Chiedo
cortesemente di leggere tutte le note, fino in fondo, in quanto
contengono una
spiegazione esauriente di ciò che succederà.
Grazie.
Capitolo 2
POV
STEFAN, Aprica (SO), per strada, diretti al
supermercato, domenica 22/12/13, ore 19.25
Camminavo
in silenzio, con Bonnie accanto, tutta
infagottata nel giaccone e nella sciarpona. Non avevo voglia di
parlare, ma
solo di essere in compagnia di qualcuno e, visto che avevo mollato
Elena, mi
ero avvicinato molto sia a Meredith sia alla piccola rossa che tentava
di stare
al passo con me.
Rallentai.
–Scusa, ero perso nei miei pensieri e non ti
ho aspettato-
-Non
fa niente. Sto bene- rispose, ma iniziava già a
battere i denti.
-Si,
ma se sudi, poi ti viene minimo un raffreddore.
Con questo freddo, poi!- esclamai. Ora avevo voglia di sfogarmi.
-Non
ti preoccupare per me, fallo per te, piuttosto.
Come stai?- disse, ribaltando la situazione.
-Meglio.
Certo, non sono felice di vedere Elena che si avvicina sempre di
più a mio
fratello, ma avevo sperato che non accettasse, così da
passare almeno le
vacanze invernali senza di lui- spiegai.
Annuì.
–Ti capisco. Mi è sembrato che Elena non
pensasse a te quando ha detto di sì a quella sottospecie di
ricatto infame-
-Già,
l’ho pensato anch’io. Però non
l’ho lasciata solo
per questo- dissi, iniziando un discorso, ma non sapendo bene come
terminarlo.
-È
da un po’ di tempo che non prende in considerazione
ciò che penso io. Come se il mio parere non contasse
più, come se io accettassi
a priori tutto ciò che va bene a lei. Come se io non
esistessi- conclusi, a
voce bassa.
-Non
per intristirti ancora di più, ma ultimamente mi
sembrava più distaccata verso tutti e più vicina
a Damon- disse,
soprappensiero.
-Ti
prego, non parliamone più- la supplicai quasi.
-Oh!
Si, certo. Scusa- aggiunse, facendomi gli occhioni
dolci. Non potei non perdonarla.
Le
sorrisi e lei mi rispose.
-Oh,
eccolo! Dev’essere questo- esclamò, indicando il
supermercato.
Entrammo
e la sentii sospirare. Probabilmente per il
calduccio che si doveva sentire qua dentro.
Scegliemmo
velocemente i tre regali, tutti uguali e
pagammo. Qui la moneta era l’euro, perciò avevamo
concordato di usare le carte
di credito per tutto.
Quando
rientrammo, la situazione non era cambiata,
anzi, mi sembrava ancora più ferma di prima. Solo Meredith e
Alaric erano
vicini, tutti gli altri erano sparpagliati nel piccolo appartamento e
Damon era
scomparso, di nuovo.
-Ecco
fatto- dissi, attirando gli sguardi dei presenti.
-Andremo
domani, adesso mi pare un po’ tardi- disse
Rick. –Chi prepara la cena?- aggiunse.
-Lo
faccio io- sospirai, avviandomi ai fornelli.
-Aspetta!-
gridò quasi Elena, alzandosi dal divano. Io
mi girai. –Non mi sembra giusto. Tu sei appena rientrato,
vado io- disse,
scrollando le spalle.
-Senza
offesa, Elena, ma tu non sei questa gran cuoca,
sai? Faccio io, tanto non sento la stanchezza- mi giustificai.
La
bionda non ebbe più nessun motivo di fermarmi ed io
potei mettermi a cucinare.
Mezz’ora
dopo potevo invitare tutti gli umani a tavola.
-Uhm,
davvero Stefan, sei un cuoco bravissimo- disse
Matt, tra una forchettata e l’altra di pasta al pesto.
-Veramente
eccezionale- rincarò la dose Meredith,
seguita dal fidanzato.
-Vi
ringrazio, ma non ho fatto nulla di speciale-
-No,
fratellino, hai solo sfamato un branco di umani-
disse una voce. Damon era tornato ed era appoggiato alla parete di
fronte a
dove si era seduta Elena.
-Non
siamo animali- lo redarguì la cacciatrice, con
un’occhiataccia che lui ignorò bellamente. Stava
fissando la bionda Guardiana.
Immediatamente
un moto di fastidio mi invase lo stomaco
a quello sguardo troppo intenso.
“Attento,
fratellino, di questo passo ti verranno le
rughe”
mi prese in giro.
“Attento,
fratellone, di questo passo ti ritroverai con
un paletto di legno conficcato nel petto”
gli feci il verso.
“E
chi sarebbe il mio assassino, tu?”
chiese, ridendo nella mia mente.
“Meredith
Sulez, Cacciatrice”
dissi, trucidandolo con lo sguardo.
Lui
quasi si mise a ridere. “Sono troppo
potente”
“Lo
sarai fino a quando ti uccideranno”
replicai.
“Proprio
perché sono potente, non ci riusciranno”
“Tu
hai paura”
Ringhiò.
–Come, prego?-
-Mi
hai sentito-
-Ripetilo,
se ne hai il coraggio-
-Tu. Hai. Paura-
scandii, alzandomi in piedi. Sentii il respiro
di tutti mozzarsi, gli occhi sgranati e il corpo rigido, pronto a
qualsiasi evenienza.
Damon
assottigliò le palpebre, minaccioso, dopo emise
un –Mnh- con un tono disgustato e fece un passo indietro.
-Non
ne vale la pena- si giustificò, tirando fuori un
sorrisino storto in favore di Elena. Poi si diresse in salotto e
sprofondò in
una poltrona, dove rimase per tutta la sera.
POV
ALE, Aprica (SO), condominio Berrigan, pianterreno,
appartamento Berrigan, domenica 22/12/13, ore 23,30
Finalmente
il film era finito! Adoravo “Il Signore
degli Anelli” ed annessi, ma mi sentivo la testa un
po’ intontita e gli occhi
mi bruciavano.
-Ehi,
guarda!- disse Laura, facendomi vedere
un’immagine. C’era Peeta di “Hunger
Games” con un sacco di distorsioni del suo
nome. Era bellissima e piena di fantasia.
-Johua
Hutcherson è molto carino in versione bionda,
non mi piace in “Viaggio nell’isola
misteriosa”, ma in “Hunger Games”
è molto
meglio- risposi.
-Vero,
ma comunque lo preferisco in “Un ponte per
Terabithia”, quando ancora non aveva quella mascella da
mastino napoletano che
tutte trovano sexy, ma che lo fa sembrare un cane da guardia-
commentò Laura,
digitando sulla tastierina del telefonino a velocità
supersonica.
-Ma
ti rendi conto che questo qui ha recitato anche con
Kate Beckinsale, Dakota Fanning e Jeanne Tripplehorn!-
esclamò, gli occhi che
le brillavano di furia.
-Chi?-
-Tu.
Mi. Spaventi. La Tripplehorn ha fatto “Basic
Instinct”, la Beckinsale è la vampira Selene di
“Underworld” e seguito, e la
Fanning è la vampira Jane di “Twilight”.
Mi sto chiedendo come tu non le abbia
riconosciute-
-Mnh,
adesso ricordo. Kate ha anche fatto “Van
Helsing”-
-Quello
che fa Viktor in “Underworld” ha fatto anche
Davy Jones in “Pirati dei Caraibi”!-
-E
lo sai adesso?-
-Sì-
disse, e mi rifilò uno sguardo al vetriolo.
-Comunque
in quella saga ha recitato anche Stellan Skarsgård,
quello che fa Bill in “Mamma mia”- aggiunsi.
-Lo
so, ma chère-
disse lei, con tono leggero.
Due
squilli in contemporanea distolsero la nostra
attenzione dal discorso – stupido, ma noi siamo fatte
così – che stavamo
facendo. Lo stesso messaggio era arrivato in contemporanea ad entrambe.
From:
Luka
To:
Laura; Ale
“Noi
arriveremo
domani pomeriggio. Ci saranno anche i vostri familiari.”
-Bene-
borbottò. –Non vedevo l’ora di rivedere
mio
fratello-
-Eddai,
almeno tu non ti devi sorbire la chitarra classica
del mio-
-Che
fortuna che hanno gli altri, non devono sopportare
parenti inutili- continuò.
-Questo
è vero, ma vedila così: un’occasione in
più per
riappacificarvi. Qualsiasi cosa vi siete fatti l’un
l’altra- aggiunsi.
-È
questo il problema: non so cosa gli ho fatto. È da
quando ci conosciamo che non fa altro che darmi contro, anche quando ho
ragione!- sibilò, cercando di non alzare la voce e non
arrabbiarsi troppo.
Quando succedeva, il terreno tremava e si udivano strani lamenti che
mettevano
i brividi.
-Secondo
me è perché è il più grande
tra te e vostra
sorella e non è ancora stato riconosciuto- dissi,
sovrappensiero.
-Cosa?-
chiese Laura, con la voce strozzata.
-Non
lo sapevi?-
-No,
credevo che lo fosse, ma forse adesso lo capisco.
Nostro padre ha sempre preferito sua sorella a lui, e ora, vedendo che
non
viene riconosciuto, se la prende con me- sussurrò la castana.
-Siete
i fratelli più strani che io abbia mai visto-
dissi, cercando di risollevarle il morale.
-Ha
parlato quella che è uguale identica a suo
fratello!- rise.
In
effetti non aveva tutti i torti. Io ero bionda con
gli occhi verdi e, fisicamente, assomigliavo tantissimo a nostro padre,
mentre
mio fratello era castano scuro con gli occhi nocciola. Lui aveva preso
il
talento canterino e musicista del nostro genitore, mentre io ero un
bravo
medico, anche se non me la cavavo male nel pianoforte.
Lanciai
il telefono sul divano e mi ci sdraiai,
sbuffando sonoramente.
-Ehi,
che ne dici di andarcene a letto, altrimenti
domani sembreremo due zombie- sussurrai.
-Tu
inizia ad andare, io ti raggiungo. Sto parlando con
Ginny- spiegò ed io annuii. Ginevra era una sua amica e
compagna di classe,
nonché semidea romana di seconda generazione, nipote di
Venere da parte di
padre e di Vulcano da parte di madre.
-Cosa
ti sta chiedendo?-
-Ha
trovato un mezzosangue potente, probabilmente
figlio di Marte o Giove, non sa se rivelargli la verità o
aspettare che lo
trovino i mostri per farlo-
-Meglio
farlo subito, così da portarlo in fretta al
Campo Centrale-
Eh
già, da quando la Seconda Gigantomachia era
terminata, gli dei, in ogni loro aspetto, si erano adoperati per creare
un
unico Campo per tutti i semidei, ma non tutti si erano trasferiti
lì. Alcuni
non si erano adeguati all’esistenza dei Greci o dei Romani,
così erano rimasti
nelle rispettive Bay Area, mentre i curiosi avevano fatto un tentativo.
Questo
era il quinto inverno che il Campo Centrale era in vita.
Io
ero una semidea greca, mentre Laura era Romana. I
nostri genitori, o meglio, le nostre madri, che poi si erano sposate
con i
nostri patrigni, sapevano tutto, ma non si aspettavano che una di loro
sarebbe
morta con il proprio marito. L’altra – mia madre
– volle adottare a tutti i
costi Laura e da allora siamo sorelle oltre che cugine divine.
Scrisse
alla ragazza, la quale rispose che l’avrebbe
fatto subito, anche a costo di svegliarlo.
Ridemmo.
–Dai, che sono stanca- sospirò.
-Speriamo
che domani non succeda qualcosa di male-
dissi, raggiungendo la camera. C’erano tre letti ad una
piazza e mezza, che di
solito univamo e facevamo un mega lettone matrimoniale, così
da stare tutte
vicine. Ilaria non era ancora arrivata, così rimanemmo
separate.
-Io
spero di non ammazzare mio fratello- borbottò.
Affondammo il viso nel cuscino e ci addormentammo, con la sensazione
che il
giorno seguente sarebbe stato importante per entrambe.
Spazietto
dell’autrice:
anche
in questo capitolo non succede niente. Odio le
storie in cui già al primo o al secondo cappy succede
qualcosa, quindi l’azione
si avrà dal prossimo aggiornamento.
Allora,
spero si sia capito di chi è figlia Laura. Ho
fatto i salti mortali per dire tutto senza rivelare i nomi. Ale
è figlia
dell’Apollo greco e ha un fratello per controparte Romana che
conosceremo nei
prossimi capitoli, anche se lo nomina già da adesso. I loro
amici sono un
figlio di Ares, un figlio di Giove, un figlio dell’Apollo
romano (il ragazzo
descritto da Ale) e una figlia di Nyx, dea della notte. I loro nomi
sono nel
capitolo precedente. Chi li indovina, vince un abbraccio virtuale.
Ho
voluto dedicare la prima parte del capitolo a Bonnie
e Stefan. Secondo me, se non ci fossero di mezzo Elena e Damon, loro
due
starebbero insieme, ma ormai sono una Bamon abbastanza convinta.
Il
condominio, in sé, esiste davvero, ma non è di
proprietà della famiglia di Ale né i miei sono
morti.
Il
periodo in cui è ambientata la storia è 5 anni
dopo
la guerra con Gea, Percy e Annabeth hanno 22 anni, Nico 19, Hazel 18,
Frank 21,
Leo, Piper e Jason 20, Thalia (metterò la H per distinguerla
da un’altra mia
protagonista, Talia Salvatore) perennemente 15.
Il
Campo Centrale (mia invenzione) si trova dalle parti
di St. Louis, e mischia Greci e Romani. Ci sono le Case tipo i greci,
ma la
mensa è in comune come i romani. I templi sono per ambedue
le controparti degli
dei e ci sono sia i 2 pretori (Reyna e Frank) sia il leader del Campo
(Percy).
Coloro che fanno parte di questo Campo hanno sia le perline come i
greci, sia
il tatuaggio come i romani, rigorosamente sul braccio sinistro (dato
che zio
Rick non specifica su che braccio ce l’hanno, io ho visto una
foto dove Reyna
ce l’ha a sinistra).
Il
simbolo del genitore
divino
SPQR
Le
cicatrici ad indicare
il numero di anni di servizio
Invece
per “Il diario del vampiro”, il periodo
è
l’inizio del college, ma senza Zander (lo odio quel
licantropo), quindi siamo
in “L’alba”.
Spero
di essere stata esauriente. Per altre info,
contattatemi via MP.
Al
prossimo capitolo.
Baci
Fire
P.S.:
per me si legge Thàlia, non Thalìa, come mi hanno
fatto notare e come dicono nel 2° film.