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Autore: NightCloud    10/02/2014    2 recensioni
"...Colmo di trepidazione, lo sconosciuto abbandonava la pazienza man mano che il prezioso quadrante del suo orologio da polso stava per far scoccare l'ora che avrebbe coinciso con l'arrivo della metro. Quest'ultima si presentò puntuale dinanzi a lui. Le porte si spalancarono e i pendolari fluirono all'esterno, spediti, con la decisione di chi sa precisamente dove dirigersi.
Ma l'uomo non dava cenno di muoversi."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! 
Questa è la prima storia originale che pubblico. Ho voluto indugiare nel mondo introspettivo di un personaggio insolito in un ambiente di quotidianità. Magari il contesto non sarà tra i più originali, ma ciò che più mi premeva era incentrarmi sulla psicologia del protagonista. Spero la apprezzerete.
Buona lettura!
 

 


Rosso e bianco

Quante volte ancora dovevo ripeterglielo? Forse altre cento non sarebbero bastate per far comprendere a Luca quanto detestassi attenderlo in metropolitana, soprattutto quando i pomeriggi di Inverno godevano poche ore del tiepido tepore del sole, il quale riusciva a stento a rendere più sopportabile la gelida aria novembrina di Milano. L'oscurità scendeva fitta, penetrando in ogni cunicolo e, insieme alla luce, si spegneva anche la mia sensazione di sicurezza. Tale consuetudine era accentuata dall'aria sinistra che aleggiava tra i binari scarsamente illuminati dalla luce traballante delle lampadine al neon. 
Luca mi aveva promesso che non avrebbe più scelto quel posto come punto di incontro, e in effetti aveva mantenuto il proposito per qualche tempo,  ma per quel giorno fece un'eccezione e le mie lamentele servirono a ben poco. 
-Come credi che possa trovarti in mezzo a tutta quella gente, Ylenia?- mi aveva chiesto retoricamente e con sarcasmo la sera precedente -È un concerto, non una partita di bocce. E il Mediolanum Forum non è certamente il palazzetto dello sport che si trova vicino casa mia, quindi finiscila di lamentarti. Per una sera non ti accadrà niente di male-.
Facile a dirsi. Non era lui quello ansioso e soggetto a potenziali stupri. Ero tremendamente paranoica, me ne rendevo conto, ma chi non lo sarebbe stato nel bel mezzo di un binario tacito e deserto? Non vi era anima viva alla fermata di Assago, e speravo con tutto il cuore di rimanere sola finché non fosse giunto a destinazione Luca.
Vane speranze. 
Proprio nel momento in cui la mia mente stava concependo tale desiderio, quest'ultimo fu stroncato sul nascere: un uomo distinto ed elegante accedette al binario e si arrestò a pochi centimetri da esso. Indossava un abito sartoriale di squisita fattura, per quanto ovviamente me ne intendessi, mocassini ai piedi, capelli curati e ben pettinati e una pesante valigia alla mano. Tutto sommato non era il classico tipo da cui ci si può aspettare un agguato o cose del genere, anzi, mi irradiava un senso di protezione di cui fino a qualche istante prima ne ero sprovvista. Mi sentii sollevata. 
L'uomo aspettava pazientemente il suo treno con l'aria di chi va incontro ad un'occasione che dopo tanto tempo era finalmente arrivata. Colmo di trepidazione, lo sconosciuto abbandonava la pazienza man mano che il prezioso quadrante del suo orologio da polso stava per far scoccare l'ora che avrebbe coinciso con l'arrivo della metro. Quest'ultima si presentò puntuale dinanzi a lui. Le porte si spalancarono e i pendolari fluirono all'esterno, spediti, con la decisione di chi sa precisamente dove dirigersi. 
Ma l'uomo non dava cenno di muoversi.
Il treno riprese il suo corso, senza curarsi dello strano comportamento del passeggero che non era salito a bordo. Tutto ciò suscitò in me curiosità, stupore, sgomento e quel timore che credevo di essere riuscita ad arginare, in parte proprio grazie a quella strana figura di cui ora stavo osservando i lineamenti del viso.
L'emozione di poco prima aveva lasciato il posto ad uno sguardo vacuo, privo di qualsiasi espressività. Non avrei saputo dirvi se in quel frangente quel corpo col capo chino disponesse di un'anima.
"Luca, ma dove diamine sei?" pensai, mentre la fronte incominciò ad imperlarsi di sudore. Estrassi il cellulare dalla tasca, ma mi accorsi con mio grande disappunto che non c'era campo. Riposi il telefono nella saccoccia, imprecando. Mancava poco. Tutto sarebbe andato bene. 
Un altro treno giunse alla fermata di Assago, e sperai vivamente che fosse quello su cui sarebbe salito quell'uomo stranamente elegante. Altre persone che scendevano. Altri passi che si confondevano tra loro. Di nuovo le porte che si chiudevano e il treno che sferragliava a gran velocità. Ancora la stessa sagoma con la testa abbassata, gli occhi vuoti e la valigia alla mano.
Cosa dovevo fare? "Ma niente, Ylenia, cosa dovresti fare? Aspettare e basta", mi ripetevo mentalmente. Ma più la mia paura cresceva, più aumentava proporzionalmente la mia curiosità. E se fosse stato un pazzo assassino? E se in quella valigia ci fosse stato un cadavere? Se fossi divenuta io il cadavere da trasportare in valigia?
Nonostante il mio cervello stesse generando tali pensieri macabri, le mie gambe si mossero da sole senza rincorrere una volontà specifica. Forse ero diventata matta, ma il mio essere fermentava dalla voglia di parlare con quell'uomo inconsueto. Mi avvicinai cautamente e presi a fissare il muro dall'altra parte del binario, aspettando qualche sua parola, la quale non tardò ad arrivare: -Sa, tra poco arriverà la mia futura moglie- disse l'uomo, alzando lo sguardo senza mutare espressione.
-Oh...- risposi io, senza sapere con esattezza cosa dire. Tutto stava assumendo una nota un po' assurda, ma ormai non riuscivo più a domare il mio interesse suscitato dalla situazione stessa.
Fortunatamente non ci fu bisogno di aggiungere altro alla mia risposta scarna, in quanto lo sconosciuto non sembrò curarsene e continuò imperterrito col suo monologo: -Lei è di Venezia, ci siamo conosciuti nell'Estate di cinque anni fa. Era bellissima con quel vestito leggero, azzurro. Gli occhi splendevano di luce propria e se l'avesse vista in un giorno di Dicembre avrebbe sentito caldo. Rassomigliava ad un angelo con i capelli neri. Lei ha mai visto un angelo con i capelli neri? Non trova che la letteratura e la religione siano state sempre in torto ad immaginare gli angeli esclusivamente con i capelli biondi e gli occhi azzurri? Sono certo che Dio non intendeva generare degli esseri tanto ignoranti.
Ci innamorammo come adolescenti. Non importava la distanza. Qualcun altro forse sarebbe impazzito all'idea di vedere la propria fidanzata solamente durante le feste. Ma a noi non interessava. Quando eravamo insieme facevamo l'amore, una volta a Piazza San Marco, una volta a Piazza Duomo. Facevamo l'amore ogni sera con la luce spenta, perché non apprezzava il suo corpo e provava vergogna a farsi vedere nuda davanti a me. Poi con il tempo non le è più importato, e le giuro che la sua pelle avorio illuminata dalla fiamma flebile di una candela era la cosa più piacevole che le mie dita potessero accarezzare, la cosa più dolce che la mia bocca potesse assaporare. E non riuscivamo più a distinguere i respiri dell'uno e dell'altra. E poi ci guardavamo, per minuti interminabili, sa? E non parlavamo. E a volte invece passavamo le notti a chiacchierare, sfidavamo il sonno. E poi era di nuovo ora di partire e ci dicevamo "arrivederci". Un anno fa le ho chiesto di sposarci. Domani ci sposeremo, sa?- terminò il suo lungo racconto, durante il quale immagazzinai ogni parola nel cuore poiché densa di amore. Ora la paura era completamente dissolta. Ma quel volto... Quegli occhi. Cosa c'era che non andava? L'avrei scoperto ben presto.
-Beh auguri allora!- risposi entusiasta -E dove vi sposerete?- chiesi. L'uomo non rispose. Mi sentii pervadere da un senso di idiozia e di frastornamento. 
Dopo un paio di minuti riprese a parlare, come se non avesse udito nemmeno una parola che avevo proferito poco prima.
-Sa, tra poco arriverà la mia futura moglie. Domani ci sposeremo- ripeté -Eccola, la vede? È bella, vero? Ecco. Ora mi ha dato la sua valigia. È troppo pesante per lei, ma a me non da fastidio. A me non da fastidio. Però ora come faremo a lavare via le macchie? Vede come si è sporcata? Lei odia sporcarsi, per questo adesso dobbiamo ripulirla. E poi dobbiamo sposarci. Se non si richiude la ferita poi macchierà anche il vestito da sposa, lo capisce vero?- l'uomo iniziò ad innervosirsi ed io a spaventarmi. Non capii una sola parola delle frasi sconnesse che stava pronunciando. Sapevo solo che forse avevo tirato troppo la corda.
-Lo capisce vero? Lo capisce o no?- insisté con più enfasi.
-Si, si, lo capisco, ora puliremo tutto, okay?- cercai di tranquillizzarlo, ma ogni mio tentativo si rivelò inutile. Mi allontanai lentamente, ringraziando il cielo che in quell'istante si fosse appena fermato il treno di Luca. Non appena scese mi gettai tra le sue braccia, stringendolo. Lui si stupì di questo gesto, tuttavia ricambiò.
-Non incontriamoci più qui. Va bene? Promettimelo. Stavolta per sempre- lo pregai. 
-Certo che sei davvero esagerata a volte. Ma se questo può farti calmare okay, prometto che ci incontreremo da un'altra parte. Ora però staccati, abbiamo un concerto da andare a vedere- rispose con tono scherzoso e affettuoso al tempo stesso. Luca era confuso, probabilmente quella sarebbe stata la volta buona in cui mi avrebbe designata la paranoica per eccellenza, ma non m'importava, ero troppo allietata che fosse lì con me e che avremmo trascorso una serata indimenticabile insieme.
E così fu. 
Mi lasciai alle spalle quella esperienza traumatica e non ebbi più modo di ripensarci, finché una mattina non mi ritrovai a leggere una pagina di giornale che mi fece quasi sputare completamente la spremuta che stavo bevendo.
Lo stralcio parlava di un uomo elegante con la valigia alla mano che si presentava ogni sera in metropolitana, alla fermata di Assago, per aspettare una futura moglie che non avrebbe mai sposato. L'articolo continuava spiegando che un mese prima la donna giunse a destinazione e consegnò la sua valigia al futuro marito, finché quest'ultimo non fu immobilizzato da un uomo e la fidanzata non fu travolta da altri due assalitori che la derubarono e le spararono due colpi di pistola all'addome, causando la sua morte.
Da allora quell'anima assente al mondo avrebbe continuato a recarsi in quel luogo, con quella valigia, attendendo il suo angelo dai capelli corvini e la pelle d'avorio, che non avrebbe più fatto ritorno.
 
  
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