Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: parabatiolo    10/02/2014    1 recensioni
Un universo in cui Louis ha paura delle reazioni umane che lui stesso suscita, dove Harry smetterà di farlo sentire già morto.
"La mia aspettativa di vita è di dieci minuti, mangio quello che diavolo mi pare." sibilai.
"Hai ragione, Louis. Hai ragione, dovrei smetterla di comprare il pesce perché ti fa bene alle ossa," me lo lanciò contro.
"dovrei smetterla di comprarti il manzo perché fortifica il tuo sistema immunitario del cazzo" anche quello finì contro di me.
"E del latte? Che ne dici, non ti aiuterà nemmeno quello? BENE!" urlò. Strillai terrorizzato.
"Vuoi morire, Louis? Non te lo permetterò."

Storia liberamente ispirata al capolavoro di John Green, Colpa delle stelle.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
disclaimer: Questo mio scritto non è stato composto a scopo di lucro, pertanto, i personaggi da me citati (fatta eccezione per quelli di mia invenzione) non sono assolutamente di mia proprietà, gli One Direction non sono [SPOILER] affetti da qualsiasi tipo di disturbo presente nella storia.




I. New born


Louis


Gli opuscoli riguardanti le probabili reazioni post-scoperta di un cancro dicevano che, il 93% degli affetti, avrebbe sofferto di depressione.
La mia prima reazione fu l’indifferenza, principalmente perché avevo letto su un libro di cultura spirituale indiana che un chakra turbolento provoca altrettanti scossoni vitali, diversa fu quella di mia madre.
A quattro anni dalla scoperta, Johanna Tomlinson decise che ero depresso.
Non ero mai riuscito ad afferrare il suo concetto di "depressione", forse perché ero poco intelligente, forse perché non avevo alcuna voglia di psicanalizzare l'unica persona che avesse ancora voglia di avere a che fare con me. O forse perché lei non aveva una concezione giusta della cosa e basta.
Due mesi dopo l’assurda constatazione di mia madre, capii che ero semplicemente indolore a tutto ciò che mi circondava, e non amavo passeggiare – mi era impossibile comunque, o passare le mie giornate in compagnia di persone che non avrebbero fatto altro che guardarmi con quegli occhi; bisogna tener presente una persona già morta, quello sguardo di qualcuno che ti vede già in abito elegante comodamente disteso in una bara, magari senza battito cardiaco. E odiavo essere guardato in quel modo perché ehi! Sono Louis e vi sono davanti e dovreste smetterla di segnare le crocette sul calendario della mia morte, non è carino.
Mi ero arreso al fatto che quel tipo di sguardo lo possedevano tutti, in presenza di un malato di cancro, era una reazione umana giustificata e l’unico modo per non sentirmi già morto era allontanarmi dalle reazioni umane che io stesso suscitavo.
"Sicuro di non voler prendere lezioni private? Abbiamo sempre utilizzato questo metodo, non ci sono mai state complicazioni… giusto?" aveva detto Johanna solo poche ore prima, quando avevo cominciato a preparare il mio Bagaglio Delle Medicine. Inizialmente aveva un altro nome, ovvero "Borsa", ma borsa era un termine troppo femminile a mio modesto parere di maschio medio e gay, perciò avevo deciso all'ultimo minuto di considerarlo il mio bagaglio di viaggio e non la mia borsetta dei medicinali.
"Voglio cambiare" mi sono sempre chiesto come facesse a sentire la stessa risposta e a farsela bastare, o a non dare di matto.
Quello che non avevo mai capito riguardo Johanna era la sua incostanza riguardo a tutto ciò che mi riguardasse: io e la mamma discutevamo quasi ogni giorno della mia situazione, non piaceva a nessuno dei due a dire il vero, ma credo che anche questo rientrasse nelle reazioni umane. Avevo notato più volte che il suo sguardo si trasformava in quello di tutti gli altri, compassionevole, disgustosamente intriso di pena e angoscia, e questo mi faceva soffrire. Oh, ma Johanna ci soffriva decisamente più di me.
All'età di quattordici anni mi venne diagnosticata una metastasi al polmone destro, e a sedici complicazioni estensive alla tiroide. In sostanza Will, il mio polmone, non si comportava come tale e preferiva vivere in apnea piuttosto che comportarsi da polmone normale e vivere una vita felice e sana, come ogni polmone normale . (Will è decisamente un nome da polmone)
Non l'avevo presa male, la malattia intendo, ma ero preoccupato non più del dovuto per me quanto per Johanna; vederla spegnersi davanti ai miei occhi fu straziante tanto quanto poter palpare l’odio che lei e mia sorella maggiore, Beth, provavano nei miei confronti da quando ebbi la diagnosi. Se c’è una cosa peggiore dell’avere il cancro, è avere un figlio che ne soffre.
Le cure non erano mai abbastanza, la radioterapia e lo psicologo costarono i soldi per il college a Beth e stipendi anticipati su stipendi a mia madre; se bisognava guardare il tutto da un punto di vista emotivo, stavano pagando la mia malattia al mio posto, tutto: la consapevolezza di poter contare il tuo ciclo vitale con le dita, la paura che un giorno il tuo respiro si possa spegnere, mentre guardi il solito documentario magari, o mentre dormi. Morire mentre si dorme, una prospettiva indolore e che avrei abbracciato volentieri se solo non ci fosse stata mia madre. Non avevo mai chiesto di possedere una malformazione genetica-respiratoria, non dovevo farmene colpa perché non avevo chiesto nulla, eppure il senso di colpa aveva cominciato a risucchiarmi dal giorno in cui Johanna rivolse il suo primo sguardo al tubo che avevo incastonato nel petto, il giorno prima di quasi-morire.



La mamma aveva parcheggiato a pochi metri dalla Middlesbrough University, sospirò rumorosamente mentre sbloccava la sicura del mio sportello.
"Vuoi che ti aiuti con quella?" mi chiese rivolgendosi alla tracolla che avevo attorno ad una spalla.
"No. Tranquilla, ce la faccio" dissi, posando una mano sul manico dello sportello "Vattene, per favore, fa… fa qualcosa che non sia girare attorno al mostruoso palazzo che sta per rinchiudere tuo figlio."
La mia richiesta sembrò averla presa in contropiede. "Ma cosa dici, Lou, oggi ho da fare delle commissioni e… devo aiutare Mark col negozio."
Annuii. "Sta attento e prendi l’ascensore, ti ho fatto un permesso. E ricorda di pulire la cannula quando la senti sporca e se ti senti mancare chiamami, hai un permesso e.."
"Ho capito. Posso andare?" misi fine al suo fiume di avvertimenti e permessi che non avrei mai usato, pregandola.
"Ok, Ti voglio bene, Louis."
"Anch’io" le risposi, scendendo dall'auto.
"Ci vediamo qui alle due, sta attento e usa quei maledetti permessi!" urlò col finestrino già completamente alzato e il motore della sua macchina acceso; la vidi allontanarsi mentre mi aggiustavo il tubicino destro infastidito. Sapevo che avrebbe fatto il giro dell'isolato, piangendo nel peggiore dei casi, o pregando che non morissi mentre salivo le scale.
Diversamente da lei, non ero spaventato dal mio primo giorno di matricola, credo di poter definire il mio attuale stato d’animo come Okay. Non ero intimidito dalle possibili reazioni che i miei compagni di corso avrebbero avuto osservandomi, ne avevo viste di diverse: chi sorpreso, chi curioso, chi semplicemente indifferente.
Gli ultimi erano decisamente i migliori.









Woah! Questa ..cosa dovrebbe essere la mia prima long, un buon prima pubblicazione a me! ( magari ci dimentichiamo quei due ratings verdi che marciscono nell'account ).
L'idea mi è venuta ieri, fra i miei adorati 38 gradi corporei e fazzoletti pieni di moccio, insomma spreco il mio tempo da infetta ad immaginare possibili universi per Louis e Harry ^^
Parlando di questo primo capitolo / anche se io lo definirei più un prologo + anticipazione del 1° capitolo / avete letto la situazione di Louis, come affronta il tutto da quando gli è stato diagnosticato il cancro e un accenno alla sua turbolenta vita in famiglia. Come potete vedere non ci sono né Lottie né Felicite né le gemelline ( che io adoro ma Johanna non poteva avere anche due bimbe a cui badare ) In compenso, abbiamo Beth! Sarà un personaggio molto importante. Harry arriverà presto don't worry child!
Arrivo al dunque perché nessuno leggerà questo sclero qui sotto, perciò: Spero di avervi abbia intrigato e che mi lasciate una recensione! Magari anche solo per saper cosa ne pensate dell'inizio di questa storia.
Un bacio!
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: parabatiolo