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Autore: masayachan    10/02/2014    4 recensioni
Se Atem fosse Yugi e se Yugi fosse Atem, come sarebbe cominciato Yu-Gi-Oh? Io ho provato ad immaginarlo.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Tristan Taylor/Hiroto Honda, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Allora: Sono in crisi. Ahaha, cioè, la storia ce l'ho in mente, eh! Il problema sono i giochi, non so cosa diavolo far fare a Yugi! Quindi...si accettano consigli o questa cosa rischia di bloccarsi...ANCORA. E l'ultima volta la pausa è durata quattro anni. Ho dovuto tagliare a metà il capitolo perché non so davvero come togliermi l'impiccio del gioco della redenzione :/ Come sempre Atem mi fa dannare, ma ci trovo un certo gusto ad usare Ushio come una specie di filo conduttore per le sue turbe. Ah, sì, il racconto di Honda è una mia auto-citazione, è un riassulto di una mia fic chiamata "l'inizio di un nuovo anno" e che reputo una delle mie ff migliori
Boh, fatemi sapere. A presto (spero!)



Atem aveva il fiatone, non riusciva a calmarsi, il suo corpo tremava di rabbia e la sua faccia pulsava dal dolore per il pugno ricevuto.

Anzu e Honda lo fecero sedere su una panchina quasi di forza, sembrava sotto shock.

-Atem...prendi il mio fazzoletto, ti esce sangue.- Pigolò intimorita la ragazza indicandogli il naso, ma lui parve non sentirla nemmeno.

-Smettila di comportarti così, non risolverai nulla, calmati!- Lo intimò Honda cercando di scuoterlo:-Ehi, ascoltami bene, io conosco Jonouchi da una vita, come forse già sai è stato un teppista in passato, il ragazzo col codino si chiama Hirutani ed era il capo della sua vecchia banda...- Questa ultima frase sembrò risvegliare l'attenzione di Atem:-Hirutani?-

-Sì.- Rispose mestamente Honda sedendoglisi vicino:- Jonouchi è sempre stato un ragazzo in gamba, ma ad un certo punto della sua vita, però, finì con quelle compagnie e io...io lo seguii. Lo stimavo molto, un po' lo invidiavo, sinceramente. Era sempre forte, tutti lo temevano, ma non se la prendeva mai con i più deboli. Poi mi resi conto che quello che stavamo facendo era sbagliato, mi resi conto che Jonouchi valeva molto più di questo, che io valevo di più. Mia sorella rimase incinta e pensai che...che non sarei stato un buon esempio per quel bambino che stava per nascere, pensai che sarei dovuto cambiare, e Jonouchi con me. Gli dissi che doveva lasciare la banda, che quello non era il modo giusto per affrontare i suoi problemi e io gli avrei dato una mano a superarli. Così andammo da Hirutani, lui e i suoi compagni ci pestarono fino quasi ad ucciderci, ma...dissero a Jonouchi di non farsi più vedere e...per me fu un sollievo tale che quasi non sentii più il dolore dovuto alle botte. Quel giorno...bé, quel giorno cominciò la nostra nuova vita.-

Atem e Anzu rimasero immobili ad ascoltare le parole dell'amico: la ragazza sinceramente toccata da quella storia di amicizia così forte, il ragazzo invece sembrava perplesso:-A quanto pare la tua è stata fatica sprecata, Honda-kun.- Sibilò Atem con la voce davvero piena di rabbia.

-Cosa?-

-Le persone non cambiano, è proprio vero. Non capisco, perché non sei arrabbiato? Perché non lo odi? Dopo quello che avete passato...lui...lui è tornato da quell'Hirutani. Davvero un bel ringraziamento, non c'è che dire! Ha tradito la tua fiducia, ha tradito la mia! Ci ha mentito, l'hai visto anche tu!- Le parole di Atem erano colme di delusione e rancore. Quella persona che gli aveva offerto la sua amicizia col cuore in mano, amicizia che aveva deciso di accettare con non poca fatica, si era rivelato un bugiardo. L'aveva chiamato “gaijin”, aveva lasciato che i suoi compagni lo picchiassero senza muovere un dito, senza battere ciglio, che doveva pensare? Si era sbagliato: un teppista resta sempre un teppista.

Honda ringhiò:- Se non ti avessero già conciato per le feste, un pugno in faccia te lo darei volentieri io, Atem! Sei davvero un cretino!-

Atem spalancò gli occhi, incredulo:- Che cosa? Io sarei un cretino?- Scattò in piedi.

-Sì!- Annuì Honda alzandosi a sua volta per fronteggiarlo:-Come puoi pensare che non ci sia niente sotto al suo comportamento di oggi? Non hai idea di quanto Jonouchi tenga a te! Era sempre dispiaciuto quando ti vedeva solo e diffidente verso tutti, voleva davvero conoscere il “vero Atem”. Quando siete diventati amici era al settimo cielo, diceva di aver visto qualcosa di nuovo nei tuoi occhi! Pensi davvero che lui farebbe una cosa del genere ad un suo amico senza motivo? Jonouchi non è cambiato, non è mai cambiato! Lui è sempre stato una persona buona, si era cacciato nei guai, sì, ma ha combattuto per uscirne. La mia domanda è, piuttosto: Tu sei cambiato, Atem? Perché se c'era qualcuno che doveva cambiare, scusami, ma quello non era Jonouchi!-

Atem rimase immobile, senza sapere cosa dire. Quell'ultima frase lo trafisse come un coltello piantato nel cuore.

-Credevo di sì.- Proseguì Honda:-Ma dopo quello che hai detto, non ne sono più molto sicuro. Riesci così bene a vedere il marcio nelle persone, non è vero? Vedi tenebre ovunque, ma la luce, quella la vedi mai, Atem? In te stesso la vedi?-

La luce...lui l'aveva mai vista? Prepotentemente gli riapparse davanti agli occhi l'immagine di Ushio.

Strinse forte il puzzle al suo petto: no, lui non l'aveva mai vista, ma...”l'altro” sì. Era “l'altro” la sua parte di luce? E lui, lui che cos'era? Cosa c'era nel suo animo?

Anzu intervenne:- Honda, smettila. Atem è solo molto scosso, non mi sembra il caso di usare parole così forti nei suoi confronti! Lo stai dipingendo come una persona malvagia e sai benissimo che non è così! Ti sei scordato che mi ha salvata da Burger World?-

Ma forse quello non era lui, pensò la ragazza. Erano realmente troppo forti quelle parole?

Honda sputò a terra, visibilmente irritato:- Atem! Ti dimostrerò che ti sbagli e...spero che quando te ne renderai conto, allora cambierai per davvero. Jonouchi è scemo, ma in fondo è sempre lui e lui è una persona fantastica!- Girò le spalle ai due amici:- Seguitemi!- Ordinò.


JZ bar, fu quello il luogo in cui Honda li portò. Un bar che d'accogliente doveva avere ben poco, a vederlo così dall'esterno, almeno: scritte sui muri, sporcizia, vetri di bottiglie rotte disseminati un po' ovunque lungo il vicolo. Esisteva davvero un posto del genere a Domino?

I tre amici si accostarono dietro a un angolo, di vedetta:- Questo si può dire sia una sorta di quartier generale per Hirutani, se non ha perso le vecchie abitudini sarà certamente qui dentro.- Disse Honda.

Anzu deglutì guardandosi intorno:- Mannaggia a Jonouchi, guardate dove ci ha cacciato! Oh, ma appena rinsavisce mi sentirà, quel cretino.-

Atem rimase zitto, pensieroso.

Ad un tratto un ragazzo uscì dal bar e Honda scattò:-Ecco, lo sapevo, è uno della banda di Hirutani!- Si voltò verso i suoi amici:-Aspettatemi qui, vado a scambiarci due chiacchiere.- Sghignazzò.

Non è pericoloso?- Chiese Anzu, preoccupata.

-Pff, ne posso affrontare fino a tre alla volta!- Rispose orgoglioso l'amico. Si diresse verso il ragazzo, seguendolo:-Ehi, tu!- Lo chiamò. Il tipo si voltò e si irrigidì-Ma tu sei...- Non fece in tempo a finire la frase che Honda lo trascinò per il colletto in un vicolo, seguito a ruota da Anzu e Atem.

-Voglio sapere perché Jonouchi gira con quelli del Rintama, forza, ti ascolto!-

Il ragazzo della banda di Hirutani era stato sollevato per aria, borbottò:-Io...io non ne so nulla, davvero!-

La presa di Honda si fece più forte:- AVANTI, SVUOTA IL SACCO!-

-AAAH! O...ok! C...come vuoi!- Rispose l'altro cominciando a temere per la propria incolumità:-Hirutani vuole ampliare il campo d'azione della banda, ma per farlo gli serve gente nuova, gente forte e così...ha chiesto a Jonouchi di tornare con noi. Jonouchi però non ha accettato subito, ma Hirutani è furbo, lo ha minacciato, gli ha detto che se non fosse tornato con noi l'avrebbe fatta pagare ai suoi amici del liceo Domino!-

Honda si voltò verso Atem con quel sorrisetto trionfante da “te lo avevo detto”, facendo sentire l'egiziano davvero uno schifo. Aveva dubitato del...del suo migliore amico, ancora, lo aveva fatto ancora e senza pensarci sopra troppo. Gli aveva nuovamente attribuito la responsabilità delle sue azioni, come quella volta con Ushio, e per l'ennesima volta si era sbagliato. Si morse le labbra:-Entriamo in questo maledetto bar, ora!- Gridò.

Honda mollò il ragazzo facendolo cadere rovinosamente a terra:- Voi due aspettate qui, entro io.-
-No!- Protestò l'egiziano:-Vengo con te!-

-Sei davvero sicuro di volerti immischiare con “gentaglia” come noi? Con dei teppisti come noi?- Replicò l'altro con un malcelato astio nella voce. Non sopportava che Atem avesse dubitato in questo modo di Jonouchi, non dopo tutto quello che aveva fatto per lui.

Il ragazzo dalla carnagione scura ebbe una stretta al cuore:-Mi dispiace, Honda-kun...avevi ragione, sono un cretino.-

Scesero assieme le scale, il bar si trovava in un piano sotterraneo, Honda spalancò la porta con un calcio ben assestato, anche se un po' teatrale, forse:-JONOUCHI!- Lo chiamò. Atem si guardò intorno, perse un battito: All'interno non c'era nessuno, l'ambiente era disordinato, sedie rovesciate, bicchieri rotti, sembrava ci fosse appena stata una rissa. Qualcosa però attirò la sua attenzione:-Honda-kun, guarda!- Indicò dietro al bancone degli alcolici: era il ragazzo col berretto che lo aveva picchiato poco prima, steso a terra, esanime.

Honda gli si scagliò accanto alzandolo dal pavimento:-Ehi! Svegliati!- Ma il ragazzo era svenuto, il sangue gli colava dal naso e aveva entrambi gli occhi pesti:-Nulla, è fuso! Chissà dove se ne sono andati tutti!?-

I due ragazzi risalirono, nel mentre fuori si era messo a piovere:-Allora? Dov'è Jonouchi?- Chiese Anzu andandogli incontro.

-Non lo so.- Rispose Honda:-Visto lo stato del bar devono essersene date di santa ragione, ma all'interno non c'era nessuno. Che facciamo, ora?

-Separiamoci!- Propose la ragazza:- Dobbiamo trovarlo in fretta!-

-Giusto!- Concluse Atem.

-Se lo trovate chiamatemi subito, non tentate nulla contro quella gente!.-Quasi ordinò il più alto:-Soprattutto tu, Atem...non farti prendere dalla rabbia.- Quelle parole fecero sussultare l'egiziano. Che intendeva dire?

-Andiamo!-



Poco prima in quel bar accadde il finimondo per davvero. Hirutani se ne stava seduto con le braccia appoggiate al bancone, vicino a lui il ragazzo col cappello.
Jonouchi era su un divanetto, lo sguardo corrucciato, i piedi su un tavolino adagiato davanti a lui.

-Sono davvero contento di riaverti qui, Jonouchi- Esclamò Hirutani accendendosi l'ennesima sigaretta.

-Già- Proseguì il tipo col berretto:-Ora siamo pronti per ampliare il nostro territorio. Da dove cominciamo?-

Lo sguardo furibondo di Jonouchi si posò su quest'ultimo. Quello stronzo aveva picchiato Atem, la scena continuava a scorrergli davanti agli occhi, non riusciva a smettere di pensarci. Non osava neanche immaginare quanto potesse essere deluso il suo amico, aveva lasciato che lo picchiassero senza fare nulla, lo aveva chiamato “gaijin”, lo avevano chiamato “negro”. Aveva visto i suoi occhi iniettati di rabbia, aveva visto in lui qualcosa che...qualcosa di strano. Tenebre?

Fatto sta che lo aveva ignorato facendolo soffrire, questo era certo, ma cosa poteva farci?

Se non fosse tornato nella banda, Hirutani e compagni avrebbero fatto del male ai suoi amici, non aveva altra scelta. E Honda? Aveva tradito anche lui, però...sapeva che l'amico l'avrebbe capito, poteva dire lo stesso di Atem?

-Ehi, che hai da guardare, parla!- lo incitò lo scagnozzo sentendosi osservato.

Jonouchi ringhiò: Aveva picchiato Atem, quel verme aveva alzato le mani su Atem.

-Già.- Si alzò in piedi:- Non posso fartela passare liscia.-

-Cos...?-

Un pugno, talmente forte da farlo cadere a terra, si infranse sul muso del ragazzo col berretto.

-NON SOPPORTO CHE SI FACCIA DEL MALE AI MIEI AMICI!-

Hirutani gli lanciò un'occhiata di fuoco mente il compagno collassava ai suoi piedi per il colpo ricevuto:-Mi fa piacere vedere nei tuoi occhi lo sguardo di un tempo, Jonouchi.- Affermò con voce calma:- Ma non tollero che si cambi fazione.- Si rivolse gli altri ragazzi della banda:-Prendetelo, gli serve una lezione.-

Jonouchi si trovò circondato da almeno cinque energumeni. Lui era forte, ma la differenza numerica non era esattamente a suo vantaggio, difatti le sue difese si rivelarono completamente inutili, pochi istanti dopo venne immobilizzato da tre di loro che gli si scagliarono sopra con tutto il peso.

Hirutani rise:- Portiamolo via, ci serve un posto tranquillo per infliggergli la giusta punizione.-



Atem correva, correva e correva. La pioggia si infrangeva gelida su di lui, colpendolo violentemente come piccoli aghi battenti. “Dove sei, Jonouchi? Dove sei?” Si sentiva malissimo, era il peggior amico di sempre. Sì, aveva sentito la propria fiducia tradita, ma a quel punto, si chiese, se era arrivato a dubitare di Jonouchi così facilmente...era sicuro di essersi davvero mai fidato di lui? Jonouchi tornando con Hirutani lo aveva protetto, ancora una volta si era dimostrato un amico migliore di quanto lui potesse mai essere. Jonouchi stava mandando a rotoli la sua vita, dopo tanta fatica per recuperarla, purché quei teppisti lasciassero in pace i suoi amici. Atem una cosa del genere l'avrebbe mai fatta? Si odiò da solo nel momento in cui si auto-rispose “NO”.

Honda aveva ragione, doveva cambiare, doveva migliorare, altrimenti...che sarebbe successo? Avrebbe perso i suoi amici, avrebbe perso Jonouchi?

Si bloccò. Aveva il fiatone, aveva paura. Guardò il suo puzzle: “Sei tu la risposta? Sei tu che mi salverai?” Andiamo, stava davvero parlando con un oggetto con tanta convinzione?

Chiuse gli occhi: “ Ti prego puzzle, se c'è davvero qualcuno dentro di te, se davvero mi vuoi salvare...dimmi dove si trova Jonouchi!”

Sentì un calore avvolgerlo e davanti ai suoi occhi comparvero delle immagini: un vecchio capanno abbandonato, Jonouchi legato, appeso per le braccia con un gancio al soffitto, la banda di Hirutani lo circondava con in mano un taser.

Atem spalancò gli occhi terrorizzato, tossì: lo stavano torturando con la scossa elettrica! Come osavano quei maledetti bastardi?

Si guardò intorno, diluviava, era tutto bagnato e...uno strano sorrisetto gli increspò le labbra. Doveva raggiungerli, e poi...avevano un taser e con tutta quell'acqua, se non avessero fatto attenzione, ci sarebbero rimasti tutti secchi. Bastava solo attirarli all'esterno, farli inzuppare per bene e infine...

“NO!” Una voce interruppe i suoi pensieri.

Una voce?

Atem si guardò in giro, chi aveva parlato? Non c'era nessuno.

-Chi c'è?- Chiese, titubante.

Una scossa gli pervase le membra, si sentì mancare, chiuse gli occhi. Stava succedendo. Ancora.

Due enormi iridi scarlatte si aprirono, due polle dallo sguardo dolce.

Le sue mani accarezzarono delicatamente il puzzle:-Scusami...-

   
 
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