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Autore: MagikaMemy    10/02/2014    2 recensioni
A volte credeva di potersene andare, ma poi, dopo appena pochi giorni di assenza, sentiva di non riuscire più a volare, di non avere pensieri felici.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Pan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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My sad, beautiful Neverland

La notte avvolgeva candida le piante, e il buio di quella sera si rifletteva sull'acqua del mare come un mantello di velluto scuro.

In lontananza, la nave della ciurma di Uncino ferma, anch'essa illuminata solo dalla luna e dalle stelle, immobile nel suo gomitolo di ricordi delle vecchie glorie passate, quando il suo Capitano aveva portato onore e ricchezze al branco di proprietari impavidi.

L'eco di un sospiro si fece largo nel silenzio, mentre Peter, gambe a penzoloni, restava seduto sul ramo, la piccola Campanellino sulla sua spalla.

Una notte poco ospitale, quella.

Ed era tutto... così dannatemente silenzioso, e freddo, e distante.

Sospeso tra realtà e finzione – da quando si sentiva così poco fedele alla sua terra?

Quella era la sua Isola, il suo regno. La sua casa.

Ma, pensò Peter, ed emise un altro sospiro, era inutile mentire a sé stesso così ostinatamente.

L'Isola che Non C'è aveva perso i suoi colori da molto tempo, ormai; era stato lui sciocco a non accorgersene, preso com'era dai suoi tentativi di ripetere i giorni di giochi e risate, stavolta da solo.

Solo, come mai era stato.



Tutto era cominciato con Wendy.

Non che ci fosse molto da dire -se n'era semplicemente andata, o forse era stato lui a non volerla trattenere, perchè sentiva che era la cosa giusta.

La sua ultima visita all'Isola era stata programmata nel dettaglio e con un anticipo di una settimana: avrebbero visitato tutte le grotte, le radure, ogni piccola cascata e anche il più lontano ruscello.

E poi Peter le aveva perfino promesso che, chissà, magari poteva farle vedere perfino il villaggio di Campanellino (solo da lontano, ovviamente, perchè si sa che le Fate non gradiscono le visite inattese. Si arrischia di coglierle nel bel mezzo delle faccende, e non sarebbe certo buona educazione interromperle nelle loro piccole attività quotidiane).

Wendy aveva esultato, agitando i lunghi capelli biondi e battendo le mani con fare entusiastico, e timidamente si era avvicinata a Peter, chiedendogli sotto voce se, almeno per quel giorno, potessero restare soli.

Con questo intendeva ovviamente dire solo loro due, senza nemmeno Campanellino, e Peter si era stupito di sé stesso per la velocità con cui aveva accettato, senza un minimo di esitazione.

E così aveva deciso il giorno, lasciando a casa i poveri Michael e John, ed erano partiti assieme, volando tra le nuvole del cielo londinese di una calda notte in fine Agosto.

Wendy lo aveva preso per mano, e Peter non era riuscito a resistere, ricambiando la stretta.

Per tutto il giorno cercò di remprimere la voglia di piangere, ricacciare le lacrime indietro e concentrarsi solo sulle avventure, sui giochi, sulle esplorazione.

E Wendy era... oh, era così bella, con i boccoli legati in un nastro e il vestitino bianco di pizzo, e le guance arrossate per lo stupore ogni qualvolta vedevano un fiore speciale, o una sirena mai incontrata.

Ma poi la giornata era finita, e Wendy lo pregò di riportarla a casa prima del buio.

Non potre sopportare di passare la notte qui.”

Peter l'aveva guardata, lasciandole la vita dopo averla presa in braccio per aiutarla a scendere da un albero.

...credevo che la notte fosse il momento della giornata in cui l'Isola ti piace di più”

E il sorriso che ne seguì, velato di un'infinita tristezza, lo avrebbe ricordato per sempre. “Oh Peter caro, ma è proprio questo il problema!”


Il momento dell'addio, dell'ultimo sguardo, del bacio sulla fronte che le aveva lasciato, sperando non si dimenticasse mai di lui, erano ricordi che gli facevano troppo male.

Aveva provato a riviverli di tanto in tanto, ma ci aveva rinunciato, perchè la fitta che sentiva al cuore gli dava la stessa sensazione di cadere da un luogo molto alto, per poi ricordarsi solo all'ultimo di poter volare e salvarsi proprio alla fine.

Dopo Wendy, anche John e Michael rinunciarono all'Isola, forse per rispetto della scelta compiuta dall'amata sorella, chi poteva saperlo.

Perfino i Bimbi Sperduti se n'erano andati, pieni di lacrime e sogni; proprio loro, che lo consideravano una sorta di sovrano, un amico,il migliore di tutti.

E lo era ancora, accidenti, perchè lui tutta quella voglia di crescere proprio non l'aveva; frequentava ancora Londra e posti simili, vedeva cosa si diventava una volta adulti.

Una marmaglia di vecchi ansiosi, privi di felicità, insoddisfatti, senza un'aspirazione che non fosse far soldi- come diavolo potevano voler essere così?

Se n'erano andati piangendo, chiedendogli di venire anche lui.

“I Darling ci ospiteranno tutti” avevano proposto entusiasti, ma lui si era limitato a voltar loro le spalle e volarsene via, Campanellino al suo seguito, sconvolta e triste allo stesso tempo (anche se sembra assurdo da credere, datesi che, si sa, le Fate possono provare un solo sentimento alla volta. Eppure era proprio così che si sentiva.)

Li aveva osservati mentre le loro sagome lontane scavalcavano le nuvole della sera, e si era sentito così... arrabbiato? Infelice?

Non solo, o meglio, soprattutto tradito.

Non era giusto scappare, erano degli egoisti, lui era felice così, senza di loro cosa avrebbe fatto? Con chi avrebbe giocato?

Non che non fosse in grado di vivere da solo- dopo tutto, era o non era il grande Peter Pan?

Nessuno, nessuno poteva considerarsi suo pari per quel che concerneva astuzia e intelligenza (e, perchè no, anche fascino).

Tuttavia temeva che avrebbe sofferto la solitudine, tutto solo con Campanellino.

I Bimbi Sperduti erano la sua famiglia, la sua schiera di soldati e complici, ma soprattutto erano i suoi amici, e aveva sempre sentito il dovere di proteggerli.

… e ora? Cos'avrebbe fatto, ora che tutto ciò che gli era rimasto da proteggere era sé stesso?


Ben presto il problema si era risolto da sé, portandosi dietro conseguenze inaspettate, come una pioggia improvvisa.

Ed era stata colpa di un temporale.

Buffo, no? Il grande Capitano Giacomo Uncino, uomo pieno di passione e coraggio, pirata di alti borghi e dalla presenza tanto bella quanto irriverente, ucciso da un fulmine.

Peter, quel giorno, non aveva voglia di giocare. Si era rinchiuso nella sua tana, imbronciato, e con Campanellino si era assopito, raggomitolato come un gatto su sé stesso.

La Jolly Roger era vittima del mare furioso e delle onde agguerrite, e il Capitano aveva appena ordinato alla sua ciurma di mollare gli ormeggi, quando un fulmine lo aveva centrato in pieno, facendolo cadere rovinosamente tra le acque scure.

Il coccodrillo, che come sempre se ne stava beato lì intorno, forse più per abitudine che per reale attesa di un pasto, aveva impiegato poco meno di tre minuti a rendere Uncino meno di una carcassa, ingoiandone ogni centimetro e risputando fuori i vestiti e tingendo di rosso il mare.

Quando Peter Pan seppe che il suo più grande nemico era morto, il piccolo era volato lontano, senza una meta né una voce amica, piangendo.

Uncino non doveva morire così – non era dignitoso, né giusto, non era niente.

Campanellino lo guardava, impotente, piangendo in silenzio, mentre Peter la cacciava via e sentiva l'Isola del suo passato sgretolarsi nella testa, per lasciare spazio ad una nuova, senza amici, senza Uncino, senza Wendy.


A volte credeva di potersene andare davvero, ma poi, dopo appena pochi giorni di assenza, sentiva di non riuscire più a volare, di non avere pensieri felici.

E quando tornava, in lontananza vedeva il mare privo di vitalità, il sole nascosto, le piante quasi morenti, e capiva di quanto fosse pericolosa la sua assenza.

La amava, perchè era tutto ciò che aveva sempre avuto e l'unica cosa che gli sarebbe rimasta, per sempre.

Wendy era cresciuta, l'aveva vista.

Era diventata esageratamente bella, e così adulta.

I Bimbi Sperduti, oh no, loro non avrebbe mai avuto il coraggio di andarli a cercare. Avevano preso la loro decisione, e lui la sua.

Non c'era più nulla che potessero spartire.

E poi certo, arrivavano anche notti come quella, in cui non riusciva a dormire.

Allora volava fino al grande albero, si sedeva con le gambe penzoloni sull'ultimo ramo, quello più in alto, e osservava la panoramica dell'Isola Che Non C'è, della sua casa.

La paziente Campanellino lo seguiva, gli baciava le lacrime e lasciava che guardasse l'orrizonte, mentre lui piangeva in silenzio, senza un fremito.


Non puoi lasciare L'Isola Che Non C'è quando ne sei l'essenza.



Nell'angolino dell'autrice.


Sì, lo so, invece di scrivere one shot random dovrei concentrarmi sul nuovo capitolo di Disney High School, ma che volete farci, ero ispirata XD.

Vorrei precisare che io venero Peter Pan e il grande J.M. Barrie, di cui rispetto da morire il lavoro (opera teatrale e libri). Nonostante non abbia mai potuto digerire Wendy, ho cercato di renderla adorabile- ma si parla comunque di colei che ha abbandonato Peter, ma ehi, voi sareste rimaste bambine per sempre? Pensateci seriamente prima di rispondere (AHAH.)

Ad ogni modo, lo stile è volutamente semplice e privo di paroloni perchè il punto di vista è ovviamente quello di Peter, che rimane comunque un bambino. Avrei voluto approfondire di più il rapporto tra lui e Campanellino e quello particolare con Uncino, ma preferisco lasciare così la storia e farvi trarre le voste conclusioni.

Spero di non aver annoiato nessuno, era tantissimo tempo che pensavo di scrivere qualcosina su Peter ma non riuscivo a buttare giù nulla che superasse la decenza. Poi ieri sera ero a lavoro e, non so come, mentre pulivo il pavimento (lavoro in una cucina) mi è venuta in mente l'immagine di Peter che guarda Neverland nella notte e, beh, non potevo non scriverci nulla, anche perchè la mia pagina di EFP piange desolazione.

Grazie in anticipo per aver letto, spero davvero vi sia piaciuta. Vuole essere una semplice shot senza pretese :) Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.


Baci, alla prossima, Memy




   
 
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