INTRO
AL 1 CAPITOLO
L'acqua
scendeva lenta sul suo viso
confondendosi
con tristezza e malinconia
gli
occhi più profondi di un oceano
le
labbra sempre contorte in quel ghigno
un
angelo con le ali di un davolo
e
il cuore di un vampiro
cammina
e la pioggia dovrebbefarle male,
ma
no, non è un semplice vampiro;
impugna
nella mano destra larma della
libertà
perchè la pizione è
l'unica
via
gli
uomini, così patetici , così ipocriti
allo
stesso tempo
sbagliano
e non si pentono
sbagliano
e fanno male ad altri
innocenti
io
sono colei che li punirà
la
cacciatrice mi chiamano anche
punirò
loro e tutti gli esseri che
oseranno
far male
male
al mondo e a loro
io
sono l'angelo che pagherà col sangue
CAPITOLO
1
LA
NOTTE
Odore
nell’aria,odore di sangue.assapora l’aria
continuando a camminare volgendo ogni tanto lo sguardo verso la
luna,una luna
piena. Il cielo è limpido e la luna illumina tutto con i
suoi deboli raggi,ma
lei cammina nell’ombra di un vicolo silenzioso;avanza lenta e
attende il compiersi
dei fatti e l’inizio del suo
compito,dell’azione.Freme al solo pensiero e i
brividi le percorrono la schiena come già parecchie volte
quella sera e molte
altre nella vita; pensieri nella testa che non la distraggono,rimane
vigile
come sempre.
L’ora
giunge ,ma la fretta è una cattiva amica che non
la ha mai
accompagnata;infatti, non
affretta il passo e segue il suo percorso perché sa
già che lo incontrerà.
Un
raggio di luna la sfiora nell’incrocio di due vie
dove gli alti palazzi sono più radi e meno imponenti;indossa
una giacca nera di
pelle,le maniche le oltrepassano le mani,delle quale si intravedono
semplicemente le unghie con smalto rosso,il collo alto le nasconde la
maggior
parte del viso lasciando intravedere i suoi occhi incorniciati da una
lunga
frangia nera.
Alza
nuovamente lo sguardo,fermandosi in contemplazione
verso la luna e i suoi occhi si tingono di un rosso rubino:due occhi
maledetti,due occhi malefici,gli occhi di una vendicatrice.
Lo
sguardo torna a posarsi verso la strada successiva da
imboccare e il passo riprende con il consueto ticchettio dei
tacchi,unico
rumore nella notte.
Gli
stivali sono i malfattori di quel brusio,stivali che
le fasciano le gambe fin sopra al ginocchio dove la gonna lasciava
intravedere
solo un piccolo spiraglio di pelle,una
candida pelle nell’oscurità.
Il
silenzio rotto solo a tratti da quell’inquietante
rumore,ora diventa un alternarsi di ticchettii e ansimi.
Un
uomo viene nella sua direzione senza sapere cosa lo
aspetta, senza rendersi conto della gravità del suo atto.
Entrò
qualche attimo dopo l’arrivo dei suoi ansimi e
correndo come un matto evitava a tratti le pozzanghere risultato di un
intera
giornata di pioggia;purtroppo il fato non voleva la sua salvezza!
Scivolò
e finì proprio ai suoi piedi.
Rimase
zitta e lo fissò per qualche istante.
«E
così scappi!Giochi con la vita delle persone e
pretendi di poter andar via impunito?!»
Una
voce melliflua accompagnò quelle aspre parole,dette
con rabbia calma, e l’uomo che aveva ancora il fiato corto
per la corsa la
guardò con occhi stralunati.
«Allora
inginocchiati e chiedi,implora perdono per i
tuoi peccati!»continuò la voce diventando sempre
più profonda e crudele,mentre
gli occhi rossi si chiudevano a due fessure
nell’oscurità diventando via via
più intensi e assassini.
Un
balenio e poi uno schiocco,infine silenzio.Un
proiettile vibra preciso e silenzioso, un unico colpo al cuore e per
l’uomo la
notte diventa perenne.l’uomo o meglio il cadavere
passò da coricato a disteso
precipitando nella pozza e schizzando sangue misto a pastume
tutt’intorno;gli
occhi si spensero e il battito cessò.
Di
nuovo la voce parlò,questa volta più dolce,ma non
compassionale «Vaga in eterno anima dannata e cerca senza
pace il pentimento e
il perdono per scontare la tua pena.»
Butta
un foglio su di esso e si volta,osservando la
pistola;la svuota e la ripone.
Nella
sua mano tiene i proiettili rimanenti,contandoli.
«sette
stasera»pensa «nonostante tutto aumentano sempre
di più»
Il
giorno spunta con i primi raggi del sole e
,sbuffando, decide per un ritorno alla sua dimora.
Dopo
qualche ore di sonno si sarebbe risvegliata.
IL
GIORNO
Seira
scese allegra le scale di casa sua rischiando
quasi di scivolare ,entrò in cucina ancora in pigiama e
optò per una colazione
veloce.finì e si diresse nel bagno per farsi una bella
doccia.
Si
spogliò frettolosamente lasciando come al solito sul
terreno i panni sporchi e aprì l'acqua della doccia in modo
da lasciarla
scorrere e farla divenire calda.
corse
al piano superiore a prendere lo stereo che aveva
lasciato vicino al letto e scese, ataacco la presa e inondò
il bagno di una
"piacevole" musica spaccatimpani:quasi paradossale che una
così
allegra ragazza ascolti una musica definita da molti satanica , ma che
,come
sostiene lei, era semplicemente rock. Si tuffò sotto l'acqua
scrosciante
rischiando l'ennesima volta in quell'inizio di giornata di scivolare
per terra
, ma era sempre stata molto agile e quindi riuscì a evitare
il disastro.
Passò
circa mezz’oretta sotto la doccia e quando
il cd terminò uscì e si diresse
nella
propria camera;
si
asciugò e si vestì con i vestiti più
comodi che
avesse nell’armadio o eventualmente raccolti tra la marea di
indumenti lasciati
sul pavimento. Durante tutto la preparazione riuscì anche a
raccattare qualche
vestito evidentemente sporco e a metterlo tra i panni da lavare,poi
asciugò i
corti capelli in un attimo e dieci minuti dopo stava già
chiudendo tutto per
uscire.
Era
l’ultimo giorno di vacanza e aveva deciso di
goderselo fino in fondo andando come prima cosa al parco a fare qualche
trick
con lo skateboard e poi uscire:non le andava proprio di rimanere in
casa!
Uscì
frettolosamente
con l’intenzione di raggiungere al
più presto il parco dove solitamente
si allenava con gli amici quando ,improvvisamente, una ragazza le si
parò
davanti.
«ciao
mi chiamo mitzuki, sono la nuova vicina» disse
raggiosa sfoggiando un
sorriso fin
troppo allegro; seira che era espansiva per natura, le sorrise e le
strinse la
mano presentandosi.
Poi,
trovandola simpatica, le propose di accompagnarla
al parco anche se non aveva un abbigliamento adatto.
Gli
occhi della ragazza incontrarono quelli della skater
per un breve momento:nero e azzurro , oscurità e luce,notte
e giorno.
Accettò
molto volentieri poiché essendo nuova non
conosceva ancora bene né la città che in fondo
non era molto grande né i pochi
abitanti che alla fine si conoscevano tutti tra loro.
Si
incamminarono così insieme chiaccherando e
raccontandosi anneddoti della propria vita;scoprirono così
di avere un anno di
differenza anche se all’apparenza non si notava e di essere
di carattere
completamente diverso,ma nonostante questo sentiva quella reazione
chimica che
le legava e non riusciva a sentirsi a disagio l’una con
l’altra.
Mitzuki
era una ragazza frivola e superficiale,un po’
egoista che pensava solo ai ragazzi,mentre seira era quel tipo di
ragazza
attaccabrighe e casinista che invece si dedicava allo sport pericoloso
e odiava
totalmente la scuola.
Continuarono
a chiacchierare finchè da lontano non si
scorse il parco e le
piste da skateboard
dove seira lasciò scivolare sull’asfalto il suo
skate e c saltò sopra,spingendo
con un piede per avanzare e darsi spinta massima.
Fece
un piccolo tratto di rettilineo e scese le scale
strisciando sul corrimano,poi svoltò verso la pista e
salutando alcuni ragazzi
frenò di botto di fronte a questi.
Mitzuki
intanti l’aveva seguita con gli occhi
continuando ad avanzare e giunta al campetto si sedette sugli spalti a
osservare la nuova amica e gli altri ragazzi fare esercizi mozzafiato
tra
rampe,scale e salti da urlo.
Verso
le quattro scesero tutti dai loro skateboard e
Seira propose alla sua nuova amica di fare un giro in città
tanto per farle
vedere i luoghi più belli e più importanti.
Visitarono
luoghi come la scuola, il municipio ect ma si
soffermarono maggiormente a vedere i bar più belli,i negozi
più interessanti e
per finire si fermarono a gustarsi un buon gelato.
Tornarono
a casa verso le sei e mezza e si salutarono
promettendosi di rivedersi il giorno successivo per un'altra magnifica
giornata
insieme.
Dopo
cena mitzuki si fermò qualche istante a riflettere
sulla fortuna k aveva avuto a incontrare appena arrivata una ragazza
con la
quale sentiva di essere legata fortemente fin da subito.
Certo,
non aveva mai avuto molti problemi a farsi
amicizie,ma queste erano sempre state labili e poco significative,tanto
che
dopo ogni trasferimento le aveva perse quasi tutte.
Sentiva
però che Seira non l’avrebbe persa e che questa
città le sarebbe piaciuta sempre di più.
Con
questi pensieri si addormentò tranquilla e beata.