevo che non c’era bisogno di agitarsi tanto- mormorò tranquillo Naomi, superandolo ed entrando in cucina –Lascia il pacchetto sul bancone. Domattina lo troverà-.
Indispettito, Capeta accartocciò il biglietto e, prendendo posto sullo sgabello, poggiò il viso imbronciato sopra il bancone.
-Avrebbe potuto dirmelo, mio padre- brontolò.
Sarukki, nel frattempo, gli saltellava sulla testa, pretendendo un compenso per avergli consegnato il messaggio.
Capeta la ignorò, fissando dapprima Naomi chino sul microonde, poi il cielo che andava annuvolandosi, all’esterno della casa.
-Vado a ritirare i panni stesi- disse uscendo in terrazza, seguito a ruota dalla scimmietta.
-L'ha ammaestrata bene, non c’è che dire- pensò il coinquilino, voltandosi e seguendoli con lo sguardo –Lo segue ovunque-.
-Su, sbrighiamoci, o si bagnerà tutto- si affrettò Capeta, ritirando gli ultimi panni, mentre Sarukki correva lungo i fili, lanciando nel cesto le mollette -Verrà giù un bel po' d'acqua-.
Un'improvvisa folata di vento fece barcollare la scimmietta, e l'ultimo asciugamano rimasto svolazzò via dalle mani del suo padrone, che lo vide allontanarsi e svanire dietro il balcone dei vicini.
-Oh, no! E adesso?- esclamò, sporgendosi dal mancorrente e scorgendo le imposte dell'appartamento accanto ben chiuse -C’è nessuno in casa?- chiese senza ottenere risposta, per poi abbassare lo sguardo verso la strada sottostante, deglutendo.

Un tuono in lontananza fece trasalire Naomi; distogliendo l’attenzione dalle previsioni meteo alla tv, fece capolino dalla porta finestra, non riuscendo, però, a scorgere il ragazzino.
-Ehi, Taira, hai finito?- quando uscì, non trovò nessuno. I panni erano piegati uno sull'altro in un angolo, al riparo, e, non appena spostò lo sguardo alla sua sinistra, scorse il quindicenne atterrare sul terrazzo dell'appartamento accanto e chinarsi per raccogliere un asciugamano, con aria trionfante.
-Ma come sei arrivato lì?- esclamò Naomi, sporgendosi allarmato.
-Era volato via un asciugamano e l'ho recuperato. I vicini non sono in casa- spiegò Capeta.
-Ma sei impazzito, Taira? Saresti potuto cadere di sot…!-.
Le ultime parole di Minamoto vennero coperte da un tonante e minaccioso abbaiare che provenne alle spalle di Capeta.
-I nostri vicini hanno un cane?!- esclamò quest’ultimo, voltandosi verso il muscoloso rottweiler nero che gli ringhiava contro, a pochi metri di distanza.
-Muoviti, Taira!- lo incitò Minamoto, tendendo la mano e facendogli segno di sveltirsi.
-Sì!- disse il più piccolo, salendo sul mancorrente, mentre l’animale prendeva la rincorsa, lanciandosi contro di lui.
Il ragazzino lo evitò per un soffio, spostandosi; prese quanta spinta poté e saltò, ma il corrimano bagnato lo fece scivolare, e pochi istanti dopo percepì il cemento mancargli sotto i piedi, in contemporanea alle grida del ragazzo davanti a lui che quasi sovrastarono i tuoni.
-TAIRA!-.
Forse gridò, forse no; non appena Capeta chiuse gli occhi in attesa dell'impatto, percepì le mani di Naomi intrecciarsi alle sue e tirarlo verso di sé, per poi cadere e scivolare a terra assieme a lui sul piastrellato bagnato.
Un lampo abbagliante illuminò il cielo grigio sopra di loro, mentre, tutt’attorno, la pioggia cadeva sempre più abbondante, inzuppandoli.
Col cuore che ancora gli martellava nel petto, e tremante per la tensione, il ragazzino aprì gli occhi scuri, scoprendo le proprie braccia strette attorno al collo di Minamoto, ed il corpo di quest’ultimo in parte riverso sopra di lui, le braccia tese che gli cingevano la vita ed il viso a contatto con l’incavo del suo collo.
Un brivido gli percorse la schiena.
Alla tachicardia dovuta allo spavento e all’adrenalina, si aggiunse un inaspettato tepore che si diffuse lungo tutto il suo corpo, nel percepire le loro figure così a contatto, ed il battito irregolare del cuore di Minamoto contro il suo petto.
Quando questo alzò il capo e si sollevò frastornato, Capeta poté finalmente prendere ampie boccate d’aria; aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, e dalle sue labbra si levò soltanto un flebile suono.
-Ma dove hai la testa, Taira!? Siamo all’ultimo piano, ti rendi conto?!- ruggì Naomi, furibondo -E se fossi scivolato di sotto, razza di incosciente?-.
Capeta, intanto, fece per rialzarsi, quando una dolorosa fitta gli attraversò la gamba, piegando la sua bocca in una smorfia di dolore.
-Taira, ma... Ti ha morso?- gli domandò il ragazzo, sgranando gli occhi -Ti sanguina la caviglia-.

Continua…

Disse l’Autrice:
So cosa state pensando: sono vergognosa. Un anno e quasi due mesi senza aggiornare, e nel frattempo la sezione si è svuotata…*Richiama autrici coi croccantini all’olio di motore*.
I motivi della mia improvvisa sparizione sono stati i più disparati, ma a grandi linee sempre i soliti; il 2013 è stato un anno molto particolare per questa anziana cerbiatta logora, le sorprese belle e brutte non sono mancate, ma posso dirvi che il momentaneo abbandono della sezione in questione era dovuto al fatto che non sono il tipo di persona che scrive forzatamente una storia senza essere accompagnata passo, passo da un briciolo d’ispirazione.
Detesto scrivere idiozie tanto per, e mi sembrava oltretutto irrispettoso sia nei confronti del pubblico che della mia storia, a cui tengo molto (essendo la mia prima long su Capeta).
Vi chiedo scusa per l’attesa, in ogni caso.
Nonostante i numerosi ‘progetti’ aperti e in attesa in altri lidi, non posso nascondere il mio profondo sollievo nell’essermi ritrovata ad aggiornare in questa sezione.
Sappiate che il mio amore per questo anime non è scemato col tempo: ho continuato a sospirare e a parteggiare per la Naomi<3Capeta (aaawww *^*), scoprendo anche che, alla fin fine, non provo tutto questo odio per la coppia NaomiXMonami, e che vorrei tanto avere un maggiordomo come il signor Okudera e un cugino come Momotaro (?); ho seguitato nella lettura del manga online (nel limite delle possibilità, dato che molte scan mancano o non sono ancora state tradotte in inglese), i miei box contenenti i dvd con gli episodi si stanno consumando giorno dopo giorno, i dvd stessi sono stati così sfruttati dalla sottoscritta che ora seguono delle sedute periodiche dall’analista, credendosi ciambelle, perciò… Fate un po’ voi.
Com’è stato, invece, il vostro 2013? Spero che vi siate divertite, abbiate superato incolumi i vostri ostacoli ed abbiate continuato a pubblicare le vostre storie, migliorando di giorno in giorno!
Per quanto mi riguarda, finché avrò con me l’ispirazione, sappiate che proseguirò nella stesura dei successivi capitoli di F1ove, quindi fatemi gli auguri e accendete un cero per me.
Spero di potervi ritrovare tutte! Nel frattempo vi lascio, augurandovi una buona serata!

+AliceWonderland+
  
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